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mercoledì 14 novembre 2012

Manifestazioni europee anti-austerità: un po' di debunking

Salve.

Era da un po' che non mi occupavo di fare debunking di false immagini fotografiche (o di immagini vere, ma inserite in un contesto sbagliato, a scopo strumentale), ma i video e le foto che arrivano oggi da tutta Europa, in conseguenza della grande manifestazione "contro l'austerità" che si è svolta contemporaneamente in Italia ed in altri Paesi dell'Unione contengono alle volte un tale contenuto di menzogne da urtare la mia già limitata pazienza e spingermi a scrivere due righe in proposito.

Primo commento: ma quando la finiranno i no-global di propinarci i soliti video tagliati ad arte, in cui si vede sempre e solo la carica della polizia e mai ciò che ha provocato tale carica? Cos'è, ci hanno preso per stupidi e vorrebbero convincerci che i celerini caricano alla cazzo di cane?
Di solito ti rispondono con castronerie del genere: "Ma quando i celerini ricevono l'ordine di caricare, caricano e basta e caricano tutti: non devono essere provocati".
E già, suppongo che tale ordine arrivi quando non sta succedendo niente e le forze antisommossa si annoiano; e allora caricano; così, giusto per rovinarsi un po' la reputazione.
Sorvolerò poi sul fatto che nessuno sembra avere il benché minimo spirito critico (il vero dramma di questo Paese!) né si accorga che le sequenze cominciano tutte, indistintamente con la carica; ma sono tutti lì a lasciarsi andare a reazioni emotive ed inconcludenti ("Bastardi celerini fascisti!" "Violenti spaccaossa!", eccetera). Pecore felici di essere foraggiate.

Secondo commento: la famosa foto del ragazzino di 13 anni che è rimasto ferito negli scontri. Ha girato per tutta la mattina sui social network come "foto scattata a Roma", per poi scoprire che in realtà la foto è stata scattata in Spagna. Alcuni dicono: "Cosa cambia, Italia o Spagna? E' uguale."
Be', dico io, e sarà per questo che chi ha diffuso la notizia deve averla modificata: perché tanto è la stessa cosa. Ma usatelo, 'sto chilo di materia grigia che avete in testa,  perdindirindina! (ho promesso a mia moglie che non avrei più detto parolacce, se no il bambino mi ascolta e poi mi copia)
A parte che, se la cosa la osservate dal punto di vista politico, a Monti frega eccome di sapere se l'episodio è avvenuto in Spagna o in Italia. E così anche a chi ha pubblicato la notizia con questa piccola, "innocente" modifica.

Terzo commento: la celeberrima sequenza della manganellata a freddo data alla nuca da un celerino ai danni di un manifestante romano, successivamente anche intervistato dal Fatto Quotidiano (l'intervista la trovate qui) è un clamoroso falso.
E bisogna essere proprio addormentati per non accorgersene!
Proverò a fornire alcuni elementi:

1. Le due foto, pur essendo state scattate una dopo l'altra a breve distanza (e lo si evince dalla posizione delle persone sullo sfondo in fuga, che sono quasi nello stesso punto), mostrano che la figura del poliziotto nella foto 2 è arretrata rispetto a quella della foto 1.
Confrontate la sua posizione usando le strisce pedonali come riferimento assoluto. Assurdo, se pensi che il poliziotto vuol manganellare un ragazzo che è chiaramente in movimento... In avanti.

2. La posizione della fondina della pistola, pur bloccata da passanti in cintura (vedi foto 2), è molto (direi troppo) diversa nella seconda foto rispetto alla prima. Il secondo celerino porta la pistola in modo diverso rispetto al primo: non sono lo stesso celerino.

3. Il celerino tirerebbe il ragazzo per la manica sinistra e quello neppure accenna a girarsi... Molto strano, non trovate? Se, in un casino simile, uno vi tirasse per la manica (si vede già nella foto n.1), voi non vi girereste di scatto??
Qui non si tratta di essere colti di sorpresa: uno può essere colto di sorpresa e beccarsi una manganellata, ma -- visto che dietro c'era gente che scattava le foto e che gli avrà pure dato una voce ("Attento!") e che il celerino l'ha preso per un braccio -- una reazione istintiva deve pure averla, anche se poi è inutile e non gli evita la manganellata.
La cosa strana è invece la totale indifferenza e mancata reattività istintiva del ragazzo... Procede indifferente in avanti, come se non gli stesse accadendo nulla (perché in realtà così è).
Un'indifferenza che, in quel contesto, non sembra umanamente possibile.

4. La gamba sinistra del celerino sulle strisce pedonali (all'altezza del polpaccio) nella foto 1 presenta le tipiche dentellature del montaggio fotografico digitale.
E' estremamente difficile incollare bene una figura su uno sfondo, se questo sfondo non è neutro e liscio.
Per questo, ad esempio, in televisione, si utilizzano sfondi uniformi di colore verde o blu. Rendono le figure ritagliate parecchio più credibili.

5. (Questa me l'ha suggerita la mia amica Lella, che è una tipa sveglia) Ma si può vedere anche una foto scattata dopo la manganellata o era troppo difficile da falsificare?

Ah, e lasciamo stare il fatto che, stando al video dell'intervista, il tizio si sarebbe beccato una manganellata a freddo sulla nuca e, invece di andare in ospedale, se ne va tranquillamente al cazzeggio e non mostra neppure la ferita al giornalista...

AGGIORNAMENTO. Dopo qualche giorno, è saltata fuori anche una terza foto e la magistratura le ha acquisite tutte e tre per indagare ed individuare il presunto celerino colpevole. Presumo le farà anche analizzare da un perito. 
Dovessero risultare autentiche, non mi sottrarrò alla gogna pubblica. :-)

Saluti dal mondo sveglio.

(Rio)

PS. Ovviamente, quando al Fatto Quotidiano e' stato fatto notare tutto cio', la redazione on-line ha immediatamente rimosso ogni commento "non allineato". Complimenti vivissimi per la "democrazia". Si vede subito che sono diventati la Voce dei Grillini. :-/

domenica 4 novembre 2012

Ma daaai, Renzi non è di Destra!

Salve.

E' da un po' che non scrivevo, ma in pochi mesi ho cambiato casa, mi è nato il primo figlio ed ho pure cambiato lavoro due volte. A parte quello, ero libero come un'aquila, per cui non ho scuse.

Comunque, in vista delle primarie del PD, si sente ripetere sempre più spesso il ritornello "non votate Renzi, perché è di Destra".

A chi, come me, di Destra è davvero, l'affermazione fa uno strano effetto.
Del resto, l'Italia è un Paese anomalo anche per questo: perché, più che in ogni altro Paese occidentale, in Italia resiste ancora un'eredità culturale figlia della Sinistra antagonista -- radicale, massimalista o, se volete, chiamatela pure comunista -- per cui "è di Destra" tutto ciò che, ad esempio, non si richiama esplicitamente all'idea di un mercato del lavoro orientato in modo che nulla possa anteporsi alla tutela degli interessi del lavoratore, men che meno il ruolo e il servizio che il lavoratore è chiamato a svolgere.
Ciò anche nel caso in cui tale ruolo o servizio risulti strategico per lo sviluppo del Paese.
Tale eredità esiste anche in altri Paesi occidentali, sia chiaro; ma solo in Italia è presente in modo così diffuso e trasversale alle diverse generazioni.

In base a tale eredità culturale, qualunque conquista sociale conseguita dai lavoratori in passato non è più rinegoziabile oggi. "Indietro non si torna", ripete la CGIL come un mantra.
  • Anche se da anni tutti gli altri Paesi europei indietro ci sono tornati eccome (e stanno tutti meglio di noi, oggi);
  • anche se questo non tornare indietro significa -- di fatto -- bloccare l'accesso al lavoro per le nuove generazioni; 
  • anche se questo non tornare indietro determina il più grande squilibrio generazionale mai registrato nel mercato del lavoro di un Paese occidentale; 
  • anche se questo non tornare indietro comporta una caduta verticale di competitività per l'intero sistema Paese; 
  • anche se questo non tornare indietro significa rallentare di molto la capacità delle imprese di adattarsi alle nuove, sempre mutevoli condizioni dei mercati (specie in tempi di crisi); 
  • anche se questo non tornare indietro allunga i tempi della ripresa economica; 
  • anche se questo non tornare indietro spinge i migliori cervelli ad emigrare (e non solo i migliori, oramai); 
  • anche se questo non tornare indietro dirotta altrove gli investimenti esteri ed i capitali finanziari (e con essi anche le imprese) .

Indietro non si torna, non si ridiscute niente.
Un dogma inalienabile, la violazione del quale è sanzionata con il marchio a fuoco di Caino, il marchio che dice: "Uomo di Destra".
Un atteggiamento intransigente e conservatore. Curioso, per una forza che si definisce "riformista".

Ma non è questo l'oggetto del post. Chi ha letto qualche volta questo blog sa bene che io sono liberista. Quindi io sono di Destra (liberale, sia chiaro!). Quindi io so -- o almeno si spera che io sappia -- che cosa vuol dire oggi essere di Destra.
E allora lasciate che vi dica: se Matteo Renzi è di Destra, io sono il leader nord-coreano Kim Jong-Un.

Proviamo a spiegare perché ma, per essere il più possibile chiari, usiamo il metodo della contrapposizione, rispondendo ad alcune obiezioni comuni su Matteo Renzi.

Obiezione n.1 (la regina delle obiezioni, direi): Matteo Renzi è per la riforma dell'Art.18 dello Statuto dei Lavoratori, ovvero per la licenziabilità degli assunti a tempo indeterminato, anche per le aziende con più di 15 dipendenti! Non sono forse le stesse cose che dice la Destra liberista?
Risposta: non direi. Renzi è per l'adozione del "modello Ichino" (che prende il nome dal suo estensore, il sen. PD Pietro Ichino), che parla di un contratto di lavoro unico a stabilizzazione progressiva, con contemporanee tutele di legge per chi dovesse perdere il posto. E' il modello della cosiddetta flexsecurity, proposto -- con alcune differenze -- anche da altri, ad esempio il prof. Giavazzi.
Ma tale modello si adotterebbe soltanto per i nuovi contratti di lavoro, non per quelli già in essere. Ciò significa che, allo scadere dei contratti atipici dei lavoratori precari, le aziende e la Pubblica Amministrazione (!) non potrebbero più rinnovarli così come sono, ma dovrebbero necessariamente stipulare con il lavoratore un nuovo tipo di contratto, ovvero quello a stabilizzazione progressiva.
Ciò rappresenterebbe sicuramente un passo avanti verso un mercato del lavoro meno sbilanciato tra le generazioni, un punto programmatico degno di una Sinistra ormai libera da dogmi ma -- se lo chiedete ad un liberista -- questo passo è nient'affatto sufficiente per risolvere i problemi del lavoro in Italia.
Perché il nodo, per un liberista, sta nello sbloccare il mercato del lavoro dai vincoli che ne impediscono il corretto e fluido operare e questi vincoli sono almeno due: uno di carattere contrattuale, affrontato anche da Renzi, e l'altro di oggettiva carenza di posti di lavoro determinata dai contratti già in essere.

In sostanza, se si procede come dice Renzi, si sblocca soltanto una piccola parte del mercato, mentre l'altra, quella meno produttiva, quella più costosa, rigida e sindacalizzata, rimane -- come sempre -- un totem intoccabile, almeno sino al  pensionamento dei lavoratori con vecchio contratto.
Un liberista, allora, pretenderà che vengano rivisti anche i contratti in essere, o almeno una parte significativa di essi.
Ma in Renzi (che, al di là della retorica delle primarie, uomo di Sinistra lo è eccome) in questo caso la tutela dell'esistente prevale ancora sulla necessità di trasformare profondamente il Paese.

Obiezione n.2: Gli interventi che Matteo Renzi propone per le università italiane introdurrebbero criteri di finanziamento delle attività didattiche commisurati ai risultati di eccellenza ottenuti e questo determinerebbe un elemento di squilibrio classista in un'università che dovrebbe essere e restare "di tutti e per tutti", ovverosia pubblica. Non è questo parlare da uomo di Destra? 
Risposta: be', dipende. Se "l'università di Sinistra" deve utilizzare il denaro pubblico senza rendere conto a nessuno di come lo spende e, soprattutto, del beneficio reale conseguito da chi la frequenta, allora sì.
Ma non era così nemmeno in Unione Sovietica, dove esisteva un controllo inflessibile (e non solo politico) sulla qualità della didattica, sia scolastica che universitaria: non erano mica scemi, i comunisti sovietici. Loro alla formazione credevano eccome.

Qui forse è il caso di aprire una piccola parentesi: fatte salve alcune lodevoli eccezioni, l'università pubblica "media" italiana è un luogo che serve più a chi ci lavora che a chi la frequenta.
In quella che ho frequentato io, ad esempio, ricordo dipartimenti in cui cinque professori avevano lo stesso cognome, perché erano imparentati (padre, zio e tre "rampolli", cioè due figli di uno ed un cugino).
Ricordo corsi in cui il professore -- quando anche conosceva la materia (il che non era da considerare affatto scontato) -- si guardava bene dall'insegnartela, per paura di ritrovarti, nel giro di qualche anno, sul mercato della consulenza come concorrente a basso costo. Per cui, si limitava ad insegnarti tutto ciò che non potesse servirti domani per lavorare e, nel frattempo, andava in giro per aziende ed Enti Locali con il suo bel bigliettino da visita con su scritto "Prof. Pinco Pallo, docente di Questo e di Quell'Altro all'Università di Inutilandia".
Dove sarebbe, in tutto questo, l'interesse per la collettività? Dov'è finita l'università "di tutti e per tutti"? In realtà, il valore aggiunto va ad alcuni (i professori ed i loro rampolli), mentre la spazzatura culturale resta "di tutti e per tutti".

Ma veniamo al confronto con la Destra. Renzi e la Destra dicono davvero le stesse cose, sull'università? Di nuovo, no. Renzi vuole tornare subito a spendere per l'università, per rilanciarla, mentre la Destra (rubo la frase a quelli di Fermare il Declino, che di Destra liberista se ne intendono) dice: "Prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili." In sostanza, per la Destra riformare l'università è la priorità. Dopo, quando ci saranno le condizioni per tornare ad investire, allora si tornerà ad assegnare fondi.
Ancora una volta, la Destra si rivela "austera", quasi "stoica", mentre la Sinistra sceglie un approccio che salvaguardi un po' di più l'esistente (cosa poi "salvaguardi" il versare acqua in un colapasta, Renzi ce lo deve ancora spiegare; ma qui ammetto che è il crudele liberista in me che parla).

Obiezione n.3: La giustizia. Renzi è per la semplificazione dei processi e la riduzione dei riti, con relativa abbreviazione dei tempi procedurali e di dibattimento. Non sono forse le stesse cose che chiedeva anche Silvio Berlusconi? Lui ed il suo "processo breve"?
Risposta: ma nient'affatto! E nemmeno le cose che chiede oggi la Destra liberista sono le stesse che chiedeva Berlusconi, per la semplice ragione che -- udite udite! -- Silvio Berlusconi non è un liberista. Potrà aver chiamato il suo partito Popolo delle Libertà, ma le sole libertà che aveva in mente il Cavaliere erano le sue: voleva dei monopoli controllati dal governo (cioè da lui) o da Mediaset (cioè da lui), altro che il libero mercato!

Tornando a Renzi ed alla Destra liberista (quella vera), la Destra non punta solo ad un cambiamento delle regole procedimentali, ma anche alla rimozione dei nodi critici che impediscono un regolare e fluido svolgimento dei processi.
Per questo la Destra insiste sulla separazione delle carriere tra accusa e magistratura giudicante e -- orrore! -- si oppone fermamente agli avanzamenti di carriera per sola anzianità, introducendo criteri obbligatori di avanzamento legato alle prestazioni.
Questo anche per affrontare alla radice il problema critico delle consulenze giuridiche, che consentono ai magistrati di rinviare le udienze sulla base dei loro impegni "extra giudiziali", rallentando così l'iter dei processi civili e creando, alle volte, situazioni di conflitto a dir poco "singolari".

Se questa riforma vi sembra in qualche modo simile a quella proposta dal governo Berlusconi già diversi anni prima, ricredetevi, perché punta invece a separare in maniera netta dal potere politico le nomine in magistratura, favorendone l'indipendenza. Non è esattamente quel che aveva in mente Berlusconi e non ci vuole molto a capire perché.
Oh e poi, a scanso di equivoci, nel programma di Destra c'è anche l'adozione di una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Questa sì che è in comune con il programma di Renzi, invece.
A testimoniare che prendere sul serio la politica non è né di Destra né di Sinistra.


Saluti e alla prossima.

(Rio)

PS. Forse è venuto il momento di introdurre un concetto nuovo nell'asfittico panorama culturale della Sinistra italiana: il concetto di PARTITO LABURISTA.

martedì 27 marzo 2012

Professore contro il boicottaggio di Israele

Salve.



Quella che segue è la (mia) traduzione della lettera aperta che il prof. Denis MacEoin, un non Ebreo esperto in affari mediorientali ed editorialista senior del trimestrale "Middle East Quarterly", ha scritto agli studenti dell'Università di Edimburgo che avevano votato a favore del boicottaggio di Israele.



Data la chiarezza e la semplicità dei concetti in essa contenuti, vi invito cordialmente a darne la massima diffusione.
Il testo originale in inglese è reperibile, per  esempio, qui: http://unitedwithisrael.org/scottish-professor-against-boycott/


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All'Associazione Studenti dell'Università di Edimburgo (Edinburgh University Student Association - EUSA).

Posso permettermi di dire due parole ai membri dell'EUSA? Sono un laureato di questa università (A.A. 1975) che ha studiato Persiano, Arabo e Storia dell'Islam a Buccleuch Place sotto la guida di William Montgomery Watt e Laurence Elwell Sutton, al tempo due dei grandi esperti di Medio Oriente in Gran Bretagna.

Ho proseguito gli studi con un dottorato a Cambridge ed insegno Arabo e Studi Islamici all'Università di Newcastle. Ovviamente, sono l'autore di diversi libri e di centinaia di articoli in materia. Dico tutto questo per dimostrare che sono ben informato sugli affari mediorientali e che per questa ragione, sono scioccato e sconsolato dalla mozione e dal voto della EUSA.

Sono scioccato per una semplice ragione: non c'è, né c'è mai stato, un sistema di apartheid in Israele. Questa non è la mia opinione: questi sono fatti che possono essere messi alla prova da qualsiasi studente di Edimburgo, sia che decida o meno di visitare Israele per accertarsene personalmente. Lasciate che lo ribadisca con chiarezza, dato che ho l'impressione che quei membri dell'EUSA che hanno votato la mozione non hanno la più pallida idea di ciò che accade in Israele e che sono, con ogni probabilità, vittime della propaganda di una lobby anti-israeliana che distorce pesantemente i fatti.

Essere contro Israele non è di per sé contestabile. Ma io non sto parlando di un'ordinaria critica alla politica israeliana. Io mi riferisco ad un odio che non si concede limiti in quanto a menzogne e miti che diffonde. In conseguenza, Israele è spesso citato come uno stato "nazista". In che senso questo sarebbe vero, fosse anche per una metafora? Dove sono i campi di concentramento israeliani? E le einzatsgruppen (unità operative della Polizia Politica Nazionalsocialista, ndt)? E le SS? Le Leggi di Norimberga? La soluzione finale? Nessuna di queste cose somiglia lontanamente a ciò che esiste in Israele, precisamente perché gli Ebrei, più di chiunque altro al mondo, sanno in cosa davvero consista il nazismo.

Si sostiene che c'è stato un olocausto israeliano a Gaza (o da qualche altra parte). Dove? Quando? Nessuno storico onesto considererebbe tali dichiarazioni con nulla di più della mancanza di riguardo che meritano. Chiamare nazisti gli Ebrei e sostenere che hanno commesso un olocausto è uno dei più evidenti modi di sovvertire la storia che mi possano venire in mente.

Stessa cosa per l'apartheid. Affinché esista un regime di apartheid, dev'esserci una situazione che somigli a quella che c'era in Sud Africa quando lì c'era l'apartheid. Sfortunatamente per chi crede a certe cose, basterebbe un fine settimana in Israele per evidenziare quanto certe affermazioni siano ridicole.

Che un'organizzazione di studenti universitari ci sia cascata ed abbia votato per questa menzogna, ci comunica qualcosa di deprimente sullo stato dell'educazione oggi. L'elemento su cui concentrare l'attenzione per capire se c'è apartheid dovrebbe essere il 20% di popolazione araba di Israele. Per la legge israeliana, gli Arabi Israeliani hanno hanno esattamente gli stessi diritti degli Ebrei e di chiunque altro; i Musulmani hanno gli stessi diritti di Ebrei e Cristiani.
I Baha'i, duramente perseguitati in Iran, prosperano in Israele, dove hanno il loro Centro mondiale. I Musulmani Ahmadi, duramente perseguitati in Pakistan ed in altri Paesi, sono al sicuro in Israele. I luoghi sacri di tutte le religioni sono protetti da specifiche leggi israeliane. Gli Arabi costituiscono anche il 20% della popolazione universitaria, ovvero una proporzione identica della loro percentuale nella popolazione nazionale.

In Iran, ai Baha'i (la più grande minoranza religiosa) è proibito studiare in ogni università o di gestire proprie università: perché i membri dell'EUSA non boicottano l'Iran? Gli Arabi in Israele possono andare dove vogliono, diversamente dai neri Sudafricani ai tempi dell'apartheid. Usano i trasporti pubblici, mangiano al ristorante, vanno in piscina, usano le biblioteche e vanno al cinema accanto agli Ebrei, una cosa che nessun nero Sudafricano avrebbe mai potuto fare ai tempi dell'apartheid.

Gli ospedali israeliani non curano soltanto Ebrei ed Arabi, ma anche Palestinesi di Gaza o della West Bank. Negli stessi reparti e nelle stesse sale operatorie.

In Israele, le donne hanno gli stessi diritti degli uomini. Non c'è discriminazione sessista. Gli omosessuali, sia gay che lesbiche, non vivono alcuna restrizione e spesso gli omosessuali palestinesi scappano in Israele, perché sanno che rischiano di essere uccisi, se restano nel loro Paese.

Mi sembra strano che i gruppi omosessuali e transgender chiedano il boicottaggio di Israele e non dicano nulla di Paesi come l'Iran, invece, dove i gay sono impiccati o lapidati. Ciò manifesta una mentalità di cui si stenta a credere.

Studenti intelligenti che credono che sia meglio tacere di regimi che uccidono i gay, ma che sia invece opportuno condannare il solo Paese in Medio Oriente che salva e protegge gli omosessuali. Cos'è, una specie di scherzo di cattivo gusto?

L'università dovrebbe occuparsi di insegnare ad usare il cervello, a pensare in modo razionale, a verificare le prove, a formulare conclusioni basandosi su elementi certi, a confrontare le fonti, a soppesare un punto di vista rispetto a molti altri. Se il meglio che Edimburgo produce oggi sono studenti che non hanno alcuna idea di come fare una qualunque delle cose suddette, allora il futuro è nero.

Io non contesto le critiche ad Israele ben documentate. Io contesto quando persone presumibilmente intelligenti puntano il dito contro lo Stato ebraico, all'interno di un contesto di altri Paesi che invece trattano le loro stesse popolazioni in modo orribile. Stiamo attraversando il più grande sconvolgimento politico in medio Oriente dal VII e VIII secolo, ed è evidente che gli Arabi ed gli Iraniani si stanno ribellando contro regimi terrificanti che rispondono ammazzando i propri stessi cittadini.

I cittadini israeliani, sia Ebrei che Arabi, non si ribellano (benché siano liberi di protestare). Ciò nonostante, gli studenti di Edimburgo non organizzano alcuna manifestazione, né chiedono il boicottaggio di Libia, Baharain, Arabia Saudita, Yemen ed Iran. Preferiscono formulare false accuse contro uno dei Paesi più liberi al mondo, il solo Paese in medio Oriente che abbia accolto i rifugiati del Darfur, il solo Paese in medio Oriente che offra rifugio agli omosessuali, il solo Paese in medio Oriente che protegga i Baha'i... Devo continuare?

Lo squilibrio è evidente e non concede alcuna giustificazione a chiunque abbia votato a favore del boicottaggio. Vi chiedo di dimostrare un po' di buon senso. Fatevi dare informazioni dall'Ambasciata Israeliana. Chiedete di avere dei relatori. Ascoltate più di una campana soltanto. Non formatevi un'opinione prima di aver ascoltato un buon numero di voci da ambo le parti. Avete un obbligo verso i vostri studenti: quello di proteggerli da giudizi unilaterali.

Non sono venuti all'università per ricevere una propaganda. E certamente non sono là per essere indottrinati all'antisemitismo, punendo un solo Paese tra i tanti del mondo che, guarda caso, è il solo Stato ebraico. Se ci fosse stato un solo stato ebraico negli anni '30 (e purtroppo non c'era), non credete che Adolf Hitler avrebbe deciso di boicottarlo?

La vostra generazione ha il dovere di assicurare che il razzismo e l'antisemitismo perenni non mettano radici tra di voi. Oggi, tuttavia, ci sono chiari segnali stanno attecchendo sempre di più. Voi avete l'opportunità di prevenire un grande male, semplicemente usando la ragione e la correttezza.
Per favore, fatemi sapere se per voi le mie parole hanno senso. Io vi ho fornito alcune prove: sta a voi cercarne delle altre.

Cordialmente,
Denis MacEoin

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Saluti,

(Rio)

mercoledì 8 febbraio 2012

Cinquanta modi di sprecare una vita

Salve.

Un po' di seghe mentali (da cui la foto accanto).
Si sa, se non si va dietro a quel che si vuole, non lo si ottiene quasi mai.
Se non si fanno le domande giuste, si otterranno sempre le risposte sbagliate.
Se non si fanno passi in avanti, si resta nella stessa situazione per sempre.
La vita, in fondo, è un gioco di scelte...
Per cui, eccone cinquanta da evitare; o, almeno, da cercare di evitare.
Per onestà, devo dire che l'elenco non è mio: io l'ho solo tradotto dall'inglese.
Credo sia stato inizialmente pubblicato da una rivista americana, per poi essere copincollato da vari blogger  anglosassoni.

  1. Trascorrere il tempo a pentirsi degli errori commessi nel passato.
  2. Lamentarsi delle cose senza fare niente per risolverle.
  3. Seguire sempre la strada in discesa e mollare non appena le cose si fanno un po' più complicate. 
  4. Ignorare le proprie passioni e seguire i soldi (io ne so qualcosa).
  5. Avere uno stile di vita talmente elevato e poco parsimonioso da dipendere dal prossimo bonifico bancario. 
  6. Fare un sacco di debiti. 
  7. Cercare di controllare ogni cosa e preoccuparsi di quello che non si riesce a controllare. 
  8. Concentrarsi su ciò che non si vuole che accada.
  9. Temere ciò che non si capisce completamente.
  10. Lasciare che altri prendano le decisioni che ti riguardano, senza mai decidere nulla da solo.
  11. Lasciare che piccoli problemi con il tempo diventino enormi.
  12. Essere invidiosi del prossimo; anche di quello un po' più in là.
  13. Serbare rancore e non perdonare mai.
  14. Cercare di avere sempre ragione.
  15. Cercare l'approvazione degli altri prima di aver ottenuto la propria.
  16. Assicurarsi che tutto quel che si fa possa anche fare colpo sugli altri.
  17. Costruire un castello di chiacchiere su di sé e lavorare per mantenerlo.
  18. Fare sempre le stesse, maledette cose finché non si crepa (finalmente!).
  19. Non finire mai quello che si è cominciato; ma proprio mai. 
  20. Passare tutta la vita nella stessa città (ecco, almeno su questo, io ho già dato).
  21. Fare continui confronti con quelli che ritieni essere migliori di te, uscendone sistematicamente perdente. 
  22. Sminuire te stesso e/o fartela con quelli che ti sminuiscono.
  23. Non imparare mai nulla di nuovo.
  24. Non assumersi mai la responsabilità delle proprie azioni, incolpando gli altri, la situazione, le circostanze, il destino, Dio... (non necessariamente in quest'ordine).
  25. Non lasciare mai che ti aiutino.
  26. Non fidarsi mai di nessuno. 
  27. Cercare di fare tutto insieme.
  28. Pretendere che ogni momento della vita trasudi impegno.
  29. Non aiutare mai nessuno, se non costretto dalle circostanze; e, in quel caso, fare solo le cose che possano arrecarti qualche vantaggio diretto. 
  30. Pensare a quello che non si ha e rimuginare.
  31. Non fare mai esercizio fisico. Mangiare schifezze e lasciare che la salute vada come vada.
  32. Non dire ciò che pensi e non pensare ciò che dici.
  33. Non dire a nessuno come vedi le cose e come ti senti al riguardo.
  34. Non dire mai "scusa" né dire mai "ti amo".
  35. Farsi coinvolgere dai problemi degli altri al punto che diventino i tuoi.
  36. Mettere i tuoi bisogni sempre in fondo alla lista.
  37. Far stare male gli altri per quello che hanno fatto.
  38. Guardare la TV per ore ogni giorno.
  39. Drogarsi troppo o bere troppo.
  40. Non giocare mai: lavorare e basta.
  41. Lasciare che i tuoi hobbies si perdano nel passato.
  42. Lasciare che le tue amicizie si perdano nel passato.
  43. Prendere ogni cosa seriamente e sul personale.
  44. Ricordarsi degli insulti e mai dei complimenti.
  45. Non pianificare mai niente ed aspettare sempre l'ultimo momento.
  46. Lasciare che pensieri e sentimenti si accumulino dentro, senza mai uscire.
  47. Non ascoltare mai i consigli degli altri; ma proprio mai.
  48. Sognare i propri obiettivi futuri senza mai agire per realizzarli.
  49. Temere il cambiamento e opporvi resistenza.
  50. Lavorare come una bestia e poi sentirsi in colpa per non aver raggiunto la perfezione.
Credo che tutti noi cadiamo su più di un punto, ma la bella notizia è che non importa per quanto tempo abbiamo sbagliato e perseverato nell'errore. Possiamo smettere di farlo e cambiare strada in qualsiasi momento.

Saluti,

(Rio)

venerdì 27 gennaio 2012

"Mi vergogno dell'atteggiamento dei Musulmani sull'Olocausto" (di Mehdi Hasan)

Mehdi Hasan
Salve.

In occasione del 67esimo anniversario della liberazione di Auschwitz (27 Gennaio 1945), il Times di Londra ha pubblicato a pagina 26 un corsivo di Mehdi Hasan, giornalista e commentatore politico britannico musulmano, apertamente schierato a favore della causa palestinese e delle istanze arabe in Medio Oriente.

Hasan non è certo un amico di Israele, al quale addossa diverse responsabilità e crimini, ma il suo punto di vista sull'Olocausto è sorprendente ed inaspettato.

L'articolo originale è in inglese ed è, purtroppo, disponibile solo agli abbonati on-line del Times.
Pertanto, sperando di fare cosa gradita, riporto qui una sintesi dell'editoriale in italiano. La traduzione è mia.



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Mi vergogno dell'atteggiamento dei Musulmani sull'Olocausto

Oggi, per il dodicesimo anno di fila, la Gran Bretagna celebra la Giornata della Memoria sull'Olocausto. La data commemora la liberazione di Auschwitz, il 27 Gennaio 1945.
Mi addolora riconoscerlo, ma l'atteggiamento di molti fratelli di fede islamica nei confronti dell'Olocausto è per me fonte di grande vergogna.

Nel Medio Oriente, la negazione dell'Olocausto è dilagante, dal presidente dell'Iran sino ai tassisti del Cairo. In patria, l'atteggiamento dei Musulmani britannici si esprime non solo attraverso la negazione, ma anche attraverso l'indifferenza.
Pochi Musulmani o moschee prendono parte alla Giornata della Memoria.
Nel 2006, un'indagine di Channel 4 ha rivelato che un quarto dei Musulmani britannici non sapeva cosa fosse l'Olocausto e solo uno su tre credeva che fosse realmente accaduto.
Questo è scandaloso. Come possiamo sostenere di essere Musulmani europei, orgogliosi ed integrati, se ignoriamo un momento determinante nella storia di questo continente?

Noi Musulmani britannici preferiamo crogiolarci nel vittimismo derivato. Solo le "nostre" tragedie contano: Palestina, Iraq, Afghanistan, Kashmir, Cecenia ci scappano di bocca.
Ma nessuna di queste tragedie supera la barbarie dell'Olocausto.
Il genocidio Nazista non può essere considerato un fatto relativo né essere generalizzato.
E' stato un atto di massacro industriale senza precedenti, un crimine contro l'umanità unico nel suo orrore.

Tuttavia, tra il 2001 ed il 2007, il Consiglio Britannico Musulmano (Muslim Council of Britain, ndt) ha preso la decisione moralmente aberrante (e strategicamente stupida) di boicottare la Giornata della Memoria sull'Olocausto, insistendo in modo grossolano perché fosse ridenominata "Giornata della Memoria dei Genocidi".
Nel 2008, il boicottaggio fu abbandonato, ma solo per essere ripristinato nel 2009, dopo l'attacco israeliano a Gaza. 

Io non transigo sul mio sostegno alla causa palestinese. Ma negare o ignorare l'Olocausto non reca alcun vantaggio a quella causa.
La sofferenza dei Palestinesi non si riduce sminuendo l'assassinio di massa degli Ebrei europei.

Prendendo parte all'evento di oggi, i Musulmani britannici possono emulare il Profeta. Maometto una volta vide la processione di un funerale ebraico passare per strada e si alzo in piedi in segno di rispetto. I suoi seguaci gli chiesero perché si alzasse in piedi per un Ebreo morto. "Non è forse un essere umano?" replicò il Profeta.

L'Islam non è una confessione religiosa che esclude o separa.
Per fortuna, dal 2010, il Consiglio ha abbandonato il boicottaggio. Ma l'intera comunità dei Musulmani britannici deve fare molto di più per ricordare l'Olocausto, o ospitando eventi nelle nostre moschee o facendo visitare Auschwitz ai nostri bambini.
"Ogni uomo è tuo fratello", disse una volta il grande califfo islamico Ali ibn Abu Talib. "Egli è o tuo fratello nella fede o tuo fratello nell'umanità".

Nella Giornata della Memoria sull'Olocausto, restiamo accanto ai nostri fratelli Ebrei e piangiamo insieme la morte di sei milioni di anime innocenti.

Mehdi Hasan
(senior editor politico del New Stateman)

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Saluti,

(Rio)

sabato 21 gennaio 2012

Reimmatricolazione di un'auto italiana in Gran Bretagna

Salve.

Ho avuto la "fortuna" di vivere l'intera procedura per la re-immatricolazione di un'auto con targa italiana (una BMW) in Gran Bretagna.
Riporto i dettagli qui di seguito, casomai qualcuno fosse interessato.
Allora, prima cosa: se potete, evitatelo. Vendetevi l'auto e compratevene una in Gran Bretagna.  :)
Quando avrete letto la procedura, capirete perché.
Ciò premesso, possiamo suddividere la procedura in quattro fasi.



PRIMO: ottenere dalla VCA (Vehicle Certification Authority) il certificato denominato British Type of Approval

E' un certificato che attesta che il veicolo è conforme ai requisiti per circolare in Gran Bretagna e si rende necessario perché un italiano ha un'auto con volante a sinistra, omologata per circolare in "continente".
Per ottenere il British Type Of Approval, purtroppo, si devono fare una serie di lavori all'auto e spedire una dichiarazione con la copia della fatture dei lavori alla VCA.
I lavori richiesti sono:

A. il tachimetro deve indicare la velocità sia in miglia che in km orari, e l'indicazione in mph deve essere più grande di quella in km/h. Questo lavoro uno se lo scansa se ha la fortuna di avere un'auto con il tachimetro digitale che può essere impostato per indicare la velocità in miglia orarie con un semplice settaggio del guidatore. Il contachilometri, invece, può anche restare in km: non è un requisito. Il fatto che il tachimetro sia regolabile non può essere autocertificato. Deve risultare dalla documentazione ufficiale del veicolo.

B. i fari anteriori devono avere la luce anabbagliante sinistra più profonda della destra (in Italia, ovviamente, è il contrario). E' espressamente vietato cercare di risolvere la cosa con semplici adesivi da apporre sui vetri dei fari. Questi lavori possono essere evitati se l'auto ha l'altezza dei fari regolabile non insieme, ma  indipendentemente l'uno dall'altro. Sono pochissime le auto che lo permettono.
Il fatto che i fari siano siano regolabili indipendentemente l'uno dall'altro non può essere autocertificato. Deve risultare dalla documentazione ufficiale del veicolo. In alcuni casi, i fari possono essere scambiati dall'elettrauto (servirà la fattura con indicazione dei lavori) così che il destro, in Italia più profondo, viene montato a sinistra e viceversa.
Nel caso peggiore, ahimè, non si possono scambiare e bisogna sostituirli entrambi con i corrispondenti ricambi inglesi. E sono soddisfazioni...!  :-/

C. la luce retronebbia posteriore, se (come quasi tutti) è una sola collocata sulla destra, bisogna farsela spostare a sinistra (di nuovo, serve la fattura con indicazione dei lavori). Se invece l'auto ne ha due, sui due lati, o se ne ha una sola al centro (ma proprio al centro!), si può lasciarla com'è. Di nuovo, ciò deve risultare dalla documentazione ufficiale dei veicolo, non può essere autocertificato.

Fatti i lavori, bisogna compilare un modulo, pagare una tassa ed inviare tutto alla VCA. Dopo circa due settimane, la VCA rilascia e spedisce il British Type Of Approval e può anche chiedervi un appuntamento per visionare il veicolo (ma non lo fa quasi mai).


SECONDO: Assicurazione britannica e test di sicurezza stradale / revisione veicolo britannico

Si deve portare l'auto a sostenere un MoT test (il test di sicurezza stradale / di revisione inglese), in uno dei moltissimi MoT test centres (molti meccanici lo sono) e lì vi daranno un certificato di superamento, oltre che provvederanno a registrare il superamento nel database del Ministero dei Trasporti.
Si deve ottenere anche una polizza assicurativa rilasciata da un assicuratore britannico; e qui sono dolori, perché quasi nessuno assicura un'auto che ha ancora una targa straniera. Io ho trovato solo Zurich e mi hanno chiesto molto più d'una polizza RC normale, ma tant'è.
Senza assicurazione BRITANNICA (non italiana con carta verde!) e senza MoT non si può passare al passo successivo.


TERZO: la DVLA (cioè la Motorizzazione Britannica)

Al British Type of Approval ottenuto dalla VCA, si deve allegare la documentazione di cui sopra, ovvero, ricapitolando: 
  • British Type of Approval;
  • Certificato di superamento MoT;
  • polizza britannica;
  • e anche il maledettissimo CoC, o Certificato di Conformità del veicolo, che è un costosissimo quanto stupidissimo dépliant, diciamo un pieghevole in cartone spesso (almeno così è quello della mia BMW), in cui sono riportati alcuni dettagli tipo i mg di polveri e il volume delle emissioni CO2, la classe tipologica europea del veicolo ed altre informazioni che servono alla DVLA per lo più per capire quanto si deve pagare di bollo (in UK più l'auto inquina e più si paga). Il CoC in Gran Bretagna te lo danno sempre quando compri un'auto, mentre in Italia no, per cui va richiesto alla casa madre; e costa. Purtroppo, anche se la DVLA potrebbe benissimo ricavare le informazioni contenute nel CoC in altri modi, la procedura è quella, e quindi tant'è.
A tutto questo, bisogna aggiungere i documenti originali italiani del veicolo (tenete una fotocopia di tutto per voi, però!), pagare altre tasse (vi fanno anche pagare la Road Tax, il bollo auto britannico) e spedire il tutto alla DVLA, la Motorizzazione. Esiste una convenzione tra Italia e UK, per cui le Motorizzazioni dei due Paesi si restituiscono i documenti l'una all'altra. Non dovete, quindi, portare voi i documenti al PRA italiano. La DVLA vi invierà:
  • il Registration Certificate, equivalente del nostro libretto;
  • il Number Plate Autorisation Certificate, che sarebbe un documento con sopra il numero di targa britannico della tua auto finalmente re-immatricolata. Con quel documento, si va in un centro specializzato di stampa targhe auto (molti carrozzieri lo sono) e loro vi stampano e vi montano la targa anteriore e posteriore, restituendovi le targhe italiane.

QUARTO: cancellazione dal PRA in Italia (e ora sono dolori)

Si devono portare le targhe italiane al PRA, pagare una tassa e chiedere la cancellazione del veicolo dal registro del PRA "causa esportazione". Naturalmente, il PRA vi chiederà i vecchi documenti italiani e naturalmente voi non li avrete, perché la DVLA in Inghilterra li ha pretesi per rilasciarvi i corrispondenti inglesi, nel rispetto della convenzione italo-britannica di cui al PRA nessuno ha mai sentito parlare. O almeno, così è stato per me al PRA della mia città.
Comincia un tira e molla con impiegati lassisti, funzionari incompetenti, finché non trovate un santo che si tiene aggiornato alle leggi di almeno cinque anni prima, e che quindi vi accetta la domanda, rilasciandovi il certificato di cancellazione italiana, che vi dà il diritto a non pagare più il bollo auto in Italia.

E uno ha finito di sbattersi. Sicuri che ne valga la pena?
C'è tanta gente che rischia, circolando con l'auto con targa straniera e assicurazione straniera con carta verde (sia chiaro: se la Polizia britannica li ferma e scopre che lavorano e sono residenti in UK, gli fanno il culo), finché non trovano uno che nel loro Paese se la compra, così ne prendono una inglese qui.
A voi la scelta.

ATTENZIONE. Si tenga presente che la mia procedura risale al 2006. Per i dettagli e gli ultimi aggiornamenti, la fonte migliore (e ufficiale) è:

http://www.direct.gov.uk/en/Motoring/BuyingAndSellingAVehicle/ImportingAndExportingAVehicle/DG_4022583

Saluti,


(Rio)