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lunedì 7 novembre 2022

I mantra del popolo italiano [3]

Salve. 

Concludo la mia breve disamina dei mantra ripetuti incessantemente dalla cultura dominante in Italia con questo terzo post (il primo, con le premesse e i primi tre mantra, lo trovate qui; il secondo, invece, con tre grandi classici, lo trovate qui).

In questo post finale, mi occupo di altri sette dogmi che, a mio avviso, completano il quadro. Essendo questo post il completamento dei primi due, la numerazione dei "dogmi" non parte da uno.

 

 

7. L'Italia ha grandi meriti che tutto il mondo le riconosce
E sarebbero, scusate? No, perché l'Italia ‒ per come si vede da qui (io vivo all'estero dal 2006) ‒ più che un bellissimo carrozzone di saltimbanchi in cui ogni tanto ci trovi dentro anche uno bravo, guardate che non è.
Ci riconoscono gusto estetico; ci riconoscono stile; ci riconoscono gusto culinario. Ma vi assicuro che come popolo siamo visti come dei goderecci inaffidabili, dal primo all'ultimo. E non è una cosa solo legata a Berlusconi ed al bunga-bunga. Le "olgettine" sono solo andate a consolidare una convinzione che all'estero esiste da molto più tempo. Forse dalla clamorosa decisione di Badoglio nel 1943, in cui ci svincolammo dal Patto d'Acciaio e dichiarammo guerra a quelli che letteralmente sino al giorno prima erano stati i nostri alleati. Chissà, magari anche da prima.
L'Italia è vista come un Paese che vive aggrappato al passato, un posto in cui non succede niente, in cui non si cambia mai davvero niente, come un gigantesco museo a cielo aperto; o, per usare le efficaci parole di Frank Bruni, un Paese che "procede per inerzia aggrappandosi alle sue incredibili benedizioni, invece di edificare su di esse". Il solo, vero "grande merito" dell'Italia è quello di aver avuto un passato prestigioso. Se a voi questo sembra abbastanza, be'... Suonate pure la fanfara.


8. In Italia vivevamo tutti bene, prima delle riforme ("neo-liberiste", viene aggiunto di solito)
In Italia, si è davvero vissuto bene, con un grande boom demografico ed una crescita economica elevata e costante, solo sino a metà degli Anni '60. In quegli anni, l'Italia era un Paese ancora sostanzialmente deregolato, con una bassa tassazione ed una burocrazia contenuta (almeno rispetto ad oggi). Non si percepivano ancora gli effetti dell'intervento diretto dello Stato nell'economia che, specie al Sud, finirà con il contrastare sempre più e, infine, minare pesantemente l'imprenditorialità locale. Il rapporto deficit / PIL si attestava intorno al 35%-40% (avete letto bene; non è un errore di stampa: sono i dati ufficiali), piccole aziende spuntavano come funghi e prosperavano, anche. Il tasso di natalità era ben al di sopra di quello di sostituzione, la popolazione cresceva e ‒ udite, udite ‒ in Italia si investiva notevolmente anche in innovazione e ricerca. Guardate che non vi sto prendendo per il culo: è tutto vero. L'Italia era così, in quegli anni. Un piccolo, grande Paese di cui andare fieri, operoso e prospero (in rapporto agli altri Paesi dell'epoca, si intende); una nazione con uno stile di vita, lo stile di vita italiano, che erano in molti ad invidiarci. Forse il mito del "Paese in cui tutti vorrebbero vivere" è nato allora. Allora, ad emigrare erano per lo più poveri diavoli dalle campagne, gente senza istruzione né competenze evolute. Sul finire di quegli anni, tuttavia, grazie anche ai grandi movimenti giovanili ed operai, si son cominciate ad introdurre riforme atte a limitare la libertà di licenziamento, come pure è stata introdotta la riforma previdenziale retributiva, che vincolava l'importo delle pensioni non agli effettivi contributi versati, bensì alla media delle ultime retribuzioni percepite. C'è da dire che molti Paesi, in quei frangenti, introdussero riforme previdenziali analoghe alla nostra e la ragione era, in fondo, sensata: alla fine degli Anni '60, arrivava alla pensione la generazione della Grande Guerra che, in virtù della situazione bellica, non aveva certo potuto versare contributi regolari...! L'errore imperdonabile è stato, casomai, non tornare indietro dopo; cosa che gli altri Paesi, invece, hanno fatto. Ma soprattutto, sul finire degli Anni '60 la politica ha pesantemente investito sul controllo pubblico dell'economia, non solo industriale, ma anche di quella dei consumi, incrementando enormemente, ad esempio, il numero di dipendenti pubblici nei vari livelli della Pubblica Amministrazione. Si è assistito ad una proliferazione di Enti dalla funzione sempre più nebulosa e dalle finalità sempre più incerte, se si eccettua quella clientelare, ovviamente. Tutto ciò ha fatto aumentare il fabbisogno pubblico in modo esponenziale e, con esso, anche la tassazione. 


9. L'Italia possiede il 70% del patrimonio culturale Unesco
Verissimo. Ma guardate anche come lo (sotto)utilizza. Non soltanto si investe pochissimo nella tutela delle aree di interesse culturale ed archeologico (patrimonio UNESCO o meno che siano), come pure nella conservazione e valorizzazione del passato (si pensi anche al patrimonio bibliografico, alle coste ed ai sentieri storici, a tutto l'agroalimentare, non solo ai monumenti). In molti altri Paesi europei e non, il più piccolo sito o semplice manufatto che possa essere di un qualche interesse viene contestualizzato, valorizzato, arricchito, anche con il coinvolgimento dei privati. In Italia, non soltanto non si fa quasi mai nulla del genere, ma quando qualche illuminato dirigente decide di provarci, viene ostacolato in ogni modo possibile. La domanda che bisognerebbe porsi è: che valore ha possedere tutto questo bendiddìo, se poi lo si lascia lì, abbandonato al degrado del tempo e in balia della carenza di personale?


10. La rivoluzione si fa in piazza
Ma certo. Abbiamo visto tutti che gran bei risultati hanno prodotto, in Italia, le meravigliose rivoluzioni fatte in piazza negli Anni '70 e '80, i grandi movimenti sindacali, quelli dei cortei in cui si chiedevano "più diritti per i lavoratori e le lavoratrici" in un'epoca martoriata dal terrorismo e dagli attentati bombaroli. In quegli anni difficili e pericolosi, la politica è stata ben felice di assecondare le richieste della piazza come meglio ha potuto, posto che sapeva benissimo che gli effetti nefasti sarebbero comparsi solo decenni dopo. Persino la Costituzione-più-bella-del-mondo (altro cliché di cui ho già parlato) ha fatto la sua parte, offrendo supporto giuridico ad una generazione, quella nata nel secondo dopoguerra, che ha letteralmente depredato il Paese di ogni risorsa, scaricandone i costi su chi veniva dopo. A farne le spese sono stati tutti quelli che, in questi anni di glorioso fermento sociale e proletario, erano troppo piccoli per capire che si stava loro scippando il futuro; o quelli che all'epoca dei cortei non erano nemmeno nati. No, grande cosa, le rivoluzioni di piazza! Davvero. Strano come, nei Paesi in cui queste rivoluzioni hanno avuto una minore portata e durata, oggi le cose per i giovani vadano sistematicamente meglio. Dev'esserci un errore...

11. Tutti devono poter mangiare
Eh, indubbiamente. Questo, in Italia, è il mantra dei mantra. Va applicato sempre e comunque, anche quando significa far venir meno qualsiasi ragione che possa spingere a rischiare in proprio, a lavorare di più, ad innovare ‒ in altre parole, a far crescere l'economia in qualche modo. Peccato solo che, solitamente, quando si obbliga qualcuno a comprare un prodotto o servizi da qualcun altro con una norma ad hoc, lo si stia anche obbligando ‒ di fatto ‒ a redistribuire il proprio, di reddito, con quell'altro soggetto. Il che andrebbe pure bene, se soltanto l'altro soggetto fosse, a sua volta, disposto a farsi carico di parte del rischio d'impresa di chi è obbligato per legge a comprare i suoi prodotti o servizi. Di troppa regolamentazione l'economia privata muore. E quando lo capiremo in Italia sarà sempre troppo tardi.

12. Serve una legge
Un altro grande classico, radicato nella granitica convinzione italica che tutto possa essere risolto normando ogni cosa a dovere. Che dire... Un po' è il risultato dello strapotere cinquantennale in Italia della cultura giuridica su quella economica (e, non ne parliamo nemmeno, su quella aziendale!), che ha fatto sì che insigni giuristi venissero posti a capo di programmi macro e micro-economici dei quali capivano più o meno come io mi intendo di balletti folkloristici bulgari. E nemmeno si è avuta l'umiltà, dimostrata invece in Paesi più seri del nostro come la Germania, di procedere a normare le cose "dal basso", realizzando progetti pilota, analizzandone feedback e risultati, per poi allargare il quadro in una legge nazionale... Niente: un pugno di giuristi chiusi in una stanza, pronti a calare dall'alto la loro saggezza ed onniscienza su tutti noi ed in qualunque campo dello scibile umano. Bellissimo, no?

13. Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere
Questo me lo sono tenuto per ultimo, perché è il più odioso e stupido di tutti i mantra. Premesso che vorrei sapere cosa ne avrebbe pensato non dico il povero Enzo Tortora, ma uno qualsiasi dei circa 975 sconosciuti (è una media: tutti i dati li trovate qui) vittime ogni anno di errori giudiziari e/o ingiusta detenzione, a me appare chiaro che, in un Paese in cui vige un ginepraio di norme scritte male, spesso redatte in compartimenti stagni, contraddittorie e ‒ come minimo ‒ poco chiare, solo due categorie di persone non hanno davvero nulla da temere: chi non fa niente (ad esempio, perché ha soltanto un lavoro dipendente, magari pubblico, e non fa altro), e chi è abbastanza ricco e furbo da saper sfruttare a proprio vantaggio il caos normativo. Tutti gli altri, in qualche modo, devono stare molto, molto attenti. Ma sicuramente starò esagerando. In tanti Paesi, magari, potrà succedere che un innocente finisca multato ingiustamente dal fisco o riceva una cartella pazza che determini problemi la cui risoluzione costerà tanto tempo, spese legali e guadagni persi, ma in Italia non abbiamo mica certe situazioni. Scusate: è che certe volte mi faccio davvero prendere la mano. 


Saluti,


(Rio)


sabato 5 novembre 2022

Sospetti, invidie e talento in un popolo allo sbando

 Salve. 

In questi giorni, una delle notizie più lette sui social (e non) riguarda le polemiche seguite al caso di Carlotta Rossignoli, la ventitreenne veronese laureatasi in Medicina e Chirurgia al San Raffaele con 110 e lode in tempi da record. 

La ragazza, dopo aver conseguito a pieni voti il diploma di liceo classico in soli quattro anni (opzione tecnicamente possibile anche ai mie tempi, nel tardo Mesozoico) ed essere stata premiata come Alfiere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Mattarella nel 2017, ha completato anche gli studi universitari con undici mesi di anticipo, seguendo corsi svoltisi interamente in lingua inglese.

Inoltre, oltre a praticare sport e suonare il pianoforte – non so a quali livelli – la ragazza si impegnava per anticipare gli esami ed avere così più tempo da dedicare ai viaggi  intorno al mondo ed alla sua attività part-time come modella (!) e come conduttrice per una TV locale. Avrebbe anche un profilo Instagram con, credo, una cosa come diecimila followers che ormai, dopo lo scoppio del caso, saranno aumentati tantissimo.

Sono sicuro di essermi dimenticato qualcosa, ma il solo elemento in più che mi sovviene al momento è il fatto che la Rossignoli verrebbe da una famiglia benestante, anche se su alcune fonti c'è scritto che la madre è casalinga ed il padre è funzionario di banca. Non so. 

Ma supponiamo pure che, oltre tutto quello che ho elencato prima, la ragazza sia anche ricca, via!
Melius abundare

Non starò qui a raccontarvi le polemiche da parte degli utenti social e dei suoi compagni di corso... Le accuse di essere una privilegiata, di avere delle raccomandazioni, di aver elargito favori sessuali (e poteva mai mancare?) e chi più ne ha più ne metta.

Nemmeno voglio parlarvi della risposta del Rettore del San Raffaele, che ha elencato in modo, a parer mio, esaustivo tutte le norme che hanno consentito alla Rossignoli di laurearsi prima, sostenendo che la ragazza abbia conseguito la laurea in Medicina nel corso del primo semestre del sesto anno, anziché al termine dello stesso, sulla base di un'opzione che ogni studente del San Raffaele ha il diritto di richiedere, a condizione che abbia conseguito tutti i crediti formativi previsti e che abbia svolto tutti i tirocini obbligatori.

Lasciamo stare la bagarre.  Quella, potete leggerla altrove. 

Il fatto è che questa dottoressa Carlotta Rossignoli, che io non conosco personalmente, dev'essere sicuramente un'arrogante, una spocchiosa insopportabile.
Non so davvero in che altro modo definire una che osa infrangere così tanti tabù italici tutti insieme!
Ma come si permette lei, una giovane donna – non un uomo, sia chiaro: una donna! – di essere intelligentissima, benestante e pure bella?
Ma cosa le è saltato in mente, a questa qua?!
Lo sanno tutti che in Italia si possono avere soltanto due su tre di queste caratteristiche
. Pena, la morte sociale.

1. Puoi essere intelligente e ricca, sì. Ma poi devi per forza essere anche un cesso a pedali, per giunta isolata socialmente ed incapace di suscitare ammirazione di alcun tipo. Se poi, ancora minorenne, t'ha anche premiato Matterella, allora devi essere davvero una depressa con tendenze suicide, una che suscita sentimenti di pietà. Altro che l'influencer che fa televisione! Non si scappa.

2. Oppure puoi essere ricca e bella, certo. Ma dopo ti tocca anche essere un Premio Nobel della Stupidità, una deficiente totale che non sa nemmeno allacciarsi le scarpe da sola. Tuttalpiù, puoi avere un fidanzato sfigato, innamorato perso di te e della tua avvenenza e puoi trattarlo come uno schiavo, così lui fa per te tutto ciò che tu non sai fare (ed è tanta roba, eh). Voglio dire, lo stereotipo in Italia è quello: bisogna adeguarsi, altrimenti i leoni e le leonesse da tastiera si offendono.

3. Al limite, se proprio ti va di inoltrarti impavidamente oltre le rassicuranti barriere sociali, puoi osare persino essere intelligente e bella, via. Ma dopo ti tocca anche essere povera in canna, provenire da una famiglia degradata, avere un padre alcolizzato che ti picchia e una madre tossicodipendente di crack che si prostituisce in casa per poter riempire di nuovo la pipetta. Insomma, ti tocca essere la cenerentola sfigata che sì, aveva tutto, ma che è finita male perché è stata semplicemente molto, molto sfortunata.

Ma lei, invece, no. La Rossignoli me li infrange tutti e tre, questi tabù: intelligente, ricca e bella.
'Sta stronza.
E poi, non contenta, viaggia, suona il pianoforte, fa sport, fa la modella e l'influencer con migliaia di followers, e la TV locale, e Mattarella, e i cazzi e i mazzi.

E non è neanche un maschio, dico io! E' solo una femmina. Ci mancava soltanto che fosse stata pure una ragazza nera, così avrebbe fatto en plein.
Tra l'altro, abbronzata com'è nella foto, mi sa che a 'sta cosa ci sta anche lavorando. Stronza.

Da statistico, prima di concludere, consentitemi di fare un'ultima considerazione che – nel Paese dell'Invidia e dell'Appiattimento Generale, dove persino la parola "merito" suscita sospetti e levate di scudi – alle orecchie di tanti suonerà come eretica

In molti, nei commenti sui social hanno scritto cose che si potrebbero riassumere con: "Ma daaaai, ma ha tutto leeeei... Ma non esistono mica certe cose nel mondo reale! Cos'è? La vita vera o una graphic novel?" In breve, cinismo, scetticismo e disincanto come se piovesse. 

Io, dicevo, sono uno statistico; e una delle cose che la statistica mi ha insegnato è che in ogni fenomeno ci sono outliers, cioè valori anomali.
Voglio dire: le eccezioni non sono un mito. Le eccezioni esistono davvero.
Basta analizzare un fenomeno abbastanza da vicino e saltano sempre fuori. Sono rare, ovviamente (se no, non le chiameremmo eccezioni), ma esistono. Eccome, se esistono.

Carlotta Rossignoli è probabilmente un'eccezione, un outlier.
C'è della gente in giro che legge un testo tecnico, complesso e lungo e non soltanto lo comprende per intero, ma se lo ricorda bene anche a distanza di tempo. Queste persone, ovviamente, sono enormemente avvantaggiate nello studio.
Altre ancora hanno doti di volontà e di organizzazione superiori, molto superiori alla media.
E, pensa te, a volte sono anche belle fisicamente.
E' un dato di fatto. E' così e basta. 

Carlotta Rossignoli sarà anche benestante o, addirittura, ricca sfondata, ma direi che ha usato la propria posizione di vantaggio piuttosto bene, cosa dite?
Se fossi suo padre – e, per ragioni anagrafiche, potrei esserlo – io sarei orgoglioso di una figlia così, che non cazzeggia, non si adagia sugli allori del benessere economico familiare, ma ha obiettivi precisi (vuol fare il cardiologo) e si impegna al massimo per raggiungerli.
E se, nel frattempo, trova pure il tempo di togliersi qualche sfizio, tanto meglio, no?!
Beata lei, perché ne è capace.

Capito, invidiosi del cazzo?

Saluti,


(Rio)

PS. Se, come diceva la buonanima di Roberto 'Freak' Antoni, "in Italia non c'è gusto ad essere intelligenti", figuratevi quando siete intelligenti, ricchi e belli.

sabato 6 agosto 2022

Fatti curiosi [1]

Salve.

 

In tempi di ombrellone e di relax (per chi può), ho pensato che sarebbe stato carino elencare alcune curiosità e fatti divertenti o solo insoliti (ma tutti assolutamente veri, eh!) come lettura leggera.

Questa è la prima "uscita" da 60 punti. Ne aggiungerò altre man mano che troverò abbastanza materiale da metterci dentro.

 Buona lettura.


  1. In media, una banconota su sette presenta tracce di batteri fecali.
  2. La catena montuosa dell'Himalaya si è formata 25 milioni di anni dopo che l'ultimo dinosauro è scomparso.
  3. Mussolini descrisse il Mein Kampf come "un libro noioso, che non sono mai stato capace di leggere".
  4. Il primo prodotto della Samsung è stato... pesce secco.
  5. Il ponte più antico di Parigi si chiama Pont Neuf.
  6. La meta del pesce etichettato come "tonno" in USA non è tonno.
  7. Agatha Christie era una accanita surfista.
  8. Per un po', George W. Bush ha fatto il cheerleader.
  9. Secondo uno studio, nell'arco della settimana, le donne sembrano più vecchie alle 15:30 del mercoledì.
  10. La sedia elettrica fu inventata da un dentista.
  11. La prima agenzia di investigazione privata fu fondata da un criminale.
  12. L'80% dei disastri aerei avviene nei primi tre-otto minuti dal decollo.
  13. Il morso del ragno ctenidae brasiliano produce un'erezione che dura diverse ore.
  14. La Camera dei Comuni (il Parlamento britannico) ha posti a sedere soltanto per i 3/4 dei parlamentari.
  15. Harrison Ford faceva il falegname sul set. Quando George Lucas gli chiese di fare un'audizione per Guerre Stellari, stava montando una porta.
  16. Warren Beatty ha lavorato anche come derattizzatore.
  17. Danny DeVito è un barbiere qualificato.
  18. La "Zona demilitarizzata" tra la Corea del Nord e quella del Sud è in realtà la zone più militarizzata del mondo.
  19. Nel mondo occidentale, 2/3 dei bambini di età compresa tra i 5 ed i 13 anni sanno far funzionare un lettore DVD, ma solo la metà di loro sa allacciarsi le scarpe.
  20. In qualunque istante del giorno e della notte, al mondo ci sono almeno 45 milioni di persone in stato di ubriachezza.
  21. La popolazione nordamericana (USA, Canada) rappresenta meno di 1/16 del totale della popolazione mondiale, ma più di 1/3 del suo peso totale.
  22. La lingua di una tigre è talmente ruvida che, anche solo leccando la mano ad un uomo, gliela farebbe presto sanguinare.
  23. La luna ha in realtà la forma di un uovo. Dalla Terra non si nota solo perché la "punta" è orientata verso di noi.
  24. Hitler, Stalin, Trotsky, Tito, Freud, Jung e Wittgeinstein nel 1913 vivevano tutti a Vienna.
  25. Le mamme quarantenni hanno il doppio delle probabilità di avere figli mancini di quelle ventenni.
  26. Le uniformi naziste furono disegnate da Hugo Boss.
  27. Più di un terzo dei Canadesi sposati dormono in stanze separate.
  28. Ai topi piace l'odore della marijuana.
  29. Un Inglese di questo secolo non potrebbe capire un Inglese del XIV secolo senza l'aiuto di un traduttore.
  30. Alzare il volume della musica in un bar fa sì che la gente beva il 26% più in fretta.
  31. Buckingham Palace è stato edificato sul sito che un tempo ospitava un bordello.
  32. Stanlio e Ollio sono conosciuti come "Dick e Doof" in Germania e come "Gog e Cokke" in Danimarca.
  33. Un astronauta è, per definizione, una persona che viaggia all'interno di velivoli più in alto di 50 miglia (80 km) sul livello del mare.
  34. La lingua ubykh recentemente estintasi in Russia aveva 84 consonanti e solo due vocali.
  35. La lingua andamanese ha solo due termini per i numeri che significano, rispettivamente, "uno" e "più di uno".
  36. A New York si parlano oltre ottocento lingue diverse.
  37. In Armenia, lo studio degli scacchi è materia scolastica.
  38. Gli scoiattoli si dimenticano dove hanno seppellito tre ghiande su quattro.
  39. L'urea, ingrediente principale delle urine, viene aggiunto al tabacco da sigarette per esaltarne l'aroma.
  40. Il feta greco è il formaggio più antico conosciuto: è citato persino nell'Odissea.
  41. Il nome di Papa Giovanni XX non è mai stato utilizzato.
  42. Le galline percepiscono la luce del giorno tre quarti d'ora prima degli umani.
  43. C'è abbastanza oro nelle profondità della Terra da poter ricoprire la sua intera superficie con uno strato spesso mezzo metro.
  44. Nel 2010, un ingorgo stradale a Pechino ha causato una coda lunga oltre cento chilometri ed è durato nove giorni.
  45. Il cervello usa meno energia della lucetta nel frigorifero.
  46. Chopin ha tenuto solo trenta concerti in tutta la sua vita.
  47. Alcuni invertebrati striscianti hanno l'ano sulla testa.
  48. Nel 2011, una donna georgiana che stava cercando rame di scarto da rivendere ha accidentalmente reciso un cavo, interrompendo tutta la allora limitata rete internet nazionale della vicina Armenia.
  49. In base al censimento del 2011, un londinese su tre è nato all'estero.
  50. La Repubblica Popolare Cinese detiene una riserva valutaria in dollari che supera quella degli stessi USA.
  51. Su Venere, spesso le precipitazioni sono costituite da metalli pesanti.
  52. Fino al 2013, il francese non aveva un termine ufficiale per indicare il "bacio alla francese". Poi, è stato introdotto "galocher".
  53. L'insegnante di francese di George Orwell fu Aldous Huxley.
  54. Il compositore anglo-tedesco Händel e il chitarrista americano Jimi Hendrix hanno abitato nello stesso edificio di Londra a 250 anni di distanza l'uno dall'altro.
  55. Gli Svizzeri sono i soli europei che mangiano carne di cane.
  56. Alcuni molluschi di mare usano un pene nuovo ogni volta che fanno sesso.
  57. La lingua del popolo Amondawa della Foresta Amazzonica non ha un termine per indicare il concetto di "tempo". 
  58. Nessuno ha mai resistito più di tre quarti d'ora nella stanza più silenziosa del mondo.
  59. Il Lancio della Volpe era uno sport in voga nel XVII secolo. Le volpi venivano lanciate usando una catapulta.
  60. Metà della massa della maggior parte delle rocce terrestri è costituita da... ossigeno.

 

Saluti,


(Rio)

venerdì 29 aprile 2022

Putin, Zelenskyj e la solita Italia

Salve.

Posto che sulla guerra tra Russia ed Ucraina si dice e si scrive veramente di tutto, dalle cose più sensate alle castronerie più inverosimili, non volevo postare nulla al riguardo, per non aggiungerci anche il mio.

Ma c'è un aspetto che, ad oggi, a me sembra mancare, almeno nella maggior parte degli articoli, degli approfondimenti e dei dibattiti social. Si tratta di un'analisi non dei fatti di cronaca, bensì della narrazione tipicamente italiana che i nostri media e le nostre istituzioni ‒ dai partiti politici sino alle associazioni partigiane ‒ associano ai fatti di guerra.

Intendiamoci: non è certo un fenomeno soltanto italiano, ma è da noi che ‒ a mio parere ‒ è di portata talmente vasta da assumere i contorni dell'ufficialità.

Per rendere la cosa più chiara, sintetica e, soprattutto, meno pedante, proverò a suddividerla per aspetti.

 

1. I fatti devono adeguarsi alla nostra visione; e mai il contrario

Avete notato anche voi come in Italia gli stessi, identici fatti di cronaca vengano asserviti ai preconcetti ideologici di chi li riporta? Le operazioni militari della Guerra Russo-Ucraina diventano "la legittima risposta di un Paese assediato dalle provocatorie mire espansionistiche e prevaricatrici della Nato" oppure "l'inaccettabile aggressione militare ad uno stato sovrano ed indipendente", a seconda di chi parla. 

Chi, da una parte, insiste sul fatto che sia inaccettabile per la Russia che la Nato piazzi missili a medio e lungo raggio capaci di montare testate nucleari "pure nei cessi del Cremlino", per usare un'espressione del comico Maurizio Crozza e che l'America, per la stessa ragione, ha invaso Cuba; e chi, dall'altra, dice che un Paese sovrano ed indipendente può fare quello che gli pare entro i propri confini nazionali e che non deve certo rendere conto a Mosca di niente, perché non è uno stato vassallo della Russia. 

Dinanzi a tutto questo, entrambe le parti sembrano soprassedere sul fatto che in praticamente ogni guerra ragioni e torti sono sempre da entrambe le parti: ogni Paese belligerante ha i suoi buoni motivi e le sue colpe, sia piccole che gravi. 

Ma non sono certo questi motivi né le colpe a fare la differenza. La differenza la fa chi spara; chi attacca; chi aggredisce. In altre parole, la differenza la fa chi abbandona la via diplomatica, le trattative, i colloqui di pace e si affida al terrorismo, alla provocazione violenta e, in ultima istanza, alla guerra. Detto questo, ciascuna delle parti avrà pure le proprie ragioni da sventolare per i media. E che se le tenga pure ben strette. 


2. Nazisti noi? Sarete nazisti voi!

Una delle grandi asimmetrie ideologiche italiane deriva dal fatto che in Italia s'è avuta una dittatura fascista, ma non una comunista. Di conseguenza, si prende il nazifascismo, e solo quello, e gli si appiccica ogni sorta di sventura: sei fascista o, peggio, nazista? Allora è lecito, legittimo, addirittura doveroso attaccarti, sterminarti, umiliarti, annichilirti, come si è fatto con Hitler e Mussolini nella Seconda Guerra Mondiale. No?

No. Perché ormai a nessuno viene più in mente che Hitler e Mussolini siano stati rovesciati non in quanto dittatori di destra, bensì perché iniziatori e promotori di una guerra mondiale. Del resto, Francisco Franco in Spagna non era certo meno fascista; ma avendo Madrid dichiarato la propria neutralità, a nessuno è mai venuto in mente di "liberare" la Spagna da un bel niente. Tanto che Franco è morto nel proprio letto nel 1975, dopo una lunga malattia. 

E, nel mio piccolo, pure io, che non sono certo un fascista né tanto meno un nazista, non sono così sicuro che sia lecito attaccare una nazione solo perché non ci piace il suo regime politico ed economico.

Be', fatto sta che di nuovo in Italia, da una parte e dall'altra, si invoca lo spauracchio del "Putin fascista" o del "Battaglione ucraino Aidar nazista" ‒ con la conseguente, quanto doverosa denazificazione ‒ per giustificare un attacco militare. 

Come dire: "Ma cosa difendi Tizio, non vedi quant'è fascista?!" Oppure: "Guardate che noi non stiamo aggredendo: stiamo denazificando, eh...!".


3. La realtà va resa semplice come le favole per bambini

La mia preferita. In questa brutta storia che si chiama "Guerra Russo-Ucraina" c'è un cattivo, no? Allora ci vuole per forza anche il buono, come in ogni favola per bambini che si rispetti. Tutto dev'essere reso semplice agli occhi dell'Italiano Medio. 

E già, perché dove andremo a finire, se cominciamo a rappresentare la realtà per quello che davvero è, ossia un ginepraio di ambizioni particolari, un intreccio di interessi di parte e di atti prevaricatori, insomma un gran casino in cui tutti i protagonisti sono stronzi e cattivi, e di buono non c'è davvero nessuno, se non quei poveretti finiti sotto le bombe o nelle fosse comuni? 

Se facciamo così, il lettore medio non capisce e non sa con chi schierarsi. Non sa per chi tifare. Perché, alla fine, è questo che si vuol fare, in Italia: mica capire davvero, no; mica analizzare i fatti, figuriamoci. In Italia si vuol tifare. Perché con il tifo il cervello è spento e non ha bisogno di pensare né di ragionare.

In questa visione ipersemplificata della realtà, se Putin è il malvagio della vicenda (e intendiamoci: Putin non è certo uno che additerei a modello per le future generazioni!), allora Zelenskyj diventa automaticamente il buono. 
Ma cosa dico, "il buono"? Il santo!
San Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj, o come caspita si scrive. 

E invece io che, beninteso, Vladimir Putin ce l'ho sul cazzo come pochi al mondo e che pure sono a favore dell'invio di armi e soldi all'Ucraina in guerra ‒ vi dico pure che di questo signor Zelenskyj non sappiamo proprio un bel niente

Zelenskyj non ha una storia politica, posto che fino ad un anno e mezzo fa faceva tutt'altro lavoro. Le suo rade iniziative politiche ed i suoi discorsi sono spesso improntati al populismo, ed egli stesso si definisce "un populista". 

E allora io vi chiedo: prima di lanciare petali di rosa ed incoronargli il capo con l'aureola, siamo proprio sicuri di fare la cosa giusta?

La risposta la lascio a voi che, a quanto pare, avete tutti meno dubbi di me.
Beati voi.


Saluti,


(Rio)