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venerdì 13 ottobre 2023

Le responsabilità di una guerra

Il kibbutz Kfar Aza, al confine con Gaza, dopo il massacro

Salve.


Oltre un anno e mezzo di Guerra d'Ucraina dovrebbe averci tutti assuefatti alla prese di posizione di una parte o dell'altra, al punto di non essere più in grado di parlarci ed ascoltarci gli uni con gli altri anche quando diciamo cose sensate.
Eppure c'è un aspetto che io davvero non riesco a farmi andare giù; qualcosa a cui credo non riuscirei mai ad abituarmi, ed è la retorica sulle ragioni di entrambe le parti, quelle che – a dire di alcuni – non vengono mai adeguatamente considerate.
Mi spiego. 

Se qualcuno dice che il Paese A ha attaccato militarmente i civili del Paese B, e che quindi lo scoppio della guerra sia imputabile all'aggressione da parte del Paese A, c'è sempre qualcuno che risponde con: "E no! Tu non stai tenendo conto della situazione pregressa! Il Paese B aveva fatto questo e quell'altro e, di conseguenza, adesso cosa si lamenta per la escalation militare? Cosa mai poteva fare il Paese A, se non prendere le armi? Che alternativa aveva?"

Ecco. C'è qualcosa in questo modo di pensare che a me non torna. Sì perché, vedete, non so voi, ma io non ricordo una sola guerra in cui entrambe le parti non avessero le loro sacrosante ragioni. Sacrosante. Dico sul serio, eh. Prendete l'esempio che vi pare; anche Hitler. 

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel Trattato di Versailles, alla Germania furono imposte condizioni di resa durissime. Diciamo pure assurde. Al di là delle scontate perdite territoriali, il Paese dovette sobbarcarsi debiti di guerra esagerati, al punto che l'economia tedesca – già provata dallo sforzo bellico – collassò quasi del tutto. Di conseguenza, per garantire i proprio crediti, la Francia e il Belgio occuparono militarmente la zona mineraria della Ruhr. Il Marco Tedesco fu trascinato in una spirale iper-inflattiva fino ad arrivare a valere, nel 1923, un bilionesimo (uno su mille miliardi!) di quello che valeva nel 1914. Praticamente carta straccia.
Non so voi, ma io penso che ce ne sia abbastanza per essere parecchio incazzati. Tedeschi incazzati; non so se mi spiego. 

Ma forse questo giustifica minimamente quello che Adolf Hitler ha fatto? Ovviamente, no.
E' giusto addossare alla Germania la responsabilità dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ovvero la più grande carneficina che l'umanità abbia mai conosciuto? Probabilmente è giusto. Ci saranno delle concause, ci sarà quello che volete, ma è corretto. Chi abbandona la via diplomatica e prende le armi è l'aggressore. La guerra la comincia lui.
Fossi Belga o Francese, adesso, direi che anche le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale avevano le loro sacrosante ragioni.
Ed è così, infatti.

Il punto è che le ragioni possono anche argomentare lo scoppio di una guerra, ma non la giustificano, né – soprattutto – ne spostano minimamente le responsabilità. Questo perché, in verità, in una guerra è di fatto impossibile che ci siano valide ragioni da una parte soltanto e gravi torti solo dall'altra; per cui questo tipo di analisi, questa logica di attribuzione, non ha alcun senso.
Però può essere utile; utile quando si vuole addossare la responsabilità ad una parte per ragioni ideologiche. Basta nascondere o minimizzare le buoni ragioni dell'altra parte esacerbandone, nel contempo, i torti.
Game, set, match

Lo si fa sempre. Però è sbagliato. E' sbagliato quando ad aggredire per prima, ad iniziare effettivamente le ostilità belliche è stata la stessa parte che qualcuno sostiene "essere nel giusto". Perché in guerra "il giusto" è un concetto molto – no – troppo soggettivo; ancor più che in tempo di pace. Pertanto, può e probabilmente deve essere messo da parte.

Ricordatevelo, quando proverete a giustificare le atrocità di Hamas contro i bambini del kibbutz Kfar Aza, massacrati di proposito, con qualsivoglia ragionamento incentrato sulle "ragioni di Gaza".

Saluti,

(Rio)