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venerdì 27 marzo 2020

E chi se ne frega del debito pubblico?!


«Ma chi se ne frega di ridurre il debito pubblico?! Sono soltanto squallide dottrine economiche neo-libbberiste!» 

E già.
Poi arriva un'emergenza e tutti a chiedere soldi: gli statali, i professionisti, gli artigiani, i commercianti che hanno i negozi chiusi... Pure le imprese, se no non possono più pagare dipendenti e fornitori e salta tutto.
Poi ci sono anche i disoccupati, quelli che i soldi li chiedevano già prima; figurati adesso.
Tutti quanti. Ogni singola categoria.

C'è un'intera nazione che non lavora più, ma che deve comunque mangiare e/o far mangiare. 
E ci vogliono soldi. 
Tanti, ma tanti soldi. 

E noi, adesso, quei soldi non ce li abbiamo.
Quindi, li chiediamo all'Europa, dove ci sono Paesi più seri del nostro, Paesi in cui i conti si son sempre tenuti in ordine. Ma questi Paesi rispondono picche, pongono condizioni, limitazioni, perché sono anche loro nei casini col SARS-Cov2.
Del resto, è normale: non hanno mica fatto tutti quei decenni di salti mortali per tenere in ordine il bilancio per poi finire a prestare a noi i soldi che ora servono anche a loro!

In fondo, sono i loro soldi e adesso ne hanno tragicamente bisogno anche loro; per i loro malati, il loro sistema sanitario, i loro lavoratori pubblici e privati, le loro imprese ferme, i loro cazzo di disoccupati.

Ai nostri dovevamo pensarci noi, invece di votare chi – piuttosto che normalizzare l'Italia – si inventava improbabili gonblotti nazionali ed internazionali e prometteva prebende clientelari di vario genere; chi, da Destra e da Sinistra, soffiava sul fuoco dell'infantile populismo dell'Italiano Medio dicendoci che noi eravamo speciali, che eravamo diversi e che non dovevamo fare come tutti gli altri.
Che l'Italia aveva il proprio modello economico (ma davvero?), improntato alla solidarietà e ad un capitalismo di matrice sociale.

Ma vaffanculo va', popolo italiano.
Hai foraggiato e sostenuto un modello socio-economico basato sul controllo assoluto della politica in ogni ambito e lo hai fatto perché speravi di trarne dei vantaggi personali, dei privilegi.
«Forse così anch'io avrò il mio posto fisso, il mio reddito di cittadinanza, la mia doppia pensione, il mio incarico con lauto gettone di presenza nel consiglio di amministrazione dell'ente pubblico tal dei tali, la mia consulenza, il mio appalto di fornitura di beni e servizi scadenti da vendere alla pubblica amministrazione a prezzi da boutique...»
Hai votato per decenni chi distribuiva ingiustamente il denaro pubblico in cambio di clientele.
E ora che siamo in emergenza da pandemia e non c'è un centesimo per fronteggiarla, mi dici, di grazia, cosa cazzo vuoi?

Divertiti pure a sostenere gli imbecilli che, ancora una volta (!), cercheranno di scaricare le tue colpe sulla Germania, sull'Unione Europea, su Trump, sulla Cina, persino su Putin.
Su tutti, fuorché su di te.
Divertiti a strepitare, a godere delle disgrazie altrui, a discettare di distinguo insignificanti, mentre gli altri Paesi – quelli con i conti sempre in ordine – avranno un po' di denaro da distribuire al proprio popolo, in una situazione di vera emergenza.

Forse questo maledetto SARS-Cov2 un po' di ragione ce l'ha a volerti decimare. Non credi anche tu?

Saluti auto-isolati,

(Rio)