Salve.
In passato mi sono già occupato del Reddito di Cittadinanza proposto dal Movimento Cinque Stelle, analizzandone la realizzabilità sotto diversi punti di vista (il post è qui).
L'operazione è difficile, perché tanto i contenuti della proposta quanto le cifre indicate dal MoVimento cambiano di continuo e senza alcun preavviso né spiegazione: praticamente, ogni volta che qualcuno nel M5s fa un po' meglio i conti e scopre che le cose, com'erano state indicate sino a quel momento, non si possono proprio realizzare, arriva uno dei "pezzi grossi" e cambia le carte in tavola.
Non è raro imbattersi in due fonti grilline che si contraddicono tra di loro; specialmente quando una delle due è Beppe Grillo in persona che, nell'interesse del M5s, farebbe davvero meglio a non entrare mai nel merito di niente.
Non è raro imbattersi in due fonti grilline che si contraddicono tra di loro; specialmente quando una delle due è Beppe Grillo in persona che, nell'interesse del M5s, farebbe davvero meglio a non entrare mai nel merito di niente.
Sono certo che alla fine i Cinquestelle giungeranno ad un compromesso ragionevole tra la pura propaganda politica e la dura realtà dei numeri, ma credo anche che la effettiva realizzazione dell'iniziativa --ove mai dovesse giungere-- avrà abbandonato lungo la strada molti degli squilli di fanfara iniziali e lascerà insoddisfatti in tanti, tra coloro che aveva illuso al principio.
La montagna di marketing politico pentastellato, prima o poi, un topolino lo partorirà per forza. Dovrà farlo, perché l'investimento in propaganda messo in campo sinora in materia di Reddito di Cittadinanza non lascia più spazio ad errori.
Sarà poi compito dei Cinquestelle convincere gli Italiani che quello che avranno effettivamente realizzato è davvero ciò che avevano proposto all'inizio; o una sua prima fase, almeno.
Ciò premesso, dopo essersi preso una piccola pausa mediatica, il MoVimento sta lentamente tornando alla carica con il Reddito di Cittadinanza (RdC, d'ora in avanti), riproponendo l'eterno leitmotif delle coperture finanziarie, indicate sul Blog di Grillo qui.
Scopo di questo mio post è riprendere l'esame delle coperture, non soltanto per vedere se nel frattempo ci sono stati cambiamenti non annunciati, ma soprattutto per analizzarle nel merito con maggior dettaglio.
Visto mai che ci sbagliamo tutti, qua. :-)
Posto che, purtroppo, analizzare le cose nel merito richiede molto spazio, proprio non si può fare un post unico per tutte le fonti di copertura ipotizzate sul Blog di Grillo. Questo sarà, pertanto, il primo di una serie di post sull'argomento. Se no, mi dicono che scrivo papiri. :-)
1. PROCUREMENT CENTRALIZZATO (valore indicato: 5 miliardi)
Partiamo quindi dalla voce di copertura più cospicua: cinque miliardi di euro rivenienti dai tagli alla spesa della Pubblica Amministrazione, ottenuti mediante la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi. "Ogni oggetto [!] acquistato dalla Pubblica Amministrazione dovrà avere lo stesso presso [prezzo] da Aosta a Bari e da Udine a Palermo", annuncia trionfalmente il Blog di Grillo, anche se con una scelta terminologica da bimbiminkia e una correzione di bozze che ha visto sicuramente giorni migliori.
Per chi non avesse familiarità con l'argomento, l'idea dietro il procurement centralizzato è simile a quella dei gruppi d'acquisto: se compriamo in tanti, abbiamo uno sconto più forte e condizioni migliori. Posto che sono molti i servizi ed i beni che servono a più di un'Amministrazione Pubblica (pensate, ad esempio, ai contratti di fornitura della luce, agli arredi, ai computer, ecc.), li si compra tutti tramite la stessa centrale di committenza e si risparmia sino alla metà. Semplice, no?
Solo che in Italia il procurement pubblico centralizzato esiste già ed è bello che operativo da anni, soprattutto per la P.A. centrale.
E' gestito dalla CONSIP, una società per azioni istituita nel 1997 il cui unico azionista è il MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze), che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell'ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche.
In concreto, la CONSIP è responsabile della realizzazione del Programma di razionalizzazione degli acquisti pubblici di beni e servizi (lanciato già nel 2000), attuato attraverso l'utilizzo di tecnologie informatiche e di strumenti innovativi per gli acquisti della P.A., che includono le convenzioni, il Mercato elettronico della P.A., gli accordi quadro, il Sistema dinamico d'acquisto e le gare in modalità ASP. Queste ultime sono gare telematiche che consentono di avere i contratti di fornitura subito operativi, senza nemmeno dover applicare i diritti di segreteria.
Si tenga presente che già la L.296 del 2006 obbligava ad approvvigionarsi utilizzando le convenzioni quadro create dalla CONSIP "tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le istituzioni universitarie, nonché gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici e le agenzie fiscali".
Inizialmente, l'elenco delle amministrazioni vincolate a comprare tramite CONSIP --sia pure esteso-- non includeva gli Enti Locali cioè, principalmente, i Comuni. Ma con la Legge di Stabilità 2012, anche gli EE.LL. devono utilizzare la CONSIP per l'energia elettrica, il gas, i carburanti, i combustibili per riscaldamento, la telefonia fissa e mobile, i beni e servizi informatici e di connettività. Per le forniture di tutti gli altri beni e servizi, gli EE.LL. non devono, ma possono comunque affidarsi alla CONSIP.
Inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato n.5202 del 22/10/2014 (scusate se il post diventa un po' tecnico, ma chi lancia slogan si sbriga prima di chi li vuol verificare, credetemi), mettendo fine ad un'annosa controversia giuridica tipicamente italiana, ha confermato l’obbligo di acquisto dei beni delle categorie merceologiche presenti nel catalogo CONSIP anche per tutte le Aziende Sanitarie.
Morale della favola: quasi tutte le Pubbliche Amministrazioni, ad eccezione di quelle presenti nelle Regioni a Statuto Speciale, hanno l'obbligo da anni di approvvigionarsi tramite la Centrale di committenza CONSIP per la maggior parte delle forniture o, nel caso degli EE.LL., almeno per una parte significativa di esse.
Niente di nuovo, quindi.
E allora?
Be', nel quadro sopra descritto c'è una sola, significativa eccezione: le Regioni a Statuto Speciale. Nonostante una serie di accordi tra queste, la CONSIP e la Conferenza Stato-Regioni stipulati negli ultimi anni, i costi di approvvigionamento, ad esempio, della P.A. siciliana sono ben lontani dall'ottimizzazione.
In particolare, i costi delle forniture sanitarie (ma non solo) di molte "ASP" siciliane sono parecchio più alti di quelli delle "ASL" o "AUSL" del resto d'Italia.
Come mai? Ci mangiano?
Sì. Ma il nodo critico è che ci mangiano soprattutto i "piccoli".
Sostanzialmente, la Sicilia si è sempre opposta al ricorso generalizzato alla CONSIP perché, soprattutto per le forniture sanitarie, la centralizzazione degli acquisti distrugge le piccole imprese locali, che non hanno la capacità di concorrere sugli alti volumi dei colossi nazionali.
Una questione ideologica e di lobby, quindi, non troppo dissimile da quella che oppone i negozietti di quartiere alle catene della grande distribuzione: i "grandi" hanno economie di scala e quindi costi marginali con cui i "piccoli" non possono competere.
Tuttavia, da alcuni anni, le forti pressioni ad adeguarsi al resto del Paese operate sul governo dell'isola hanno prodotto risultati tutt'altro che trascurabili: sempre più gare di fornitura anche in Sicilia si svolgono tramite la CONSIP, con un risparmio annuo che nel 2015 ha raggiunto i 400 milioni di euro e che, una volta a regime, si stima varrà circa due volte tanto.
Fin qui, quel che hanno fatto gli altri.
Veniamo ora a cosa vuol fare chi punta il dito accusatore.
Come intende il Movimento Cinque Stelle "spremere" ben cinque miliardi in più dalla centralizzazione delle forniture CONSIP?
Silenzio di tomba. :-)
Il Blog di Grillo dice solo che un dato prodotto o servizio deve avere lo stesso prezzo ovunque, che è una ovvia conseguenza del procurement centralizzato e quindi non aggiunge nulla a quanto già detto. Uniformare i prezzi è una delle ragioni per cui esistono le centrali di committenza. Quindi?
Ma il Blog di Grillo riporta anche la frase: "ogni oggetto acquistato dalla Pubblica Amministrazione".
A prescindere da ciò che il bislacco termine "oggetto" voglia significare (prodotto di consumo? Prodotto durevole? E le forniture di servizi, invece, no?), attualmente non è così: non tutto quello che viene acquistato dalla Pubblica Amministrazione passa attraverso la CONSIP.
Che quelli del M5s vogliano dire "Basta ruberie dalle tasche dei cittadini! Da oggi, tutto tramite CONSIP!", forse?
Be', se è così, non è che caschino proprio benissimo.
C'è un buon motivo, infatti, se non tutto si acquista tramite CONSIP e se, a partire dalla Legge di Stabilità 2016, per i micro-affidamenti di beni e servizi sotto i 1.000 euro, addirittura decade l’obbligo di approvvigionamento telematico introdotto dalla Speding Review del 2012: il motivo è, ancora una volta, il risparmio.
Semplicemente, per quei micro-affidamenti, il costo per le finanze pubbliche del ricorso alla CONSIP è maggiore di quello sostenuto gestendo l'affidamento in locale.
Di conseguenza, un ricorso generalizzato alla CONSIP per ogni tipologia di beni e di servizi e per qualsiasi importo --come io presumo vogliano fare i grillini, che per ora hanno sempre voce per lanciare accuse, ma sulle soluzioni sono muti come pesci-- porterebbe ad un aumento dei costi, invece che ad un risparmio, oltre a rallentare l'attività della P.A. imponendole carichi amministrativi necessariamente maggiori a quelli relativi all'emissione di un buono d’ordine ed alla gestione mediante cassa economale.
In ultimo, le rosee stime di risparmio del governo Renzi --che sicuramente in fatto di boutades ha rispettabile voce in capitolo-- parlano di circa 2 miliardi di euro l'anno ancora ottenibili dalle ottimizzazioni di spesa.
Se fossero veri, sarebbero pur sempre "bei soldi", come si dice dalle mie parti, appena sotto la metà del gettito IMU sulla prima casa, quindi mica bruscolini; ma siamo ancora lontanissimi dai 5 miliardi di euro strombazzati nella proposta grillina!
Senza contare che la stima di Renzi fa riferimento alle politiche di risparmio già messe in atto dal governo nel 2014-2016 e che quindi, se pur realizzassero i risparmi ventilati, non potrebbero rientrare nel conteggio dei cinque miliardi "virtuali" indicati dai grillini.
La prossima volta, affronterò il taglio alle spese militari e l'aumento dei canoni di concessione per la ricerca di idrocarburi; voci che, a sentire loro, varrebbero ben due miliardi e mezzo ciascuna. Non sarebbe bellissimo? ;-)
Saluti,
(Rio)
Scopo di questo mio post è riprendere l'esame delle coperture, non soltanto per vedere se nel frattempo ci sono stati cambiamenti non annunciati, ma soprattutto per analizzarle nel merito con maggior dettaglio.
Visto mai che ci sbagliamo tutti, qua. :-)
Posto che, purtroppo, analizzare le cose nel merito richiede molto spazio, proprio non si può fare un post unico per tutte le fonti di copertura ipotizzate sul Blog di Grillo. Questo sarà, pertanto, il primo di una serie di post sull'argomento. Se no, mi dicono che scrivo papiri. :-)
1. PROCUREMENT CENTRALIZZATO (valore indicato: 5 miliardi)
Partiamo quindi dalla voce di copertura più cospicua: cinque miliardi di euro rivenienti dai tagli alla spesa della Pubblica Amministrazione, ottenuti mediante la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi. "Ogni oggetto [!] acquistato dalla Pubblica Amministrazione dovrà avere lo stesso presso [prezzo] da Aosta a Bari e da Udine a Palermo", annuncia trionfalmente il Blog di Grillo, anche se con una scelta terminologica da bimbiminkia e una correzione di bozze che ha visto sicuramente giorni migliori.
Per chi non avesse familiarità con l'argomento, l'idea dietro il procurement centralizzato è simile a quella dei gruppi d'acquisto: se compriamo in tanti, abbiamo uno sconto più forte e condizioni migliori. Posto che sono molti i servizi ed i beni che servono a più di un'Amministrazione Pubblica (pensate, ad esempio, ai contratti di fornitura della luce, agli arredi, ai computer, ecc.), li si compra tutti tramite la stessa centrale di committenza e si risparmia sino alla metà. Semplice, no?
Solo che in Italia il procurement pubblico centralizzato esiste già ed è bello che operativo da anni, soprattutto per la P.A. centrale.
E' gestito dalla CONSIP, una società per azioni istituita nel 1997 il cui unico azionista è il MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze), che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell'ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche.
In concreto, la CONSIP è responsabile della realizzazione del Programma di razionalizzazione degli acquisti pubblici di beni e servizi (lanciato già nel 2000), attuato attraverso l'utilizzo di tecnologie informatiche e di strumenti innovativi per gli acquisti della P.A., che includono le convenzioni, il Mercato elettronico della P.A., gli accordi quadro, il Sistema dinamico d'acquisto e le gare in modalità ASP. Queste ultime sono gare telematiche che consentono di avere i contratti di fornitura subito operativi, senza nemmeno dover applicare i diritti di segreteria.
Si tenga presente che già la L.296 del 2006 obbligava ad approvvigionarsi utilizzando le convenzioni quadro create dalla CONSIP "tutte le amministrazioni statali centrali e periferiche, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado, le istituzioni educative e le istituzioni universitarie, nonché gli enti nazionali di previdenza e assistenza sociale pubblici e le agenzie fiscali".
Inizialmente, l'elenco delle amministrazioni vincolate a comprare tramite CONSIP --sia pure esteso-- non includeva gli Enti Locali cioè, principalmente, i Comuni. Ma con la Legge di Stabilità 2012, anche gli EE.LL. devono utilizzare la CONSIP per l'energia elettrica, il gas, i carburanti, i combustibili per riscaldamento, la telefonia fissa e mobile, i beni e servizi informatici e di connettività. Per le forniture di tutti gli altri beni e servizi, gli EE.LL. non devono, ma possono comunque affidarsi alla CONSIP.
Inoltre, la sentenza del Consiglio di Stato n.5202 del 22/10/2014 (scusate se il post diventa un po' tecnico, ma chi lancia slogan si sbriga prima di chi li vuol verificare, credetemi), mettendo fine ad un'annosa controversia giuridica tipicamente italiana, ha confermato l’obbligo di acquisto dei beni delle categorie merceologiche presenti nel catalogo CONSIP anche per tutte le Aziende Sanitarie.
Morale della favola: quasi tutte le Pubbliche Amministrazioni, ad eccezione di quelle presenti nelle Regioni a Statuto Speciale, hanno l'obbligo da anni di approvvigionarsi tramite la Centrale di committenza CONSIP per la maggior parte delle forniture o, nel caso degli EE.LL., almeno per una parte significativa di esse.
Niente di nuovo, quindi.
E allora?
Be', nel quadro sopra descritto c'è una sola, significativa eccezione: le Regioni a Statuto Speciale. Nonostante una serie di accordi tra queste, la CONSIP e la Conferenza Stato-Regioni stipulati negli ultimi anni, i costi di approvvigionamento, ad esempio, della P.A. siciliana sono ben lontani dall'ottimizzazione.
In particolare, i costi delle forniture sanitarie (ma non solo) di molte "ASP" siciliane sono parecchio più alti di quelli delle "ASL" o "AUSL" del resto d'Italia.
Come mai? Ci mangiano?
Sì. Ma il nodo critico è che ci mangiano soprattutto i "piccoli".
Sostanzialmente, la Sicilia si è sempre opposta al ricorso generalizzato alla CONSIP perché, soprattutto per le forniture sanitarie, la centralizzazione degli acquisti distrugge le piccole imprese locali, che non hanno la capacità di concorrere sugli alti volumi dei colossi nazionali.
Una questione ideologica e di lobby, quindi, non troppo dissimile da quella che oppone i negozietti di quartiere alle catene della grande distribuzione: i "grandi" hanno economie di scala e quindi costi marginali con cui i "piccoli" non possono competere.
Tuttavia, da alcuni anni, le forti pressioni ad adeguarsi al resto del Paese operate sul governo dell'isola hanno prodotto risultati tutt'altro che trascurabili: sempre più gare di fornitura anche in Sicilia si svolgono tramite la CONSIP, con un risparmio annuo che nel 2015 ha raggiunto i 400 milioni di euro e che, una volta a regime, si stima varrà circa due volte tanto.
Fin qui, quel che hanno fatto gli altri.
Veniamo ora a cosa vuol fare chi punta il dito accusatore.
Come intende il Movimento Cinque Stelle "spremere" ben cinque miliardi in più dalla centralizzazione delle forniture CONSIP?
Silenzio di tomba. :-)
Il Blog di Grillo dice solo che un dato prodotto o servizio deve avere lo stesso prezzo ovunque, che è una ovvia conseguenza del procurement centralizzato e quindi non aggiunge nulla a quanto già detto. Uniformare i prezzi è una delle ragioni per cui esistono le centrali di committenza. Quindi?
Ma il Blog di Grillo riporta anche la frase: "ogni oggetto acquistato dalla Pubblica Amministrazione".
A prescindere da ciò che il bislacco termine "oggetto" voglia significare (prodotto di consumo? Prodotto durevole? E le forniture di servizi, invece, no?), attualmente non è così: non tutto quello che viene acquistato dalla Pubblica Amministrazione passa attraverso la CONSIP.
Che quelli del M5s vogliano dire "Basta ruberie dalle tasche dei cittadini! Da oggi, tutto tramite CONSIP!", forse?
Be', se è così, non è che caschino proprio benissimo.
C'è un buon motivo, infatti, se non tutto si acquista tramite CONSIP e se, a partire dalla Legge di Stabilità 2016, per i micro-affidamenti di beni e servizi sotto i 1.000 euro, addirittura decade l’obbligo di approvvigionamento telematico introdotto dalla Speding Review del 2012: il motivo è, ancora una volta, il risparmio.
Semplicemente, per quei micro-affidamenti, il costo per le finanze pubbliche del ricorso alla CONSIP è maggiore di quello sostenuto gestendo l'affidamento in locale.
Di conseguenza, un ricorso generalizzato alla CONSIP per ogni tipologia di beni e di servizi e per qualsiasi importo --come io presumo vogliano fare i grillini, che per ora hanno sempre voce per lanciare accuse, ma sulle soluzioni sono muti come pesci-- porterebbe ad un aumento dei costi, invece che ad un risparmio, oltre a rallentare l'attività della P.A. imponendole carichi amministrativi necessariamente maggiori a quelli relativi all'emissione di un buono d’ordine ed alla gestione mediante cassa economale.
In ultimo, le rosee stime di risparmio del governo Renzi --che sicuramente in fatto di boutades ha rispettabile voce in capitolo-- parlano di circa 2 miliardi di euro l'anno ancora ottenibili dalle ottimizzazioni di spesa.
Se fossero veri, sarebbero pur sempre "bei soldi", come si dice dalle mie parti, appena sotto la metà del gettito IMU sulla prima casa, quindi mica bruscolini; ma siamo ancora lontanissimi dai 5 miliardi di euro strombazzati nella proposta grillina!
Senza contare che la stima di Renzi fa riferimento alle politiche di risparmio già messe in atto dal governo nel 2014-2016 e che quindi, se pur realizzassero i risparmi ventilati, non potrebbero rientrare nel conteggio dei cinque miliardi "virtuali" indicati dai grillini.
La prossima volta, affronterò il taglio alle spese militari e l'aumento dei canoni di concessione per la ricerca di idrocarburi; voci che, a sentire loro, varrebbero ben due miliardi e mezzo ciascuna. Non sarebbe bellissimo? ;-)
Saluti,
(Rio)