Oggi
sono andato a votare alle amministrative di Londra per la prima volta.
Allora,
arrivo alla sezione e la tipa del seggio mi fa: "Salve. Posso
avere il suo indirizzo?"
Io
le porgo un documento di riconoscimento con su il mio indirizzo.
E
la tipa invece fa, quasi scandalizzata: "No, no, non mi serve un
documento! Mi dica solo il suo indirizzo." E la sua collega,
come per spiegarmi la cosa, precisa: "Bisogna che lei lo dica a
voce."
E
io, un po' perplesso, glielo dico.
E
allora lei chiede: "Cognome?"
E
io le dico il cognome e le faccio pure lo spelling.
E
lei, dopo aver guardato sull'elenco e trovato una registrazione con quel cognome, dice
ad alta voce il mio nome di battesimo, chiedendomene conferma.
E
io: "Sì, sono io". Senza mostrarle uno straccio di
documento d'identità.
Potevo
essere chiunque; potevo essere Oscar Giannino dopo un trapianto di
capelli; potevo essere chi cazzo volevo. Potevo impersonare il mio
vicino di casa, volendo; perché no?
Ma
lei, niente. Mi dà le tre schede e mi dice di andare affanculo in
cabina (è la reale procedura britannica).
Solo
che non c'è la cabina.
Cioè
c'è, ma non è come le nostre, con le tendine e tutto.
La
"cabina" qui è un tavolino tondo montato su di un
trespolo, tipo quelli che in Italia ci sono negli uffici postali, dove uno
compila i bollettini dei versamenti, quelli di "e mi scusi, e non ha
mica una penna? E guardi, mi spiace, ma mi serve".
Quelli. Uguale.
C'è,
in effetti, una specie di paratia per dividere il tavolino in due, ma
sarà alta tipo trenta centimetri.
Se voti con la testa alta, vedi
benissimo quello che sta votando l'altra persona e le puoi pure dare
dei suggerimenti: «Signora, non voti "a" quello,
ché io lo conosco, è uno stronzo, si fa solo i cazzi suoi, dia
retta.»
Ti
senti nudo.
A
nessuno frega una mazza di quello che voti, ovviamente, ma tu ti
senti nudo.
Ti
sembra che sia violata la sacralità del voto.
Ma
non è tutto: sulle tre schede c'è scritto -- chiaramente a
beneficio di noi immigrati con la valigia di cartone -- "DO NOT
FOLD", non piegare.
COME,
NON PIEGARE?! E qui l'animo italico si ribella in un sussulto di
panico.
Non
vorrete mica che io vada verso le urne con le mie schede aperte ed il
mio voto in bella vista?!
Sì.
Davanti
a me, una signora infila le tre schede, ben aperte, nell'urna. Anzi,
siccome di urne ce ne sono due, la signora, sempre sventolando le
schede aperte, chiede alla tipa del seggio: "Scusi, fa
differenza un'urna o l'altra?"
E
la tipa, sempre serafica: "No, signora; è solo che non vogliamo
che si riempia troppo una, se no poi le schede aperte non ci
entrano più bene. Ma non si preoccupi, le metta pure dove vuole".
E
così faccio anch'io, stando bene attento che il tizio dietro di me
non veda cos'ho votato, anche se a quello probabilmente gliene frega
meno che di sapere quante margheritine crescono nei giardini di
Buckingham Palace.
L'onore
è salvo (?).
Lascio
il seggio frastornato, convinto ancora di essere Oscar Giannino col
toupé.
Saluti.
(Rio)