Una nuova nota del mio blog...
Si fa presto a dire "ora scrivo una nuova nota".
Sono quaranta. Che altro c'è da dire?
- Quaranta volte che mi hanno detto "Tanti auguri a teee! E la torta a meee!" pensando molto più alla torta che agli auguri per il sottoscritto.
- Quaranta volte che mi guardo allo specchio e dico "Va be', è un anno in più, ma non è che sia cambiato molto, dai.", salvo poi aprire un album di fotografie qualsiasi e fare "Eeeeekkkk! Ma ero io??"
- Quaranta volte che mi chiedono "Cosa vuoi di regalo?" ed io a spiegare che i regali non li voglio, che voglio le persone, perché non sono abbastanza fesso da aspettare il giorno del mio compleanno o il Natale per farmi (o farmi fare) un regalo.
- Quaranta volte che mi dico "Questa è la volta buona per riuscire a fare questo e quell'altro e poi... Sì, 'sti cazzi."
Il giorno del tuo compleanno, in fondo, è come il capodanno: oggettivamente, non pesa sul tuo tempo più di qualsiasi altro giorno della tua vita, ma psicologicamente è tutta un'altra storia.
Il giorno del tuo compleanno porta con sé - come dire - un segno di spunta, qualcosa che dice "Fatto!" e traccia una piccola "V", una virgoletta accanto ad una voce in un ipotetico elenco di accadimenti della tua vita.
Quello dei quarant'anni poi, porta con sé un virgolettone grosso così. La spunta di "Fatto!" te la mette non accanto all'anno numero 39, ma ad un'intera fase della tua vita, l'animaccia sua.
Diciamoci la verità: se puoi permetterti di illuderti che sei giovane per tutti i trenta, anche se in realtà non lo sei più, con i quaranta lo sai per forza che con quella fase hai chiuso. Punto. :-)
Non che uno non si diverta più, ci mancherebbe!
Quello del sapersi divertire è come il lavoro per la Costituzione Italiana: un diritto-dovere di tutti, fatto salvo che poi ci sono quelli che non ci riescono; e pure quelli che non vogliono.
Ma io voglio sì.
Perché sarà pure vero che sono un quarantenne, ma sono anche uno che prende la vita con passione, anche quando - come mi è capitato non troppo tempo fa - mi è caduta in testa qualche tegola più pesante del solito.
Sono uno che sa guardare avanti, senza dover nascondere le macerie del proprio passato sotto un tappeto.
Sono uno che non serba rancore e che ha ancora qualche progetto importante da realizzare, senza alcuna voglia di voltarsi indietro.
So alzarmi ogni giorno, uscire per andare a lavoro in una mattina di sole (ebbene sì, a volte capita anche a Londra) e scoprirmi a pensare "grazie".
Finché resterò così, quaranta o non quaranta, il mondo sarà ancora un bel posto in cui vivere.
Saluti,
(Rio)