GA_TagManager_Container

mercoledì 21 ottobre 2009

Amos Oz e la pace in Medioriente

Amos Oz viene criticato aspramente per le sue posizioni non violente, ma non pacifiste (e' molto Radicale tutto cio', non so se avete notato), sia da parte Israeliana, dove viene bollato come "traditore patentato" dai falchi della guerra, sia da parte Palestinese, dove si ritiene che le sue posizioni non siano morbide abbastanza e lo si chiama "un falco travestito da colomba".
Questo tanto per confermare - ove mai ve ne fosse bisogno - che a questo mondo, se hai un'opinione personale, e' meglio se te la tieni per te. Se no poi arrivano i fascistoni da una parte, i Centri Sociali dall'altra e ti rompono il pistillo, perché "non sei schierato".
Comunque, il povero Amos Oz prende legnate da tutti e anche questo, non so se si vede, e' molto Radicale.

Ma lasciamo da parte tutti questi Radicali liberi.

Per Amos Oz, Israele non e' altro che il più grande campo profughi e rifugiati ebraici del mondo. Non e' soltanto una nazione, ma il luogo in cui convergono, da ogni parte del mondo, gli ebrei buttati fuori a calci dagli altri Paesi.

Spesso Oz ricorda che suo padre, un ebreo polacco-lituano, negli anni della giovinezza, quando girava per le strade in diversi Paesi europei, le trovava spesso graffitate con messaggi antisemiti del genere "Sporchi Ebrei, andatevene in Palestina!".
Ci e' ritornato 50 anni dopo in quelle stesse strade, il padre di Oz, per vederle coperte di altri graffiti che dicevano: "Sporchi Ebrei, fuori dalla Palestina!". :-)

Chiunque conosca anche solo un po' la storia degli Ebrei nei Paesi musulmani del Nord Africa, sa bene che il trattamento loro riservato li' e' stato persino peggiore.
"A che Paese appartengono, gli Ebrei, allora?" si chiede Oz. La risposta e' "ad un Altro Paese", ovvero ovunque, eccetto li' dove si trovano.
Israele e' la sola eccezione a questa regola, in duemila anni.

Con buona pace di chi - specie nella Sinistra e nella Destra più estreme - si chiede "Ma che cazzo c'entrano gli Ebrei moderni con la Palestina?"
Non andrebbe chiesto agli Ebrei, secondo Oz.
Andrebbe chiesto a chi si e' posto la stessa domanda sostituendo alla parola "Palestina" il nome della propria nazione e poi, di la', li ha buttati fuori a pedate.

Amos Oz considera quella di due Paesi divisi da un muro la sola soluzione praticabile.
Voi direte "E capirai, e' arrivato lui...!"
Gia'. Peccato che lui queste idee ha le palle di ripeterle da quando, nel 1967, ritorno' militare dalla Guerra dei Sei Giorni; da quando in Israele non c'era un movimento pacifista e, per sua stessa ammissione, "le riunioni di tutti quelli che la pensavano come lui si sarebbero potute tenere in una cabina telefonica".
Posto che molti Palestinesi hanno conosciuto la stessa sorte dell'esilio dal 1947, "molti Ebrei non riconoscono quanto profondo sia il legame che i Palestinesi hanno con questa terra - dice Oz - come molti Palestinesi non riescono a capire che Israele non e' un incidente della storia, che Israele non e' un intruso, che Israele e' la sola patria possibile per gli Ebrei israeliani, a prescindere da quanto questo sia doloroso da ammettere".

Cio' che serve, per Oz, e' un compromesso, non una capitolazione di una delle parti.
E' un "divorzio fra due popoli", risolutivo e consensuale, ma pur sempre un divorzio e, quindi, doloroso.
"Per questo progetto - continua Oz - Israele e Palestina non dovranno ottenere aiuti internazionali: le due nazioni dovranno investire nella stessa misura, dollaro su dollaro, e pagare entrambe per le idiozie commesse nel passato".

Saluti,

(Rio)