Salve.
Con l'arrivo dell'autunno 2016, si avvicina anche il giorno in cui si voterà per il Referendum Costituzionale (la data esatta non è ancora nota AGGIORNAMENTO: la data è stata resa nota ed è domenica, 4 Dicembre 2016).
Di conseguenza, l'USIR (Unione per lo Sfruttamento dell'Ignoranza Referendaria) --che si era già occupata alcuni mesi fa del cosiddetto "Referendum sulle trivelle", elencando mistificazioni grottesche, colpi bassissimi e puttanate dal sapore epico da parte di entrambi i Comitati-- torna in campo per ripetere lo stesso ameno lavoro anche per questo, ben più importante quesito.
Dico ameno perché, se in Italia è praticamente impossibile avere un dibattito decente sulle ragioni per il SÌ e su quelle per il NO già quando si tratta di un referendum "normale", vi lascio immaginare che cosa sta succedendo per un referendum di portata storica, nel bene o nel male, come questo!
Non c'è alcun dubbio che l'Italia è per l'USIR un po' come un coffee shop di Amsterdam per un Giamaicano: il Paese della Cuccagna.
Ma bando alle chiacchiere.
Eccovi, in nessun ordine particolare, il consueto quanto incompleto (notare: c'è scritto incompleto) bestiario redatto dall'USIR delle cazzate populiste acchiappapancia sparate da entrambi i Comitati referendari.
Va da sé che tutte le tesi proposte sono basate su ragionamenti parziali e spesso capziosi, quando la materia è invece di una complessità inaudita ed il quesito divide anche i migliori costituzionalisti d'Italia.
Ma nel Paese della ggiente, quartier generale mondiale dell'USIR, questi sono solo dettagli senza importanza.
Non sono mica i professoroni, è la ggiente che conta; anche se è dal 1983 che non legge niente di più delle targhette sui citofoni.
Prima di procedere, permettetemi solo un paio di precisazioni di carattere generale:
Chiaro? Sì?
Aspettate a dirlo: procediamo.
Non dirò come voterò io a questo referendum, perché tanto non importa né a voi saperlo né a me dirvelo.
Farvi riflettere su che cazzo di Paese sia quello in cui vi è capitato di nascere, invece, m'importa sì.
Concluderò quindi con una considerazione che non è mia, ma che chi aderisce all'USIR condivide pienamente. Appartiene al noto autore e comico veneto, costituzionalista part-time nei weekend, Natalino Balasso:
«L'80% di quelli che voteranno NO, voterà NO perché gli sta sul cazzo Renzi e non avrà affatto letto la proposta, ma a malapena i commenti sulla proposta. L'80% di quelli che voteranno SÌ, voterà SÌ perché è filorenziana e non avrà letto la proposta, ma a malapena i commenti sulla proposta. E mi sono tenuto basso sulle percentuali. In questo Paese, il dibattito è marcio.»
Capite perché io ami immensamente tutto ciò? :-)
Saluti,
(Rio)
PS. Scusate se questo post dell'USIR è venuto un po' lungo, ma oh, stavolta era sulla Costituzione, mica su quella stronzata delle trivelle, eh.
Dico ameno perché, se in Italia è praticamente impossibile avere un dibattito decente sulle ragioni per il SÌ e su quelle per il NO già quando si tratta di un referendum "normale", vi lascio immaginare che cosa sta succedendo per un referendum di portata storica, nel bene o nel male, come questo!
Non c'è alcun dubbio che l'Italia è per l'USIR un po' come un coffee shop di Amsterdam per un Giamaicano: il Paese della Cuccagna.
Ma bando alle chiacchiere.
Eccovi, in nessun ordine particolare, il consueto quanto incompleto (notare: c'è scritto incompleto) bestiario redatto dall'USIR delle cazzate populiste acchiappapancia sparate da entrambi i Comitati referendari.
Va da sé che tutte le tesi proposte sono basate su ragionamenti parziali e spesso capziosi, quando la materia è invece di una complessità inaudita ed il quesito divide anche i migliori costituzionalisti d'Italia.
Ma nel Paese della ggiente, quartier generale mondiale dell'USIR, questi sono solo dettagli senza importanza.
Non sono mica i professoroni, è la ggiente che conta; anche se è dal 1983 che non legge niente di più delle targhette sui citofoni.
Prima di procedere, permettetemi solo un paio di precisazioni di carattere generale:
- questo non è un referendum abrogativo. Significa che, per questa volta, si vota "SÌ" per dire proprio di sì alla riforma (e, di conseguenza, cambiare la Costituzione) e si vota "NO" per opporsi alla riforma e lasciare la Costituzione così com'è. Quindi, il Comitato per il SÌ, stavolta, è quello pro-riforma, mentre quello per il NO è quello contrario alla riforma. Ma soltanto per questa volta, perciò non abituatevici troppo!
- per questa volta, non c'è quorum. Significa che se a votare ci vanno solo in tre e, ad esempio, due votano "X" ed uno vota "Y", vincono le "X", anche se a votare sono state solo tre persone. Quindi, andiamo TUTTI a votare. Di nuovo, 'sta roba che non c'è il quorum è solo per questa volta. Non abituatevi!
Chiaro? Sì?
Aspettate a dirlo: procediamo.
1. Se vince il SÌ, le leggi di iniziativa popolare dovranno finalmente essere discusse (da parte del Comitato per il SÌ) |
Be', non è proprio detto, eh. A parte che la riforma triplica il numero delle firme necessarie (da 50mila a 150mila) --il che non sarebbe un male, se poi davvero dovessero essere obbligatoriamente discusse in Parlamento, invece che lasciate nei cassetti com'è sempre avvenuto sinora-- il nuovo Art.71 della Costituzione demanderebbe alla Camera il compito di redigere i regolamenti in base ai quali le leggi di iniziativa popolare verrebbero poi discusse. Cosa vuol dire, in concreto? Vuol dire che c'è un amplissimo spazio di manovra per ricacciarle a tempo indeterminato nei cassetti, insieme a quelle presentate nelle legislature precedenti. Ecco che vuol dire. Se siete dell'USIR pure voi, non fatevi ingannare. Non gratis, almeno. Fate come me: fatevi pagare dalla Ka$ta. |
2. È una riforma illegittima, perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (il "Porcellum") dichiarata incostituzionale (da parte del Comitato per il NO) |
Ma davvero? Peccato che la sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale --quella che appunto ha dichiarato incostituzionali alcune parti del "Porcellum"-- dica anche anche che le elezioni svolte con una legge elettorale dichiarata incostituzionale rappresentano un fatto concluso, che il Parlamento eletto è in carica e che restano validi anche tutti gli atti che il Parlamento così eletto dovesse adottare, sino a che non si svolgeranno nuove elezioni. In breve, il Parlamento è pienamente legittimato a svolgere il proprio operato; né poteva essere diversamente, altrimenti saremmo dovuti tornare sùbito al voto, magari con la vecchia legge elettorale, al momento della pubblicazione della sentenza dell'Alta Corte. L'affermazione del Comitato per il NO che il Parlamento dovrebbe restare in carica solo per approvare una nuova legge elettorale con cui tornare alle urne è indicativa più dello stato di alcolismo all'interno del Comitato del NO che della sua capacità di misurarsi con la realtà dei fatti, posto che:
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3. La riforma è frutto dell'iniziativa e della volontà del Parlamento (da parte del Comitato per il SÌ) |
Bellissima, questa. Chiunque aderisca all'USIR gode come un cammello gobbo, quando i Comitati referendari le sparano così grosse. Non solo non è stata istituita alcuna Assemblea Costituente --come probabilmente sarebbe stato doveroso fare, vista la portata della riforma-- ma non c'è nemmeno stata una discussione pienamente parlamentare, anche perché tutte le opposizioni si sono ritirate dal tavolo dei lavori già un anno prima del varo della riforma stessa: sono partiti tutti insieme, ma quelli della maggioranza hanno tagliato il traguardo ampiamente da soli. Francamente, le spiegazioni addotte dal governo circa la capziosità delle ragioni del ritiro (contrarietà per l'elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica, ecc.) sono irrilevanti: tatticismi o non tatticismi da parte delle opposizioni, non veniteci a raccontare che questa riforma è frutto di una visione collegiale, parlamentare, e non --com'è invece ovvio-- volontà ed espressione di questo esecutivo; anche perché, se la riforma non fosse paternità del governo, perché mai Renzi direbbe: "Se non passa il referendum, mi dimetto?" |
4. La riforma non chiarisce se e come saranno eletti i Senatori (da parte del Comitato per il NO) |
Certo. E allora? Si tratta di articoli della Carta Costituzionale, mica di un cazzo di DPR attuativo. Già nell'attuale Costituzione non è presente, né è mai stata presente, alcuna norma in materia elettorale. Nel dopoguerra, si trattò di una scelta sensata da parte dei Padri Costituenti, volta proprio ad evitare di impelagare il Parlamento in una complessa procedura di revisione costituzionale ogni volta che si voleva cambiare la legge elettorale. Perché mai si dovrebbe cominciare ad includere la legge elettorale adesso, proprio non si capisce; posto anche che sinora, a quanto pare, non se ne era mai lamentato nessuno...! Le norme per l'elezione dei Senatori saranno oggetto di una legge ordinaria discussa ed approvata a parte (proprio com'è successo con l'Italicum per la Camera). Il Comitato per il NO parla di princìpi di fondo poco chiari ma --a parte che non è raro che princìpi astratti e di carattere generale appaiano un po' oscuri-- se dovessimo cassare tutte le affermazioni oscure elencate in una qualsiasi Costituzione, torneremmo al Codice di Hammurabi. (Ecco: quello era davvero chiaro, dai!) |
5. La riforma riduce enormemente i costi della politica (da parte del Comitato per il SÌ) |
Eh, magari. Viene eliminata l'indennità, ma resta la diaria. Restano pure i vitalizi e le pensioni dei Senatori, i costi degli immobili e, ovviamente, non vengono assolutamente tagliati i costi del personale di Palazzo Madama. Il risparmi completo è stimato in circa 40-50 milioni di euro l'anno. Se vi sembrano molti, sappiate che --di tutto quello che ho citato-- rappresentano sì e no il 10-12%. OK, è qualcosina. Ma c'era bisogno di tutta 'sta fanfara? Per la cronaca: la faraonica cifra indicata dal Comitato per il SÌ di 480 milioni l'anno risparmiati include la riduzione di voci di spesa che o non si attueranno mai (come tagli ai costi di gestione) o si attueranno solo molto lentamente, nell'arco di decenni, come la progressiva riduzione del personale di Palazzo Madama. Già che c'erano, potevano includere anche la fine delle spese per il terremoto dell'Aquila, per fare cifra tonda. |
6. Il superamento del bicameralismo non comporta affatto una sostanziale riduzione dei tempi di approvazione delle leggi (da parte del Comitato per il NO) |
Ah ah ah :D Prima che col referendum finisca tutto, io voglio il numero dello spacciatore di tutti e due i Comitati. Chissà, forse è lo stesso. A parte il leggerissimo dettaglio che, normalmente, il bicameralismo perfetto peggiora la qualità delle norme approvate (per favore: la favola del "più passaggi parlamentari = più democrazia" risparmiatemela e risparmiatevela), ma come si può ragionevolmente sostenere che le norme approvate da una camera soltanto non impieghino meno tempo di quelle che devono essere approvate da entrambi i rami del Parlamento con lo stesso identico testo --per cui, se una norma approvata dalla Camera arriva in Senato e il Senato cambia una virgola, la norma deve tornare alla Camera?! Tuttavia, in preda agli effetti di potenti stupefacenti, il Comitato per il NO prova a dimostrare proprio questo e lo fa --udite, udite-- sostenendo che i tempi medi (!) di approvazione di una norma in Parlamento sono di 279 giorni (più di nove mesi!) e che il rimpallo avanti e indietro tra i due rami del Parlamento riguarda appena il 20% delle norme! Tanto è potente la roba che si fanno che nemmeno si accorgono che, eliminando il doppio passaggio, i tempi scenderebbero non della metà, ma di almeno la metà (perché verrebbe anche meno l'effetto potenziato sulla media aritmetica di quel 20% di procedimenti "ping pong"). Li amo, giuro. Certi comitati referendari, il mondo, a noi dell'USIR, ce li invidia, proprio. |
7. In un assetto federale, la riforma riconosce alle Regioni un ruolo essenziali sulle questioni di loro competenza (da parte del Comitato per il SÌ) |
A giudicare da come i governatori sono incazzati come bisce, non si direbbe. Questa riforma, se passa, rappresenta una perdita di potere per le autonomie locali, con lo Stato che avrà l'ultima parola su tutte le questioni di rilevanza strategica nazionale (pensate, ad esempio, a quelle ad elevato impatto ambientale, come la TAV al Nord o l'ILVA in Puglia). Intendiamoci: che questo sia davvero un male, considerato il modo assolutamente caotico e ciarliero con cui tali questioni sono state gestite sinora da tutte le parti in causa, è una cosa tutt'altro che scontata. Per alcuni, è giusto così: si prende atto del fallimento del federalismo a metà contenuto nella riforma del 2001 e si riparte dal centralismo, con il quale, per ragioni di tradizione, la cultura organizzativa della nostra Pubblica Amministrazione ha una familiarità maggiore. Non voglio né ho le competenze per esprimere una valutazione seria su quale assetto istituzionale sia davvero migliore, per l'Italia. Dirò solo che per cancellare le competenze concorrenti delle Regioni e dopo affermare che il federalismo in realtà è aumentato, solo perché mo' c'hai 'sto mezzo Senato che nemmeno si capisce bene quanto conterà davvero, be', siamo a livelli di paraculaggine da Oscar. |
8. La riforma provocherà un aumento del contenzioso dinanzi alla Corte Costituzionale (da parte del Comitato per il NO) |
Quanta pazienza che ci vuole, con questi. Va precisato che il Comitato del NO è davvero eterogeneo: si va da Renato Brunetta a Marco Rizzo, da Gustavo Zagrebelsky a Matteo Salvini, passando per i signori indiscussi della confusione, i Cinquestelle. E' quindi naturale che spesso si incarti da solo, prospettando problemi che si contraddicono gli uni con gli altri. Come si possa, da una parte, sostenere che la riforma sottrae potere alle Regioni (vero) ed al Senato (verissimo), perché --di fatto-- abolisce la legislazione concorrente su molte materie, e poi sostenere anche che il contenzioso aumenterà, invece che diminuire, è un mistero che secondo l'USIR soltanto un chimico clandestino ferrato nella sintesi di sostanze illegali potrà mai dipanare. Se la motivazione --mai chiarita dal Comitato del NO (non sia mai che si lanci uno slogan e poi lo si spieghi, anche, eh)-- sarebbe che con una nuova Costituzione ci sono conflitti e problemi finché le aree grigie non vengono chiarite... Be', questo accadrebbe con qualsiasi riforma, non solo con questa. Non mi pare un argomento molto forte; ma fate voi. E' invece oltremodo probabile che, superati gli inevitabili aggiustamenti iniziali, il contenzioso si riduca drasticamente, per il semplice motivo che ci saranno molte meno aree in cui più di una istituzione sarà chiamata a normare e ad esprimersi. |
9. La riforma rafforza le garanzie a tutela del lavoro parlamentare e non intacca gli equilibri tra i poteri dello Stato (da parte del Comitato per il SÌ) |
Vediamo: nella riforma è prevista l’approvazione a data certa dei disegni di legge governativi, mentre questa "corsia preferenziale" non è contemplata per le leggi di iniziativa parlamentare. Io non so a voi, ma a me questo sembra spostare nettamente l'asse dell'attività legislativa a favore dell'esecutivo; altro che "non intacca l'equilibrio tra i poteri dello Stato". Il Parlamento è tenuto a star dietro all'attività normativa del governo ed ha meno tempo per la propria. Se poi, per la situazione italiana, questo sia oggettivamente meglio o peggio di com'è adesso, non lo so e non mi pronuncio in merito, perché qua ci vuole veramente un costituzionalista, non un blogger. Però a vedere che l'affermazione qui accanto è una balla ci arrivo benissimo pure io, da dietro le mie formule statistiche, eh. |
10. Non è questa la riforma che serve all'Italia: se non passa, se ne può fare un'altra in tempi brevi
(da parte del Comitato per il NO) |
Ah ah ah ah ah :D Questa deve avergliela suggerita D'Alema. E' uno dei cazzari più stimati, qui all'USIR. Questa riforma può piacere o no, ma una cosa è certa: se non passa, il prossimo tentativo di riforma costituzionale di eguale portata lo vedrà (forse) vostro nipote, se ne avrete mai uno, quando sarà andato in pensione; se mai gliela daranno, una cazzo di pensione. Il bicameralismo perfetto (o paritario, come si usa anche dire) ve lo tenete per almeno altri trent'anni; se vi va bene. Tra l'altro, gli oppositori alla riforma sono uniti nel NO, ma divisi su tutto il resto: hanno in mente modelli di Paese che c'entrano l'uno con l'altro come la Nutella e il Parmigiano. Chi la dovrebbe fare, 'sta nuova riforma sistemica, in tempi brevi? |
Non dirò come voterò io a questo referendum, perché tanto non importa né a voi saperlo né a me dirvelo.
Farvi riflettere su che cazzo di Paese sia quello in cui vi è capitato di nascere, invece, m'importa sì.
Concluderò quindi con una considerazione che non è mia, ma che chi aderisce all'USIR condivide pienamente. Appartiene al noto autore e comico veneto, costituzionalista part-time nei weekend, Natalino Balasso:
«L'80% di quelli che voteranno NO, voterà NO perché gli sta sul cazzo Renzi e non avrà affatto letto la proposta, ma a malapena i commenti sulla proposta. L'80% di quelli che voteranno SÌ, voterà SÌ perché è filorenziana e non avrà letto la proposta, ma a malapena i commenti sulla proposta. E mi sono tenuto basso sulle percentuali. In questo Paese, il dibattito è marcio.»
Capite perché io ami immensamente tutto ciò? :-)
Saluti,
(Rio)
PS. Scusate se questo post dell'USIR è venuto un po' lungo, ma oh, stavolta era sulla Costituzione, mica su quella stronzata delle trivelle, eh.