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lunedì 1 dicembre 2008

Allucinogeni e Psicoterapia (1)

Fialetta e flacone del Delysid,
nome commerciale dell'LSD-25
prodotto dalla Sandoz tra il 1949 ed il 1966.
Premessa del traduttore
Questo e' il primo di quattro post (i link agli altri tre sono [2], [3] e [4]) dedicati all'utilizzo terapeutico delle sostanze allucinogene nel trattamento di pazienti schizofrenici, in cui la patologia ha origini psicologiche.

La semplificazione e' un elemento chiave nella comunicazione sociale.
In pratica, non si puo' veicolare un messaggio su vasta scala se non lo si rende chiaro, semplice, comprensibile a chiunque.
Cio' richiede, da parte di chi deve comunicare, uno sforzo per rendere semplice cio' che e' complesso, attraverso la rimozione dal messaggio dei dettagli tecnici secondari, dei distinguo, delle eccezioni e delle differenze.

Tuttavia tali semplificazioni, se non architettate con attenzione ed amore della verita', sono spesso causa di fraintendimenti, errate conclusioni e, in alcuni casi, di vere e proprie falsità, specie quando sono animate da ragioni sociali e politiche, piu' che dalla necessita' di portare alla luce fatti oggettivi.

Il caso di errata semplificazione di cui parlo in questa nota e' quello relativo agli effetti delle cosiddette sostanze psichedeliche. Le sostanze allucinogene sono state associate ad altre droghe pericolose e, per questa ragione, con esse proibite (persino in ambito clinico) in praticamente tutto il mondo.

Le ragioni sociali di tale bando sono chiare: negli Anni '60 e '70, l'uso diffuso ed errato di queste sostanze e' stato concausa di incidenti gravi, a volte letali.

Inoltre, le sostanze psichedeliche sembravano racchiudere un potenziale "antisociale" piu' forte, rispetto a quello di qualsiasi altra droga, dove "antisociale" va inteso non come foriero di disordini e rivolte, ma come la capacita' di mettere chi consumava tali sostanze nella condizione di ipotizzare, in modo del tutto pacifico e non violento, un sistema di valori sociali e personali differenti ed antagonisti, rispetto a quelli sui quali la societa' e' fondata.

Le sostanze psichedeliche erano (e sono ancora) "nemiche" della societa', in quanto mettono in discussione il principio che l'ordine costituito sia cosi' perche' non puo' che essere cosi'.
Di conseguenza, pur avendo prodotto incidenti (e, in rari casi, decessi) solo quando consumate impropriamente o inconsapevolmente, pur essendo molto, molto meno rischiose per la salute dell'alcol o del fumo, pur non inducendo alcuna dipendenza ne' fisica ne' psicologica, sono state bandite in tutto il mondo.

Non voglio discutere dell'opportunita' o meno di tale bando: le sostanze psichedeliche sono estremamente potenti e, se consumate senza un'adeguata preparazione culturale, al di fuori di un rituale che ne indirizzi l'utilizzo e le modalita' (oltre che le quantita') di consumo e, mi sia consentito, senza un obiettivo "spirituale", possono portare a conseguenze spiacevoli.

L'uso "ricreativo" di una sostanza allucinogena e' semplicemente una cattiva idea. Questa mia considerazione -- ci tengo a precisarlo -- non ha basi etiche. Giocare, non senza rischi, con le alterazioni della biochimica del cervello senza avere un obiettivo di "insight", di crescita interiore, e' una pratica da ritenersi di scarsa utilita' e di ancor meno buon senso.

Forse il legislatore qui non se l'e' sentita di fare dei distinguo.
Ed ha scelto, anche per pressioni politiche, di buttare via il bambino con l'acqua sporca.

D'altro canto, come dargli torto?
Non esisteva una cultura del consumo moderato, come invece c'era da millenni per l'alcol. La societa' riconosce benissimo la differenza tra l'uso "appropriato" dell'alcol (non eccedere, o eccedere solo in ricorrenze particolari, come Capodanno, e mai se cio' costituisce un pericolo per gli altri, come quando si e' al volante, eccetera), ma non riconosce e non comprende un uso appropriato delle droghe psichedeliche.
La societa' tollera un vizio assurdo come quello del fumo, che non ha alcuna utilita' ne' personale ne' sociale, per il semplice fatto che e' storicamente consolidato.

Tuttavia, anche dinanzi all'evidenza scientifica che il fumo fa male e che l'uso in ambito clinico e/o psicoterapeutico di alcune sostanze allucinogene ha prodotto risultati di grande interesse, non e' in grado di -- o non vuole -- darsi una risposta differente.

Esiste, infatti, una vasta letteratura (purtroppo, per la maggior parte soltanto in lingua inglese) sugli effetti dell'LSD nel trattamento di pazienti affetti da turbe psichiche gravi, come la schizofrenia; pazienti per i quali ogni altro trattamento psichiatrico, di tipo farmacologico e non, si era rivelato insufficiente o inutile.
Quando la Sandoz commercializzo' l'LSD-25 nel 1949 con il nome di Delysid, il farmaco era destinato all'uso in ambito esclusivamente psichiatrico, e qualcuno dice che fosse venduto come una sorta di "panacea" nel trattamento di paranoia, comportamento criminale, schizofrenia grave, eccetera.

Panacea o no, sino al ritiro del Delysid dal commercio nel 1966, furono realizzati oltre mille articoli scientifici, diverse dozzine di testi clinici e sei conferenze internazionali, tutti basati sulla somministrazione in ambito terapeutico di LSD-25 ed altre sostanze psichedeliche ad oltre 40 mila pazienti in tutto il mondo.

Esiste un numero significativo di casi in cui l'utilizzo delle sostanze psichedeliche si e' rivelato utile.
Non esiste, invece, un solo caso documentato in cui tale utilizzo si sia rivelato dannoso o abbia in qualche modo peggiorato le condizioni del paziente.
Per amore del vero, va anche detto che l'assenza di effetti nocivi non e' un fatto raro nel caso di sostanze somministrate a pazienti in condizioni gia' di per se' molto gravi.

Gli effetti piu' interessanti si sono avuti con pazienti gia' affetti da turbe psichiche gravi, che avevano subito ulteriori traumi e che si ritrovavano in condizioni di totale isolamento dal mondo come, ad esempio, bambini schizofrenici che, in virtu' delle loro condizioni, avevano subito ripetute violenze a sfondo sessuale in famiglia.
Casi molto seri, in cui l'impiego di qualsiasi altra terapia (incluso l'elettroshock, ancora usato negli Anni '50) si era rivelato del tutto inefficace.

Tradurro' e pubblichero' volentieri in questo spazio il resoconto sul trattamento clinico di questi bambini e sui suoi buoni risultati, se mi verra' richiesto.
Dato il "lieto fine", si tratta di storie interessanti sul piano umano quanto su quello clinico e dimostrano come l'espressione "caso incurabile" dovrebbe sempre essere utilizzata con grande cautela.

Tutto cio' premesso, non volendo piu' ignorare una tale mole di materiale scientifico, questa estate il Governo Federale Svizzero, dopo 40 anni e piu' di bando totale, ha deciso di riaprire la sperimentazione clinica sull'LSD.
(Aggiunta: piu' di recente, anche il Presidente americano Barak Obama ha autorizzato la ripresa della sperimentazione clinica delle droghe psichedeliche).

Personalmente, trovo che questo sia un gesto di grande apertura mentale.

Ciao,

(Rio)

PS. Nei prossimi tre post ([2], [3] e [4]), l'esperienza ed i risultati del dottor Gary Fisher nella terapia di bambini schizofrenici.