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venerdì 22 febbraio 2013

Elezioni 2013 - Qualche chiarimento doveroso

Salve.

Stavamo appena cominciando ad abituarci ad un regime politico normale, quando -- tutto d'un colpo -- ci siamo ritrovati di nuovo in campagna elettorale. 

Come di rito, da tutte le parti sono immediatamente partiti gli slogan, le frasi ad effetto e, neanche a dirlo, una mareggiata di promesse elettorali.

In questo breve post non voglio entrare nel merito dei programmi dei partiti politici, perché se no mi ci vuole un'enciclopedia, più che un blog. Mi limiterò quindi a tre semplici considerazioni di base, che possono servire a tutti come bussola per valutare questa o quell'offerta programmatica. 

Punto primo: se tagli le entrate, devi tagliare anche le spese; oppure devi fare debiti ma, prima o poi, i debiti si devono pagare. E quindi quei soldi, prima o poi, devono saltare fuori. Inoltre, di solito i debiti si pagano con gli interessi. E ci vogliono ancora più soldi per farlo, cioè più di quanti ce ne sarebbero voluti pagando subito. Non ci sono pasti gratis in natura.
Non ci vuole mica un Nobel in economia per afferrare il concetto.
Quindi, il mio modesto consiglio e': nei programmi, non leggete solo come il partito vuol spendere i soldi. Quella e' la parte facile: si scrive un bel libro dei sogni senza copertura finanziaria. Cercate piuttosto come intende reperirli, i soldi per fare cio' che vuol fare; quali costi vuol tagliare e quali spese vuol ridimensionare.
E fatevi sempre i conti da soli: chi vi dice che vuol risanare il bilancio dello stato semplicemente tagliando i costi della politica e' come chi sostiene di voler svuotare un lago usando un bicchiere. Non fatevi ingannare.

Punto secondo: la lotta all'evasione fiscale è sacrosanta, ma non è affatto priva di conseguenze negative per l'economia. Specie in tempi di crisi, ci sono molte aziende che restano aperte solo perché evadono.
Chiedere loro di pagare le tasse è giusto, ma chi lo fa deve anche assumersene il costo politico, che non è affatto irrilevante: significa più chiusure di aziende, più disoccupazione, meno consumi (perché un disoccupato ha meno denaro da spendere), che portano a meno fatturato per chi rimane aperto, quindi a meno investimenti e a meno competitività, oltre che meno entrate fiscali per lo Stato, che di conseguenza... deve alzare le tasse.
Nel frattempo, tanta gente in piazza (di solito gli stessi che chiedevano la lotta all'evasione un anno prima), pesanti accuse di "Paese strangolato" da Destra o di "macelleria sociale" da Sinistra, richieste di dimissioni e tutto l'armamentario nazional-demagogico di rito.
In breve: in tempi di crisi, la lotta all'evasione può facilmente diventare il serpente che si morde la coda. E' sicuramente una cosa giusta, ma non è così semplice come ci raccontano. Soprattutto adesso.

Punto terzo: tralasciando le polemiche su chi dice "tassa patrimoniale" e poi invece vuol tassare i redditi, se si propone che il patrimonio di chi possiede molti beni vada tassato, bisogna comunque stare attenti e chiedersi sempre: "Da dove viene quel bene e soprattutto come viene impiegato?" E' la conseguenza di una rendita oppure e' un bene strumentale d'impresa, cioè uno strumento con cui si produce?
Spiegazioncina breve: tassare gli immobili di uno che ha venti appartamenti è una cosa; tassare il capannone, la sede operativa o la flotta aziendale di un'impresa è ben altra.
Tassando i primi, si recupera qualcosa in più (anche se probabilmente meno di quello che si racconta in campagna elettorale), mentre tassando i secondi si spinge solo la gente a trasferire le proprie attività all'estero.

Sperando di aver fatto cosa utile, vi saluto.
E andate a votare, perdindirindina.

(Rio)