William Hague |
E' noto che, nei giorni scorsi, mentre nel vicino Egitto folle oceaniche scardinavano il regno ultraventennale di Mubarak, il Primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu aveva lanciato alla popolazione un monito ad "aspettarsi qualsiasi cosa" dall'esito dei moti di piazza ed a "rinforzare la potenza dello Stato di Israele". Il riferimento era chiaramente alla possibilita' dell'instaurazione nel Paese delle piramidi di un regime teocratico, una repubblica islamica sunnita ostile non solo alle liberta' individuali ed all'Occidente, ma anche e soprattutto al governo di Gerusalemme.
Di tutta risposta, il quotidiano inglese "The Times" di oggi riporta in prima pagina una dichiarazione del Segretario di Stato britannico per gli Affari Esteri e del Commonwealth, William Hague, in cui si invita il Primo ministro israeliano ad "ammorbidire i toni", eliminando "il linguaggio belligerante", perche' cio' potrebbe contribuire ad aumentare le tensioni.
Chissa' che cosa pensera' il Segretario di Stato delle voci sempre piu' insistenti in cui si dice che i leader dei Fratelli Musulmani auspicherebbero la chiusura del canale di Suez per bloccare gli approvvigionamenti di idrocarburi ad Israele e la dotazione dell'Esercito Egiziano di armamenti nucleari dal Pakistan. Sinora, non una sola parola al riguardo.
Come avra' trovato il tempo di criticare gli appelli all'unita' nazionale di Netanyahu, quando una fazione integralista sempre piu' potente enuncia propositi bellici ed ipotizza scenari cosi' terrificanti, proprio non lo so.
Ma cio' per cui ancora mi stupisco e' come, nonostante tutto quello che viene detto e fatto ogni giorno, i politici della pur vicina Europa non riescano proprio a mettersi nei panni di Israele. La sofferenza, il pericolo, il dolore e le minacce perpetrate ai danni di Gerusalemme sembrano semplicemente non contare mai abbastanza.
Viene sempre prima un gruppo integralista da non irritare, una folla di fanatici da tenere tranquilla, specie all'indomani del discorso storico di David Cameron sul fallimento del multiculturalismo in Gran Bretagna, che ha suscitato l'indignazione delle fazioni religiose islamiche piu' oltranziste.
Si temono gli integralisti islamici, dentro e fuori i propri confini e, per questo, ci si lascia andare a dichiarazioni e gesti che non hanno nulla a che fare con l'oggettivita' dei fatti e che non e' eccessivo definire di mera captatio benevolentiae nei riguardi di gente che, potendo, vorrebbe vederci morti o privati delle liberta' civili.
Io vorrei davvero vederlo ed ascoltarlo, sir William Hague, se un gruppo di irriducibili cattolici Irlandesi dichiarasse di voler bloccare il canale dell Manica e di acquistare armi nucleari dalla Corea del Nord. Si preoccuperebbe forse di non urtare la suscettibilita' dei sostenitori dell'IRA?
Questa sistematica adozione di due pesi e due misure, sempre, invariabilmente a favore di formazioni ideologicamente e politicamente antitetiche a noi ed al nostro sistema dei valori, a danno di un piccolo Paese che riesce nel miracolo quotidiano di assicurare democrazia e diritti civili in un contesto di perenne tregua armata, sfugge davvero alla mia capacita' di comprensione.
Una volta, Israele era (e forse, in una certa misura, e' ancora) il cuneo dell'America in Medio Oriente, mentre la controparte araba palestinese era socialista e terzomondista, quindi piu' vicina alla sensibilita' delle Sinistre europee. Ma questa non e' piu' la realta' del mondo arabo da molto, molto tempo, ormai: il mondo arabo di oggi appare perlopiu' composto da societa' in bilico tra modernita' ed integralismo totalitario - con una certa propensione per il secondo, gli eventi di questi ultimi anni parrebbero suggerire.
Che senso ha oggi, anno Domini 2011, stare dalla parte di chi - anche per colpa nostra, beninteso - rifiuta in toto i valori dell'Occidente e punta a distruggere l'unica vera democrazia del Medio Oriente, a perseguitare gli omosessuali, soggiogare le donne e gli "infedeli", sostituire le istituzioni con regimi tirannici, far esplodere bombe nelle nostre citta' e, in ultimo, cancellare dal mondo qualunque traccia culturale e politica che l'Occidente ha lasciato?
Ma davvero si vuole permettere che tutto questo vada ancora avanti?
Qualcuno mi risponda, se puo'.
Saluti,
(Rio)