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lunedì 7 gennaio 2013

Risoluzioni ONU contro Israele: la verità oltre la propagada.



Salve.

Esiste una lunga lista di Risoluzioni ONU che "condannerebbero" azioni commesse da Israele nei suoi poco piu' che 60 anni di esistenza.

La lista viene allegramente copincollata (su internet e' dappertutto, in tutte le salse grafiche, ma con pochissime variazioni negli scarni commenti) e spesso utilizzata dalla propaganda anti-israeliana -- unitamente al fatto che non ci sono Risoluzioni ONU contro i Palestinesi -- per sostenere la tesi che, nella storia del Medio Oriente, gli Israeliani svolgerebbero sempre la parte dei cattivi ed i Palestinesi sempre quella dei buoni e delle vittime.

Ma e' davvero cosi'? 

Per rispondere seriamente a questa domanda, temo proprio che sia necessario analizzare le Risoluzioni una per una e controllare (eh si'; la propaganda a volte obbliga a fare certe cose).

Per facilitare le verifiche, sono stati aggiunti i link al testo completo di ciascuna delle Risoluzioni, piu' altri che consentono un inquadramento storico dei fatti (che la propaganda preferisce non si conoscano), senza il quale non si puo' comprendere ne' il senso della Risoluzione ne' le sue reali motivazioni.

Le risoluzioni spesso ribadiscono decisioni gia' prese, per cui troverete frequenti ripetizioni, talvolta con piccole variazioni dettate dal contesto leggermente mutato.

Mi scuso sin d'ora per il sarcasmo in alcune mie considerazioni ma, in alcuni casi, le decisioni del Consiglio di Sicurezza, dovendo mediare tra visioni ed interessi strategici e geopolitici antitetici ed inconciliabili, risultano talmente incoerenti o parziali da rendere impossibile mantenere sempre il dovuto distacco.
Mi sono anche permesso di segnalare in colore rosso scuro le Risoluzioni con cui personalmente concordo.

  • Risoluzione n.106/1955: "Condanna dell'attacco israeliano a Gaza. Si richiama Israele a non violare piu' il cessate il fuoco con l'Egitto, al fine di favorire il ritorno della pace in Palestina" - In realta': in quei mesi gruppi di Fedayyn si infiltravano ed aprivano il fuoco o tendevano imboscate a civili israeliani residenti nelle zone di confine. L'operazione Black Arrow (appunto l'attacco dell'IDF a Gaza) era volta ad arrestare tali attacchi. Non "un'aggressione immotivata" come sostiene la propaganda, quindi, ma una risposta militare armata ad attacchi militari armati.
  • Risoluzione n.111/1956: "Condanna per il raid sulla Siria che uccise 56 persone" - I fatti: l'attacco IDF era contro la sponda est del Lago di Tiberiade, da dove truppe regolari siriane aprivano costantemente il fuoco contro imbarcazioni civili israeliane di pescatori. A seguito di quella operazione, militari siriani furono catturati e, conformemente alla suddetta Ris. ONU, Israele e Siria scambiarono i prigionieri. Il fatto che la Risoluzione dica che "l'interferenza(!) siriana" -- che violava l'armistizio tanto quanto il raid IDF -- "non giustificava la reazione e l'interruzione della tregua da parte israeliana" e' un'affermazione che lascio valutare alla vostra intelligenza (aprire ripetutamente il fuoco su dei pescatori, secondo voi, sarebbe un'interferenza?). Curioso come la Comunita' internazionale oggi non utilizzi gli stessi termini bislacchi quando la Guardia Costiera Israeliana spara sui pescatori di Gaza che cercano di recuperare le casse di armi ancorate alle boe in mare. Si vede che c'e' pescatore e pescatore.
  • Risoluzione n.127/1958: "Raccomanderebbe ad Israele di sospendere la zona demilitarizzata a Gerusalemme" - In realta', come si evince dal testo della Risoluzione, si chiede sia ad Israele che alla Giordania di rispettare le rispettive proprieta' all'interno della zona: in precedenza si erano registrati episodi di case ebraiche prese dai Giordani e viceversa, e l'ONU temeva -- non senza motivo -- che questo potesse inficiare l'armistizio.
  • Risoluzione n.162/1961: "Esorta Israele ad attenersi alle decisioni ONU." - I fatti: il 17 Marzo 1961, Israele aveva tenuto le prove generali di una parata militare da tenersi nella parte di Gerusalemme riconosciuta dall'ONU sotto il controllo israeliano. La cosa non e' piaciuta a Re Hussein di Giornania, che se ne e' lamentato preso il Consiglio ONU; da cui, il richiamo.
  • Risoluzione n.171/1962: "Si determinano flagranti violazioni all'armistizio da parte di Israele nel suo attacco alla Siria." - La Ris. ONU viene adottata a seguito dell'Operazione Swallow, in cui morirono 30 soldati giordani e 7 israeliani. La causa scatenante dell'operazione erano, ancora, i ripetuti attacchi militari da parte giordana ai civili israeliani dediti alla pesca nel Lago di Tiberiade, che non si erano mai arrestati, sin dai tempi della sopracitata Ris.111/1956. Di nuovo, la Risoluzione non precisa quale altro modo avrebbe mai avuto a disposizione Israele per fermare tali attacchi contro i suoi civili.
  • Risoluzione n.228/1966: "L'ONU censura Israele per i suoi attacchi contro il villaggio di As Samu, nella West Bank, all'epoca sotto il controllo giordano." - I fatti: a seguito di una serie di attentati di Al Fatah che provocarono la morte di un civile israeliano, Israele lancio' l'Operazione As-Samu, che coinvolse 4 aerei israeliani ed 8 dell'aviazione giordana e che causo' la morte di 18 soldati giordani e di un soldato israeliano, oltre ad ingenti danni materiali. E' curioso rilevare che le critiche piu' severe all'operazione vennero da parte israeliana, per voce dello stesso David Ben-Gurion, che dichiaro' che l'operazione aveva indebolito il prestigio di Re Hussein di Giordania, invece che dei militanti di Al Fatah responsabili degli attentati. L'ONU, ancora una volta, ribadi' ad Israele che forme di rappresaglia non potevano essere tollerate; di nuovo, senza mai precisare cos'altro avrebbe potuto fare il governo israeliano per fermare gli attentati.
  • Risoluzione n.237/1967: "Richiamo ad Israele a far rientrare i profughi del 1967" - Questa e' la Risoluzione ONU immediatamente successiva alla fine della Guerra dei Sei Giorni, conclusasi il 10 Giugno 1967. Il testo della Risoluzione non e' altro che un'esortazione delle Nazioni Unite a tutte le parti in causa ad adoperarsi per un ritorno alla normalita', che comprenda anche il rientro dei nuovi rifugiati prodotti dalla guerra, in conseguenza di un'altra Risoluzione dell'Assemblea ONU (le Ris. dell'Assemblea, diversamente da quelle del Consiglio di Sicurezza, non sono vincolanti) di vent'anni prima, la n.194/1948, in cui si raccomanda genericamente il diritto al rientro per quei profughi che vogliano vivere in pace. Naturalmente, il fatto che tutti i Paesi Arabi del Medio Oriente avessero rigettato la Ris. n.194 quando fu emanata nel 1948, perche' riguardava tutti i profughi (quindi anche i profughi ebrei dai Paesi arabi), non ha impedito loro di utilizzarla per reclamare a gran voce il rientro dei profughi palestinesi determinatisi dopo una guerra di annientamento contro lo Stato di Israele. Con cio' non si vuole certo negare il problema dei profughi palestinesi, che e' reale, importante e ad oggi ancora irrisolto; ma almeno le Nazioni Unite ne hanno subito preso atto. Non risultano invece Risoluzioni ONU che richiedano il rientro, o anche solo una compensazione, per i circa 800.000 profughi ebrei scacciati dai Paesi arabi nel corso degli ultimi 50 anni.
  • Risoluzione n.248/1968: "Condanna ad Israele per il suo attacco a Karameh, in Giordania" - I fatti: la reazione israeliana ai ripetuti attentati terroristici di Al Fatah contro obiettivi civili israeliani, tra cui uno scuola-bus saltato per aria su una mina dell'OLP, sfocio' nella battaglia di Karameh (citta' giordana dove il Mossad aveva scoperto essere il campo operativo dell'OLP), che vide impegnati l'IDF da una parte e truppe giordane e dell'OLP dall'altra. Fu una vera battaglia, con l'impiego di unita' di artiglieria pesante da entrambe le parti. L'obiettivo israeliano era quello di distruggere il campo di addestramento e sferrare un attacco mortale al terrorismo. Le cifre delle vittime variano un po' a seconda delle fonti, ma si attestano intorno alle 35 vittime israeliane, le 80 giordane e le 150-200 dei militanti di Al Fatah. Anche questa volta, non si registrano condanne ONU agli attentati dell'OLP contro civili. Un atteggiamento di relativismo morale che, di fatto, ha nel tempo legittimato Al Fatah, come molti altri gruppi nel mondo, senza che a questi fosse richiesto di abiurare il terrorismo.
  • Risoluzione n.250/1968: "Richiesta ad Israele di non tenere a Gerusalemme la parata militare commemorativa del Giorno dell'Indipendenza". Israele ignoro' la Risoluzione. Ed allora l'ONU emano' la Risoluzione successiva.
  • Risoluzione n.251/1968: "L'ONU deplora profondamente il fatto che Israele abbia comunque tenuto la parata del Giorno dell'Indipendenza a Gerusalemme" - Immagino che se la parata l'avessero tenuta a Gallarate sarebbe stato ritenuto meno "deplorevole" ma, battute a parte, l'ONU finge sistematicamente di ignorare il legame antico ed indissolubile tra il Popolo Ebraico e Gerusalemme. Protendere che gli Ebrei vivano in un'Israele senza Gerusalemme e' come chiedere ad un Saudita di rinunciare a La Mecca. Ne' piu' ne' meno.
  • Risoluzione n.252/1968: "L'ONU dichiara nulle le azioni di Israele finalizzate all'acquisizione di terre a Gerusalemme a mezzo esproprio" - Si tratta di una questione delicata e molto dibattuta (ancora oggi) anche in Israele e non pochi Israeliani sono d'accordo con il contenuto della Risoluzione. Resta il fatto che, al momento, la stragrande maggioranza delle proprieta' di Gerusalemme Est non sono state espropriate, proprio per la divergenza di opinioni sulla questione.
  • Risoluzione n.256/1968: "L'ONU condanna i raid israeliani in Giordania come un'aperta violazione dello Statuto delle Nazioni Unite" - Si tratta di una semplice riaffermazione della sopracitata Risoluzione 248/1968, con cui l'ONU ricorda ad Israele che non aveva il diritto di portare avanti "ulteriori attacchi". Erano, semplicemente, le operazioni di completamento dell'attacco a Karameh. Di nuovo, e' curioso come ad ogni colpo di fucile israeliano segua immediatamente una nuova Risoluzione ONU, mentre gli attentati mortali dell'OLP contro i civili o quelle delle incursioni dei Fedayyn in territorio israeliano in quegli anni passino regolarmente sotto silenzio.
  • Risoluzione n.259/1968: "Secondo la propaganda anti-israeliana, l'ONU deplora il rifiuto israeliano di accettare una missione ONU per sondare l'occupazione" - In realta', nel testo c'e' scritto che l'ONU deplora il ritardo con cui Israele sta definendo le condizioni per la visita della missione ONU, non il "rifiuto" (che in realta' non c'e').
  • Risoluzione n.262/1968: "L'ONU condanna Israele per l'attacco all'aeroporto civile di Beirut" - Questo e' un esempio da manuale di "due pesi due misure" da parte dell'ONU. Il giorno prima dell'attacco israeliano, un aereo civile, un Boeing 707 della compagnia di bandiera israeliana (El Al) in rotta da Tel Aviv a New York era stato assaltato con granate da due guerriglieri dell'OLP mentre faceva scalo ad Atene. A seguito delle esplosioni e delle successive raffiche di mitra esplose dai militanti dell'OLP, una hostess era rimasta gravemente ferita ed un passeggero ucciso. I militanti risulteranno affiliati alla base libanese dell'OLP. Il Libano in quegli anni era diventato il centro nevralgico del supporto al terrorismo anti-israeliano per cui, a seguito dell'attacco coordinato proprio da quel Paese, l'aviazione israeliana distrusse 13 aeroplani vuoti di proprieta' della Middle East Airline, fermi nel parcheggio dell'aeroporto di Beirut, senza fare ne' vittime ne' feriti. In sintesi, qui abbiamo due atti di guerra: uno con una vittima ed un ferito grave (entrambi civili) commesso dall'OLP e l'altro senza ne' vittime ne' feriti, compiuto da Israele in risposta al primo. L'ONU condanna solo il secondo.
  • Risoluzione n.265/1969: "Condanna ad Israele per gli attacchi aerei a Salt, in Giordania" - I fatti: si tratta, ancora, di attacchi aerei su Salt avvenuti nel corso della battaglia di Karameh. L'ONU era probabilmente venuta a conoscenza di questi eventi con un certo ritardo e, non paga di aver gia' emanato due risoluzioni nel 1968 (le sopracitate 248 e 256) per condannare le azioni svolte in quelle 12 ore di guerra, ha ritenuto opportuno condannare Israele per la terza volta con riferimento agli stessi eventi. Si noti: tre Risoluzioni contro Israele per condannare dodici ore di battaglia tra eserciti regolari; neppure una nota di biasimo informale per gli attentati omicidi dell'OLP contro civili israeliani che hanno provocato la risposta bellica.
  • Risoluzione n.267/1969: "Censura di Israele per atti amministrativi volti a modificare l'assetto di Gerusalemme" - La Risoluzione non fa riferimento esplicito ad espropri, ma e' probabile che si riferisca a questi. Si noti che, sino al 1975, non esistera' per Israele (come per molti altri Paesi) neppure una parziale legislazione internazionale in materia, e tutt'oggi la letteratura e' alquanto controversa. Secondo alcuni giuristi, previa adeguata compensazione, e' possibile per Israele espropriare immobili e terreni che si ritrovino ricompresi nel proprio territorio nazionale a seguito di azioni di autodifesa (quali la Guerra dei Sei Giorni). Tuttavia, si tratta di una materia le cui norme sono ancora tutte da scrivere, per cui il richiamo ONU qui appare sensato.
  • Risoluzione n.270/1969: "Condanna ad Israele per gli attacchi aerei contro i villaggi del Libano meridionale". - I fatti: A gennaio di quell'anno, un attacco con razzi Katiusha proveniente dal Libano meridionale contro obiettivi civili israeliani avevano causato due morti e decine di feriti. In risposta, aerei dell'IDF avevano attaccato alcuni villaggi del Libano meridionale dai quali l'intelligence militare israeliana sapeva che erano arrivati i razzi. Ancora una volta, una risposta militare ad un'azione militare, entrambe con morti. Per qualche ragione, solo la risposta israeliana viene condannata.
  • Risoluzione n.271/1969: "Condanna per il fallimento di Israele di conformarsi alle direttive ONU su Gerusalemme" - Questa e' una Risoluzione ONU alquanto surreale. Si richiama Israele a non interferire con il lavoro del Waqf, Supremo Consiglio Islamico di Gerusalemme (quando, all'indomani della presa di Gerusalemme Est nel 1967, era stato proprio Israele a porre la parte orientale della citta' sotto il controllo del Waqf) ed a non interferire con i lavori di risanamento e ristrutturazione dei luoghi sacri di tutte le religioni (alla cui tutela in realta' Israele ha contribuito molto piu' che, successivamente, la stessa Autorita' Palestinese) ne' a permetterne la profanazione. Quest'ultimo punto riguarda il pattugliamento militare della Spianata delle Moschee (dove sorge anche la Moschea di Al Aqsa), senza che nemmeno una volta l'Esercito Israeliano si fosse mai reso protagonista di atti dissacratori. Sostanzialmente, l'ONU "presagisce" un rischio e richiama subito Israele a non procedere.Una sorta di presunzione di reato.
  • Risoluzione n.279/1970: "L'ONU richiede il ritiro immediato delle forze israeliane dal Libano meridionale" - I fatti: nel maggio del 1970, uno scuolabus israeliano che transitava nei pressi del confine con il Libano rimase vittima di un'imboscata dei militanti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che spararono colpi di bazooka contro il mezzo, uccidendo 11 persone (9 dei quali bambini) e ferendone altre venticinque. Tra i feriti, c'erano anche 19 bambini rimasero paralizzati a vita. Israele rispose bombardando alcuni villaggi del Libano meridionale che facevano da base per i guerriglieri, causando la morte di venti persone e ferendone quaranta, e dando anche il via a regolari pattugliamenti nel Libano meridionale, al fine di evitare il ripetersi di episodi simili.
  • Risoluzione n.280/1970: "L'ONU condanna gli attacchi israeliani contro il Libano" - Una delle Risoluzioni piu' imbarazzanti nella storia dell'ONU. I fatti: le Nazioni Unite, ricevuta la notizia sul numero delle vittime e l'entita' dei danni seguiti all'attacco di rappresaglia israeliano citato nel punto precedente (20 morti e 40 feriti), condannano Israele ammonendolo che "tali attacchi non potranno piu' essere tollerati". Non una parola sul Libano o sui Palestinesi. L'ONU non precisa se l'omicidio da parte palestinese di 11 civili israeliani, di cui nove bambini, piu' altri 19 bambini condannati a vivere su una sedia a rotelle, rappresenti invece un atto che in futuro potra' essere tollerato; ne' in che modo quei bambini rappresentassero una minaccia per la causa palestinese e, quindi, meritassero il loro penoso destino.
  • Risoluzione n.285/1970: "L'ONU richiede il ritiro immediato delle forze israeliane dal Libano meridionale" - I Fatti: Israele, a seguito del tragico attentato allo scuolabus, dispone regolari pattugliamenti del Libano meridionale per prevenire episodi simili e l'ONU lo richiama a ritirarsi, senza precisare in alcun modo in che modo Israele avrebbe il diritto di proteggere i propri bambini che vanno o tornano da scuola. Forse, l'ONU ritiene che Israele non abbia il diritto di difendere i propri civili.
  • Risoluzione n.298/1971: "Deplora il cambiamento da parte israeliana dello status di Gerusalemme" - Un'altra Risoluzione sulle azioni di esproprio di immobili e suoli lasciati dai profughi palestinesi. Vista la disciplina controversa, un richiamo giusto.
  • Risoluzione n.313/1972: "L'ONU chiede ad Israele di fermare immediatamente gli attacchi contro il Libano" - I fatti: nel corso dei pattugliamenti nel sud del Libano, le truppe dell'IDF entrano in contatto con gruppi armati di guerriglieri palestinesi e ne nascono spessi conflitti a fuoco. Per le Nazioni Unite, Israele non aveva il diritto di sconfinare in Libano (ma, a quanto pare, i Libanesi avevano il diritto di sconfinare e portare attacchi in Israele), da cui la condanna, per atti contrari alla pace.
  • Risoluzione n.316/1972: "L'ONU condanna Israele per i reiterati attacchi contro il Libano" - I fatti: il 30 maggio, tre membri dell'Armata Rossa Giapponese che operavano per conto del FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina), si introdussero nella sala d'attesa dell'aeroporto internazionale di Tel Aviv ed aprirono il fuoco, uccidendo 24 persone e ferendone 70. I tre terroristi giapponesi erano stati addestrati a Baalbek, in Libano, ed il piano era stato elaborato da uno dei leader del FPLP, Abu Hani. Israele rispose con attacchi mirati sui villaggi libanesi in cui i guerriglieri avevano installato le loro basi operative. Nel corso di quegli attacchi, Israele catturo' diversi prigionieri appartenenti alle forze militari libanesi e siriane.
  • Risoluzione n.317/1972: "L'ONU deplora il rifiuto di Israele di rilasciare i prigionieri militari libanesi e siriani catturati in Libano" - In realta', si trattava solo di cinque ufficiali siriani, che furono scambiati poco dopo con tre piloti israeliani.
  • Risoluzione n.332/1973: "L'ONU condanna Israele per i reiterati attacchi contro il Libano" - Ancora una volta, l'ONU finge di credere che il Libano sia un paese in pace che Israele colpisce senza un motivo apparente e che non sia invece, il centro di coordinamento mondiale per il terrorismo anti-israeliano.
  • Risoluzione n.337/1973: "Condanna ad Israele per aver violato la sovranita' territoriale del Libano" - La Risoluzione condanna il dirottamento da parte israeliana di un aereo civile libanese utilizzato dall'Iraqi Airways, perche' cio' "avrebbe potuto mettere a repentaglio la vita di innocenti". A cui pero' non fu fatto alcun male. E' davvero incredibile che invece nella Risoluzione non venga fatta alcuna menzione del volo 114 delle Lybian Arab Airlines, che invece fu abbattuto da Israele nei cieli del Sinai a seguito di un grave fraintendimento in quello stesso anno, ed in cui morirono oltre cento persone innocenti. Un comportamento meritevole di una grave sanzione internazionale viene scalzato da un dirottamento (in realta' un "volo sotto scorta") senza conseguenze; e questo nonostante la ferma condanna americana dell'accaduto. Israele, comunque, ammise il gravissimo errore e pago' una compensazione a tutte le vittime del volo 114.
  • Risoluzione n.347/1974: "Condanna ad Israele per aver violato la sovranita' territoriale del Libano" - Ancora sui pattugliamenti israeliani nel sud del Libano, atti a prevenire attentati come quelli sopra descritti. Probabilmente l'ONU accetta il ruolo di disco rotto sulle vicende del Libano perche' non puo' sanzionare le organizzazioni terroristiche che operano in territorio libanese, in quanto non ufficialmente costituite come organismi nazionali. Appare tuttavia curioso che in nessuna delle Risoluzioni ONU si prenda atto del fatto che anche i civili israeliani vivono una situazione drammatica e che il governo di Israele qualcosa al riguardo deve pur fare.
  • Risoluzione n.425/1978: "L'ONU chiede ad Israele di ritirare immediatamente le proprie truppe dal Libano" - I fatti: l'11 Marzo 1978, un commando di 11 guerriglieri di Al Fatah addestrati in Libano e provenienti dal sud del Libano dirottarono un autobus israeliano in servizio su una strada litorale dalle parti di Tel Aviv. I militanti dell'OLP uccisero 38 civili israeliani, tra cui anche 13 bambini, e ferirono altri 70 civili, in un'azione che e' oggi nota come il massacro della strada costiera. L'atto aveva come obiettivo quello di minare i colloqui di pace allora in corso tra il Primo ministro israeliano Begin e il Presidente egiziano Sadat. Lo stesso Sadat defini' l'attacco un'azione irresponsabile. Tre giorni dopo, Begin lancio' l'Operazione Litani nel sud del Libano: oltre 1.500 persone, per lo piu' militanti palestinesi, ma anche libanesi, persero la vita e i guerriglieri dell'OLP rimasti furono costretti a spostare loro basi piu' a nord. A seguito di questo e del successivo richiamo dell'ONU, gli Israeliani si ritirarono quasi completamente dal Libano, lasciando il posto a forze di interdizione dell'UNIFIL (la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite).
  • Risoluzione n.427/1978: "Richiama Israele a completare il proprio ritiro dal Libano" - I fatti; le Nazioni Unite decidono di aumentare il contingente UNIFIL nel Libano, anche perche' le forze di interdizione esistenti erano state attaccate da uomini del neo costituito Esercito del Libano Meridionale (truppe libanesi scissioniste). Di conseguenza, per favorire un'improbabile distensione, dopo aver preso nota del ritiro dell'IDF, l'ONU chiede ad Israele di completarlo senza ritardi. Inoltre, deplora gli attacchi (libanesi) contro l'UNIFIL, richiedendo "a tutte le parti coinvolte" il rispetto delle Risoluzioni. Si noti come l'ONU, quando non si rivolge ad Israele usi sempre termini generici come "le parti coinvolte" e non menzioni mai, ma proprio mai, i miliziani palestinesi. Cio' ha permesso loro di ignorare a lungo le richieste ONU di cessate il fuoco, proprio perche' "la Risoluzione non menzionava l'OLP".
  • Risoluzione n.444/1978: "L'ONU deplora la mancanza di collaborazione da parte israeliana con le forze di interdizione" - I fatti: la situazione in Libano e' sempre piu' confusa. Il Paese ha cominciato a sgretolarsi, a partire dall'esercito, che non ha piu' un vertice unitario, e all'orizzonte si preannuncia l'inizio di una lunga e durissima guerra civile. In questo clima di confusione, nemmeno l'OLP riesce a tenere tutte le proprie componenti insieme e, sebbene Yasser Arafat cerchi di rispettare il cessate il fuoco, gruppi armati palestinesi e libanesi si scontrano periodicamente con l'esercito israeliano. Immancabilmente, l'ONU accusa Israele del fatto che questi scontri non aiutano il pieno insediamento delle Forze di interdizione UNIFIL; come se Israele combattesse... da solo.
  • Risoluzione n.446/1979: "L'ONU determina che gli insediamenti israeliani sono un serio ostacolo alla pace e richiama Israele al rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra" - Probabilmente uno degli atti peggio scritti nella storia mondiale della diplomazia. I fatti: Israele, a seguito della guerra di difesa del 1967 nota come "Guerra dei Sei Giorni", viene etichettato dall'ONU come "forza occupante", in quanto avrebbe conquistato "territori palestinesi ed altri territori arabi, inclusa Gerusalemme". Si noti che nella Risoluzione si evita accuratamente di fare riferimento al fatto che Israele avesse conquistato dalla Giordania la West Bank e Gerusalemme (la parte Est; quella Ovest era gia' israeliana dal 1949), e dall'Egitto la Striscia di Gaza (gli "altri territori arabi"). Questo perche' un tale riferimento -- pur ineccepibile sul piano storico -- taglierebbe fuori la Palestina e l'OLP da qualsiasi accusa di occupazione del proprio territorio rivolta ad Israele. Curiosamente pero', la Risoluzione comincia proprio con la presa d'atto del parere del Rappresentante Permanente di Giordania: il che non avrebbe senso se davvero si trattasse di una contesa tra Israeliani e Palestinesi.  Inoltre -- fermo restando il punto che la normativa internazionale sugli espropri e' controversa -- la Risoluzione definisce gli insediamenti israeliani "illegali sulla base del diritto internazionale", guardandosi bene dall'indicare quali fonti del diritto internazionale considererebbero illegali insediamenti in territori conquistati in tempo di guerra (peraltro, per effetto di un'azione di legittima difesa). Infine, il roboante riferimento alla Convenzione di Ginevra e' citato in modo forzato, in conseguenza del fatto che il cambiamento dello stato giuridico dei territori conquistati potrebbe costituire un pericolo per i suoi abitanti e, di conseguenza, determinare una violazione dell'Atto di Protezione dei Civili in Tempo di Guerra, ricompreso nella Convenzione di Ginevra. Giudicate voi. Con questa Risoluzione le Nazioni Unite -- probabilmente sotto le pressioni dei Paesi produttori di petrolio -- danno inizio ad una lunga serie di atti pro-Palestinesi, nei quali qualsiasi riferimento alla precedente sovranita' dei territori conquistati da Israele viene offuscato e nascosto con mezze frasi e formule vuote, al fine di trasferire "implicitamente" la proprieta' della West Bank e di Gerusulemme Est prima, e quella di Gaza poi, da Giordania ed Egitto ai Palestinesi; il tutto senza nemmeno riconoscere la Palestina come entita' nazionale ed i Palestinesi come popolo sovrano: un autentico nonsense del diritto internazionale.
  • Risoluzione n.450/1979:  "L'ONU chiede ad Israele di smettere di compiere incursioni in Libano" - I fatti: il 22 Aprile 1979, un commando di guerriglieri OLP provenienti da Tiro, citta' del Libano meridionale, entra in Israele via mare e, raggiunta la cittadina di Nahariya, compie  un'azione in cui moriranno quattro israeliani, tra cui un civile colpito alla schiena da una pallottola e poi tenuto con la testa sott'acqua per assicurarsi che fosse morto (il tutto davanti a sua figlia piccola), sua figlia di quattro anni, uccisa con la testa fracassata dal calcio del fucile di un miliziano, ed un'altra bambina di due anni. In realta', l'ONU ribadisce "a tutte le parti in causa" di non attaccare le forze UNIFIL e causare danni civili a cose ed a persone, in occasione della risposta militare israeliana contro basi operative OLP in Libano. Ancora una volta l'ONU, che esprime viva preoccupazione per le condizioni dei civili libanesi, non dice una sola parola sulle condizioni certo non facili dei civili israeliani.
  • Risoluzione n.452/1979: "Richiesta ad Israele di non proseguire con la costruzione di insediamenti nei territori occupati" - L'ONU ribadisce quanto gia' sostenuto nella Ris. 446/1979 con un altro documento caratterizzato dalla presenza di concetti poco chiari: nel testo si parla di territori requisiti ("seized")... ma requisiti a chi? Non certo ai Palestinesi, a cui quei territori non sono mai stati assegnati. Si parla genericamente di "territori arabi occupati", in modo da non dover mai specificarne la precedente sovranita', che porrebbe i Palestinesi fuori gioco, obbligando l'ONU a dichiarare chiaramente che i territori conquistati da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni andavano d'ora in avanti considerati (e per la prima volta nella storia) sotto la sovranita' del nuovo Stato di Palestina che... non esisteva ancora.
  • Risoluzione n.465/1980: "L'ONU deplora gli insediamenti israeliani e chiede a tutti gli Stati Membri di non supportare il programma di insediamenti israeliani" - Fermo restando il punto sulla disciplina degli espropri carente e controversa, l'ONU "deplora" il comportamento israeliano -- di nuovo -- sulla base del presunto legame tra l'Atto di Protezione dei Civili in Tempo di Guerra della Convenzione di Ginevra e la realizzazione degli insediamenti colonici nei territori conquistati; ma, almeno questa volta, richiama "tutte le parti in causa" (vivaddio) alla necessita' di giungere ad una equa spartizione e ad un'imparziale tutela delle risorse naturali presenti sul territorio, in primo luogo acqua, terra ed infrastrutture. L'appello a tutti gli Stati Membri cadra' completamente nel vuoto ma stavolta, non trattandosi di Israele, le Nazioni Unite non "deploreranno" nessuno per l'inadempienza.
  • Risoluzione n.467/1980: "L'ONU deplora l'intervento militare israeliano in Libano" - In realta', la Risoluzione richiama tutti, non solo Israele, ed inclusa la stessa UNIFIL, a rispettare l'armistizio, a non intervenire militarmente e ad usare le armi solo per autodifesa. L'ONU ricorda, inoltre, "a tutte le parti in causa" di non supportare gruppi militari "di fatto", cosa che tutti (compreso lo stesso Yasser Arafat) hanno piu' volte cercato di controllare, ma senza troppo successo. Le azioni militari israeliane condannate dall'ONU erano state commesse in risposta ad un attacco di un commando di miliziani palestinesi del Fronte Arabo di Liberazione che, introdottosi nell'asilo del kibbutz di Misgav Am, al confine con il Libano, aveva ucciso la direttrice ed un bambino piccolo e preso in ostaggio tutti gli altri bambini dell'asilo, chiedendo in cambio il rilascio di 50 prigionieri politici. Nell'azione di liberazione degli ostaggi, tutti i miliziani ed un soldato israeliano restarono uccisi, mentre 4 bambini ed 11 soldati israeliani rimasero feriti.
  • Risoluzione n.468/1980: "L'ONU chiede ad Israele di revocare le espulsioni illegali di due sindaci palestinesi e di un giudice della sha'aria e di adoperarsi per agevolarne il rientro e il reintegro nelle proprie funzioni". - I fatti: nel Maggio 1980, Israele aveva disposto l'espulsione dei due sindaci (uno dei quali era anche un alto dirigente dell'OLP) e del giudice islamico perche' ritenuti colpevoli di incitare all'attacco armato contro Israele, capeggiando disordini a seguito dei quali sei ragazzi Ebrei erano stati linciati vivi. Si tratta di un chiaro atto anti-democratico, che la Corte Suprema di Israele giudico' compatibile con l'ordinamento giuridico israeliano solo come misura eccezionale, chiedendo pero' al governo di "rivederne l'opportunita'". Uno degli espulsi, il sindaco di Hebron Fahd Al Kawasmeh, fu assassinato in Giordania quattro anni dopo nel corso di una faida tra l'OLP e altre fazioni miliziane palestinesi, mentre l'altro, Muhammad Milhelm, pote' rientrare solo a meta' degli anni '90.
  • Risoluzione n.469/1980: "L'ONU deplora con forza il fallimento di Israele di rispettare la decisione del consiglio di non espellere i Palestinesi" - La Risoluzione ONU utilizza il termine improprio "deportare", come se i Palestinesi fossero stati condotti in un campo di prigionia, invece che -- come era avvenuto in realta' -- semplicemente accompagnati al confine ed espulsi da Israele. Di conseguenza, anche il richiamo al capitolo della Convenzione di Ginevra contro le deportazioni appare inappropriato. Cio' premesso, quella dell'espulsione dei sindaci rappresenta indubbiamente un capitolo imbarazzante per Israele; e ancora di piu' per la sua Corte Suprema.
  • Risoluzione n.471/1980: "L'ONU esprime viva preoccupazione per il fallimento di Israele di attenersi alla Convenzione di Ginevra" - Di nuovo l'ONU torna sul fatto che il tentativo di Israele di collocare parte della propria popolazione o i nuovi immigrati nei territori conquistati (ma la Ris. usa il termine "occupati") con la Guerra dei Sei Giorni rappresenterebbe una violazione dell'Atto di Protezione dei Civili in Tempo di Guerra contenuto nella Convenzione di Ginevra. Gli sforzi dell'ONU sono interamente profusi a fornire una base giuridica alle pretese di una popolazione, quella palestinese, a cui le stesse Nazioni Unite non hanno ancora riconosciuto ne' entita' nazionale ne' status di popolo. Un'evidente forzatura, posto che gia' all'art.4  l'Atto dice testualmente che "i cittadini di uno Stato, che non sia vincolato dalla Convenzione, non sono protetti dalla stessa". Se l'ONU avesse considerato i Palestinesi cittadini giordani, probabilmente l'Atto sarebbe stato applicabile (anche se comunque si sarebbe dovuto spiegare in quali casi e perche' l'immigrazione dei coloni lo violerebbe); ma questo avrebbe messo fuori gioco la causa palestinese, per cui nel testo della Risoluzione si rimane in un "limbo giuridico" che non e' ne' carne ne' pesce. La stessa Risoluzione condanna il tentato omicidio di sindaci palestinesi, senza pero' attribuirne esplicitamente la responsabilita' ad Israele, ed esprime sconcerto per il fatto che... agli immigrati israeliani venga consentito di portare con se' armi. Come se il diritto dei coloni a proteggere se stessi e le loro famiglie non fosse legittimo tanto quanto quello dei Palestinesi.
  • Risoluzione n.476/1980: "L'ONU ribadisce che le pretese israeliane su Gerusalemme sono nulle e prive di validita' " - Questa e' una curiosa Risoluzione. Si afferma che Israele deve "porre fine alla lunga occupazione dei territori" (senza mai fare menzione che sono stati conquistati in una guerra di autodifesa voluta dagli Arabi, quindi non in un'invasione israeliana  dei confini altrui; semmai il contrario), ma si guarda bene dal precisare di chi siano effettivamente i territori che Israele occuperebbe. A rigor di logica, di Giordania ed Egitto, ovvero i Paesi a cui Israele ha conquistato i territori delle West Bank e della Striscia di Gaza nel corso della Guerra dei Sei Giorni. Ma questo, ovviamente, la Ris. non puo' dirlo, perche' cosi' taglierebbe fuori i Palestinesi. Per cui, ci si limita a ribadire la richiesta di ritiro israeliano, senza precisare che cosa succederebbe dopo ne' quale sovranita' acquisirebbero quelle terre.
  • Risoluzione n.478/1980: "L'ONU censura Israele nei termini piu' severi per aver decretato nella Legge Fondamentale del 1980 Gerusalemme come propria capitale" - I fatti: proprio in virtu' dell'oggettiva complessita' ed imprevedibilita' degli scenari politici del Medio Oriente, sin dalla sua fondazione, Israele ha scelto di approvare le norme di rango costituzionale poco per volta, all'interno delle cosiddette "Leggi Fondamentali". Solo nel 1980, quindi, fu approvata dalla Knesset (il parlamento israeliano) una Legge Fondamentale che stabiliva che la capitale dello Stato degli Ebrei e' - pensate un po' - Gerusalemme, di cui Israele aveva conquistato la parte Ovest gia' nel 1949, a seguito della prima Guerra Arabo-Israeliana (anche questa di difesa), mentre la parte Est solo nel 1967, con la Guerra dei Sei Giorni. Nella Risoluzione, l'ONU esprime sconcerto per la notizia, come se la Knesset avesse decretato capitale israeliana Canosa di Puglia. Ancora una volta, le Nazioni Unite pretendono assurdamente di ignorare, invece di prenderne atto, il legame indissolubile tra il Popolo Ebraico e Gerusalemme.
  • Risoluzione n.484/1980: "L'ONU considera imperativo il fatto che Israele consenta il rientro dei due sindaci palestinesi deportati" - Non si puo' che concordare con la richiesta dell'ONU, anche se il termine "deportati" per due persone niente affatto rinchiuse in un campo di prigionia, ma semplicemente accompagnate alla frontiera ed espulse dal Paese, appare - francamente - del tutto infondato. C'e' una parola per indicare il loro stato, ed e' "esiliate". Non si capisce perche' non usare il termine corretto. Cio' premesso, un richiamo condivisibile.
  • Risoluzione n.487/1981: "L'ONU condanna fortemente Israele per i suoi attacchi all'impianto nucleare iracheno" - I fatti: l'Iraq, un Paese con rapporti diplomatici molto tesi con Israele e che galleggia letteralmente sul petrolio, dice di volersi dotare -- chissa' come mai -- di centrali elettriche nucleari e comincia a costruire reattori. Il Mossad scopre che, in realta', il programma nucleare civile iracheno e' soltanto una copertura per un programma nucleare militare segreto, finalizzato all'arricchimento dell'uranio necessario per la costruzione di testate atomiche. L'Iraq possiede missili balistici che possono montare testate nucleari e con cui puo' agevolmente colpire qualsiasi punto di Israele. L'Iraq e' governato da Saddam Hussein, ovvero non esattamente un sostenitore di Amnesty International. Israele possiede la potenza militare per colpire la struttura nucleare irachena e rallentare di diversi anni lo sviluppo del programma nucleare militare di Saddam. Le opzioni sono, fondamentalmente, due: inviare subito l'aviazione IDF a distruggere il reattore oppure prender tempo e rischiare che Saddam sviluppi l'atomica e la usi per minacciare e/o colpire Israele. Ora, lasciate stare per un momento il fatto che la parte minacciata e' Israele; diciamo che si tratta dell'Italia minacciata dalla Libia di Gheddafi. Voi cosa fareste? Si noti pure che, vent'anni dopo, le Nazioni Unite non hanno avuto da ridire, quando l'Occidente ha attaccato l'Iraq per via di un "presunto" arsenale chimico e batteriologico, in realta' mai rinvenuto. Quella dell'arsenale nucleare iracheno, invece, era una minaccia reale contro Israele, proprio come lo e' oggi il programma nucleare iraniano o, per il Giappone, quello nordcoreano.
  • Risoluzione n.497/1981: "L'ONU stabilisce che l'atto di annessione delle Alture del Golan da parte di Israele e' nullo e privo di valore e domanda l'immediata rescissione di ogni decisione presa al riguardo da Israele" - I fatti: il 14 Dicembre 1981, la Knesset (il parlamento israeliano) approva la Legge sulle Alture del Golan, ovvero una sostanziale annessione ad Israele di quei territori un tempo siriani, ma dal 1973 incorporati in un'area demilitarizzata sotto la supervisione ONU, dopo che Israele li aveva strappati alla Siria durante la Guerra dello Yom Kippur, appunto nel 1973. La legge avrebbe dovuto essere approvata in concomitanza con il ritiro israeliano dalla Penisola del Sinai, a Sud, che invece avvenne solo sei mesi dopo: cio' causo' forti polemiche tra il Likud (partito di Destra al potere) e la Sinistra israeliana all'opposizione. Pochi giorni dopo, con questa Risoluzione, le Nazioni Unite dichiararono nullo e non valido l'atto di annessione. Israele sostenne che l'annessione fosse valida in conseguenza di quanto contenuto della Risoluzione ONU 242/1967, che sancisce il diritto per uno Stato ad avere confini sicuri e riconosciuti, scevri da minacce o atti di forza ("safe and recognised boundaries free from threats or acts of force"). Lasciando a Damasco il controllo delle Alture del Golan, disse il Primo ministro israeliano Begin, la Siria avrebbe potuto agevolmente colpire Gerusalemme, Tel Aviv ed altri obiettivi strategici con la propria artiglieria pesante. I confini dello Stato ebraico non erano quindi tali da garantire la sicurezza per la popolazione civile. Si noti che Israele aveva conquistato le Alture del Golan a seguito della risposta ad un attacco a sorpresa siriano, quindi in un atto di autodifesa, non di aggressione, e che il fine di Begin era appunto quello di evitare il ripetersi di tali condizioni. Inoltre, pur trattandosi di una sostanziale annessione, il testo della legge parla di "territorio sottoposto alle leggi di Israele", non di territorio annesso come parte integrante dello Stato di Israele. Capzioso senz'altro, roba da Azzeccagarbugli (o da Risoluzione ONU, fate voi), ma non e' un caso: sta li' a testimoniare il fatto che Israele non considera le Alture del Golan "proprie", ma che necessita di averne il controllo per evitare problemi peggiori. In futuro, magari con un governo piu' democratico in Siria, Israele potra' finalmente stipulare un trattato di pace con i Siriani e, a quel punto, restituire le Alture. Su questo, molte opzioni sono gia' all'esame congiunto da parte di Israele e Siria.
  • Risoluzione n.498/1981: "L'ONU chiede ad Israele di ritirarsi dal Sud del Libano" - Sostanzialmente, una fotocopia della Risoluzione 444/1978 (vedi piu' in alto). Israele, in conseguenza del costante supporto libanese all'OLP -- che quell'anno, oltre ad uccidere sei civili israeliani con colpi di mortaio, aveva anche commesso attentati all'ambasciata israeliana a Vienna e ad una sinagoga viennese, uccidendo due persone e ferendone 30 -- non aveva cessato le proprie incursioni nel Sud del Libano, scontrandosi con i militanti dell'OLP ed insieme a questi rendendo difficile per l'UNIFIL assumere il controllo del territorio.
  • Risoluzione n.501/1982: "L'ONU chiede ad Israele di interrompere i propri attacchi in Libano e di ritirare le proprie truppe" - Curioso come, in piena guerra civile libanese, la sola preoccupazione, quasi l'unico elemento perturbante della pace che le Nazioni Unite sembrano vedere in Libano e' sempre e soltanto Israele. Con questo non si vole negare che la presenza di truppe israeliane in Libano non rappresentasse un problema per la pace, ne' che i ripetuti attacchi via terra ed aerei dell'IDF non costituissero un ostacolo ad una tregua, ma l'ONU non sembra prendere atto della presenza di truppe siriane in Libano, di ingenti truppe di miliziani Hezbollah provenienti da tutto il Medio Oriente, dalla scissione dell'esercito libanese in fazioni cristiane e fazioni musulmane in guerra tra di loro... No. A leggere le Risoluzioni dell'ONU, l'ostacolo alla pace sarebbe solo Israele, ovvero proprio il Paese che da una stabilizzazione del Medio Oriente avrebbe avuto ed avrebbe ancora oggi piu' da guadagnare.
  • Risoluzione n.509/1982: "Richiede ad Israele di ritirare incondizionatamente e definitivamente le proprie forze militari al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti del Libano" - I fatti: e' appena scoppiata la guerra del Libano. Nel giugno del 1982,  due milioni di israeliani vivevano sotto la minaccia dell'incessante pioggia di razzi Katyusha, inclusi circa 700mila Arabi Israeliani. Oltre 300mila Israeliani furono evacuati dalle loro case ed il 15% dell'intera popolazione viveva in rifugi anti-bomba. Il governo di Israele, stufo di restare inevitabilmente inascoltato dalla comunita' internazionale, incapace di farsi aiutare dal governo libanese (che aveva da tempo ormai perso il controllo del Paese, a causa della violenta guerra civile in corso), decide di affrontare il problema degli attentati dell'OLP contro i civili israeliani (oltre 270 in tutto il mondo) e dei razzi nell'unico modo ritenuto possibile: pochi giorni dopo che l'ambasciatore israeliano a Londra era sfuggito per un soffio ad un agguato mortale tesogli dal gruppo palestinese di Abu Nidal, Israele lancia la controffensiva, denominata Operazione "Pace per la Galilea" ed invade in forze il Sud del Libano, da dove tali attacchi venivano organizzati e preparati. Nel corso dei primi scontri, l'aviazione israeliana distrugge tutte le batterie di razzi siriani SAM installate nelle valli libanesi vicine ad Israele e, per farlo, deve anche abbattere 25 MIG siriani. La guerra, che durera' tre anni, causera' tra le cinque e le ottomila vittime civili, oltre ai circa diecimila soldati delle varie varie fazioni militari in lotta (Siria, OLP ed altri gruppi militari palestinesi ed Israele). Le Nazioni Unite, del tutto insensibili alle esigenze di sicurezza e di pace dei civili israeliani (neppure di quelle dei componenti del Corpo diplomatico), si limitano a chiedere il ritiro immediato di Israele e a formulare un invito a "tutte le parti in causa" a cessare il fuoco.
  • Risoluzione n.515/1982: "L'ONU chiede ad Israele di sollevare Beirut dall'assedio per consentire ai rifornimenti di cibo di entrare in citta'" - Questa e' una gran brutta storia, tanto per Israele quanto per la Comunita' internazionale. E' una riprova dei risultati che si ottengono quando per troppo a lungo vengono ignorate le istanze di una parte, che deve quindi ricorre a misure inaccettabili, troppo dure. I fatti: i miliziani palestinesi si erano nascosti a Beirut, tra le abitazioni civili, nel tentativo ti attirare le truppe israeliane in una lunga e sanguinosa guerriglia urbana. Israele non era disposto ad accettare il rischio, per cui aveva messo Beirut sotto assedio, tagliando tutte le vie di approvvigionamento alla citta'. L'obiettivo era di spingere la popolazione di Beirut (civili e guerriglieri) a consegnarsi alle forze IDF ma, come spesso accade in guerra, le cose si rivelarono molto piu' complicate del previsto. Vi furono, tra l'altro, insubordinazioni tra le truppe israeliane: una brigata corazzata si rifiuto' di sigillare la citta'. Le Nazioni Unite poi, chiesero all'IDF di lasciar passare viveri e la Croce Rossa, il che -- pur alleviando la situazione dei civili -- avrebbe avuto come conseguenza anche quella di allungare i tempi dell'assedio e vanificato gli sforzi militari israeliani di stanare i guerriglieri palestinesi. Tuttavia, venti giorni dopo Israele sollevera' l'assedio da Beirut, sulla base di una "promessa" fatta dall'OLP all'ONU di lasciare la citta'. Le truppe di interdizione ONU (tra cui i nostri Bersaglieri) entreranno in citta' a supervisionare l'uscita dei miliziani OLP, e circa mille di loro otterranno di espatriare illesi verso altri Paesi arabi, in primis la Tunisia. Pur comprendendo pienamente le istanze ONU, la ragione stessa della invasione libanese era quella di colpire l'OLP al cuore per fermare, una volta per tutte, gli attentati contro i civili israeliani; per cui non e' corretto imputare la responsabilita' della situazione unicamente al governo di Gerusalemme, quando il diritto alla sicurezza della popolazione civile israeliana era stato, sino a quel momento, sistematicamente ignorato da tutti, Libano ed ONU per primi. E' chiaro che chiedere a due milioni di israeliani di continuare a vivere sotto gli attacchi dei razzi Katyusha giorno e notte senza mai reagire avrebbe reso parecchio piu' semplice il compito dell'ONU in Medio Oriente, ma la cosa era evidentemente inaccettabile dal punto di vista israeliano.
  • Risoluzione n.517/1982: "L'ONU censura Israele per non aver obbedito alle Risoluzioni precedenti e chiede che Israele si ritiri dal Libano" - I fatti: si tenga presente che alla data di questa Risoluzione (e della successiva) l'assedio e' in fase di allentamento, ma non e' stato del tutto rimosso, perche' le truppe ONU ancora non sono giunte a Beirut. Cio' premesso, l'ONU "prende nota" della decisione palestinese di far uscire le proprie truppe da Beirut e chiede ad Israele (che aveva sollevato l'assedio) di lasciare il Libano. E' piu' che evidente che l'ONU non ha affatto una "exit strategy" da proporre alle parti in guerra: vuole solo ripristinare lo status quo precedente all'invasione israeliana, il che e' esattamente quello che il governo di Gerusalemme non vuole. Israele era entrato in guerra proprio allo scopo di cambiare per sempre uno stato di cose ritenuto inaccettabile dal punto di vista della sicurezza dei propri civili, e non ha altra scelta che disobbedire, ancora una volta, all'ONU e dare la caccia ai militanti dell'OLP, ovunque essi siano.
  • Risoluzione n.518/1982: "Le Nazioni Unite chiedono ad Israele di cooperare con le forze ONU in Libano" - I fatti: cominciano a giungere i primi contingenti ONU, che entrano nella Beirut devastata dalla guerra. L'ONU chiede "a tutte le parti" di cessare il fuoco e ad Israele di cooperare con le Forze di Interdizione, al fine di portare soccorso alle popolazioni civili colpite dal conflitto. Putroppo, come spesso accade, ne' l'OLP ne' Israele smetteranno di combattere.
  • Risoluzione n.520/1982: "L'ONU condanna l'attacco di Israele a West Beirut" - I fatti: ormai le Truppe di Interdizione ONU occupano alcune aree di Beirut, ma il conflitto continua in altri quartieri della citta'. A Beirut Ovest, le truppe dell'OLP incalzate dagli Israeliani si rifugiano in un campo profughi palestinese, mescolandosi armi in pugno alla popolazione civile che, volente o nolente, deve accettare la cosa. Israele decide di attaccare e le Nazioni Unite condannano giustamente l'accaduto, ma senza minimamente menzionare il gesto altrettanto inaccettabile dell'OLP di farsi scudo con i propri civili. A seguito delle critiche al comportamento palestinese provenienti dallo stesso mondo arabo, Arafat si giustifichera' pateticamente, dicendo di "non aver avuto altra scelta"... Come se fosse compito dei civili difendere i militari e non il contrario.
  • Risoluzione n.573/1985: "L'ONU condanna vigorosamente Israele per aver bombardato il quartier generale tunisino dell'OLP" - I fatti: nell'aprile 1985, un attentato palestinese aveva causato la morte di due soldati israeliani ad un posto di blocco, mentre nel settembre di quello stesso anno, il giorno dello Yom Kippur, un commando palestinese aveva preso il controllo di un'imbarcazione civile nelle acque di Cipro ed ucciso i tre israeliani a bordo a sangue freddo, dopo aver fatto scrivere loro un messaggio di addio. L'azione era stata rivendicata da "Forza 17", un gruppo d'assalto d'élite dell'OLP, che aveva le proprie basi a Tunisi. Da quando l'OLP aveva lasciato il Libano e aveva trasferito il proprio quartier generale in Tunisia, si sentiva al sicuro ed in grado di colpire Israele senza temere ritorsioni. Israele, pertanto, decise di autorizzare l'Operazione "Gamba Di Legno", un'azione che poneva non pochi problemi e rischi, vista la grande distanza. L'operazione consisteva in un bombardamento mirato alle strutture OLP, evitando al massimo il rischio di coinvolgere civili. L'azione causo' la morte di 60-75 (le fonti differiscono un po') appartenenti ai ranghi dell'OLP. Non ci furono vittime tra i civili tunisini, ma l'azione porto' al peggioramento dei rapporti diplomatici sia tra Tunisia ed Israele che tra Tunisia ed OLP, ritenuto responsabile dal mondo politico e dall'opinione pubblica tunisini di aver "portato la guerra" nel Paese (la ritorsione israeliana era stata ipotizzata da tempo da diversi giornali della stampa araba). Curioso anche l'atteggiamento del presidente USA Ronald Reagan che, allarmato dalla possibilita' di un peggioramento dei rapporti con la Tunisia, dopo aver inizialmente considerate "legittime" le azioni ritorsive israeliane contro il terrorismo, condanno' l'attacco israeliano -- nonostante fosse cosi' chirurgicamente riuscito -- definendolo "assolutamente inaccettabile". Chissa' che cosa avrebbe detto di quello portato dal suo successore Bush vent'anni dopo contro l'Iraq di Saddam Hussein.
  • Risoluzione n.587/1986: "L'ONU prende nota dei precedenti richiami rivolti ad Israele affinche' si ritirasse dal Libano e chiede a tutte le parti coinvolte di ritirarsi" - Questa Risoluzione ONU compare sui siti della propaganda tra quelle "di condanna" ad Israele ma si tratta in realta' di una sorta di "promemoria" rivolto ad Israele ed a tutte le parti in causa affinche' si ritirino completamente dal Libano e smettano di attaccare (qui la Risoluzione non si rivolge ad Israele) i Caschi Blu dell'UNIFIL. Come sempre, la sola parte in causa citata esplicitamente e' Israele. I Siriani, i miliziani Hezbollah e la vasta pletora di gruppi militari che operano come cani sciolti sulla pelle della popolazione civile libanese viene sempre tenuta nascosta dalle bislacche formule lessicali del Consiglio di Sicurezza.
  • Risoluzione n.592/1986: "L'ONU deplora con fermezza l'uccisione di due studenti palestinesi da parte di truppe israeliane all'Universita' di Birzeit" - I fatti: l'Universita' di Birzeit sorge nella West Bank, a ovest di Gerusalemme, in un villaggio che porta lo stesso nome. L'Universita' era da tempo considerata come uno dei principali centri per la diffusione di idee anti-israeliane e, nel corso di raid della polizia, erano spesso stati rinvenuti volantini ed altro materiale di propaganda contro Israele. Al termine di sei giornate di proteste e manifestazioni studentesche, alcuni soldati tra le forze israeliane avevano aperto il fuco uccidendo due studenti e ferendone altri. Successivamente, l'Universita' verra' chiusa per quasi cinque anni. Giusta e sacrosanta la condanna ONU.
  • Risoluzione n.605/1987: "L'ONU deplora fermamente le politiche e le prassi operative israeliane che negano i diritti umani dei Palestinesi" - I fatti: alla fine di novembre di quell'anno, due miliziani palestinesi entrano di notte in territorio israeliano dal Libano volando su due deltaplani. Nell'attacco a sorpresa, denominato "Notte dei Deltaplani", sei soldati israeliani restano uccisi ed otto feriti. Anche i due miliziani palestinesi muoiono. Nel dicembre di quell'anno, un tragico incidente stradale tra un camion israeliano e due taxi palestinesi che riportavano a casa quattro lavoratori palestinesi, rimasti uccisi nello schianto, viene ritenuto "atto intenzionale e ritorsivo" legato all'omicidio dell'uomo d'affari israeliano Shlomo Takal a Gaza City, avvenuto appena pochi giorni prima. Nonostante l'assurdita' dell'insinuazione messa in giro dai militanti palestinesi, per via del clima incandescente, le voci incontrollate innescano una serie di rivolte che sfociano in quella che verra' poi chiamata "Prima Intifada". Alle rivolte, l'Esercito Israeliano risponde con proiettili di gomma, gas lacrimogeni e pallottole vere. Richiamo ONU: giusto. Causa scatenante delle sommosse: giudicate voi.
  • Risoluzione n.607/1988: "L'ONU si appella ad Israele affinche' non deporti i Palestinesi e richiede con fermezza che Israele si attenga alla Quarta Convenzione di Ginevra." - Questa e la Risoluzione ONU immediatamente successiva fanno riferimento alle prassi israeliane di espellere dai territori contesi i Palestinesi che si rendevano protagonisti di atti di protesta violenta contro lo Stato di Israele. Pur trattandosi tecnicamente non di deportazione ma di esilio (ed e' curioso come i due termini, scelti con cura nelle Risoluzioni che riguardano il comportamento illegale di altri Paesi, siano invece usate in modo allegramente intercambiabile quando si tratta di Israele, come se deportare ed esiliare fossero la stessa cosa), si tratta di un comportamento sicuramente censurabile, per cui il richiamo delle Nazioni Unite e' opportuno.
  • Risoluzione n.608/1988: "L'ONU esprime il proprio profondo rammarico per essere rimasta inascoltata da Israele, che ha continuato a deportare i Palestinesi." - A distanza di una settimana dalla precedente Ris. 607/'88, l'ONU prende atto del fatto che Israele insiste nei propri comportamenti illegali; da cui il giusto richiamo.
  • Risoluzione n.636/1989: "L'ONU esprime il proprio profondo rammarico per la deportazione di civili palestinesi da parte di Israele." - I fatti: Israele ha esiliato 75 persone nel periodo 1988-1991. Il fatto che fossero definiti "civili" dall'ONU e' semplicemente legato al fatto che non facessero parti di ranghi militari formalmente istituiti (che per i Palestinesi all'epoca ancora non esistevano). Il bando non era permanente, ma durava due anni ed era data agli esiliati la possibilita' dall'esilio di presentare appello alla Corte Suprema di Israele. Trattandosi comunque di atti antidemocratici, il richiamo e' assolutamente giusto.
  • Risoluzione n.641/1989: "L'ONU deplora il fatto che Israele continui a deportare i Palestinesi" - Emessa ad una settimana di distanza dalla precedente. A seguito di tali richiami, Israele abbandono' quasi del tutto le pratiche dell'esilio biennale, anche perche' ne aveva sperimentato la sostanziale inefficacia, salvo riprenderla -- per breve tempo -- a seguito degli eventi dell'08/10/1990 al Monte del Tempio (vedasi Risoluzione successiva).
  • Risoluzione n.672/1990: "L'ONU condanna Israele per le violenze contro i Palestinesi sul Monte del Tempio / Haram al-Sharif" - I fatti: gia' da qualche tempo era stato permesso al gruppo ebraico ultra-religioso "Fedeli del Monte del Tempio" il permesso di accedere alle aree sacre contigue alla Spianata delle Moschee, in gruppi di due o tre persone, e scortati dalla polizia. Ai fedeli musulmani (ultra-religiosi e non), invece, l'accesso era sempre garantito. Tuttavia, la mattina di lunedi' 8 Ottobre 1990, approfittando del fatto che i posti di blocco non erano ancora stati istituiti sulla strada Ramallah-Gerusalemme, al mattino presto, nutriti gruppi di "fedeli" (in realta' fanatici) Ebrei e Musulmani poterono radunarsi nell'area del Duomo della Roccia (Haram al-Sharif) senza prima essere stati perquisiti. Stando a fonti palestinesi, uno dei capi della Polizia di Frontiera israeliana, l'Ebreo Yemenita Shlomo Qatavi, avrebbe detto agli Arabi che se quel giorno fossero state lanciate pietre, ci sarebbe stata una risposta armata e si sarebbe visto sangue. Sempre stando alle fonti arabe, i fanatici ebrei del gruppo "Fedeli del Monte del Tempio" avrebbero cercato di entrare nell'area in cui si stava tenendo la funzione religiosa islamica e sarebbero stati deviati dalla polizia israeliana in una zona in cui comunque erano radunati diversi Musulmani. In conseguenza di tutto questo, sarebbero nati degli scontri, che la Polizia di Frontiera avrebbe tentato di sedare prima con gas lacrimogeni e poi sparando sulla folla. Quel che e' certo e' che, a seguito degli eventi, 17 Palestinesi furono uccisi e circa 20 rimasero feriti (la Risoluzione parla di 20 morti, ma un conteggio successivo attestera' le vittime a 17). Il link sopracitato fa riferimento all'unica versione dei fatti accettata dall'ONU: quella... Palestinese. Evidentemente, nessuno al Palazzo di Vetro ha pensato che gruppi di fanatici da entrambe le parti abbiano semplicemente approfittato di una falla nella sicurezza (e questa si' che e' colpa di Israele) per attaccarsi a vicenda, causare dei morti ed aumentare la tensione.
  • Risoluzione n.673/1990: "L'ONU deplora il rifiuto di Israele di cooperare con le Nazioni Unite" - I fatti: le Nazioni Unite avevano richiesto ad Israele di ricevere una missione ONU a Gerusalemme. Il governo di Gerusalemme, allora, aveva chiesto all'ONU di impegnarsi a prendere in considerazione anche ogni minaccia rivolta contro lo Stato di Israele ed a far rispettare anche le Risoluzioni contro i nemici di Israele: il riferimento era all'Iraq di Saddam Hussein che le Nazioni Unite non intendevano sanzionare, pur avendo questi violato apertamente ogni Risoluzione contro di lui ed aveva continuato a ricevere armi dalla Giordania. Le Nazioni Unite risposero con un diniego; al che Israele, a sua volta, si rifiuto' di ricevere la missione ONU, perche' ritenne -- e a giusto titolo -- l'atteggiamento dell'ONU discriminatorio. 
  • Risoluzione n.681/1990: "L'ONU deplora il fatto che Israele abbia ricominciato a deportare i Palestinesi" - Fermo restando che non si tratta affatto di deportazione, bensi' di esilio temporaneo (per un massimo di due anni), contro il quale l'esiliato puo' comunque presentare appello alla Corte Suprema israeliana, anche dall'estero, il richiamo ONU appare giusto.
  • Risoluzione n.694/1991: "L'ONU deplora la deportazione dei Palestinesi da parte di Israele e ne domanda l'immediato rimpatrio" - Le Nazioni Unite tornano a chiedere il rimpatrio dei Palestinesi esiliati (curioso il termine utilizzato dalla Risoluzione: return, appunto ritorno, rimpatrio. I "deportati" non si rimpatriano; casomai si liberano). Cio' nonostante, essendo questa risoluzione un semplice richiamo alla precedente Ris. 681, nonostante l'imprecisione non secondaria, appare un richiamo giusto.
  • Risoluzione n.726/1992: "L'ONU condanna con fermezza la ripresa delle deportazioni di Palestinesi da parte di Israele". - Ancora un richiamo dell'ONU sulla pratica delle cosiddette "deportazioni", in realta' esili temporanei. Ancora una volta, giusto.
  • Risoluzione n.799/1992: "L'ONU condanna con fermezza la deportazione di 413 Palestinesi e ne domanda l'immediato rimpatrio". - Questa volta la musica e' ben diversa. I fatti: i 413 "deportati" -- in realta' semplicemente mandati in esilio in Libano -- ben lungi dall'essere innocenti colombe civili, erano invece pericolosi attivisti di Hamas. Infatti, proprio in quello stesso anno Hamas, rigettando qualsiasi prospettiva negoziale, aveva fondato le Brigate Izz ad-Din al-Qassam (conosciute semplicemente come Brigate Al-Qassam), il cui obiettivo dichiarato era di attaccare l'esercito e la popolazione civile israeliana, al fine di minare il gia' difficile cammino degli Accordi di Oslo. I miliziani delle Brigate Al-Qassam vennero addestrati all'uso di armi da guerra, artiglieria ed esplosivi, in Siria ed in Iran. Cio' poneva Hamas in una luce ben diversa da quella di una semplice organizzazione nazionalistica palestinese, quale sino ad allora era sembrata (e tale luce sinistra si confermera' appieno quando Hamas, qualche anno dopo, vincera' le elezioni a Gaza e ne assumera' il despotico controllo). Ragione per cui la semplice espulsione dal suolo nazionale di 413 come minimo fiancheggiatori del terrorismo appare un atto ben piu' ragionevole di quello che qualsiasi altro Paese mediorientale avrebbe messo in atto, al posto di Israele.
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CONCLUSIONI: a meno che non si vogliano sposare tesi unilaterali o pseudo-logiche basate sulla doppia morale tanto in voga oggi (del tipo "gli Arabi hanno ragione, per cui possono fare cose che agli Israeliani non sono permesse, perche' sono nel torto"), delle ben 65 Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU contro Israele, ad un esame attento, soltanto 17 (il 26%, poco piu' di un quarto) appaiono davvero "contro Israele".

Ma la cosa ancora piu' sconcertante e che ben 10 di queste 17 sono richiami contro la pratica dell'esilio temporaneo e 4 contro quella degli espropri; inoltre, si tratta spesso di atti deliberativi inerenti piu' volte le stesse vicende di cronaca. Di conseguenza, soltanto tre (!) delle Risoluzioni fanno riferimento davvero a fatti di sangue (l'assedio di Beirut e gli scontri della Prima Intifada). 


E le restanti 48 Risoluzioni, allora? Si potrebbero sintetizzare cosi': c'e' un'azione violenta ed una risposta violenta. Se l'azione e' israeliana e la risposta e' araba, si condanna solo l'azione; se l'azione violenta e' araba e la risposta e' israeliana, allora si condanna solo la risposta. Quando proprio non se ne puo' fare a meno, allora si richiamano Israele "e tutte le altre parti in causa". 


E allora e' davvero corretto parlare di "oltre 60 Risoluzioni ONU contro Israele"?
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La risposta datevela da soli.

Saluti,

(Rio)

P.S. C'e' un'altra Risoluzione ONU, la 242/1967, che difficilmente vedrete citare dai siti della propaganda (solo i piu' superficiali lo fanno). L'ho gia' menzionata a proposito del diritto per uno Stato ad avere confini difendibili, ma la Risoluzione e' importante perche' sarebbe alla base degli Accordi di Oslo del 1993. 
Dico "sarebbe" perche' all'epoca dei fatti... l'OLP rigetto' fermamente quella Risoluzione.
Cio', naturalmente, non impedisce all'Autorita' Palestinese di oggi (la cui leadership e' composta quasi dagli stessi uomini che l'hanno ripudiata allora) di citarla a gran voce per chiederne il rispetto ad Israele. In Medio Oriente, per alcuni, si usa così.

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NOTA: Per un inquadramento generale sulla questione israelo-palestinese, vi suggerisco di leggere il post immediatamente successivo a questo, dal titolo:  "Principali luoghi comuni su Israele e i Palestinesi".