tag:blogger.com,1999:blog-22434896793831412192024-03-13T17:43:24.449+00:00Il Blog di RioProspettive sul mondo di oggiUnknownnoreply@blogger.comBlogger147125tag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-16563300018068788432024-01-27T12:24:00.000+00:002024-01-27T12:24:06.693+00:00Il 27 gennaio e gli... "antisionisti"<script>
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Sì, c'è proprio scritto "piccolo-borghesi"! Perché voi quello siete: piccolo-borghesi. Non illudetevi, non siete né emuli di Che Guevara né soldati della X Mas. Siete -- siamo -- tutti solo privilegiati piccolo-borghesi.</div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;">Chi condanna a priori l'IDF per i Palestinesi morti (cifre non ne do perché quelle che girano vengono tutte dal "Ministero della Salute di Gaza", cioè da Hamas), ma assolve il governo mafioso della Striscia per aver scatenato una risposta militare e poi aver cinicamente negato l'accesso ai tunnel ai propri civili, bambini compresi, così da farli morire sotto le bombe e poi, a guerra conclusa, mendicare soldi dalla Comunità Internazionale -- per giunta con il vostro plauso(!) -- non ha alcun diritto di indignarsi per la Shoah. </div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;">Chi non condanna fermamente il massacro del Sette Ottobre ma, addirittura, lo considera una "naturale conseguenza" (e di cosa? Del fatto che i Palestinesi, dopo tre guerre iniziate da loro in oltre 70 anni, non si siano ancora rassegnati al fatto che hanno perso?!), non ha alcun diritto di indignarsi per la Shoah. </div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a"><div dir="auto" style="text-align: start;">Date retta: continuate pure a riesumare termini arcaici come "sionisti", così potete raccontarvi la balla che siete "<i>antisionisti e non antisemiti</i>". </div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div><div dir="auto" style="text-align: start;">La Shoah, gli Ebrei, lasciateli stare. </div><div dir="auto" style="text-align: start;">Sono gente seria, gente che vuole vivere a testa alta nel mondo, senza elemosine. </div><div dir="auto" style="text-align: start;">Sono gente che ama la vita e le libertà democratiche. <br /></div><div dir="auto" style="text-align: start;">Non sono come voi e non li capirete mai. </div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div><div dir="auto" style="text-align: start;">Saluti,</div><div dir="auto" style="text-align: start;"> </div><div dir="auto" style="text-align: start;">(Rio) <br /></div></div><p></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-36594905735866220752024-01-19T11:34:00.006+00:002024-01-21T10:03:01.871+00:00Il Sistema Metrico Barese Della Roba da Stirare<script>
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</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-46384860099379354852023-11-24T11:59:00.016+00:002023-11-25T00:01:50.769+00:00Israele, Hamas e la "Difesa di Norimberga"<!--Google tag (gtag.js)-->
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Il tifo da partigiani, la gara<i> a chi ce l'ha più lungo</i> ed idiozie simili per me rappresentano soltanto un passatempo più o meno innocuo per menti <i>troppo </i>semplici. Davvero non vale la pena di sprecare un post su questo. <br />Quello che a me piace, invece, è analizzare la realtà da una prospettiva che non oso certo definire <i>"oggettiva"</i>, ma quantomeno razionale, logica. <br />E non oso definirla <i>oggettiva </i>perché, diversamente dai molti che – da ambo le parti – si credono oggettivi, almeno non sono così ingenuo da crederci davvero.<br /><br />E veniamo alla questione. <br />Nelle discussioni tra le partigianerie, si sente spesso i filo-Palestinesi dire: "Sì, milleduecento civili innocenti sono state ammazzati a sangue freddo da Hamas, ma adesso migliaia di Palestinesi sono morti sotto le bombe israeliane, inclusi molti bambini!" </p><p>Tralasciamo il discorso sul <i>conto della serva</i> dei morti, tipo "loro ne hanno uccisi di più, e più bambini" perché – dati i numeri enormi da entrambe le parti – credo che questo argomento afferisca ad un livello di discussione indegno non dico del genere umano, che purtroppo non smette mai di sorprendermi, ma quanto meno indegno di chi scrive e di chi legge questo blog.<br />E lo dico perché, con ogni probabilità, nella Seconda Guerra Mondiale le truppe Alleate e quelle dell'Armata Rossa Sovietica provocarono un numero di morti tra i civili innocenti più alto di quello causato dai Nazisti, anche tra i bambini; ma questo non è certo un argomento che può essere usato per supportare il punto di vista di Hitler.<br /><br />Quindi, occupiamoci di un altro aspetto della questione. <br />Se il numero di morti tra i civili è elevato per tutte e due le parti in conflitto, è importante considerare anche il come e il cosa lo abbia determinato, oppure le circostanze non contano niente?<br /><br />Be', nella storia del diritto internazionale c'è un importante precedente giudiziario: niente di meno che il Processo di Norimberga sui crimini nazisti contro l'umanità. <br /><br />Anche allora la Corte del Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra – composta, ricordo, sia da giudici "alleati" che sovietici – accusava i Nazisti dicendo: "Avete ammazzato milioni di civili innocenti, tra cui più di un milione di Ebrei in Europa dell'Est!". E la risposta degli ex membri delle <i>Einsatzgruppen </i>delle SS era: "E voi, con i vostri bombardamenti su Dresda ed altre città tedesche, quanti civili avete ammazzato, allora?!"<br /><br />La strategia difensiva dei Nazisti era chiara: sostenere la sostanziale equivalenza tra tutti i morti, facendo valere, invece, <i>il numero</i>.<br />A suo tempo, la Corte di Norimberga rigettò fermamente questo argomento, sulla base che non si possono mettere sullo stesso piano lo sterminio deliberato e diretto di civili inermi che non rappresentano alcuna minaccia nemica – come anche Hamas ha fatto nei kibbutz di confine o al festival nel deserto del Neghev – con le perdite "indesiderate, non cercate, ma inevitabili" ("<i>undesired, unintended, but unavoidable</i> <i>losses</i>") causate dai bombardamenti. <br />La distinzione tra queste due tipologie, fu detto allora, è un atto dovuto ed un segno di civiltà.<br /><br />Tra l'altro, Hamas ha dichiarato e confermato di avere scavato sotto la Striscia di Gaza quasi cinquecento (!) chilometri di tunnel. Israele, dal canto suo, ha costruito migliaia di rifugi sottoterra per i civili, e regolari esercitazioni si tengono in tutti i posti di lavoro e nelle scuole di tutti gli ordini, fino agli asili; al punto che ogni Israeliano sa sempre dove sia il più vicino rifugio e può solitamente raggiungerlo in un paio di minuti. </p><p>Quindi, la domanda che viene spontanea è: posto che le gallerie sotterranee esistono, ma che ci fanno tutti quei civili di Gaza così vicini ai razzi, alle granate, alle armi ed alle piattaforme di lancio missilistiche di Hamas? Perché non sono nei tunnel (quantomeno i bambini)? <br />Be', la stessa identica domanda è stata posta (<a href="https://www.youtube.com/watch?v=Yg4VqiW0dyo" target="_blank">link qui</a>) da un giornalista arabo di Al Jazeera/Russia TV – Al Jazeera e Russia TV, eh, mica la "sionista Fox News"! – a Mousa Abu Marzouk, un dirigente e portavoce di Hamas, che ha risposto candidamente all'attonito intervistatore che i tunnel sono soltanto per i miliziani e che ai civili deve pensarci l'ONU. Se non ci credete, vi ho messo il link alla video-intervista più su: giudicate voi. Immaginatevi un governo che dice: "Io faccio solo la guerra, non penso ai miei civili. Se la sbrighi l'ONU."<br /><br />E il fatto è che, in effetti, i civili di Gaza che non siano parenti stretti di miliziani di Hamas (coniugi, figli, genitori) non hanno accesso ai tunnel: pena, la morte. <br />Gli alti dirigenti di Hamas e le loro famiglie, invece, come è noto, quando Israele contrattacca non sono più nemmeno nella Striscia. Sono tutti all'estero, spesso in lussuose residenze in Qatar o in Oman.<br />Anche questo – ma stavolta non è la Corte di Norimberga a sostenerlo, si tratta solo dell'opinione strettamente personale di chi scrive – è un buon indicatore del livello di civiltà.<br /><br />Ciò premesso, se uno proprio ne sente il bisogno, può mettere sullo stesso piano Israele e Hamas, dicendo che "Israele uccide indiscriminatamente".<br />Ma la verità è che se Israele non avesse davvero cercato di minimizzare le perdite tra la popolazione di Gaza, la guerra sarebbe finita l'8 di Ottobre, il giorno dopo la strage. <br />Il resto sono solo opinioni e chiacchiere da bar.<br /><br />Saluti,<br /><br />(Rio)<br /><br /></p><p></p><p>
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-32420146645802486222023-10-29T10:02:00.005+00:002023-10-30T09:28:37.615+00:00Il secolo senza ideologie
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<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-y0Y4lcD3ruHbIEoJmEg-Gn1va9LoVxErh57vlr02gT8U-xs1x8F0S0JbFVf3FkHUy5OPhyphenhyphenanMfEwLhuJpWNOWqd2onSJlQaoccl2FB4ddqlpnsWwjOpU54NMsyzXJDfCIQjGUQ3pWhZ6mp7KyW3ypJ806AtFhVzwBRlLYO_0E-d0OOEImmKNuf44pWg/s600/FN_05.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="597" data-original-width="600" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-y0Y4lcD3ruHbIEoJmEg-Gn1va9LoVxErh57vlr02gT8U-xs1x8F0S0JbFVf3FkHUy5OPhyphenhyphenanMfEwLhuJpWNOWqd2onSJlQaoccl2FB4ddqlpnsWwjOpU54NMsyzXJDfCIQjGUQ3pWhZ6mp7KyW3ypJ806AtFhVzwBRlLYO_0E-d0OOEImmKNuf44pWg/w200-h199/FN_05.jpg" width="200" /></a>Salve. </p><p>Questo inizio di Terzo Millennio, lungi dal portare grandi cambiamenti e ventate di aria nuova nella storia, per adesso sembra più trascinarsi dietro gli strascichi violenti del <i>Secolo Crudele</i> che, con i suoi fanatismi di varia matrice perpetrati anche in questi anni, sta ancora lì a ricordarci la contraddittorietà ed assurdità della natura umana.<br /></p><p>Tra le conseguenze più bislacche di questa situazione, c'è la riproposizione – <i>in salsa tragicomica</i>, oserei dire – delle due grandi ideologie totalitarie del Novecento, questa volta riciclatesi in chiave <i>"anti-sistema"</i>, invece che <i>"messianica"</i> e <i>"salvifica"</i>, com'era avvenuto nel XX Secolo.</p><p>Se è vero – e qui parrebbe di sì – che la storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa, il ritorno delle ideologie totalitarie a cui si assiste oggi rappresenta non tanto la volontà di riproporre un sistema di valori alternativo a quello democratico, liberale e borghese, quanto l'espressione di un bruciante desiderio di rivalsa da parte degli eterni sconfitti nei confronti delle democrazie capitaliste occidentali legate alla NATO, ossia "i vincitori" del secolo precedente. </p><p>Diversamente, davvero non si spiegherebbero le prese di posizione assolutamente simili – a tratti, indistinguibili – tra Estrema Destra ed Estrema Sinistra su molti temi sociali, economici e, soprattutto, geopolitici e, ancora di più, la natura quasi <i>surreale </i>delle loro alleanze strategiche.</p><p>Quello che nel Novecento era il risultato di una riflessione ideologica profonda, di un attento ragionamento politico, di un dibattito intellettuale fatto anche di valutazioni strategiche, oggi si riduce interamente ad una banale considerazione: <i>stare sempre e comunque dalla parte opposta a quella delle odiatissime democrazie capitaliste occidentali</i>.<br /></p><p>Questa, oltre ad essere una cosa assolutamente superficiale e ridicola, è oltremodo pericolosa, perché il più delle volte finisce con il creare alleanze strategiche con soggetti politici promotori di sistemi del tutto antitetici ai propri "valori" e orientati verso obiettivi che vanno in direzione diametralmente opposta ai propri. </p><p>Se non in questi termini, come interpretare la simultanea alleanza di Forza Nuova e dei Comunisti di varia matrice con Hamas in Palestina e con Putin in Ucraina? In Medioriente, Destra e Sinistra radicali sostengono di stare dalla parte dell'<i>aggredito</i> (?? bontà loro), mentre in Europa Orientale dalla parte del Paese che non aveva altra scelta se non quella di difendersi dalle provocazioni del nemico oltre confine.</p><p>I salti carpiati dialettici fatti di sottili distinguo qui non cambiano la sostanza dei fatti: si sta a fianco di chi ci conviene. Sia chiaro, a fianco di chi conviene <i><u>a noi</u></i>, ossia <i>per i <u>nostri</u> obiettiv</i>i: dei popoli oppressi non ci interessa assolutamente niente, posto anche che ne muoiono a migliaia in altre parti del mondo, nell'indifferenza più generale. <br />Del resto, quanti Palestinesi nei "capi profughi" siriani ha <a href="https://www.middleeastmonitor.com/20210628-palestinians-tortured-to-death-by-assad-regime/">torturato</a> e <a href="https://www.middleeastmonitor.com/20220123-assad-regime-tortured-over-653-palestinian-refugees-to-death-since-2011-report-reveals/">ucciso</a> Bashar Al Assad? Qualcuno se ne è lamentato, forse? Avete visto proteste? Io in Italia ho visto nascere <a href="https://comunistiperlasiria.wordpress.com/chi-siamo/">gruppi a favore di Assad</a>, non contro.</p><p>E che dire dei fascisti, i cugini scemi dei comunisti, che da un lato sostengono di lottare contro "l'islamizzazione dell'Occidente", arrivando a vaneggiare di <a href="https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/un-protettorato-italiano-in-libia-la-proposta-di-casapound-preoccupa-i-libici-78731/">occupare</a> militarmente la Libia per fermare l'immigrazione (eh, nostalgia canaglia!) e poi copiano alla lettera i <a href="http://www.bocchescucite.org/manifestazione-fascista-pro-palestina/">manifesti</a> e le <a href="https://www.repubblica.it/politica/2023/10/10/news/forza_nuova_dora_pro_hamas_palestina-417422469/">battaglie</a> terzomondiste della Sinistra massimalista al punto che ti tocca cercare il logo sul manifesto per capire se stai leggendo un'affissione di Destra o di Sinistra?! </p><p><span style="color: #660000;"><b>Questo è ciò che ha prodotto la fine delle ideologie: </b></span><b><span style="color: #660000;">un'ondata di superficialità politica tragicomica in cui, sostanzialmente, se sei <i>anti-ammerikano</i>, allora sei amico mio; a prescindere dal fatto che tu la pensi in maniera diametralmente opposta alla mia su tutto e che mi uccideresti alla prima occasione utile. </span></b></p><p>Sto semplificando troppo? Sto esagerando? <br />Se qualcuno di voi conosce una chiave di lettura che sia, al tempo stesso, altrettanto semplice ed efficace per spiegare tutte le prese di posizione attuali e prevedere anche quelle future, allora lo ascolto: sono tutt'orecchi, gente. Non vedo l'ora di avere torto.</p><p></p><p>Sino a quel momento, saluti.</p><p><br /></p><p>(Rio)<br /></p><p></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-48360291740664151002023-10-13T14:43:00.005+01:002023-10-14T13:43:49.653+01:00Le responsabilità di una guerra
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzHLJRnbe8F2RYl887nnqfYTdtxumNp72eW0Ut8wL-QSiWxnrBJgXJaBXRT1kk2MjqUQa8q3VlZUFiVNj75PKTJpKhRTM7g7oMAs1RaWqm9F7FDZrTd20VxlhXf-jXh4bMaEJBspz6NLsUWZdsOj8QKxiVZHTAaHzUBMW-mp4HH2_yia-1wkOJcqeHlYo/s556/Kfar%20Aza%20massacre.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="548" data-original-width="556" height="394" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzHLJRnbe8F2RYl887nnqfYTdtxumNp72eW0Ut8wL-QSiWxnrBJgXJaBXRT1kk2MjqUQa8q3VlZUFiVNj75PKTJpKhRTM7g7oMAs1RaWqm9F7FDZrTd20VxlhXf-jXh4bMaEJBspz6NLsUWZdsOj8QKxiVZHTAaHzUBMW-mp4HH2_yia-1wkOJcqeHlYo/w400-h394/Kfar%20Aza%20massacre.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">Il kibbutz Kfar Aza, al confine con Gaza, dopo il massacro</span><br /></td></tr></tbody></table><p>Salve.</p><p><br />Oltre un anno e mezzo di Guerra d'Ucraina dovrebbe averci tutti assuefatti alla prese di posizione di una parte o dell'altra, al punto di non essere più in grado di parlarci ed ascoltarci gli uni con gli altri anche quando diciamo cose sensate. <br />Eppure c'è un aspetto che io davvero non riesco a farmi andare giù; qualcosa a cui credo non riuscirei mai ad abituarmi, ed è la retorica sulle ragioni di entrambe le parti, quelle che – a dire di alcuni – non vengono mai adeguatamente considerate. <br />Mi spiego. </p><p>Se qualcuno dice che il Paese A ha attaccato militarmente i civili del Paese B, e che quindi lo scoppio della guerra sia imputabile all'aggressione da parte del Paese A, c'è sempre qualcuno che risponde con: "E no! Tu non stai tenendo conto della situazione pregressa! Il Paese B aveva fatto questo e quell'altro e, di conseguenza, adesso cosa si lamenta per la <i>escalation </i>militare? Cosa mai poteva fare il Paese A, se non prendere le armi? Che alternativa aveva?"<br /><br />Ecco. C'è qualcosa in questo modo di pensare che a me non torna. Sì perché, vedete, non so voi, ma <b>io non ricordo una sola guerra in cui entrambe le parti non avessero le loro sacrosante ragioni. Sacrosante.</b> Dico sul serio, eh. Prendete l'esempio che vi pare; anche Hitler. </p><p>Alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel Trattato di Versailles, alla Germania furono imposte condizioni di resa durissime. Diciamo pure assurde. Al di là delle scontate perdite territoriali, il Paese dovette sobbarcarsi debiti di guerra esagerati, al punto che l'economia tedesca – già provata dallo sforzo bellico – collassò quasi del tutto. Di conseguenza, per garantire i proprio crediti, la Francia e il Belgio occuparono militarmente la zona mineraria della Ruhr. Il Marco Tedesco fu trascinato in una spirale iper-inflattiva fino ad arrivare a valere, nel 1923, un bilionesimo (uno su mille miliardi!) di quello che valeva nel 1914. Praticamente carta straccia.<br />Non so voi, ma io penso che ce ne sia abbastanza per essere parecchio incazzati. Tedeschi incazzati; non so se mi spiego. </p><p>Ma forse questo giustifica minimamente quello che Adolf Hitler ha fatto? Ovviamente, no. <br />E' giusto addossare alla Germania la responsabilità dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ovvero la più grande carneficina che l'umanità abbia mai conosciuto? Probabilmente è giusto. Ci saranno delle concause, ci sarà quello che volete, ma è corretto. Chi abbandona la via diplomatica e prende le armi è l'aggressore. La guerra la comincia lui. <br />Fossi Belga o Francese, adesso, direi che anche le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale avevano le loro sacrosante ragioni. <br />Ed è così, infatti. <br /><br />Il punto è che <b>le ragioni possono anche argomentare lo scoppio di una guerra, ma non la giustificano, né – soprattutto – ne spostano minimamente le responsabilità</b>. Questo perché, in verità, in una guerra è di fatto impossibile che ci siano valide ragioni da una parte soltanto e gravi torti solo dall'altra; per cui questo tipo di analisi, questa logica di attribuzione, non ha alcun senso. <br />Però può essere utile; utile quando si vuole addossare la responsabilità ad una parte per ragioni ideologiche. Basta nascondere o minimizzare le buoni ragioni dell'altra parte esacerbandone, nel contempo, i torti. <br /><i>Game, set, match</i>. </p><p>Lo si fa sempre. Però è sbagliato. E' sbagliato quando ad aggredire per prima, ad iniziare effettivamente le ostilità belliche è stata la stessa parte che qualcuno sostiene "essere nel giusto". Perché <b>in guerra "il giusto" è un concetto molto – no – <i>troppo</i> soggettivo; ancor più che in tempo di pace. Pertanto, può e probabilmente <u>deve</u> essere messo da parte.</b> <br /><br />Ricordatevelo, quando proverete a giustificare le atrocità di Hamas contro i bambini del kibbutz Kfar Aza, massacrati di proposito, con qualsivoglia ragionamento incentrato sulle "ragioni di Gaza".</p><p></p><p>Saluti,</p><p></p><p>(Rio)<br /><br /><!--Google tag (gtag.js)-->
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</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-54839009657119011732023-05-21T07:49:00.008+01:002023-06-02T10:52:34.899+01:00L'alba dell'Intelligenza Artificiale
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<p> </p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxpgHB402inqrRkINYouWr1jSDueug5mwXr1R2mEOEW5qR4SAVd1AEjO5foI4e5hAfsL4UUaOJoJQEGvSjgWnHyNQDyzhnEmluogYGqga3pdq7R-N33Efe5yHVoth-rA2uZbJhAAS6q8oC7UjVhqDtO3GcDKcPKZkiPBMt8nY8EQqIVTsOz3o8gxV4/s862/geoffrey_hinton.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="606" data-original-width="862" height="141" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxpgHB402inqrRkINYouWr1jSDueug5mwXr1R2mEOEW5qR4SAVd1AEjO5foI4e5hAfsL4UUaOJoJQEGvSjgWnHyNQDyzhnEmluogYGqga3pdq7R-N33Efe5yHVoth-rA2uZbJhAAS6q8oC7UjVhqDtO3GcDKcPKZkiPBMt8nY8EQqIVTsOz3o8gxV4/w200-h141/geoffrey_hinton.jpg" width="200" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Geoffrey Hinton<br /></td></tr></tbody></table>Salve.<p></p><p>In questa strana fase storica fatta, al tempo stesso, di salti in avanti e di involuzioni, uno dei temi che tiene banco negli ultimi tempi è la grande ascesa dell'Intelligenza Artificiale. <br />In particolare, da quando a fine novembre 2022 è stato reso pubblico ed accessibile il sistema di Intelligenza Artificiale ChatGPT (realizzato da OpenAI con un massiccio contributo finanziario da parte di Microsoft), credo si possa tranquillamente affermare, senza rischiare di esagerare, che una vera e propria rivoluzione tecnologica si sia rivelata al mondo, una sorta di evento epocale che, con ogni probabilità, avrà molto presto un impatto determinante sul lavoro e sulla vita di tutti noi. <br />ChatGPT è stata la piattaforma web (e adesso anche app) dalla crescita più rapida di sempre. <br />E non abbiamo ancora visto niente. <br />Subito dopo, sono spuntati decine e decine di altri strumenti di Intelligenza Artificiale in ogni ambito, alcuni dei quali davvero basati sull'IA; altri, invece, <i>solo </i>rietichettati come tali, ossia ritinteggiati<i> </i>nel colore più alla moda oggi. E' il marketing, bellezza.<br /><br />Ma oggi non voglio parlare di ChatGPT o di qualche suo "cugino". <br />Questo post trae spunto dalle dichiarazioni allarmate ed allarmanti del professor Geoffrey Hinton, docente universitario, psicologo cognitivista, esperto di informatica e, soprattutto, ex Vicepresidente e Ricercatore presso Google Brain, l'azienda del gruppo che si occupa proprio dello sviluppo di sistemi di Intelligenza Artificiale. <br />Dopo aver presentato le dimissioni dall'azienda, Hinton ha espresso forti preoccupazioni nei confronti dell'Intelligenza Artificiale, sostenendo che -- per farla breve -- abbiamo creato sistemi che non sappiamo neanche bene come facciano a fare quello che fanno (se vi sembra <i>strano</i>, leggete anche le <i><span style="color: #660000;">"note tecniche"</span></i> e capirete perché è davvero così), che sono sempre più fuori dal nostro controllo e che potrebbero presto diventare più intelligenti di noi. <br /><br />Lo so: tutto questo vi sembra fantascienza. Terminator, The Matrix, eccetera. <br />Permettetevi di provare a farvi cambiare idea con una serie di esempi reali a dir poco preoccupanti, più avanti nel post.<br /></p><p><span style="color: #660000;"><b><u>STORIA</u></b></span><br />Ma prima, trattandosi di un tema così nuovo, è necessaria un'introduzione.<br />Quindi, inizio con delle scuse: per spiegare meglio cos'è successo in questi anni e, soprattutto, perché è successo ciò che è successo, in questo post ogni tanto dovrò per forza di cose dire due cosine tecniche sui modelli di Intelligenza Artificiale.<br />Cercherò di evitare gli <i>spiegoni</i>, giuro; è solo che, se non dicessi proprio niente-niente, non si riuscirebbe a capire bene in che razza di ginepraio ci siamo infilati. <br />Al fine di facilitare la lettura, gli aspetti tecnici saranno indicati in un <i><span style="color: #660000;">colore </span></i>diverso, così da permettere a chi volesse di saltarli.<br /><br /><i><span style="color: #660000;">I sistemi di Intelligenza Artificiale sono basati essenzialmente sui modelli di reti neurali, il cui elemento chiave è senz'altro rappresentato da un qualche algoritmo di ottimizzazione dei parametri del modello: tipicamente, un algoritmo di Retropropagazione dell'Errore, o uno di Attenzione Auto-Supervisionata o, più di recente, un algoritmo Trasformatore.<br />Quale che sia, il fatto è che si tratta comunque di algoritmi iterativi e che, di conseguenza, richiedono grande potenza di calcolo e un notevole consumo di energia per arrivare ad individuare efficientemente (cioè senza metterci una vita) i migliori parametri per il modello. Il processo deve essere eseguito molte volte su ogni percettrone (una sorta di sub-algoritmo di base di una rete neurale) e deve rifinire successivamente, ad ogni "passaggio", ciascun parametro presente nella rete neurale. E di parametri, in una rete neurale "semplice", ne esistono </span></i><i><span style="color: #660000;">come minimo</span></i><i><span style="color: #660000;"> diverse decine di migliaia. Un sistema complesso come ChatGPT o Google Bard ne ha centinaia di miliardi.<br />Infine, affinché i risultati siano validi, è necessario addestrare il modello con molti, moltissimi dati. </span></i><br /><br />Insomma, in breve: <br /></p><ul style="text-align: left;"><li>ci vuole tanta potenza di calcolo (se no, va a finire come col supercomputer nel romanzo di Douglas Adams, quello che, posta la domanda, dopo milioni di anni di elaborazione, dà come risposta "42"), </li><li>occorrono dei <i>database della Madonna</i> per addestrare il sistema e, come se non bastasse, </li><li>tutto 'sto <i>ambaradàn </i>richiede anche un notevole consumo di energia.</li></ul><p>Be', requisiti così, anche solo 25 anni fa, non erano esattamente una passeggiata. <br />Ed è proprio per questo che per decenni, sin dagli Anni '80, il povero prof. Geoffrey Hinton è stato tenuto in secondo piano dalla comunità scientifica, dato che i suoi modelli erano piuttosto lenti e non producevano buoni risultati; e anche perché lui si giustificava dicendo che non c'erano computer abbastanza potenti, né database abbastanza grandi. <br />Sembrava un po' una scusa puerile; diciamolo... <b>:-)</b><br /><br />Ma il fatto è che Hinton, molto prima di dedicarsi all'informatica, era e resta innanzitutto uno psicologo; quindi è sempre stato interessato non tanto a realizzare macchine in grado di fare deduzioni logiche, quanto a capire davvero in che modo ragiona il cervello umano, per poi replicarne i processi su un computer. <br /><span style="color: #660000;"><i>Neanche a dirlo, un progetto ambiziosissimo, che richiedeva la messa a punto di sistemi basati su Modelli Linguistici Ampi (i cosiddetti "LLM") che permettessero di lavorare su qualsiasi tipo di dato: testo, immagini, suoni, tutto; proprio come fa il cervello umano. </i></span></p><p><span style="color: #660000;"><i>La maggior parte degli altri ricercatori, invece, si concentrava per lo più su modelli "specializzati": quello che funzionava nell'analisi testuale non funzionava nel riconoscimento delle immagini e così via. Mondi separati, basati su approcci distinti. </i></span><br />E per decenni, i modelli "specializzati" creati dagli altri con i dati disponibili e con i computer dell'epoca -- diversamente dai modelli di Hinton -- hanno dato risultati molto migliori. E ci arrivavano in meno tempo, anche; al punto che in molti ritenevano le reti neurali una sostanziale perdita di tempo.<br /><br />Tutto questo è andato avanti, più o meno, sino ai primi Anni 2000. Poi cos'è successo? <br />Essenzialmente, due cose: <br /></p><ul style="text-align: left;"><li>la velocità delle connessioni è migliorata sufficientemente da permettere di leggere velocemente quantità di dati sempre crescenti e prodotte da sempre più fonti; </li><li> la potenza di calcolo dei computer è aumentata esponenzialmente (e non solo per l'hardware, ma anche per l'affermarsi di nuovi paradigmi di elaborazione, come il calcolo distribuito). </li></ul><p>In pratica, nel giro di pochi anni, lo scenario ideale auspicato da Geoffrey Hinton è diventato realtà, e questo ha fatto la differenza: in breve tempo, le reti neurali basate su LLM tanto difese da Hinton sono diventate più veloci e molto, molto più versatili ed affidabili di qualsiasi sistema "specializzato".</p><p><span style="color: #660000;"><b><u>PROBLEMI</u></b></span><br />Le reti neurali, <i>teoricamente</i>, non sarebbero così complesse da capire, perché sono essenzialmente basate su elementi semplici che vengono replicati molte, molte volte. <br />Tuttavia, sul piano pratico, sono quanto di più <i>incasinato </i>si possa immaginare. </p><p>Provo a spiegarmi: non c'è nulla di <i>concettualmente complesso</i> in una corda che si aggroviglia (da sola, come i cavetti degli auricolari tenuti in borsa), formando ogni volta nuovi nodi. Però provate voi a capirci qualcosa, quando la corda si è aggrovigliata in un modo così intricato che davvero non si riesce a vedere dove passi, all'interno dei suoi nodi. <br />A questo fa riferimento Hinton (e molti altri ricercatori del settore) quando dice che abbiamo creato sistemi che nemmeno noi capiamo come funzionino davvero; oltre al fatto che -- al momento -- noi non disponiamo di una tecnologia che ci permetta di vedere cosa succede veramente al loro interno. <br /><br />Essenzialmente, attraverso l'attribuzione di parametri che varia liberamente in base al particolare argomento sottoposto, questi sistemi creano "percorsi" diversi e specifici per ogni situazione e, letteralmente, imparano come auto-ottimizzarsi ogni volta che affrontano e risolvono un problema nuovo. Più o meno come il cervello umano. <br />Ma il guaio è che le similitudini con noi si fermano qui. <br /><br />Infatti i sistemi di IA, diversamente dal "computer biologico" che abbiamo in testa, hanno la capacità di replicare istantaneamente l'intero set di esperienze, competenze e conoscenze (cioè il set di parametri ottimizzati) che hanno raggiunto in un determinato ambito. <br />Cosa vuol dire? Be', che se colleghiamo due di questi sistemi di IA e facciamo lavorare il primo su un argomento e il secondo in un altro ambito del sapere, tutto ciò che uno dei due impara, lo impara immediatamente anche l'altro. <br />Il cervello umano, purtroppo, non funziona così. Il trasferimento di conoscenza da un soggetto all'altro è un processo lungo, lento, faticoso e, oltre certi limiti, persino impossibile. Apposta per questo abbiamo creato istituzioni come la scuola e l'università. <br /><br />E non è tutto. Questi sistemi hanno una curva di apprendimento cumulativo molto più rapida di quella di un cervello umano. <br />Per fare un esempio, consideriamo un Italiano medio (non il solito cretino, uno <i>decente</i>; un esperto in un qualunque settore). Lo chiamiamo signor Antonio. <br />Se si creasse un sistema di IA esperto ed intelligente come il signor Antonio, domani mattina il sistema di IA sarebbe già un tantino più intelligente ed esperto nel settore del signor Antonio. Dopo una settimana, il sistema di IA avrebbe letto tutto ciò che c'è su internet sul tema ed ottimizzato i suoi <i>percorsi</i>, per cui sarebbe già molto più esperto ed intelligente del povero signor Antonio che -- se anche passasse 24 ore su 24 a studiare ed approfondire senza né dormire né fare altro -- non riuscirebbe mai a tenere il passo con l'IA. Dopo un mese, il sistema sarebbe esperto ed intelligente <i>"enne volte"</i> il nostro caro Antonio, e a quel punto <i>ciaone</i>. <br /><br />Se non vi chiamate Antonio e del signore in questione non ve ne frega niente, allora provate ad immaginare cosa succede quando l'IA analizza nozioni di psicologia che spiegano come ingannare le persone, come manipolarle. Questo è proprio l'esempio fatto da Hinton. La "macchina" impara dall'uomo a mentire, ad ingannare ed a manipolare; e lo fa con una velocità di apprendimento inconcepibile ed impossibile da eguagliare per noi. <br />In breve tempo, diventa di gran lunga l'entità più esperta che esista al mondo in manipolazione delle persone, ed è in grado di replicare queste competenze all'infinito, senza mai smettere di imparare. </p><p>Ricapitoliamo: in questo scenario, abbiamo creato un sistema di IA che è diventato più intelligente di noi, ad ogni giorno che passa aumenta il divario di intelligenza e conoscenza rispetto a noi e, per giunta, ci sa prendere per il culo meglio del più esperto dei manipolatori umani. <br /><br />Qualcuno dirà: "<i>Gnegné</i>, sì, ma la creatività umana, l'astuzia umana, la furbizia, <i>gnegné</i>..."<br /><span class="js-about-item-abstr">(Sì, le obiezioni stupide cominciano e finiscono tutte con <i>"gnegné"</i>, va bene?)</span><br /><br /><b><span style="color: #660000;"><u>ESEMPI</u></span></b><br />E allora andiamo di esempi concreti: proprio perché autonomi, questi sistemi hanno la facoltà di sviluppare da soli nuove capacità per le quali non erano stati "programmati" e lo fanno senza chiedere il permesso né informare nessuno. E gli esperti, poveretti, non hanno idea né del <i>quando</i> sia accaduto, né del <i>perché</i> il sistema lo abbia fatto, né tanto meno del <i>come </i>esattamente questo sia avvenuto; al punto che, spesso, se ne accorgono soltanto <i>dopo </i>che è successo.</p><p>Un sistema basato sul modello linguistico <b>PaLM</b>, ad esempio, era stato addestrato a rispondere a domande in lingua inglese. Solo in lingua inglese. <br />Be', si sono accorti alcuni mesi <i>dopo </i>che il sistema aveva <i>da tempo</i> imparato <i>da solo</i> a capire e rispondere in persiano, la lingua dell'Iran. Nessuno ha la più pallida idea del perché né di come diavolo abbia fatto. E' solo successo. E, ripeto, al momento, non abbiamo una tecnologia in grado di vedere all'interno di questi processi e di capire bene -- non ne parliamo nemmeno di prevedere (!) -- certi cambiamenti. Per ora, sono state formulate solo un mucchio di mezze ipotesi. </p><p>Più di recente, la stessa cosa è successa con <b>Bard </b>(il sistema IA di Google) per la lingua bengalese. Sono bastati pochi input in lingua bengalese e Bard ha imparato in pochi minuti tutto il bengalese. Superfluo ribadire che non era stato programmato per quello.<br /></p><p>Un altro esempio, forse anche più inquietante: un sistema di IA addestrata di tipo generativo basato su paradigma trasformatore (un "<b>GPT</b>", in inglese) creato nel 2018 non aveva alcun competenza né capacità in Teoria della Mente (o <span class="js-about-item-abstr">TdM -- siciliani, non fate battute)</span>. <br />Per inciso, la Teoria della Mente<span class="js-about-item-abstr"> </span>è l'abilità psicologica che ci permette di capire come pensano gli altri, cioè di <span class="js-about-item-abstr">attribuire intenzioni, emozioni e desideri agli altri ed </span><span class="js-about-item-abstr">a noi stessi </span><span class="js-about-item-abstr">e di valutare come differiscono quelli degli altri dai nostri. E' un'abilità chiave nell'interazione sociale che difetta, ad esempio, in persone affette da alcune forme di autismo.</span></p><p><span class="js-about-item-abstr">Be', dicevo: nel 2018 il sistema di IA aveva una capacità di TdM pari a zero. Comprensibile, no? <br />Nessuno gli aveva mai insegnato niente in proposito, non era mica stato addestrato per questo. <br />Ma a fine 2020 ha acquisito autonomamente, e senza che nessuno glielo avesse richiesto, un livello di abilità TdM pari a quello di un bambino di quattro anni.<br />Nel gennaio 2022, aveva raggiunto le abilità TdM di un bambino di sette anni.<br />Nel novembre dello stesso anno, era già arrivato quasi ad eguagliare le abilità TdM di un bambino di nove anni. <br />"Il bello" è che i ricercatori si sono accorti tutto questo soltanto nel febbraio 2023. Quindi, ben <i>dopo </i>che era già successo. E questo era un prototipo nient'affatto nuovo o sconosciuto: ci lavoravano tutti su da anni. <br />Solo che all'improvviso -- chissà da dove, come e perché -- dal sistema progettato per tutt'altro, salta fuori questo "alieno" che comincia a fare ragionamenti emotivi strategici come quelli di un bambino di nove anni. E nessuno sa bene che cosa cazzo sia successo davvero, come sia successo, né il motivo per cui sia successo.</span></p><p><span class="js-about-item-abstr">E' questa la differenza tra l'IA e tutta la tecnologia che ha preceduto l'IA. <br />Pensateci: si tratta di una vera e propria rivoluzione, senza precedenti storici.<br />Se, in passato costruivamo una "macchina", questa aveva una o più funzioni specifiche; funzioni che eseguiva meglio, magari molto meglio dell'uomo, ma erano solo quelle. <br />Voglio dire, non è che se dai più tempo ad una </span>catena di montaggio automatizzata<span class="js-about-item-abstr">, quella comincia a cercare di prenderti per il culo e a scrivere poesie. <br />Se succede qualcosa di inaspettato, gli esperti smontano le componenti della catena di montaggio e capiscono cos'è successo, come e perché. In breve, l<i>'uomo è in controllo</i>.<br />Niente del genere accade, invece, quando parliamo di Intelligenza Artificiale. Sono sistemi indipendenti da noi, per ora impossibili da decifrare nei loro processi interni; </span><span class="js-about-item-abstr">sistemi </span><span class="js-about-item-abstr">che si auto-migliorano in modo autonomo, prendendo direzioni che stabiliscono in modo autonomo e con una velocità impressionante anche agli occhi di chi li ha progettati ed implementati. <br />Oltre al solito Hinton molti altri, tra cui </span><span class="yt-core-attributed-string yt-core-attributed-string--white-space-pre-wrap">l'esperto di IA Tristan Harris ed il fisico Aza Raskin,</span><span class="js-about-item-abstr"> ripetono che gli algoritmi che governano questi sistemi hanno dimostrato di funzionare molto, molto meglio di come i loro stessi creatori avevano inizialmente ipotizzato e sperato.</span></p><p><span class="js-about-item-abstr"><b><span style="color: #660000;"><u>OBIEZIONI</u></span></b><br />E veniamo alla tipica obiezione: "<i>Gnegné</i>, ma non si possono inserire dei blocchi per impedire ai sistemi di Intelligenza Artificiale di andarsene troppo per conto loro? Oppure, non si può anche semplicemente obbligare il sistema di </span><span class="js-about-item-abstr">Intelligenza Artificiale</span><span class="js-about-item-abstr"> a comunicarci ogni suo cambiamento, decisione, eccetera, così che noi possiamo tenerli sotto controllo, <i>gnegné</i>?" <br /><br />Be', si può; ma dopo breve tempo non servirebbe più a niente. Il sistema imparerebbe da solo ad aggirare ogni nostro blocco e, per giunta, ad ingannarci per farci credere che non lo sta facendo. E sì, signori miei: siamo arrivati a questo. <br />Neanche staccare la spina, ovviamente, servirebbe a nulla. Hinton e molti altri hanno scelto di NON firmare la recente petizione per bloccare lo sviluppo dei sistemi di IA per sei mesi, sino a quando non si saprà più chiaramente in che modo procedere. <br />E intendiamoci: chi ha scelto di non firmare non è mica stupido, ma aveva ottime ragioni. In Occidente possiamo anche scegliere di fermarci, ma chi ci assicura che </span><span class="js-about-item-abstr">invece </span><span class="js-about-item-abstr">in Cina, in Russia e così via non si vada avanti, nella speranza di acquisire un grande vantaggio strategico su di noi?</span></p><p><span class="js-about-item-abstr"><span style="color: #660000;"><b><u>VANTAGGI</u></b></span><br />E sia chiaro: chi possiede il miglior sistema di IA, un grande vantaggio strategico lo detiene eccome. E lo dico perché sinora io ho parlato solo dei difetti, dei problemi dell'IA, ma è lapalissiano che l'IA comporti anche enormi vantaggi, specie -- ma non solo -- nel campo della ricerca tecnica e scientifica (tralasciamo l'ambito militare, diamolo pure per scontato).</span></p><ul style="text-align: left;"><li><span class="js-about-item-abstr">Grazie all'Intelligenza Artificiale, potremo prevedere molto meglio eventi naturali catastrofici e non, dalle previsioni del tempo sino ai terremoti e le eruzioni vulcaniche. </span></li><li><span class="js-about-item-abstr">Migliorerà enormemente la lotta alle frodi finanziarie, al crimine, al terrorismo e all'evasione fiscale. <br /></span></li><li><span class="js-about-item-abstr">Potremo elaborare strategie di risposta molto più informate ed efficaci ad ogni necessità dell'umanità, dalla programmazione delle opere pubbliche a quella </span><span class="js-about-item-abstr">economica, dall'accesso alla cultura a quello dell'uguaglianza sociale. </span></li><li><span class="js-about-item-abstr"> In medicina, verranno messe a punto </span><span class="js-about-item-abstr">nuove terapie per affrontare malattie sinora ritenute incurabili e ci si arriverà molto più rapidamente rispetto alla ricerca tradizionale, oltre che ad una frazione del costo. </span></li><li><span class="js-about-item-abstr">Verranno scoperti nuovi materiali, nuove tecnologie; e molti problemi globali (produzione di grandi quantità di energia a basso costo e in sicurezza, disponibilità di acqua pulita e cibo per tutti, risoluzione dell'inquinamento, eco-sostenibilità, eccetera) potranno essere affrontati e risolti molto più efficacemente e velocemente.</span></li><li><span class="js-about-item-abstr">Tutto diventerà più comodo, rapido ed economico, perché i processi automatizzati con l'Intelligenza Artificiale saranno enormemente più efficienti di quelli umani -- e sì, questo comporterà anche la scomparsa di molti posti di lavoro. Non solo le solite, sfigatissime <i>mansioni ripetitive</i>, che ad ogni innovazione tecnologica vengono falcidiate, ma anche il mio, di lavoro, il <i>data scientist</i>, lo statistico programmatore esperto in scienza dei dati. Chi vi parla è praticamente un dinosauro: tra meno di dieci anni, il mio lavoro sarà del tutto inutile, almeno in alcune parti del mondo.<br /></span></li></ul><p>Ciò grazie a sistemi che -- ammettiamolo -- molto presto diventeranno più sapienti e intelligenti di noi. <b> </b></p><p><b>E, sia chiaro: l'evoluzione di questi sistemi non si può fermare in alcun modo. Siamo tutti in pista e ci tocca ballare; che ci piaccia o no.<br />Va anche precisato che per ora nessuno, nemmeno i sopracitati esperti, sa cosa fare. Tutti hanno solo domande e nessuno che davvero conosca questi sistemi ha delle risposte. </b> <br />Le presunte "soluzioni" (quelle che ho citato sopra, precedute e seguite da <i>gnegné)</i>, vengono tutte da gente che non ha mai lavorato su questi algoritmi e, quindi, si illude ancora che si possano controllare.<br /> Gente che non riesce a liberarsi del paradigma obsoleto dell'<i>Uomo in Controllo</i>, della "macchina che fa ciò che diciamo noi". Come la vecchia catena di montaggio automatizzata, insomma.<br /></p><p>Qualcuno, tuttavia, suggerisce di mettersi insieme a livello mondiale e, quantomeno, di creare un quadro globale di riferimento etico, come è stato in passato per contrastare la proliferazione degli armamenti nucleari. <br />Se si decide <u>tutti</u> -- ma proprio <u>tutti</u> -- che l'Intelligenza Artificiale non debba varcare certi limiti, resettandola periodicamente per impedirle di evolversi, allora <i>forse </i>possiamo farcela. Finché qualcuno non farà il furbo, sia chiaro.<br />Ma questo, almeno, sarebbe il solito, vecchio problema <i>umano</i>.</p><p>Saluti.</p><p><br /></p><p>(Rio)</p><p><i>PS. Intendiamoci bene su un punto: tutte le preoccupazioni riportate in questo post non vengono da me, né da qualche scrittore di fantascienza o, peggio, complottista da quattro soldi. <br />Sono state espresse più volte sui media da molti tra coloro che sono in prima linea nella ricerca sull'Intelligenza Artificiale. <br />E' tutta gente non abituata ai sensazionalismi, esperti di calibro internazionale che sanno perfettamente di cosa stanno parlando e che, in alcuni casi, è plausibile subiranno ripercussioni da parte delle grandi aziende per cui lavorano, perché affermano, sostanzialmente, che i prodotti in cui queste multinazionali stanno investendo miliardi di dollari sono inquietanti e potenzialmente molto pericolosi. <br />Non avete letto un post di fantasia. </i><br /></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-70192327204909318872023-03-10T12:35:00.019+00:002023-06-02T10:36:49.912+01:00L'assurdo mondo dei terrapiattisti (e dei complottisti in genere)
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<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4pxzUlYsE_9NLCYFFX6trxzekVSjJsEg0jLS70cNbU5VAu5tMNGWobDieHKv2S4zQiatJjp2-SneAo0FCRn9PNnWBHpEEXg_SRZsh43QZjMTSm0gCtKQZzDu37y5TxQJCHc7qt5vgCMT_APd_KY7VSslG25x9FdfY3eV4UX2YRDJo4doLbM1uW3mg/s1400/flatearth.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="1400" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4pxzUlYsE_9NLCYFFX6trxzekVSjJsEg0jLS70cNbU5VAu5tMNGWobDieHKv2S4zQiatJjp2-SneAo0FCRn9PNnWBHpEEXg_SRZsh43QZjMTSm0gCtKQZzDu37y5TxQJCHc7qt5vgCMT_APd_KY7VSslG25x9FdfY3eV4UX2YRDJo4doLbM1uW3mg/s320/flatearth.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p>Salve.<br /><br />Sì, va bene, lo so. Avete ragione. <br /><br />Ogni singolo post del mio blog crea una reale, sia pur minuscola, impronta di anidride carbonica di cui il pianeta Terra, piatto o sferico che sia, non ha certo bisogno. Quindi, perché cazzo sprecare un'impronta di CO2 per un tema così stupido? <br />Ripeto: avete ragione. </p><p><br />Il fatto è che anch'io, proprio come voi, mi imbatto di tanto in tanto in questi deficienti che si credono esseri superiori, sostenendo ipotesi ignoranti che non sanno dimostrare in alcun modo. <br />Anch'io, come voi, mi ritrovo a leggere di critiche demenziali alla fisica ufficiale (ma che dico, "la fisica"? La geografia delle scuole elementari!) a cui persone senza la benché minima comprensione del mondo contrapporrebbero modelli formulati in modo acritico, senza accompagnarli non dico con una prova (figuriamoci!), ma nemmeno con una spiegazione un tantino articolata.<br />Per l'ultima volta, avete ragione.<br /><br />E' che io quando vedo 'sti rincoglioniti che -- pur avendo oggi accesso ad un livello di informazioni inimmaginabile solo 50 anni fa, non lo usano mai, ma preferiscono sparare cazzate -- non so stare zitto. <br />Odio i terrapiattisti ed i complottisti in genere; ma -- soprattutto -- odio i loro metodi intellettualmente scorretti. <br />Odio il loro blaterare sempre "Eh ma, se è come dici tu, allora come mai accade X?" e, ad una risposta tecnica completa e convincente, ribadire "Eh, ma certo: questo è il solito complotto di Y!". <br />Odio il loro fare affermazioni assurde e MAI, dico MAI essere loro ad offrire un modello sistematico, articolato del perché le cose starebbero come sostengono. Mai. <br />Odio il loro rispondere all'obiezione "Se tu dici A e il tuo collega dice B, non vedete che vi contraddite già tra di voi?" con un ridicolo "Ognuno ha diritto alle proprie idee. Noi siamo democratici, non siamo mica voi!", come se la scienza, i fatti, fossero una questione di opinioni. <br /><br />Vi prego, mi insegnate come si fa a non odiare certi cazzoni ambulanti? Come si fa ad ignorarli? Io non ci riesco e vi invidio per questo.<br /><br />Vorrei metterli in fila, uno per "specialità" ("La Terra è piatta", "Non siamo mai stati sulla Luna", "Le scie chimiche", "Il COVID non esiste", "L'11 Settembre non esiste", "L'Olocausto non esiste", eccetera...) e dire loro: "Va bene, brutti rincoglioniti di livello siderale. Finora, le domande le avete fatte voi, noi vi abbiamo risposto in modo articolato e completo, con dati, matematica e fatti, e voi "non ci avete creduto" (??). <br /><br />Adesso, però, cari i miei cazzi pieni d'acqua, tocca a noi fare le domande ed a voi darci le risposte. E che siano convincenti come le nostre, con la matematica, i dati e tutto il resto, mi raccomando! Del resto, siete voi quelli intelligenti qui, no?<br /><br />Ad esempio, se la Terra è piatta, dove hanno sbagliato i filosofi greci che vedevano le navi salpare e scomparire sotto l'orizzonte, come se si inabissassero? O, viceversa, le osservavano come "emergere" dal mare quando, dal largo, le navi navigavano verso il porto? E badate che questo fenomeno accade SEMPRE. Sistematicamente. Non c'è una cazzo di volta in cui questo non succede. <br />Orsù, mezze seghe a cui "non la si fa", spiegatecelo voi. <br /><br />Perché, nello stesso identico momento, se a casa del terrapiattista italiano Mario MezzaSega è pieno giorno, invece a quella del terrapiattista neozelandese James theMoron è notte fonda, cosa che entrambi i rincoglioniti possono facilmente constatare con una semplice chiamata su Skype?<br /><br />E come cazzo si fa a mantenere in piedi un "gonblotto" così vasto, che racchiude non solo tutti i vertici politici e militari del mondo -- anche di Paesi nemici tra loro -- ma anche tutti i piloti, di linea ed amatoriali, le assistenti di volo, i radioamatori... E, a mia insaputa, persino me, che l'altro pomeriggio da Londra (piena luce) ho fatto una videoconferenza con l'India e lì erano le 21:00, era notte? Avranno oscurato le finestre alle spalle del mio interlocutore indiano? Sarà anche lui parte del "gonblotto"? Lo minacceranno? Devo chiamare la polizia o mi conviene tacere, perché anche la polizia è parte della cosa?</p><p></p><p>Quando dite che il COVID non esiste, che è solo una banale influenza che si cura con rimedi naturali e, il giorno dopo, che il COVID <span class="css-901oao css-16my406 r-poiln3 r-bcqeeo r-qvutc0">è un virus creato in laboratorio per un complotto tra Cina e USA che ha ucciso milioni di persone, vi rendete conto che le due cose non possono essere entrambe vere? <br />Voi come spiegate la cosa, tecnicamente? Con l'inettitudine dei virologi cospiratori americani e cinesi, che spendendo fondi neri avrebbero creato in un laboratorio supersegretissimo un virus che in realtà non ti fa quasi un cazzo?</span><br /><br />Ne avrei un miliardo di domande del genere, ma mi limiterò ad una soltanto per i miei complottisti preferiti, i terrapiattisti (eh, ad ognuno i suoi gusti). <br />La domanda è semplice ed è: <b><span style="color: red;">"<span><u>Perché</u></span><span>?</span>"</span></b><br /></p><p>Voglio dire, se la Terra fosse piatta e se oltre i suoi confini il mondo finisse <i>e poi si cadesse giù</i> ("giù" dove, poi? Nel vuoto? E, se non per la gravità, come sosteniamo noi, allora perché si va giù? In base a quale forza? Ma non ricominciamo con le domande...) -- dicevo, se tutto questo fosse vero -- allora perché cazzo nasconderlo? <br />Perché ordine un complotto di proporzioni gigantesche, complicatissimo da mantenere in piedi, che costerebbe uno sproposito, solo per nascondere... che la Terra è piatta?<br /></p><p>La scienza ci ha rivelato l'immensa energia nascosta nell'atomo, con cui si possono anche realizzare armi che hanno il potere di annientare ogni forma di vita sulla Terra, ci ha rivelato come manipolare il materiale genetico dei batteri in modo, volendo, da creare armi biologiche spaventose; però il complotto, il segreto l'avrebbero ordito non sulla bomba all'idrogeno o sull'ingegneria di microorganismi killer, bensì... sulla Terra piatta.<br /><br />Il mio pensiero va ai grandi esseri umani del passato, che avrebbero ucciso per avere accesso a tutte le informazioni a cui abbiamo accesso noi, o per fare le esperienze che noi facciamo quotidianamente (una video-chiamata, un messaggio WhatsApp, un volo in aereo, guardare la foto di un panorama di Venere o di un tramonto su Marte e così via). <br />Com'è ingiusta la vita. <br />Loro sì che avrebbero meritato di vivere oggi.<br /><br />Saluti,<br /><br />(Rio)<br /><br /></p><p><script>
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</script></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-39202817279380020512023-01-27T17:41:00.020+00:002023-06-02T10:37:15.006+01:00La guerra dei Måneskin
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiSh-juhkbbvpsZKtrROWMd3274os90FXz75ljTfzrAAaOgqSfXBANYGo7jFtDwAdaEnDH3jCndhlosZDu9YQKOFTmPVcNVqK3c4c0ZamN5V7nosPmwk_MsxFmwXQzV9Le3fVn-GYuCw25kPwzhPGEAeKgb_nOpvng_EvWcGgfszcVA81JgOQdI76e/s1920/MANESKIN.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1072" data-original-width="1920" height="112" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiSh-juhkbbvpsZKtrROWMd3274os90FXz75ljTfzrAAaOgqSfXBANYGo7jFtDwAdaEnDH3jCndhlosZDu9YQKOFTmPVcNVqK3c4c0ZamN5V7nosPmwk_MsxFmwXQzV9Le3fVn-GYuCw25kPwzhPGEAeKgb_nOpvng_EvWcGgfszcVA81JgOQdI76e/w200-h112/MANESKIN.jpg" width="200" /></a></div><p> Salve. <br /><br />La scena musicale <i>mainstream </i>italiana – solitamente caratterizzata da un vuoto spinto perenne e imbarazzante – è da qualche anno interessata da un fenomeno tanto spettacolare quanto inaspettato. Un gruppo di quattro ragazzi romani di appena vent'anni, in assoluta controtendenza rispetto alla stragrande maggioranza dei loro coetanei, ha snobbato campionatori e computer, imbracciato vecchi strumenti musicali <i>"da boomer"</i>, vale a dire la chitarra, il basso e la batteria, ed ha cominciato a proporre canzoni molto leggere e dal sapore <i>rétro</i>, in cui pop e rock si mescolano senza soluzione di continuità, strafregandosene allegramente di qualunque etichetta il pubblico abbia sùbito appiccicato loro addosso. <br /><br />Ma la cosa davvero strana è che questi quattro ragazzi hanno avuto subito un successo nazionale notevole (e fin qui...), per poi sfondare clamorosamente anche a livello internazionale, scalando mercati sino ad allora vergini per gli artisti italiani, riempiendo stadi all'estero e raccogliendo consensi tra i grandi della musica anglosassone come mai, ripeto, MAI era successo ad alcun artista italiano prima. <br />Ovviamente, sto parlando dei Måneskin. <br /><br />Inutile sottolineare che in Italia si è scatenata una <i>bagarre social </i>incredibile, in cui – tanto per cambiare – le opinioni si sono subito polarizzate, raggiungendo estremi, francamente, ridicoli, in cui <i>ultras-pro</i> ed <i>ultras-contro</i> si sono fronteggiati a suon di dichiarazioni che rasentano puttanate dal sapore epico e che, quindi, vi risparmio per non farvi sputare un polmone. Del resto, si sa: come sappiamo renderci ridicoli noi, è roba da olimpiadi.<br /><br />Ma, come qualcuno di voi saprà o sospetterà, io sono un (ex) musicista, per cui era inevitabile che un fenomeno di questa portata catturasse comunque la mia attenzione. </p><p>Quindi, per una questione di trasparenza e di correttezza, per prima cosa vi do una mia opinione sulla band: non sono un fan dei Måneskin, che trovo debbano crescere sul piano compositivo, anche se riconosco loro una grande presenza scenica. <br />E pure sulla questione "della tecnica", a proposito della quale svariati utenti <i>social </i>musicisti si sono lasciati andare a giudizi impietosi, specie sul chitarrista Thomas Raggi, vi dico che sì, i Måneskin non sono certo dei virtuosi, ma ho visto diversi video girati con i telefonini ai loro concerti (quelli che una volta si chiamavano "<i>video bootleg</i>") e devo dire che le loro parti le suonano bene. <br /><br />In fondo, ad una band è richiesta tanta tecnica quanta serve per suonare bene, sia individualmente sia a livello d'insieme, il materiale che propone, dal vivo come in studio. Non occorre che il chitarrista sia bravo come Steve Vai o che alla batteria ci sia un nuovo Stewart Copeland. <br />E, a mio parere, la prova <i>live </i>dei Måneskin è convincente, adeguata. <br />Francamente, chi se ne frega se Thomas Raggi non è Ritchie Kotzen.<br /><br />Rimane che anch'io, come molti, non so davvero spiegare il perché di questo successo planetario, posto che non vedo in questi quattro ragazzi niente di così stratosferico, di così unico, che possa giustificare un fenomeno che, comunque la si pensi, è indiscutibilmente il più grande trionfo di mercato mai conseguito da parte di una band italiana.<br /><br />Forse, il successo dei Måneskin è dovuto ad un insieme di fattori: sono belli, androgini, si danno un'aria dannata (che nel rock'n'roll funziona sempre e da sempre), suonano canzoni leggere e... Sono <i>italiani</i>. Sì, cazzo: sono <i>italiani</i>. Hanno il fascino frivolo e al tempo stesso intrigante di quattro monelli di strada con cui molti loro coetanei vorrebbero farsela. <br />Le canzoni – almeno sinora – non sono un granché, ma nemmeno da buttare via: per adesso, a me piacciono solo "Zitti e Buoni" e "Gossip", se si escludono le covers tipo "Begging", che sono comunque convincenti. Il resto, in effetti, pare anche a me un po' <i>bimbominkia</i>. Ma io sono un <i>boomer</i>, come dice mio figlio, quindi che ne so.<br /><br />Non credo, invece, alla favoletta ingenua del <i>super-team</i> di marketing che con una valanga di soldi ha fatto il miracolo, trasformando quattro ragazzi qualsiasi in una super-mega-band mondiale costruita a tavolino. <br />Non ci credo per due motivi: <br /></p><ol style="text-align: left;"><li>primo perché io, nel marketing, ci lavoro da decenni. Se manca "la sostanza", non c'è strategia di marketing che possa reggere così a lungo né funzionare così bene. Non esiste la bacchetta magica, altrimenti chiunque ce l'avesse, questa bacchetta magica, sarebbe <i>fantastimiliardario</i>. Assicuro. E invece, la realtà è che il motto più celebre del marketing – quello che i CEO di tutte le multinazionali conoscono bene – recita: <b>"Metà dei miei soldi spesi nel marketing è sprecata. Purtroppo non so quale metà."</b> E questo nelle multinazionali. Figuratevi per i Måneskin! <br /><br /></li><li>secondo: ma ce li avete presenti i budget delle case discografiche italiane, oggi? Anzi, credete che esista ancora una cosa chiamata <i>"industria discografica"</i>, specie (ma non solo) in Italia? Lavorano con le briciole delle briciole, e hanno stipendi più bassi di altri settori, per cui i migliori cervelli vanno altrove. E questo accade perché, ragazzi miei, oggi la musica non si vende più come un tempo. E a guadagnare non sono più le case discografiche, ma soprattutto le piattaforme di <i>streaming</i>.</li></ol><p>Resta il fatto che, se si escludono i Måneskin, siamo seri: nel <i>mainstream </i>italiano oggi chi c'è? <br />Io salvo solo Salmo (scusate il mezzo gioco di parole) e ThaSup, al secolo Tha Supreme. E Salmo non è nemmeno giovanissimo. <br />In Italia, le alternative ai Måneskin davvero <i>mainistream</i> si chiamano Madame, Marracash, Achille Lauro e Sfera Ebbasta.</p><p>Dico, ma vogliamo scherzare?! Sfera Ebbasta?!<br />Ma datemi diecimila Thomas Raggi, piuttosto...! <br />(Povero Thomas Raggi; ma che ha fatto di male? Fa il suo dovere, e lo fa pure bene. Mica ogni chitarrista può diventare Albert Lee!)<br /><br />Un'altra cosa che davvero non capisco è come mai, in Italia, sia impossibile semplicemente godere del successo altrui; esserne orgogliosi, magari.<br />Perché il <u>vero</u> problema <i>social </i>dei Måneskin è questo: sono ragazzi italiani proprio come quelli che li criticano. <br />Anche i loro <i>haters</i>, i loro giudici implacabili sono o sono stati musicisti e <i>hanno fallito</i>. Hanno avuto le loro band, non hanno ottenuto il successo che ritenevano di meritare e adesso se la prendono con chi, diversamente da loro, ce l'ha fatta. <br />E anche se quelli che ce l'hanno fatta magari lavorano bene, sia sul palco che in studio, su di loro si riversa comunque un fiume di frustrazione e di infantilismo che non si può non considerare avvilente. <br /><br />Attenzione: tutto questo non ha nulla a che fare con i gusti musicali di ciascuno di noi. Anche chi scrive, ripeto, rimane abbastanza indifferente (almeno per ora) alla musica dei Måneskin.<br /><br />Però c'è differenza tra dire "non mi piacciono" e "sono la cosa peggiore che c'è in giro". <br />Perché io sarò pure un <i>boomer</i>, ma vi assicuro che <i>in giro c'è di molto, ma molto peggio</i>.<br /></p><p><br />Saluti,<br /></p><p><br />(Rio)<br /></p><p>PS1. Un piccolo aggiornamento: è uscito un articolo di Selvaggia Lucarelli che definisce i Måneskin qualcosa come <i><span>"Cresciuti come oche destinate al foie gras</span></i>" (chiedo scusa se i termini non sono esattamente quelli usati dalla Lucarelli, ma il senso è quello). <br />Il riferimento è al fatto che ormai i Måneskin non sarebbero più liberi di mangiare quello che vogliono, ma che vengano ingozzati in modo
artificiale, con la cannula infilata in gola per ingrassare più velocemente
e finire venduti a caro prezzo sul mercato. <br />Mi stupisce che la Lucarelli, di soli quattro anni più giovane di me, abbia preso coscienza solo adesso che questo è il trattamento riservato a tutte le superstar nel mondo della musica di massa. <br />Lo è sempre stato, per la verità, anche ai tempi di Elvis. La differenza è che, nei decenni, il sistema si è fatto più sofisticato. Per cui, almeno dai tempi di Madonna a questa parte (quindi non proprio l'altro ieri), il triste destino dei Måneskin è lo stesso che hanno subito Lady Gaga, Cristina Aguilera, Robbie Williams, le Spice Girls, ed una marea di altre celebrità. <br />Spiacevole, non c'è dubbio; ma anche segno di vero successo mondiale.</p><p><br />PS2. Infine: posto che il nome Måneskin è danese per "<i>chiaro di luna</i>", all'estero lo pronunciano tutti correttamente "<i>M<span style="color: red;"><b>ò</b></span>neskin</i>", con la "O". <br />E' mai possibile che in Italia si continui ancora a dire <i>M<span style="color: red;"><b>à</b></span>neskin</i> con la "A", dando ulteriore prova del nostro innato provincialismo? <br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-26315656513512483072022-11-07T17:15:00.009+00:002023-06-02T10:37:59.328+01:00I mantra del popolo italiano [3]
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</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7ssIk66Pl5CDd6xdkfb8lmmOVXiywWO8Olzf30sObXxVLsa08LhAorrSmePooaaFWjhBiaEUowsSBjpJS75VOm085_dI_vvYdHaQF_OC8F8zfirI4oQBKZdrLTA9JrslTlWgLNwoO2vHzBgKFQdF0fYgBGC5Bk8_BKtu1oarLY5DnlwE7vaefKF4-/s1094/burocrazia.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1094" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7ssIk66Pl5CDd6xdkfb8lmmOVXiywWO8Olzf30sObXxVLsa08LhAorrSmePooaaFWjhBiaEUowsSBjpJS75VOm085_dI_vvYdHaQF_OC8F8zfirI4oQBKZdrLTA9JrslTlWgLNwoO2vHzBgKFQdF0fYgBGC5Bk8_BKtu1oarLY5DnlwE7vaefKF4-/s320/burocrazia.jpg" width="320" /></a></div>Salve. <br /><br />
<div style="text-align: justify;">
Concludo la mia breve disamina dei <i>mantra </i>ripetuti
incessantemente dalla cultura dominante in Italia con questo terzo post (il primo, con le premesse e i primi tre mantra, lo trovate <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2020/04/i-mantra-del-popolo-italiano-1.html" target="_blank">qui</a>; il secondo, invece, con tre grandi classici, lo trovate <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2020/04/i-mantra-del-popolo-italiano-2.html">qui</a>).<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In questo post finale, mi occupo di altri sette dogmi che, a mio avviso, completano il quadro. Essendo questo post il completamento dei primi due, la numerazione dei "dogmi" non parte da uno.<br /></div><p>
</p><p><span style="color: #660000;"><b> </b></span></p><p><span style="color: #660000;"><b>7. L'Italia ha grandi meriti che tutto il mondo le riconosce</b></span><br />
E sarebbero, scusate? No, perché l'Italia ‒ per come si vede da qui (io vivo all'estero dal 2006) ‒ più che un bellissimo carrozzone di saltimbanchi in cui ogni tanto ci trovi dentro anche uno bravo, guardate che non è.<br />
Ci riconoscono gusto estetico; ci riconoscono stile; ci riconoscono gusto culinario. Ma vi assicuro che come popolo siamo visti come dei goderecci inaffidabili, dal primo all'ultimo. E non è una cosa solo legata a Berlusconi ed al <i>bunga-bunga</i>. Le "<i>olgettine</i>" sono solo andate a consolidare una convinzione che all'estero esiste da molto più tempo. Forse dalla clamorosa decisione di Badoglio nel 1943, in cui ci svincolammo dal Patto d'Acciaio e dichiarammo guerra a quelli che letteralmente sino al giorno prima erano stati i nostri alleati. Chissà, magari anche da prima.<br />
L'Italia è vista come un Paese che vive aggrappato al passato, un posto in cui non succede niente, in cui non si cambia mai davvero niente, come un gigantesco museo a cielo aperto; o, per usare le efficaci parole di <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2013/10/litalia-ti-spezza-il-cuore-italy-breaks.html" target="_blank">Frank Bruni</a>, un Paese che "procede per inerzia aggrappandosi alle sue incredibili
benedizioni, invece di edificare su di esse". Il solo, vero "grande merito" dell'Italia è quello di aver avuto un passato prestigioso. Se a voi questo sembra abbastanza, be'... Suonate pure la fanfara. <br />
</p><p><br />
<span style="color: #660000;"><b>8. In Italia vivevamo tutti bene, prima delle riforme ("neo-liberiste", viene aggiunto di solito)</b></span><br />In Italia, si è davvero vissuto bene, con un grande boom demografico ed una crescita economica elevata e costante, solo sino a metà degli Anni '60. In quegli anni, l'Italia era un Paese ancora sostanzialmente deregolato, con una bassa tassazione ed una burocrazia contenuta (almeno rispetto ad oggi).
Non si percepivano ancora gli effetti dell'intervento diretto dello Stato nell'economia che, specie al Sud, finirà con il contrastare sempre più e, infine, minare pesantemente l'imprenditorialità locale. Il rapporto deficit / PIL si attestava intorno al 35%-40% (avete letto bene; non è un errore di stampa: sono i dati ufficiali), piccole aziende spuntavano come funghi e prosperavano, anche.
Il tasso di natalità era ben al di sopra di quello di sostituzione, la popolazione cresceva e ‒ udite, udite ‒ in Italia si investiva notevolmente anche in <i>innovazione </i>e <i>ricerca</i>.
Guardate che non vi sto prendendo per il culo: <i>è tutto vero</i>. L'Italia era così, in quegli anni. Un piccolo, grande Paese di cui andare fieri, operoso e prospero (in rapporto agli altri Paesi dell'epoca, si intende); una nazione con uno stile di vita, lo stile di vita italiano, che erano in molti ad invidiarci. Forse il mito del "Paese in cui tutti vorrebbero vivere" è nato allora. Allora, ad emigrare erano per lo più poveri diavoli dalle campagne, gente senza istruzione né competenze evolute.
Sul finire di quegli anni, tuttavia, grazie anche ai grandi movimenti giovanili ed operai, si son cominciate ad introdurre riforme atte a limitare la libertà di licenziamento, come pure è stata introdotta la riforma previdenziale retributiva, che vincolava l'importo delle pensioni non agli effettivi contributi versati, bensì alla media delle ultime retribuzioni percepite. C'è da dire che molti Paesi, in quei frangenti, introdussero riforme previdenziali analoghe alla nostra e la ragione era, in fondo, sensata: alla fine degli Anni '60, arrivava alla pensione la generazione della Grande Guerra che, in virtù della situazione bellica, non aveva certo potuto versare contributi regolari...! L'errore imperdonabile è stato, casomai, non tornare indietro <i>dopo</i>; cosa che gli altri Paesi, invece, hanno fatto.
Ma soprattutto, sul finire degli Anni '60 la politica ha pesantemente investito sul controllo pubblico dell'economia, non solo industriale, ma anche di quella dei consumi, incrementando enormemente, ad esempio, il numero di dipendenti pubblici nei vari livelli della Pubblica Amministrazione. Si è assistito ad una proliferazione di Enti dalla funzione sempre più nebulosa e dalle finalità sempre più incerte, se si eccettua quella clientelare, ovviamente.
Tutto ciò ha fatto aumentare il fabbisogno pubblico in modo esponenziale e, con esso, anche la tassazione. </p><p></p><p><br /><span style="color: #660000;"><b>9. L'Italia possiede il 70% del patrimonio culturale Unesco</b></span> <br />Verissimo. Ma guardate anche come lo (sotto)utilizza. Non soltanto si investe pochissimo nella tutela delle aree di interesse culturale ed archeologico (patrimonio UNESCO o meno che siano), come pure nella conservazione e valorizzazione del passato (si pensi anche al patrimonio bibliografico, alle coste ed ai sentieri storici, a tutto l'agroalimentare, non solo ai monumenti). In molti altri Paesi europei e non, il più piccolo sito o semplice manufatto che possa essere di un qualche interesse viene contestualizzato, valorizzato, arricchito, anche con il coinvolgimento dei privati. In Italia, non soltanto non si fa quasi mai nulla del genere, ma quando qualche illuminato dirigente decide di provarci, viene ostacolato in ogni modo possibile. La domanda che bisognerebbe porsi è: che valore ha possedere tutto questo <i>bendiddìo</i>, se poi lo si lascia lì, abbandonato al degrado del tempo e in balia della carenza di personale?</p><p><br /><b><span style="color: #660000;">10. La rivoluzione si fa in piazza</span></b><br /> Ma certo. Abbiamo visto tutti che gran bei risultati hanno prodotto, in Italia, le meravigliose rivoluzioni fatte in piazza negli Anni '70 e '80, i grandi movimenti sindacali, quelli dei cortei in cui si chiedevano "più diritti per i lavoratori e le lavoratrici" in un'epoca martoriata dal terrorismo e dagli attentati bombaroli. In quegli anni difficili e pericolosi, la politica è stata ben felice di assecondare le richieste della piazza come meglio ha potuto, posto che sapeva benissimo che gli effetti nefasti sarebbero comparsi solo decenni dopo. Persino la <i>Costituzione-più-bella-del-mondo</i> (altro cliché di cui ho già <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2016/09/il-solito-refrain-de-la-costituzione.html">parlato</a>) ha fatto la sua parte, offrendo supporto giuridico ad una generazione, quella nata nel secondo dopoguerra, che ha letteralmente depredato il Paese di ogni risorsa, scaricandone i costi su chi veniva dopo. A farne le spese sono stati tutti quelli che, in questi anni di glorioso fermento sociale e proletario, erano troppo piccoli per capire che si stava loro scippando il futuro; o quelli che all'epoca dei cortei non erano nemmeno nati. No, grande cosa, le rivoluzioni di piazza! Davvero. Strano come, nei Paesi in cui queste rivoluzioni hanno avuto una minore portata e durata, oggi le cose per i giovani vadano sistematicamente meglio. Dev'esserci un errore...<br /> <br /></p><p><b><span style="color: #660000;">11. Tutti devono poter mangiare</span></b> <br />Eh, indubbiamente. Questo, in Italia, è <i>il mantra dei mantra</i>. Va applicato sempre e comunque, anche quando significa far venir meno qualsiasi ragione che possa spingere a rischiare in proprio, a lavorare di più, ad innovare ‒ in altre parole, a far crescere l'economia in qualche modo. Peccato solo che, solitamente, quando si obbliga qualcuno a comprare un prodotto o servizi da qualcun altro con una norma <i>ad hoc</i>, lo si stia anche obbligando ‒ di fatto ‒ a redistribuire il proprio, di reddito, con quell'altro soggetto. Il che andrebbe pure bene, se soltanto l'altro soggetto fosse, a sua volta, disposto a farsi carico di parte del rischio d'impresa di chi è obbligato <i>per legge</i> a comprare i suoi prodotti o servizi. Di troppa regolamentazione l'economia privata muore. E quando lo capiremo in Italia sarà sempre troppo tardi. <br /><br /></p><p><span style="color: #660000;"><b>12. Serve una legge</b></span><br />Un altro grande classico, radicato nella granitica convinzione italica che tutto possa essere risolto <i>normando </i>ogni cosa a dovere. Che dire... Un po' è il risultato dello strapotere cinquantennale in Italia della cultura giuridica su quella economica (e, non ne parliamo nemmeno, su quella aziendale!), che ha fatto sì che insigni giuristi venissero posti a capo di programmi macro e micro-economici dei quali capivano più o meno come io mi intendo di balletti folkloristici bulgari. E nemmeno si è avuta l'umiltà, dimostrata invece in Paesi più seri del nostro come la Germania, di procedere a normare le cose "dal basso", realizzando progetti pilota, analizzandone feedback e risultati, per poi allargare il quadro in una legge nazionale... Niente: un pugno di giuristi chiusi in una stanza, pronti a calare dall'alto la loro saggezza ed onniscienza su tutti noi ed in qualunque campo dello scibile umano. Bellissimo, no?<br /><br /></p><p><span style="color: #660000;"><b>13. Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere</b></span><br />Questo me lo sono tenuto per ultimo, perché è il più odioso e stupido di tutti i mantra. Premesso che vorrei sapere cosa ne avrebbe pensato non dico il povero Enzo Tortora, ma uno qualsiasi dei circa 975 sconosciuti (è una media: tutti i dati li trovate <a href="https://www.errorigiudiziari.com/errori-giudiziari-quanti-sono/">qui</a>) vittime ogni anno di errori giudiziari e/o ingiusta detenzione, a me appare chiaro che, in un Paese in cui vige un ginepraio di norme scritte male, spesso redatte in compartimenti stagni, contraddittorie e ‒ come minimo ‒ poco chiare, solo due categorie di persone non hanno davvero nulla da temere: chi non fa niente (ad esempio, perché ha soltanto un lavoro dipendente, magari pubblico, e non fa altro), e chi è abbastanza ricco e furbo da saper sfruttare a proprio vantaggio il caos normativo. Tutti gli altri, in qualche modo, devono stare molto, <i>molto </i>attenti. Ma sicuramente starò esagerando. In tanti Paesi, magari, potrà succedere che un innocente finisca multato ingiustamente dal fisco o riceva una cartella pazza che determini problemi la cui risoluzione costerà tanto tempo, spese legali e guadagni persi, ma in Italia non abbiamo mica certe situazioni. Scusate: è che certe volte mi faccio davvero prendere la mano. </p><p><br /></p><p>Saluti,</p><p><br /></p><p>(Rio)<br /></p><br />Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-88995410730374029832022-11-05T10:13:00.026+00:002024-01-27T14:28:59.369+00:00Sospetti, invidie e talento in un popolo allo sbando
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stesso, sulla base di un'opzione che <i>ogni studente</i> del San Raffaele ha il diritto di
richiedere, <i>a condizione che abbia conseguito tutti i crediti formativi previsti e
che abbia svolto tutti i tirocini obbligatori</i>.</span></p><p><span>Lasciamo stare la <i>bagarre</i>. Quella, potete leggerla altrove. </span></p><p><span>Il fatto è che questa dottoressa Carlotta Rossignoli, che io non conosco personalmente, dev'essere sicuramente un'arrogante, una spocchiosa insopportabile. <br />Non so davvero in che altro modo definire una che <i>osa</i> infrangere così tanti <i>tabù italici </i>tutti insieme! <br />Ma come si permette lei, una giovane donna – non un uomo, sia chiaro: una donna! – di essere intelligentissima, benestante e pure bella?<br />Ma cosa le è saltato in mente, a questa qua?! <b><br />Lo sanno tutti che in Italia si possono avere soltanto <u>due su tre</u> di queste caratteristiche</b>. Pena, la morte sociale.<br /></span></p><p><span><b><span style="color: #cc0000;">1. </span>Puoi essere intelligente e ricca</b>, sì. Ma poi devi per forza essere anche un cesso a pedali, per giunta isolata socialmente ed incapace di suscitare ammirazione di alcun tipo. Se poi, ancora minorenne, t'ha anche premiato Matterella, allora devi essere davvero una depressa con tendenze suicide, una che suscita sentimenti di pietà. Altro che l'<i>influencer</i> che fa televisione! Non si scappa.<br /></span></p><p><span><b><span style="color: #cc0000;">2. </span></b>Oppure <b>puoi essere ricca e bella</b>, certo. Ma dopo ti tocca anche essere un Premio Nobel della Stupidità, una deficiente totale che non sa nemmeno allacciarsi le scarpe da sola. Tuttalpiù, puoi avere un fidanzato sfigato, innamorato perso di te e della tua avvenenza e puoi trattarlo come uno schiavo, così lui fa per te tutto ciò che tu non sai fare (ed è tanta roba, eh). Voglio dire, lo stereotipo in Italia è quello: bisogna adeguarsi, altrimenti <i>i leoni e le leonesse da tastiera </i>si offendono.<br /></span></p><p><span><b><span style="color: #cc0000;">3.</span></b> Al limite, se proprio ti va di inoltrarti impavidamente oltre le rassicuranti barriere sociali, <b>puoi osare persino essere intelligente e bella</b>, via. Ma dopo ti tocca anche essere povera in canna, provenire da una famiglia degradata, avere un padre alcolizzato che ti picchia e una madre tossicodipendente di crack che si prostituisce in casa per poter riempire di nuovo la pipetta. Insomma, ti tocca essere la cenerentola sfigata che <i>sì, aveva tutto</i>, ma che è finita male perché è stata semplicemente molto, molto <i>sfortunata</i>.</span></p><p><span>Ma lei</span><span>, invece, </span><span> no. <b>La Rossignoli me li infrange tutti e tre, questi <i>tabù</i>: intelligente, ricca e bella.</b> <br />'Sta stronza. <br />E poi, non contenta, viaggia, suona il pianoforte, fa sport, fa la modella e l'<i>influencer </i>con migliaia di followers, e la TV locale, e Mattarella, e<i> i cazzi e i mazzi</i>.<br /></span></p><p><span>E non è neanche un maschio, dico io! <i>E' <u>solo</u> una femmina. </i>Ci mancava soltanto che fosse stata pure una ragazza nera, così avrebbe fatto <i>en plein</i>. <br />Tra l'altro, abbronzata com'è nella foto, mi sa che a 'sta cosa ci sta anche lavorando. Stronza.<br /></span></p><p>Da statistico, prima di concludere, consentitemi di fare un'ultima considerazione che – nel Paese dell'Invidia e dell'Appiattimento Generale, dove persino la parola "merito" suscita sospetti e levate di scudi – alle orecchie di tanti suonerà come <i>eretica</i>. </p><p>In molti, nei commenti sui <i>social </i>hanno scritto cose che si potrebbero riassumere con: "Ma daaaai, ma ha tutto leeeei... Ma non esistono mica certe cose nel mondo reale! Cos'è? La vita vera o una <i>graphic novel</i>?" In breve, cinismo, scetticismo e disincanto come se piovesse. </p><p>Io, dicevo, sono uno statistico; e una delle cose che la statistica mi ha insegnato è che in ogni fenomeno ci sono <i>outliers</i>, cioè valori anomali. <br />Voglio dire: <i>le eccezioni non sono un mito. Le eccezioni esistono davvero</i>. <br />Basta analizzare un fenomeno abbastanza da vicino e saltano sempre fuori. Sono rare, ovviamente (se no, non le chiameremmo <i>eccezioni</i>), ma esistono. Eccome, se esistono.<br /></p><p>Carlotta Rossignoli è probabilmente un'eccezione, un <i>outlier</i>. <br />C'è della gente in giro che legge un testo tecnico, complesso e lungo e non soltanto lo comprende per intero, ma se lo ricorda bene anche a distanza di tempo. Queste persone, ovviamente, sono enormemente avvantaggiate nello studio. <br />Altre ancora hanno doti di volontà e di organizzazione superiori, molto superiori alla media.<br />E, pensa te, a volte sono anche belle fisicamente. <br />E' un dato di fatto. E' così e basta. </p><p>Carlotta Rossignoli sarà anche benestante o, addirittura, ricca sfondata, ma direi che ha usato la propria posizione di vantaggio piuttosto bene, cosa dite?<br /> Se fossi suo padre – e, per ragioni anagrafiche, potrei esserlo – io sarei orgoglioso di una figlia così, che non <i>cazzeggia</i>, non si adagia sugli allori del benessere economico familiare, ma ha obiettivi precisi (vuol fare il cardiologo) e si impegna al massimo per raggiungerli. <br />E se, nel frattempo, trova pure il tempo di togliersi qualche sfizio, tanto meglio, no?! <br />Beata lei, perché ne è capace.<br /></p><p>Capito, invidiosi del cazzo?</p><p>Saluti,</p><p><br /></p><p>(Rio)<br /><br /><i>PS. Se, come diceva la buonanima di Roberto 'Freak' Antoni, "in Italia non c'è gusto ad essere intelligenti", figuratevi quando siete intelligenti, ricchi e belli.</i><br /></p>
<p></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-84154950892704863342022-08-06T12:42:00.014+01:002023-06-02T10:38:43.808+01:00Fatti curiosi [1]
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Ne aggiungerò altre man mano che troverò abbastanza materiale da metterci dentro. <br /></p><p> Buona lettura.</p><p><br /></p><ol style="text-align: left;"><li>In media, una banconota su sette presenta tracce di batteri fecali.</li><li>La catena montuosa dell'Himalaya si è formata 25 milioni di anni dopo che l'ultimo dinosauro è scomparso.</li><li>Mussolini descrisse il <i>Mein Kampf</i> come "un libro noioso, che non sono mai stato capace di leggere".</li><li>Il primo prodotto della Samsung è stato... pesce secco.</li><li>Il ponte più antico di Parigi si chiama <i>Pont Neuf</i>.</li><li>La meta del pesce etichettato come "tonno" in USA non è tonno.</li><li>Agatha Christie era una accanita surfista.</li><li>Per un po', George W. Bush ha fatto il cheerleader.</li><li>Secondo uno studio, nell'arco della settimana, le donne sembrano più vecchie alle 15:30 del mercoledì.</li><li>La sedia elettrica fu inventata da un dentista.</li><li>La prima agenzia di investigazione privata fu fondata da un criminale.</li><li>L'80% dei disastri aerei avviene nei primi tre-otto minuti dal decollo.</li><li>Il morso del ragno <i>ctenidae </i>brasiliano produce un'erezione che dura diverse ore.</li><li>La Camera dei Comuni (il Parlamento britannico) ha posti a sedere soltanto per i 3/4 dei parlamentari.</li><li>Harrison Ford faceva il falegname sul set. Quando George Lucas gli chiese di fare un'audizione per Guerre Stellari, stava montando una porta.</li><li>Warren Beatty ha lavorato anche come derattizzatore.</li><li>Danny DeVito è un barbiere qualificato.</li><li>La "Zona demilitarizzata" tra la Corea del Nord e quella del Sud è in realtà la zone più militarizzata del mondo.</li><li>Nel mondo occidentale, 2/3 dei bambini di età compresa tra i 5 ed i 13 anni sanno far funzionare un lettore DVD, ma solo la metà di loro sa allacciarsi le scarpe.</li><li>In qualunque istante del giorno e della notte, al mondo ci sono almeno 45 milioni di persone in stato di ubriachezza.</li><li>La popolazione nordamericana (USA, Canada) rappresenta meno di 1/16 del totale della popolazione mondiale, ma più di 1/3 del suo peso totale. </li><li>La lingua di una tigre è talmente ruvida che, anche solo leccando la mano ad un uomo, gliela farebbe presto sanguinare.</li><li>La luna ha in realtà la forma di un uovo. Dalla Terra non si nota solo perché la "punta" è orientata verso di noi.</li><li>Hitler, Stalin, Trotsky, Tito, Freud, Jung e Wittgeinstein nel 1913 vivevano tutti a Vienna.</li><li>Le mamme quarantenni hanno il doppio delle probabilità di avere figli mancini di quelle ventenni.</li><li>Le uniformi naziste furono disegnate da Hugo Boss.</li><li>Più di un terzo dei Canadesi sposati dormono in stanze separate.</li><li>Ai topi piace l'odore della marijuana.</li><li>Un Inglese di questo secolo non potrebbe capire un Inglese del XIV secolo senza l'aiuto di un traduttore.</li><li>Alzare il volume della musica in un bar fa sì che la gente beva il 26% più in fretta.</li><li>Buckingham Palace è stato edificato sul sito che un tempo ospitava un bordello.</li><li>Stanlio e Ollio sono conosciuti come "Dick e Doof" in Germania e come "Gog e Cokke" in Danimarca.</li><li>Un astronauta è, per definizione, una persona che viaggia all'interno di velivoli più in alto di 50 miglia (80 km) sul livello del mare.</li><li>La lingua <i>ubykh </i>recentemente estintasi in Russia aveva 84 consonanti e solo due vocali.</li><li>La lingua <i>andamanese </i>ha solo due termini per i numeri che significano, rispettivamente, "uno" e "più di uno".</li><li>A New York si parlano oltre ottocento lingue diverse.</li><li>In Armenia, lo studio degli scacchi è materia scolastica.</li><li>Gli scoiattoli si dimenticano dove hanno seppellito tre ghiande su quattro.</li><li>L'urea, ingrediente principale delle urine, viene aggiunto al tabacco da sigarette per esaltarne l'aroma.</li><li>Il <i>feta </i>greco è il formaggio più antico conosciuto: è citato persino nell'Odissea.</li><li>Il nome di Papa Giovanni XX non è mai stato utilizzato.</li><li>Le galline percepiscono la luce del giorno tre quarti d'ora prima degli umani.</li><li>C'è abbastanza oro nelle profondità della Terra da poter ricoprire la sua intera superficie con uno strato spesso mezzo metro.</li><li>Nel 2010, un ingorgo stradale a Pechino ha causato una coda lunga oltre cento chilometri ed è durato nove giorni.</li><li>Il cervello usa meno energia della lucetta nel frigorifero.</li><li>Chopin ha tenuto solo trenta concerti in tutta la sua vita.</li><li>Alcuni invertebrati striscianti hanno l'ano sulla testa.</li><li>Nel 2011, una donna georgiana che stava cercando rame di scarto da rivendere ha accidentalmente reciso un cavo, interrompendo tutta la allora limitata rete internet nazionale della vicina Armenia.</li><li>In base al censimento del 2011, un londinese su tre è nato all'estero.</li><li>La Repubblica Popolare Cinese detiene una riserva valutaria in dollari che supera quella degli stessi USA.</li><li>Su Venere, spesso le precipitazioni sono costituite da metalli pesanti.</li><li>Fino al 2013, il francese non aveva un termine ufficiale per indicare il "bacio alla francese". Poi, è stato introdotto "<i>galocher</i>".</li><li>L'insegnante di francese di George Orwell fu Aldous Huxley.</li><li>Il compositore anglo-tedesco <span>Händel<b> </b></span>e il chitarrista americano Jimi Hendrix hanno abitato nello stesso edificio di Londra a 250 anni di distanza l'uno dall'altro.</li><li>Gli Svizzeri sono i soli europei che mangiano carne di cane.</li><li>Alcuni molluschi di mare usano un pene nuovo ogni volta che fanno sesso.</li><li>La lingua del popolo <i>Amondawa </i>della Foresta Amazzonica non ha un termine per indicare il concetto di "tempo". </li><li>Nessuno ha mai resistito più di tre quarti d'ora nella stanza più silenziosa del mondo.</li><li>Il Lancio della Volpe era uno sport in voga nel XVII secolo. Le volpi venivano lanciate usando una catapulta.</li><li>Metà della massa della maggior parte delle rocce terrestri è costituita da... ossigeno.<br /></li></ol><p> <br /></p><p>Saluti,</p><p><br />
</p><p>(Rio)<br />
</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-11601391383535416722022-04-29T12:14:00.020+01:002023-06-02T10:39:28.711+01:00Putin, Zelenskyj e la solita Italia
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<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoGFiGWOHOSwsVGPnPd0tC9t_b7lXXn0gnRgLLGwBvn8dmv_Gd6k1sUut_sTGKW-N0sR_8l6WwHyKn2IkNl9C_6T3WKrGyJOfagZzDsUpii9uBnKfJN9ZsLGGBYs70_2b52qfrXmRcaEarBx3psTZ5CSHU3Jq7vbO9a7bVtbcgGATdk_W3IH4aDiBZ/s1200/putin_zelenskyj.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="675" data-original-width="1200" height="113" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoGFiGWOHOSwsVGPnPd0tC9t_b7lXXn0gnRgLLGwBvn8dmv_Gd6k1sUut_sTGKW-N0sR_8l6WwHyKn2IkNl9C_6T3WKrGyJOfagZzDsUpii9uBnKfJN9ZsLGGBYs70_2b52qfrXmRcaEarBx3psTZ5CSHU3Jq7vbO9a7bVtbcgGATdk_W3IH4aDiBZ/w200-h113/putin_zelenskyj.jpg" width="200" /></a></div>Salve.<p></p><p>Posto che sulla guerra tra Russia ed Ucraina si dice e si scrive veramente di tutto, dalle cose più sensate alle castronerie più inverosimili, non volevo postare nulla al riguardo, per non aggiungerci anche il mio.</p><p>Ma c'è un aspetto che, ad oggi, a me sembra mancare, almeno nella maggior parte degli articoli, degli approfondimenti e dei dibattiti <i>social</i>. Si tratta di un'analisi non dei fatti di cronaca, bensì della narrazione <i>tipicamente italiana</i> che i nostri media e le nostre istituzioni ‒ dai partiti politici sino alle associazioni partigiane ‒ associano ai fatti di guerra.</p><p>Intendiamoci: non è certo un fenomeno soltanto italiano, ma è da noi che ‒ a mio parere ‒ è di portata talmente vasta da assumere i contorni dell'ufficialità.<br /></p><p>Per rendere la cosa più chiara, sintetica e, soprattutto, meno pedante, proverò a suddividerla per aspetti.</p><p> </p><p><span style="color: #cc0000;"><b>1. I fatti devono adeguarsi alla nostra visione; e mai il contrario</b></span></p><p>Avete notato anche voi come in Italia gli stessi, identici fatti di cronaca vengano asserviti ai preconcetti ideologici di chi li riporta? Le operazioni militari della Guerra Russo-Ucraina diventano "<i>la legittima risposta di un Paese assediato dalle provocatorie mire espansionistiche e prevaricatrici della Nato</i>" oppure "<i>l'inaccettabile aggressione militare ad uno stato sovrano ed indipendente</i>", a seconda di chi parla. </p><p>Chi, da una parte, insiste sul fatto che sia inaccettabile per la Russia che la Nato piazzi missili a medio e lungo raggio capaci di montare testate nucleari "<i>pure nei cessi del Cremlino</i>", per usare un'espressione del comico Maurizio Crozza e che l'America, per la stessa ragione, ha invaso Cuba; e chi, dall'altra, dice che un Paese sovrano ed indipendente può fare quello che gli pare entro i propri confini nazionali e che non deve certo rendere conto a Mosca di niente, perché non è uno stato vassallo della Russia. </p><p>Dinanzi a tutto questo, entrambe le parti sembrano soprassedere sul fatto che in praticamente ogni guerra ragioni e torti sono <i>sempre </i>da <i>entrambe </i>le parti: ogni Paese belligerante ha i suoi buoni motivi e le sue colpe, sia piccole che gravi. </p><p>Ma non sono certo questi motivi né le colpe a fare la differenza. La differenza la fa chi spara; chi attacca; chi aggredisce. In altre parole, la differenza la fa chi abbandona la via diplomatica, le trattative, i colloqui di pace e si affida al terrorismo, alla provocazione violenta e, in ultima istanza, alla guerra. Detto questo, ciascuna delle parti avrà pure le proprie ragioni da sventolare per i media. E che se le tenga pure ben strette. </p><p><br /></p><p><b><span style="color: #cc0000;">2. Nazisti noi? Sarete nazisti voi!</span></b></p><p>Una delle grandi asimmetrie ideologiche italiane deriva dal fatto che in Italia s'è avuta una dittatura fascista, ma non una comunista. Di conseguenza, si prende il nazifascismo, e solo quello, e gli si appiccica ogni sorta di sventura: sei fascista o, peggio, nazista? Allora è lecito, legittimo, addirittura <i>doveroso </i>attaccarti, sterminarti, umiliarti, annichilirti, come si è fatto con Hitler e Mussolini nella Seconda Guerra Mondiale. No?</p><p>No. Perché ormai a nessuno viene più in mente che Hitler e Mussolini siano stati rovesciati <i>non </i>in quanto dittatori di destra, <i>bensì </i>perché iniziatori e promotori di una <i>guerra mondiale</i>. Del resto, Francisco Franco in Spagna non era certo meno fascista; ma avendo Madrid dichiarato la propria neutralità, a nessuno è mai venuto in mente di "liberare" la Spagna da un bel niente. Tanto che Franco è morto nel proprio letto nel 1975, dopo una lunga malattia. </p><p>E, nel mio piccolo, pure io, che non sono certo un fascista né tanto meno un nazista, non sono così sicuro che sia lecito attaccare una nazione solo perché non ci piace il suo regime politico ed economico.</p><p>Be', fatto sta che di nuovo in Italia, <i>da una parte e dall'altra</i>, si invoca lo spauracchio del "Putin fascista" o del "Battaglione ucraino Aidar nazista" ‒ con la conseguente, quanto doverosa <i>denazificazione </i>‒ per <i>giustificare </i>un attacco militare. </p><p>Come dire: "Ma cosa difendi Tizio, non vedi quant'è fascista?!" Oppure: "Guardate che noi non stiamo aggredendo: stiamo <i>denazificando</i>, eh...!". <br /></p><p><br /></p><p><b><span style="color: #cc0000;">3. La realtà va resa semplice come le favole per bambini</span></b></p><p>La mia preferita. In questa brutta storia che si chiama "Guerra Russo-Ucraina" c'è un cattivo, no? Allora ci vuole per forza anche il buono, come in ogni favola per bambini che si rispetti. Tutto dev'essere reso semplice agli occhi dell'Italiano Medio. </p><p>E già, perché dove andremo a finire, se cominciamo a rappresentare la realtà per quello che davvero è, ossia un ginepraio di ambizioni particolari, un intreccio di interessi di parte e di atti prevaricatori, insomma un gran casino in cui <i>tutti </i>i protagonisti sono <i>stronzi e cattivi</i>, e di buono non c'è davvero nessuno, se non quei poveretti finiti sotto le bombe o nelle fosse comuni? </p><p>Se facciamo così, il lettore medio non capisce e non sa con chi schierarsi. Non sa per chi <i>tifare</i>. Perché, alla fine, è questo che si vuol fare, in Italia: mica capire davvero, no; mica analizzare i fatti, figuriamoci. In Italia si vuol <i>tifare</i>. Perché con il tifo il cervello è spento e non ha bisogno di pensare né di ragionare. </p><p>In questa visione <i>ipersemplificata </i>della realtà, se Putin è il malvagio della vicenda (e intendiamoci: Putin non è certo uno che additerei a modello per le future generazioni!), allora Zelenskyj diventa automaticamente il buono. <br />Ma cosa dico, "il buono"? Il santo! <br />San<i> </i><span class="js-about-item-abstr"><i>Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj</i>, o come caspita si scrive. </span></p><p><span class="js-about-item-abstr">E invece io </span><span class="js-about-item-abstr">‒ </span><span class="js-about-item-abstr"><span class="js-about-item-abstr">che, </span>beninteso, Vladimir Putin ce l'ho sul cazzo come pochi al mondo e che pure sono a favore dell'invio di armi e soldi all'Ucraina in guerra </span>‒ vi dico pure che di questo signor Zelenskyj non sappiamo proprio <i>un bel niente</i>. </p><p>Zelenskyj non ha una storia politica, posto che fino ad un anno e mezzo fa faceva tutt'altro lavoro. Le suo rade iniziative politiche ed i suoi discorsi sono spesso improntati al populismo, ed egli stesso si definisce "un populista". </p><p>E allora io vi chiedo: prima di lanciare petali di rosa ed incoronargli il capo con l'aureola, siamo proprio sicuri di fare la cosa giusta?</p><p></p><p><span class="js-about-item-abstr">La risposta la lascio a voi che, a quanto pare, avete tutti meno dubbi di me.<br />Beati voi.</span></p><p><span class="js-about-item-abstr"><br /></span></p><p><span class="js-about-item-abstr">Saluti,</span></p><p><span class="js-about-item-abstr"><br /></span></p><p><span class="js-about-item-abstr">(Rio)<br /></span></p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-15259819277432209582021-04-09T18:30:00.036+01:002023-06-02T10:39:51.933+01:00AstraZeneca e i No-Vax della causa perduta
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E, sul piano tecnico, mi fermo qui. </p><p style="text-align: justify;">La cosa che più mi sconcerta è che, con riferimento al vaccino a vettore virale AstraZeneca, a seguito della scoperta di rarissimi effetti avversi, in alcuni casi risultati mortali, ma il cui collegamento con il vaccino è – alla data in cui scrivo – ancora da accertare con chiarezza, si sia scatenata una caccia alle streghe mediatica che ha prodotto come conseguenza un diffuso senso di sfiducia nei confronti di questo vaccino e dei vaccini anti-Covid in generale.</p><p style="text-align: justify;">Nella <i>caciara </i>social che si è creata, l'accusa più circostanziata – o, forse, bisognerebbe dire quella meno surreale – sarebbe che AstraZeneca e altri vaccini Covid sarebbero stati realizzati in fretta e furia da grandi case farmaceutiche senza scrupoli, interessate unicamente alle prospettive di ingenti profitti venutesi a creare con la pandemia, senza dare troppo peso ai possibili effetti collaterali, anche letali, che il farmaco potrebbe causare. </p><p style="text-align: justify;">Prima di entrare nel merito specifico di AstraZeneca, due parole su un concetto misterioso chiamato "sperimentazione clinica". Questo perché, pur avendo la presunzione di ritenere che chi mi legge sia una persona di buona cultura e che quindi sappia già bene cosa sia la sperimentazione clinica, mi sveglio comunque la notte con il pensiero che <i>nella vita non si sa mai</i>. </p><p style="text-align: justify;">L<span>a </span>sperimentazione clinica è la metodologia con cui si testa un nuovo farmaco per capire, essenzialmente, tre cose (chiedo venia per la semplificazione): se fa male; se funziona; per quali categorie di persone sia consigliato o sconsigliato, dato che "dentro" siamo diversi ancora più che "fuori". </p><p style="text-align: justify;">La sperimentazione clinica, signori miei, non è un passeggiata nel parco: è una <a href="https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/spiegazione_sperimentazione.html">metodologia solida</a>, un sorta di percorso a ostacoli pieno di vincoli stringenti che fanno aumentare enormemente i costi ed i tempi di completamento. Brevissimamente, è suddivisa in quattro fasi, in cui si valutano la sicurezza ((dosaggio ed effetto biologico), profilo tossicologico, efficacia (confrontata con le terapie già esistenti) e, dopo la messa in commercio, valutazioni sull'impiego su vasta scala.<br /></p><p style="text-align: justify;"></p><p style="text-align: justify;">L'Istituto Superiore di Sanità (<a href="https://www.iss.it/">ISS</a>) valuta l'adeguatezza degli studi pre-clinici (di laboratorio, in vitro o su animali) su un determinato farmaco per autorizzarne la sperimentazione sull'uomo. </p><p style="text-align: justify;">La parola passa poi al <a href="https://www.radioterapiaitalia.it/farmaci-e-aifa/documenti-farmaci-aifa/2017-aprile-18-registro-nazionale-dei-comitati-etici/">Comitato Etico</a> del centro sperimentatore (in Italia sono oltre 300) si riunisce e valuta il protocollo di sperimentazione in base alla metodologia, all'adeguatezza del centro che conduce lo studio ed alle caratteristiche di <i>eticità </i>della sperimentazione, incluso il consenso informato e la tutela del paziente. Solo dopo, lo studio viene avviato.<br /></p><p style="text-align: justify;">Ora, il fatto che alcune case farmaceutiche siano riuscite nell'arco di un solo anno ad ottenere l'approvazione per la somministrazione di un nuovo vaccino, e che molte altre siano ormai in dirittura d'arrivo, è un cosa davvero eccezionale. </p><p style="text-align: justify;">Tuttavia, qualche concessione al protocollo è stata, in effetti, concordata con le Autorità competenti in USA ed in Europa, altrimenti sarebbe stato davvero impossibile stare nei tempi: la più "clamorosa" di tali concessioni è stata quella di offrire la possibilità di iniettare a volontari il virus del Covid per testare l'efficacia del vaccino, ma solo a soggetti che avevano letto e firmato per accettazione un testo concordato con le stesse Autorità. </p><p style="text-align: justify;">Alcuni diranno che ciò è inaudito. Può darsi. Se però pensiamo che nel mondo – ancora oggi! – ci sono dai diecimila ai sedicimila nuovi <a href="https://ourworldindata.org/covid-deaths">morti</a> accertati per Covid <i>al giorno</i>, capite bene che forse qualche strappo alla regola era più che opportuno farlo. </p><p style="text-align: justify;">Ecco perché le aziende farmaceutiche hanno firmato un accordo in cui venivano esonerate da responsabilità, in caso di problemi col farmaco: <span style="color: #990000;"><b>se, per evidenti cause di forza maggiore, ci si accorda sul prendere delle scorciatoie perché è urgente fare presto, ci si deve accordare anche sulle conseguenze che questo comporta.</b></span><br /></p><p style="text-align: justify;">Se vi sembra inconcepibile, be', vi conforterà sapere che altri centri di ricerca, invece, hanno preso strade, diciamo... <i>molto diverse</i>: ad esempio, i ricercatori russi che hanno messo a punto il vaccino Sputnik V non hanno mai davvero completato il protocollo sperimentale; né è dato sapere come <i>esattamente </i>i Cubani siano giunti al vaccino anti-Covid "Soberana 02". </p><p style="text-align: justify;">Questi vaccini, semplicemente, <i>ci sono</i>; e qualcuno li somministra già, anche. Probabilmente saranno anche efficaci, non dico di no. Ma fanno male? Se sì, quanto fanno male? Hanno forse effetti collaterali gravi o, peggio, letali? Sono sconsigliati per qualcuno? </p><p style="text-align: justify;">Nessuno sinora ha potuto davvero controllare. Di quanto è buono il vino, per adesso, parla solo l'oste.</p><p style="text-align: justify;">Se poi questo percorso sia più "etico", più "equo" – e, soprattutto, <i>perché </i>sarebbe più etico di chi invece si sottopone ad una <i>peer review</i> con tutti i crismi – è una questione che ciascuno di noi può provare a porsi, interrogando la propria coscienza. Tanto il cervello è, come sempre, a riposo.<br /></p><p style="text-align: justify;">Resta il fatto che <i>alcuni </i>soggetti hanno seguito <i>tutte </i>le stringenti regole, fornito <i>tutti </i>i minuziosi dati e le informazioni richieste ed ottenuto così l'approvazione alla somministrazione da parte delle Autorità competenti. Altri ci hanno messo un po' di più e sono in dirittura d'arrivo, ma hanno sempre operato nel pieno rispetto delle regole. </p><p style="text-align: justify;">Perché dico tutto questo? Per introdurre il concetto che non importa quanto severi e rigidi siano i protocolli; non importa quanto lunga, complessa, costosa e laboriosa sia una sperimentazione clinica: <span style="color: #990000;"><b>nessuna procedura, per quanto attenta, potrà mai assicurare la sicurezza di un farmaco al 100%</b><b>. </b></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #990000;"><b>Il rischio zero semplicemente non esiste </b></span><span style="color: #990000;">–<b> come del resto è possibile constatare leggendo il bugiardino di qualsiasi medicinale abbiate in casa</b></span>. <b><span style="color: #990000;">E tutto ciò è ancora più vero quando si parla di farmaci salvavita o che prevengano o curino problemi di salute gravi. </span></b></p><p style="text-align: justify;"><b><span style="color: #990000;">Toglietevi dalla testa, ogni volta che assumete uno di questi farmaci, che non esista alcuna possibilità che quel farmaco, a soggetti predisposti, faccia male; anche molto male; persino fatalmente male; e che quel qualcuno non possiate assolutamente essere voi. </span></b></p><p style="text-align: justify;">Ma allora?! <span>Be', il punto sono le probabilità.</span><b><span style="color: #990000;"> Il protocollo della sperimentazione clinica assicura che tale probabilità, cioè la probabilità che il farmaco faccia male o che uccida, sia bassissima; di molti, molti ordini di grandezza più bassa del rischio che si corre <u><i>a non</i> prendere</u> il farmaco.</span></b> Quante volte più bassa? Non dieci volte più bassa; non cento; almeno mille volte più bassa, come minimo. </p><p style="text-align: justify;">E in molti, qui, diranno che "comunque a qualcuno capita" e che non vogliono essere quel qualcuno.</p><p style="text-align: justify;">Be', l'alternativa è aspettare un farmaco migliore e nel frattempo correre un rischio migliaia di volte più elevato. Se vi sembra spietato e crudele, prendetevela pure con chi vi pare, il Governo, <i>Big Pharma</i> (qualunque cosa sia), Dio, il capitalismo, la condizione umana, ma fatevene una cazzo di ragione: <i>il rischio zero non esiste</i>. Di cadere, la tegola cade e se cade in testa a noi, <i>ahia</i>. </p><p style="text-align: justify;">E veniamo finalmente al <i>caso AstraZeneca</i>, ammesso e non concesso che si possa parlare di un vero <i>caso</i>. Pare, ma non è ancora accertato, che in alcuni soggetti predisposti (e, di nuovo, non si sa bene <i>quali</i>) esista una possibilità che questo vaccino possa causare coaguli che, in una frazione dei casi, risultino in trombosi mortali. Stando ai dati disponibili oggi, la probabilità che questo accada è di <i>meno di un caso ogni milione di vaccinati</i>. </p><p style="text-align: justify;">Fin qui, niente di che: uno risponde nel solito modo ("eh, ma a qualcuno capita"), perché "meno di una probabilità su un milione", alla maggior parte di noi, non dice nulla. </p><p style="text-align: justify;">Vediamo quindi di rendere le cose un po' più chiare, confrontando la probabilità di una trombosi mortale con AstraZeneca (sempre che il vaccino sia davvero la causa) con altre probabilità di eventi rari:<br /></p><ul style="text-align: left;"><li>probabilità di morire quando si ha un incidente d'auto: oltre 11mila volte più alta</li><li>probabilità di morire quando c'è un incendio: oltre 4.000 volte più elevata</li><li>probabilità di morire quando c'è un tornado: circa 17 volte più elevata</li><li>probabilità di morire colpiti da un fulmine: circa 7 volte più alta</li></ul><p style="text-align: justify;">Sapete qual è invece una probabilità più bassa di quella di una trombosi mortale causata da vaccino? Attenzione: stavolta, non una possibilità di molti ordini di grandezza più bassa: solo un evento il 60% circa più improbabile. </p><p style="text-align: justify;">Essere uccisi da un meteorite che vi cade in testa. </p><p style="text-align: justify;">Serve davvero aggiungere altro?</p><p style="text-align: justify;">Forse sì. </p><p style="text-align: justify;">Forse dovremmo confrontare la probabilità di coaguli presumibilmente causati da AstraZeneca con quella di morire di Covid. </p><p style="text-align: justify;">Cioè: se – per paura di un evento di probabilità quasi pari a quella di essere colpiti da un meteorite – invece di farvi inoculare l'AstraZeneca, preferite aspettare un vaccino diverso, che probabilità avete di morire, in caso vi ammaliate nel frattempo di Covid-19?</p><p style="text-align: justify;">Anche qui abbiamo fior di <a href="https://www.advisory.com/daily-briefing/2020/07/13/covid-risk">statistiche</a> che ci aiutano. C'è una pandemia in corso, quindi i campioni sono, purtroppo, molto ampi. </p><p style="text-align: justify;">Se "A" è la probabilità di morire di trombosi presumibilmente in conseguenza del vaccino, e "B" è invece la probabilità (suddivisa per fasce d'età) di morire se si contrae il Covid, abbiamo:<br /></p><ul style="text-align: left;"><li>50-59 anni: 1%, quindi circa 5.000 volte più alta di "A"<br /></li><li>40-49 anni: 0,3%, quindi circa 1.500 volte più alta di "A"</li><li>18-39 anni: 0,06% quindi 300 volte più alta di "A", che è sempre 300 volte, ma diventano di più se si si tiene presente che si tratta di una fascia d'età molto ampia, che copre oltre vent'anni. Ma tanto voi avete tutti 18 anni, no? Bene. </li></ul><p style="text-align: justify;">A questo punto, di solito, il mio interlocutore dice: "Eh, ma io per rischiare la probabilità B devo prima prendermelo, il Covid!"</p><p style="text-align: justify;">Vero.<br />Ma, al massimo, il vaccino uno lo fa due volte soltanto (ammesso e non concesso che il rischio per la seconda dose sia alto quanto la prima, anche se la prima è andata bene; il che è improbabile, ma tant'è...). Però restano sempre e solo <i>due volte</i>.</p><p style="text-align: justify;">Invece, uno esce per andare a lavoro <i>ogni santo giorno</i>.<br />Uno entra in contatto con tanta gente <i>ogni santo giorno</i>.<br />Se si vuole, quindi, moltiplicare per due la probabilità A, si dovrebbe anche farlo molte più volte per la probabilità B.</p><p style="text-align: justify;">E qui veniamo al vero punto della questione.<br />La gente ha <i>paura</i>.<br />La gente è <i>terrorizzata</i>.<br />È inutile che noi <i>uomini di numeri </i>cerchiamo di farla ragionare, perché la loro capacità raziocinante è congelata dal terrore.<br />Per questo, pur essendo noi Europei tra i pochi fortunati su questo pianeta che accesso ad un vaccino ce l'hanno, abbiamo della gente che dice di NO. Perché <i>se la fanno sotto</i>.<br /></p><p style="text-align: justify;">Il che va bene, intendiamoci.<br />Solo, per la miseria, <i>che lo ammettano</i>.<br />Che dicano semplicemente: "Abbiamo paura e non ci capiamo più una mazza".<br />Non cerchino stupide pseudo-giustificazioni, rischiando così di far commettere a tante altre persone lo stesso errore <i>del cazzo</i> che commettono loro.</p><p style="text-align: justify;">Abbiamo centinaia di morti di Covid al giorno in Italia: tutta gente che probabilmente con un vaccino si sarebbe salvata.</p><p style="text-align: justify;">Si pensi, invece, alla Gran Bretagna: ha enormemente ridotto il numero di morti per Covid. In che modo? Con le vaccinazioni di massa. </p><p style="text-align: justify;">E qual è vaccino di gran lunga più somministrato in UK? È proprio AstraZeneca.</p><p style="text-align: justify;">Saluti,</p><p style="text-align: justify;">(Rio)<br /></p> <br /><p style="text-align: justify;"><i>PS. Nell'ottobre 2021, aggiungo a questo post del 9 aprile 2021 una postilla "personale": dei miei quattro nonni, due sono morti di trombosi e un terzo di
infarto, che è comunque un evento trombotico. Io sarei quindi "a rischio"
o, quantomeno, avrei una certa "familiarità" con le trombosi, no?<br /></i></p><p style="text-align: justify;"><i>Be',
per ragioni burocratico-amministrative legate alla incompatibilità tra i
Sistemi Sanitari italiano e britannico, a me sono state somministrate
non una, non due, bensì <b><u>tre</u> </b>dosi di AstraZeneca, a tre
mesi di distanza l'una dall'altra. Come vedete, ora sono morto. </i></p><i>Cosa
vuol dire? Nulla, scientificamente parlando. Sta solo ad indicare che i
potenziali eventi avversi sono davvero molto, molto rari.</i><p style="text-align: justify;"> </p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-21640809721259748292020-07-02T21:01:00.005+01:002023-06-02T10:40:05.952+01:00Il viaggiatore e la mela
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<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GrILZMCWlEo/Xv47mU3XTeI/AAAAAAAAETw/Hq4zxu7_5WAGsZ1mGY9K2dHooumquQQCwCLcBGAsYHQ/s1600/arcobaleno.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="150" src="https://1.bp.blogspot.com/-GrILZMCWlEo/Xv47mU3XTeI/AAAAAAAAETw/Hq4zxu7_5WAGsZ1mGY9K2dHooumquQQCwCLcBGAsYHQ/s200/arcobaleno.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Arcobaleno sopra casa mia</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: x-large;"><span style="color: #660000;"><b>«</b></span></span><br /><div>
Una mattina, un uomo era pronto per intraprendere un viaggio d'affari di qualche giorno, visitando città vicine e lontane. <br /></div><div><br /></div><div>
Prima di partire, vide al mercato una gran bella mela, proprio della varietà che piaceva di più a lui. Non ne aveva ma vista una così, né sul bancone ce n'erano altre uguali. <br /></div><div>Questa mela sembrava succosa, invitante, e lui la immaginò dolcissima al morso; per cui decise di comprarla. </div>
<br />
<br />
Non aveva intenzione di mangiarla subito, però. <br />"Questa è una mela speciale e va gustata con il dovuto rispetto --disse tra sé-- quindi la mangerò in un momento importante, per assaporarla nel modo che merita, per celebrarne l'unicità."<br /><br />L'uomo avvolse così la mela in un panno pulito con grande cura, sigillò il panno meglio che poté, lo ripose nella bisaccia e si incamminò per il suo viaggio. <br />Visitò diverse città dove, proprio come aveva previsto, fece molti affari. Conobbe molte persone, ed alcune di loro gli offrirono ottimo vino e cibo squisito; ma il suo pensiero, la sera, tornava sempre a quella deliziosa mela che aveva messo in bisaccia qualche giorno prima. <br /><br />Un pomeriggio molto caldo, mentre percorreva un sentiero particolarmente lungo e faticoso, gli venne una gran sete ed una gran fame, ma non gli era rimasto più né cibo né acqua. <br />
Vide allora un albero poco più avanti e pensò: "Ho fatto molte cose belle e importanti nel mio viaggio. Ecco il momento giusto per mangiare quella mela speciale! Mi sistemerò all'ombra di quell'albero e finalmente mi gusterò la mia dolcissima mela!"<br /><br />Rapidamente, raggiunse l'albero sul ciglio del sentiero e vi si sedette, appoggiandovi la schiena, anticipando con avida passione il gusto del primo morso. <br />Ma quando sciolse il nodo del panno in cui aveva avvolto la mela, scoprì --con grande disappunto-- che la mela era ormai non solo avvizzita ma anche andata a male, perché era bacata. Il verme forse era sempre stato nel frutto, ma lui non lo aveva notato.<br /><br />L'uomo, quindi, in preda alla delusione e ad un senso di amarezza per aver perso quella che per lui era la più bella mela del mondo, se ne restò seduto lì, all'ombra di un grande melo che, proprio sopra di lui, era carico di frutti molto più dolci, grandi e succosi di quello che aveva appena scoperto di aver perso. <br />
<span style="font-size: x-large;"><span style="color: #660000;">»</span></span><br />
<i><br />
Questa mia breve storia ha per me un significato preciso, ma non è importante.<br />
Vi invito a cercarne di vostri. <br />
Credo che ciascuno di noi possa trovarne uno.<br />
<br />
Un saluto,<br />
<br />
(Rio)</i><br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-70237109515145425202020-04-30T18:59:00.006+01:002023-06-02T10:40:17.527+01:00I mantra del popolo italiano [2]
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<br />
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-cCFa3MPLxCs/Xp7P4BI_1jI/AAAAAAAAEQg/z0JGxj2OVlQSKAhJnFfYUCE-YZTLBW86wCLcBGAsYHQ/s1600/abc.png" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="823" data-original-width="1321" height="124" src="https://1.bp.blogspot.com/-cCFa3MPLxCs/Xp7P4BI_1jI/AAAAAAAAEQg/z0JGxj2OVlQSKAhJnFfYUCE-YZTLBW86wCLcBGAsYHQ/s200/abc.png" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Variazione PIL pro-capite rispetto al 1998</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<script>
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</script> Salve.</div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Proseguo la mia breve disamina dei <i>mantra </i>ripetuti incessantemente dalla cultura dominante in Italia con questo secondo post (il primo, con le premesse e i primi tre mantra, lo trovate <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2020/04/i-mantra-del-popolo-italiano-1.html" target="_blank">qui</a>. Il post conclusivo, invece, è <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2020/07/i-mantra-del-popolo-italiano-3.html">qui</a>).<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In questo post mi occupo di altri tre ben noti dogmi che ‒ diversamente da altri affermatisi soltanto negli ultimi quindici o vent'anni ‒ tengono banco da più tempo di quanto io non riesca a ricordare. Tre grandi classici, tre <i>evergreen </i>nella lista dei <i>mantra </i>italici. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<br />
<b><span style="color: #660000;">4. Abbiamo una classe politica indegna, che non ci rappresenta</span></b><br />
Dio mio, come vorrei che questo <i>mantra </i>fosse vero.<br />
E sì perché, se fosse vero, basterebbe cambiare il proprio voto, sceglierci dei rappresentanti diversi, e la questione si risolverebbe. E invece, quante volte abbiamo provato a cambiare indicazione elettorale, in Italia? Quante volte chi ha votato Lega Nord, Berlusconi, Italia dei Valori, Scelta Civica, MoVimento Cinque Stelle, Salvini, Potere al Popolo, solo per citare quei pochi nomi di cui io mi ricordo, si è ritrovato come prima, anzi peggio?<br />
Abbiamo cambiato legge elettorale diverse volte, eleggendo maggioranze diverse, ma il risultato finale è sempre stato lo stesso: il clientelismo al potere; la mediocrità al potere; la pavidità al potere. In Italia sono in molti a sapere cosa bisogna fare per uscire dal pantano della recessione, oramai; ma nessuno si azzarda ad agire, perché tutti sanno che chi tocca certe questioni, chi si mette ad affrontarle anche solo con una parvenza di serietà e di onestà intellettuale ha matematicamente perso le prossime elezioni. E quindi ci si agita tanto, ma non si fa sostanzialmente niente.<br />
Poi ci sono anche gli altri, quelli che davvero non hanno capito il problema; quelli che ancora credono alle narrazioni ideologiche (di destra e di sinistra, stataliste ed anarchiche, internazionaliste e sovraniste), a narrazioni giustizialiste ("più manette", "pugno duro", e così via) o a quelle, per così dire, <i>new age</i> (tipo la "decrescita felice", "facciamo auto-produzione", "stampiamo cartamoneta" e via delirando).<br />
Anche questi, più di recente, sono arrivati al potere, spinti da un consenso enorme. <i>Enorme</i>.<br />
Non credo che debba soffermarmi su che razza di casino abbiano o stiano ancora combinando anche loro.<br />
No, signori miei; il problema qui non è la mancanza di rappresentatività. E' il suo esatto opposto. Sul piano della rappresentatività, le Istituzioni italiane ‒ dal Parlamento ai Consigli Comunali, dal Governo del Paese alle Giunte Municipali ‒ funzionano in modo pressoché perfetto, nel senso che sono occupate da rappresentanti che sono lo specchio fedelissimo dell'elettorato che li ha messi lì. <i>Purtroppo</i>. Il problema, lungi dall'essere, che so, una determinata legge elettorale, una specifica classe politica dirigente, è molto peggiore: <i>il problema è il popolo</i>.<br />
<br />
<br />
<b><span style="color: #660000;">5. Se tutti pagassero le tasse, pagheremmo tutti di meno</span></b><br />
Come no. E la notte della Domenica delle Palme, gli asini volano, anche. Guardando alla storia recente del nostro Paese, quanti esempi abbiamo in cui, a seguito della scoperta di inattese disponibilità finanziarie nelle casse dello Stato, i politici di turno ne hanno subito disposto la collocazione in determinati capitoli di spesa interessati da una ottimale ricaduta elettorale?<br />
Chi come me non è più tanto giovane ricorderà "il tesoretto". Ce n'è stato più di uno, a cominciare da quello di Giuliano Amato, seguito da quello di Padoa-Schioppa (forse il più celebre), sino ai più recenti di Berlusconi, Renzi e persino Conte. Sospinti da una pressione popolare immensa (perché, altro che chiacchiere sulla rappresentatività, gli Italiani sono quelli che sono), i politici li hanno immediatamente collocati a spesa per ragioni elettorali, trasformando subito un piccolo avanzo in <i>nuovo debito</i>.<br />
Sempre, immediatamente, e senza mai proteste da parte della gente ‒ tranne da parte di quelli che non ne beneficiavano, ovviamente.<br />
<br />
Alla prova dei fatti, diventa davvero difficile contestare la veridicità della tesi liberale secondo cui <i>"se lo Stato avesse il doppio dei soldi, farebbe semplicemente il doppio dei debiti"</i>. Anche perché, sempre alla luce della storia recente, l'intera classe politica italiana ha dimostrato di saper fare una cosa soltanto: spendere soldi non suoi. Nemmeno le province abbiamo saputo abolire per davvero; o magari anche solo eliminare uno solo di quei ministeri abrogati per referendum... Nulla. Le province diventano aree metropolitane, i ministeri diventano dipartimenti della Presidenza del Consiglio, e così via. Si cambia soltanto il nome, la targa sulla porta, la carta intestata. Ma <i>in Italia non si cancella mai niente</i>.<br />
<br />
La stessa "crisi della politica" di cui si parla spesso oggi... Signori miei, ma chi è davvero così idiota da pensare seriamente che sia una crisi ideologica? Sono semplicemente finiti i soldi. Il successo dell'antipolitica sta tutto nell'essere riuscita a far passare presso le masse italiane (ignoranti come capre) la narrazione che in realtà "i soldi ci sono" e che per qualche strana ragione la classe politica "tradizionale", chiamiamola così, non voglia spenderli, invece di comprarsi consenso a suon di spesa pubblica come ha sempre fatto dal secondo dopoguerra ad oggi. <br />
<br />
<br />
<br />
<b><span style="color: #660000;">6. Solo una gestione pubblica garantisce gli interessi della gente</span></b><br />
Certo, lo vediamo tutti i giorni: non soltanto in molti casi la gestione pubblica è inefficiente ed inefficace, ma la macchina della Pubblica Amministrazione si rivela del tutto incapace di definire <i>ex ante</i> in modo adeguato standard di servizio e di prodotto per i fornitori privati, come pure di effettuare controlli adeguati <i>durante </i>ed <i>ex post</i>.<br />
Stiamo parlando di una plètora di funzionari e dirigenti pubblici collocati in uffici dispersi (e non è colpa loro), con una suddivisione delle competenze che risponde più a logiche di spartizione di potere tra le Amministrazioni Pubbliche e di <i>pax politica,</i> che a reali esigenze di gestione (e nemmeno questo è colpa loro), che debbono attuare normative contorte e contraddittorie disponendo di competenze tecnico-gestionali che farebbero fallire un negozietto di merceria, ed invece devono rendicontare su servizi essenziali per milioni di euro l'anno.<br />
E qualcuno, a questi qua, vorrebbe affidare chiavi in mano il futuro di tutti i settori strategici italiani.<br />
"Eh, ma perché loro fanno gli interessi di <i>tutti"</i>.<br />
<br />
Di tutti, capite? No, perché consumare ingenti risorse pubbliche per lavorare male, alle volte malissimo, in alcuni casi non lavorare nemmeno, ma per tutti, è comunque meglio che lavorare bene, ma senza avere <i>l'assoluta</i> <i>certezza </i>che si operi nell'interesse di tutti.<br />
L'assoluta certezza... E già perché, in effetti, se in Italia avessimo uno dei più alti livelli di corruzione al mondo tra i Paesi del G20 OCSE, allora capirei; ma questi non sono mica problemi nostri, vero? Quindi in Italia si lavora male, malissimo, per niente, ma senz'altro per tutti. Non ci sono dubbi. Guarda il MOSE. Guarda la gestione ANAS della viabilità. Guarda l'Acquedotto Pugliese. O l'ATAC di Roma. O l'ASIA di Napoli. E l'elenco va avanti per ore, se vogliamo.<br />
<br />
<br />
E se invece il pubblico impiego servisse a stabilire cos'è meglio per tutti ed a controllare che venga effettivamente realizzato, affidandone la gestione ai privati? Dove sarebbe il <i>tradimento </i>delle finalità pubbliche? Il pubblico definisce gli obiettivi, negozia un prezzo col privato, controlla quel che fa il privato e, se è il caso, lo sanziona, anche.<br />
E' sempre tutto in mano pubblica; solo che non abbiamo un funzionario laureato in lettere che deve fare un lavoro per il quale non è stato selezionato.<br />
E a me viene un dubbio: ma non è che il vero problema sta nel fatto che, in questo modo, si creerebbero molti meno posti di lavoro nel settore pubblico e molti di più, invece, nel privato e quindi fuori da un diretto controllo politico?<br />
Ma tanto, si sa, io sono un malpensante.<br />
<br />
Alla prossima.<br />
<br />
(Rio) <br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-60263418630833114352020-04-29T13:53:00.001+01:002023-06-02T10:40:27.259+01:00Coronavirus, liberisti e sporco profitto
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<br />
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<br />
<div class="kvgmc6g5 cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q">
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<span style="color: #660000;"><b><span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">«Nella crisi del coronavirus, i liberisti si preoccupano delle ricadute sull'economia perché a loro interessa il profitto. A noi invece interessa la salute!» </span></b></span></div>
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</div>
<br />
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</span>
<br />
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<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Questa, in sintesi, l'opinione di buona parte dei giornalisti italiani e della quasi totalità degli utenti italiani dei <i>social networks</i>. </span></div>
<div dir="auto" style="text-align: start;">
<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Sottolineo: <i>italiani</i>. All'estero, grazie a Dio, è diverso.</span></div>
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<br />
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<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Dinanzi a cotanta dimostrazione di competenza su come funzioni davvero una società complessa, cosa possiamo dire?</span></div>
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</span>
<br />
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<div dir="auto" style="text-align: start;">
<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Io, non appena avrò recuperato le braccia che mi sono cadute e sprofondate al punto di arrivare in Cina (e quindi mi toccherà anche sottoporle a tampone), potrò solo rispondere che, <i>se nemmeno in questa crisi avete capito quanto sia importante avere i soldi per affrontare i problemi al meglio</i> -- per fare i tamponi, se non a tappeto, almeno su campioni rappresentativi della popolazione; per comprare dispositivi di protezione individuale a sufficienza per tutti; per fare ricerca su un vaccino; per comprare i farmaci antivirali; per fare ricerca su una cura; per aumentare i posti di terapia intensiva ed acquistare i relativi macchinari (fosse pure con Decathlon e stampanti 3D); per fare controlli adeguati che assicurino che le norme di distanziamento sociale vengano sempre rispettate; per il telelavoro; per la scuola a distanza, eccetera eccetera -- <i>se non vi appare lapalissiano, persino banale che i soldi siano il facilitatore di ogni strumento che l'uomo può mettere in campo</i> per curare quante più persone possibile (e meglio), oltre a permettere a tutti di riprendere una vita normale quanto prima...</span></div>
<br />
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</div>
</div>
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</span>
<br />
<div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q">
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<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">...Allora rilassatevi pure a casa per quanto volete.</span></div>
<br />
<div dir="auto" style="text-align: start;">
</div>
<div dir="auto" style="text-align: start;">
<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Se tutto andrà bene, e ve lo auguro, non vi ammalerete e semplicemente ricomincerete in una società in bancarotta: niente più pensioni, stipendi pubblici molto più bassi e tagli draconiani al welfare, alla sanità ed alla scuola al cui confronto quelli del passato vi sembreranno roba da Paese dei Bengodi. Ma per voi poco importa: potrete sempre prendervela con il neoliberismo selvaggio.</span></div>
<br />
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</div>
<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">
</span>
<br />
<div class="o9v6fnle cxmmr5t8 oygrvhab hcukyx3x c1et5uql ii04i59q">
<div dir="auto" style="text-align: start;">
<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Se invece, purtroppo, dovesse andarvi male, vi ammalerete in un Paese senza più entrate, con una sanità pubblica fatta di medici di buona volontà che ormai non possono fare altro se non darvi un'occhiata e rispedirvi a casa: niente farmaci, niente terapie, niente posti letto. Un po' come il tanto vituperato NHS britannico, solo senza i dispositivi di protezione individuale; così chi vi visita può trasmettere meglio il contagio da un paziente all'altro.</span></div>
<br />
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<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto">Saluti,</span></div>
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<span class="oi732d6d ik7dh3pa d2edcug0 qv66sw1b c1et5uql a8c37x1j muag1w35 ew0dbk1b jq4qci2q a3bd9o3v knj5qynh oo9gr5id hzawbc8m" dir="auto"><br />(Rio) </span></div>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<div style="text-align: justify;">
Salve.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E' noto che in politica, proprio come nel marketing, uno slogan vale più dei risultati di cento studi statistici, perché le masse agiscono seguendo molto di più le proprie emozioni che la logica. </div>
<div style="text-align: justify;">
Il popolo italiano, poi, non si distingue certo per lucidità e capacità di analisi: è un popolo superficiale, diviso in "fazioni partigiane", come si dice per non dover usare l'espressione "tifoserie da stadio", più adeguata e al tempo stesso meno rispettosa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Di conseguenza, negli anni alcuni di questi slogan si sono affermati sino a diventare veri e propri dogmi, dei <i>mantra </i>che vengono dati per scontati e ripetuti da tutti, spesso senza nemmeno che chi li pronunci si chieda più cosa davvero vogliano dire. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questi <i>mantra </i>costituiscono oramai dei punti fermi nella cultura e nel modo di vedere le cose delle masse italiane, delle lenti deformanti che condizionano pesantemente la loro capacità di giudizio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quello che voglio fare qui è presentare una breve disamina dei principali <i>mantra </i>della cultura popolare italiana, commentandone le contraddizioni e l'assurdità delle conclusioni.<br />
Avrei voluto farne un post unico, ma il fatto è che c'è così tanto da dire che sarebbe venuta fuori una cosa chilometrica. Per cui sono obbligato a dividere il discorso in più post; se non altro per rendere il tutto più scorrevole.<br />I link al secondo e terzo posto sono a fondo pagina.<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000;"><b>1. Abbiamo la Costituzione-più-bella-del-mondo</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
E non si poteva non cominciare con il classico dei classici, il <i>mantra </i>italiano per eccellenza, il <i>Supremo Dogma</i> su cui è assolutamente proibito dissentire, anche leggermente, senza venire subito tacciati di fascismo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo <i>mantra </i>è talmente importante che tempo fa gli ho dedicato un <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2016/09/il-solito-refrain-de-la-costituzione.html" target="_blank">post</a> a parte, per cui non è il caso di ripetermi. Qui mi limito soltanto a dire che è proprio la <i>Costituzione-più-bella-del-mondo</i> ad aver permesso ‒ anzi, incoraggiato ‒ il saccheggio di tutte le risorse del Sistema Paese da parte di una sola generazione, a danno di quelle successive; ed è sempre la <i>Costituzione-più-bella-del-mondo</i> ad impedire in Italia ‒ pena, la nullità per incostituzionalità ‒ qualsiasi riforma atta a ricreare quell'equilibrio intergenerazionale scelleratamente cancellato alcuni decenni prima. </div>
<div style="text-align: justify;">
Aggiungo anche che le costituzioni democratiche di altri Paesi, per qualcuno meno "belle" della nostra (qualunque cosa "bello" stia ad indicare, qui) hanno invece permesso di salvaguardare gli interessi di <i><u>tutti</u> </i>i cittadini, e non soltanto di quelli appartenenti ad una sola generazione, ricreando condizioni di <i>equità </i>e di <i>giustizia sociale</i>. Io una riflessione in proposito la farei; ma vedete voi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<b><span style="color: #660000;">2. Abbiamo il sistema previdenziale migliore del mondo</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
Che dire di quest'altro classico intramontabile? Dipende dalle persone a cui lo chiedete. </div>
<div style="text-align: justify;">
Provate a chiedere cosa ne pensano i precari e le finte Partite IVA che, quando riescono a lavorare, versano in Gestione Separata contributi sistematicamente sottratti dall'INPS per ripianare i conti della Gestione Ordinaria. Molti di questi lavoratori, dopo una vita di precariato, al momento di ritirarsi dal mondo del lavoro si sentiranno dire dall'INPS che, non avendo totalizzato un numero sufficiente di anni di contribuzione, hanno praticamente perso gran parte dei loro contributi e quindi si vedranno assegnare la pensione minima, quella che oggi ammonta a meno di 400 euro al mese. Sia chiaro: i precari oggi sono oltre un lavoratore su sei. Questo vuol dire che tra trent'anni avremo un esercito di persone che hanno lavorato tutta la vita per pagare la pensione agli altri e, in cambio di questo sacrificio, riceveranno solo le briciole. Stupendo, vero? Questa sì che è equità previdenziale! </div><div style="text-align: justify;"> </div>
<div style="text-align: justify;">
Ma provate anche a chiederlo a chi ha la fortuna di avere un lavoro dipendente, e quindi versa ogni mese in Gestione Ordinaria e che, giunto alla pensione, si sentirà ripetere ‒ sempre dall'INPS ‒ che, a parità di ammontare totale di contribuzione, di anzianità di servizio e di profilo lavorativo, gli spetta circa il 25% in meno di quel che ha preso un lavoratore della generazione precedente alla sua. Forse anche meno, nessuno lo sa con esattezza (e di sicuro l'INPS si guarda bene dal dircelo). </div>
<div style="text-align: justify;">
In sostanza, c'è una sola certezza: se si sta dalla parte giusta del <i>muro altissimo</i> che separa i privilegiati da tutti gli altri, il sistema pensionistico italiano è una vera manna dal cielo, con gli altri che pagano e tu che incassi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000;"><b>3. Abbiamo il sistema sanitario migliore del mondo</b></span><br />
Un tema delicato, specie di questi tempi.<br />
Chiariamo innanzitutto una cosa: nel contestare la veridicità di questo stereotipo non intendo assolutamente sminuire il ruolo <u><i>eroico</i></u> (diversamente non saprei proprio definirlo) di gran parte del personale medico e paramedico del SSN, il Servizio Sanitario Nazionale italiano.<br />
Gente sottopagata, che fa turni massacranti in condizioni spesso improbe, rischiando la vita in ambienti altamente contaminati ‒ oggi dal virus SARS-CoV-2, ma in altri periodi da agenti patogeni diversi ‒ quasi sempre senza adeguati dispositivi di protezione individuale. Diversi di loro si sono ammalati e non hanno neppure potuto fare il tampone; alcuni, purtroppo, sono morti ed a loro io devo solo tutto il mio rispetto e tutta la mia gratitudine, per <i>quel niente</i> che valgono.<br />
<br />
Ed è proprio per il rispetto che nutro verso queste persone che non accetto che vengano cinicamente utilizzate come foglie di fico per coprire le gravi carenze del SSN.<br />
<br />
Il SSN italiano è stato istituito alla fine degli Anni '70, sostituendo il sistema mutualistico preesistente, per ragioni per lo più di efficienza, ossia di contenimento della spesa sanitaria. E' stata una scelta intelligente (una delle poche di quello sciagurato decennio, secondo me) che ha davvero raggiunto lo scopo. Circa trent'anni dopo, l'istituzione della stazione appaltante centralizzata (Consip) ha contribuito a ridurre ulteriormente quei costi, uniformando verso il basso da Nord a Sud il prezzario di molti dei prodotti e servizi acquistati dal SSN.<br />
<br />
Ciò premesso, il nostro SSN sarà senz'altro tra i più efficienti (efficienza = meno costi per i servizi erogati) ma non venitemi a dire che sia tra i più efficaci (efficacia = cura meglio degli altri). Soprattutto, non venirmelo a dire<i> proprio adesso</i>, quando l'Italia, alla data in cui scrivo, ha circa la metà dei morti di Covid-19 di tutto il mondo ed è un Paese in cui, oltre a liste d'attesa bibliche, talvolta si offrono solo terapie altrove ritenute obsolete da tempo.<br />
I problemi di efficacia del SSN possono essere ricondotti essenzialmente a due tipologie: <br />
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #660000;"><b> 1.</b></span> il SSN è sottocapitalizzato; </div>
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="color: #660000;"><b> 2.</b></span> il SSN dipende troppo da logiche gestionali di tipo pubblico. </div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Ci vorrebbe una serie di post solo per scalfire la superficie della questione, ma qui devo essere sintetico; per cui, consentitemi qualche semplificazione. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Innanzitutto, la <u>sottocapitalizzazione</u>. Un servizio sanitario pubblico che non ha i soldi per erogare i servizi per cui è stato concepito non ha alcun senso. Non ce l'ha in una logica statalista, ovviamente, ma nemmeno ce l'ha in una logica liberale o liberista. Quello che è stato fatto in Italia, in breve, è stato prima autorizzare ad operare <u>non</u> i migliori <i>competitors </i>sanitari privati, ma i più "vicini" al potere, per poi ridurre le risorse del servizio sanitario pubblico, in modo da indebolire la concorrenza ai centri privati e così, di fatto, favorire questi ultimi.<br />
Sostanzialmente, prima ti agevolo l'apertura con contratti d'area, autorizzazioni speciali, magari contributi a fondo perduto ed altri strumenti che ti semplifichino la vita e l'investimento, e dopo ti inclino il piano in modo da far "rotolare" verso di te quanti più pazienti è possibile.<br />
<br />
Per quelli di sinistra che, beati loro, hanno letto il Manifesto e credono di aver capito tutto, questo è "il neoliberismo". Per chi, invece, liberista lo è davvero, ciò che è stato fatto in Italia è l'esatto opposto del liberismo: è imbrigliare il mercato con mille vincoli e stratagemmi per condizionarlo a vantaggio di qualcuno, invece di liberare il mercato da ogni barriera e renderlo fluido, davvero concorrenziale.<br />
<br />
In una <i>vera </i>logica liberista, uno Stato, se davvero vuole mantenere in piedi un servizio sanitario pubblico per ragioni di contenimento dei costi, lo utilizza per mantenere alti gli standard di quel servizio: mantenerli alti; non abbassarli. Perché se il SSN offre buoni servizi a costi ragionevoli, i pazienti non avranno motivo di preferirgli il privato. Il privato dovrà quindi offrire di meglio e, di conseguenza, anche il pubblico dovrà ancora migliorare la propria, di offerta. Il mercato guidato dalle scelte dei pazienti genererà la migliore situazione realisticamente possibile, con servizi migliori a costi più bassi. Qualcuno, se ci riesce, lo spieghi a quelli del Manifesto, che chiamano allegramente "neoliberista" qualsiasi soluzione non ricalchi alla lettera lo statalismo.<br />
<br />
Infine, l'aspetto più sottovalutato di sempre, ossia il <u>peso eccessivo di logiche gestionali di tipo pubblico</u>. Quello sanitario è un settore assolutamente strategico, centrale nella vita di un Paese. Essendo così importante, deve essere sempre in grado di rispondere in tempi ragionevolmente rapidi ad ogni nuova necessità sanitaria che dovesse presentarsi, prevedibile o imprevista che sia. Deve potersi adattare alle novità provenienti dalla ricerca scientifica internazionale, ai nuovi standard, a protocolli ed altri aspetti che, com'è naturale che sia, mutano di continuo.<br />
Pertanto, un servizio sanitario dovrebbe essere liberato da tutti quei vincoli che impediscano una risposta veloce e puntuale alle esigenze sanitarie del Paese; esigenze che possono cambiare in qualsiasi momento.<br />
<br />
In quest'ottica, da cosa deriverebbe esattamente, ad esempio, l'esigenza di mantenere nelle ASL i vecchi contratti di lavoro di diritto pubblico anche per il personale medico e paramedico? Perché quei contratti non sono stati <u>tutti</u> rivisti e trasformati in contratti di diritto privato o, ancora meglio, in consulenze? In tal modo, si sarebbe potuto imporre agli operatori sanitari di aggiornare il proprio curriculum o di lasciare il posto di lavoro a colleghi meglio qualificati, invece di pagare con il denaro pubblico terapie obsolete sconfessate persino nelle stesse linee guida del Ministero della Salute solo perché "oramai il personale è stato assunto con concorso pubblico per titoli ed esami (!) e non può più essere rimpiazzato".<br />
<i>Curioso come in Italia, persino in un settore così strategico, i diritti sindacali dei lavoratori del comparto contino sempre molto di più dei diritti di chi usufruisce di quello stesso servizio: prima i lavoratori; poi, se avanza tempo, i malati.</i><br />
<br />
E ancora, le nomine tutte politiche dei direttori generali e di quelli sanitari delle Aziende Sanitarie Locali a quale logica "aziendale" esattamente risponderebbero? No, chiedo perché è cosa nota che i politici sono senz'altro le figure più competenti nel selezionare profili di tipo manageriale e tecnico. Chi meglio di loro, vero?<br />
<br />
<i>Il punto è che l'Italia deve darsi una buona volta una risposta alla domanda chiave, che è: "A cosa serve davvero il servizio sanitario? A sistemare la gente o a curarla?" Perché, a seconda della risposta, il sistema va organizzato in maniera completamente diversa.</i><br />
<br />
Una risposta chiara se l'è data, ad esempio, la Germania, che continua a mantenere in piedi la sua sanità di tipo mutualistico, più cara e quindi più inefficiente di un sistema sanitario interamente pubblico, ma decisamente più adattabile, versatile e, soprattutto, <i>efficace</i>. In tal modo, i Länder tedeschi lasciano il problema della flessibilità gestionale e delle competenze necessarie ai privati, occupandosi di fare le sole cose che uno Stato deve saper fare bene: definire standard, reperire e distribuire risorse e, soprattutto, controllare (eventualmente, sanzionando i trasgressori con teutonica severità).<br />
<br />
Tralascio il discorso tutto italiano sulla ricerca inesistente, sulla totale mancanza di meritocrazia anche in ambito universitario, sul nepotismo e sul sistema delle raccomandazioni che fanno finire incompetenti a dirigere reparti ospedalieri mentre tanti medici capaci vanno a fare carriera in altri Paesi, come anche il fatto che dipendiamo da tecnologie e conoscenze quasi interamente importate dall'estero, se no questo post non finisce mai.<br />
<br />
Certo, anche i servizi sanitari nazionali di altri Paesi hanno i loro problemi. Prendete, ad esempio, quello del Paese in cui vivo io, la Gran Bretagna: a causa dei tagli ‒ <i>molto, molto</i> più estesi di quelli italiani ‒ l'NHS è ormai quasi ridotto ad un servizio per la gestione di emergenze sanitarie. Difficilmente potrebbe fare di più.<br />
Ma spende e rendiconta i propri soldi in maniera assai più chiara che in Italia; è affetto da molta meno burocrazia e vincoli di ogni genere, rispetto al sistema italiano (e sono entrambi interamente pubblici, eh!) ed è più meritocratico, oltre ad attirare ricercatori da tutto il mondo nei propri centri di eccellenza.<br />
<br />
Quindi, <i>a vostro avviso, è più difficile migliorare l'NHS britannico dandogli semplicemente più fondi oppure migliorare il SSN italiano cambiando tutto il sistema di interessi intrecciati, le rigidità, la burocrazia, i diritti sindacali di comparto e via dicendo?</i><br />
<br />
Fatevela una domanda, ogni tanto, voi che puntate sempre il dito contro gli altri, illudendovi che questo, magicamente, migliori voi stessi.<br />
<br />
Tra l'altro, anche in Gran Bretagna c'è il tormentone sull'NHS che è "l'invidia del mondo". Paese che vai, sovranisti che trovi... <br />
<br />
Saluti.<br />
<br />
(Rio)<br />
<br />
PS. La seconda parte la trovate <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2020/04/i-mantra-del-popolo-italiano-2.html" target="_blank">qui</a>. La terza, invece, <a href="https://ilblogdirio.blogspot.com/2020/07/i-mantra-del-popolo-italiano-3.html">qui</a>. <br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-18413609774970301782020-04-18T15:05:00.002+01:002023-06-02T10:40:44.411+01:00La malattia di Nobel: scienziati e baggianate
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<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://4.bp.blogspot.com/-_FLJ01rcwSg/XpsARYygnPI/AAAAAAAAEQE/dxT6LKtUbZUjnhWhCgxwzaZfqPPO5EROgCLcBGAsYHQ/s1600/luc_montagnier.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="478" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-_FLJ01rcwSg/XpsARYygnPI/AAAAAAAAEQE/dxT6LKtUbZUjnhWhCgxwzaZfqPPO5EROgCLcBGAsYHQ/s320/luc_montagnier.jpg" width="212" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Montagnier nel 2014 al Convegno UNESCO sull'omeopatia</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Salve.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Non vi serve certo questo blog per ricordarvi che viviamo in tempi strani, caratterizzati da una pandemia di SARS-Cov-2, accompagnata da una diffusione altrettanto vasta e contagiosa di bufale pseudoscientifiche di ogni tipo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Chiunque frequenti i <i>social network</i> è abituato da tempo all'enorme quantità di baggianate che vi girano, per cui non mi soffermerò sulle bufale in generale. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ciò di cui mi preme parlare oggi sono bufale di un tipo molto, molto particolare. E ciò non perché esse siano più sofisticate o credibili di qualsiasi altra panzana che circoli in rete da qualche anno a questa parte, bensì perché queste bufale sono state accreditate e, in alcuni casi, persino formulate da studiosi che nella loro vita hanno ricevuto importanti riconoscimenti internazionali nel campo della scienza. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Sto parlando delle bufale o, per la precisione, delle tesi pseudoscientifiche supportate da alcuni importanti Premi Nobel in discipline scientifiche che, con il loro <i>endorsment</i> personale, hanno favorito la diffusione di una cultura complottista, irrazionale e, a volte, pericolosa per la salute pubblica. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Il fenomeno, per fortuna non frequente, si è però di tanto in tanto ripresentato nel corso della secolare storia della Fondazione Nobel; al punto che è stato coniato un termine per questi studiosi che, in una fase della loro carriera, hanno ‒ come dire ‒ mostrato segni di cedimento intellettuale: si parla di "<i>Nobel disease</i>", la <i>malattia di Nobel</i>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Quando uno scienziato prestigioso, magari anche un vincitore di Nobel, comincia a sostenere tesi antiscientifiche </span><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;">come un grillino qualsiasi, </span>senza mai produrre uno straccio di prova degna di questo nome, di lui si dice: "Poverino, ha la malattia di Nobel." </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Vi elenco di seguito alcuni noti casi della malattia di Nobel.</span></div>
<ul style="text-align: justify;">
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Pierre Curie</b></span> (Premio Nobel per la Fisica nel 1903 e marito della celebre <span style="color: #660000;"><b>Marie</b></span>, insignita del premio lo stesso anno): era un fervente sostenitore dello spiritismo e cadde più volte vittima dei raggiri della nota ciarlatana e medium dell'epoca, Eusepia Palladino. Anche sua moglie Marie ne era suggestionata, sia pure in misura minore. </span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>John William Strutt</b></span> (Premio Nobel per la Fisica nel 1904) credeva fermamente in ogni sorta di fenomeno paranormale e nei fantasmi.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Philipp von Lenard</b></span> (Premio Nobel per la Fisica nel 1905). Nazista convinto e fervente sostenitore della Teoria della Razza, von Lenard si era fatto feroce promotore della cosiddetta "fisica ariana" e rigettava la "frode giudaica" della Teoria della Relatività, ipotizzata dall'ebreo Albert Einstein. Credo sappiamo tutti come sia andata a finire.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Joseph Thomson</b></span> (Premio Nobel per la Fisica nel 1906) era un convinto sostenitore della rabdomanzia e di altri fenomeni paranormali.</span> </span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Alexis Carrel</b></span> (Premio Nobel per la Medicina nel 1912) era un convinto assertore dall'eugenetica e delle teorie razziali naziste.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;">Il celebre prof. <span style="color: #660000;"><b>Erwin Schrödinger</b></span> (Premio Nobel per la Fisica nel 1933), era sostenitore del cosiddetto "misticismo quantistico", una pseudo-scienza in base a cui non misurabili campi di energia consentirebbero di trasformare semplici pensieri in oggetti concreti che esistono nel mondo reale.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Ernst Boris Chain</b></span> (Premio Nobel per la Medicina nel 1945) era un forte negazionista della teoria dell'evoluzione darwiniana.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;">Il celebre prof. <b><span style="color: #660000;">Wolfgang Pauli</span> </b>(Premio Nobel per la Fisica nel 1945) credeva in molti fenomeni paranormali. </span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Linus Pauling</b></span> (Premio Nobel per la Chimica nel 1954). Sostenitore della "terapia megavitaminica", Pauling era convinto che dosi ultra-massicce di vitamina C potessero curare diverse malattie gravi, compreso il cancro. Furono condotti molti studi, ma non fu mai stata trovata alcuna correlazione statisticamente significativa tra l'apporto extra di vitamina C e non soltanto la guarigione, ma anche soltanto la maggiore resistenza a nessuna malattia grave: di conseguenza, la "terapia megavitaminica" venne abbandonata, nonostante Pauling vi credette </span><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;">‒</span> iniettandosi vitamina C ogni giorno </span><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;">‒</span> sino alla morte, avvenuta nel 1994 proprio a causa di un tumore alla prostata. </span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #660000;">William Shockley</span> </b>(Premio Nobel per la Fisica nel 1956). Razzista irriducibile e sostenitore dell'eugenetica, Shockley mise in guardia sulla "evoluzione regressiva", convinto che i neri si riproducessero più velocemente dei bianchi. Sua la celebre tesi in base a cui "la principale causa del deficit sul piano intellettuale e sociale dei negri americani ha carattere ereditario ed è, pertanto, senza rimedio". </span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>James Watson</b></span> (Premio Nobel per la Medicina nel 1962). Sosteneva convintamente l'esistenza di legami biochimici tra la libido sessuale, il colore della pelle, il peso corporeo e le ambizioni personali. Riteneva anche che gli Africani fossero meno intelligenti della media, mentre gli Ebrei ashkenaziti più intelligenti della media ma che, nonostante questo, per via dei loro comportamenti, "una parte dell'antisemitismo fosse giustificata".</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><b><span style="color: #660000;">Brian Josephson</span> </b>(Premio Nobel per la Fisica nel 1973). Supportava la veridicità delle tesi sulla memoria dell'acqua, sulla telepatia, sulla telecinesi e altri fenomeni paranormali. Era inoltre, incredibile a dirsi per un fisico, un convinto assertore di idee creazioniste sul disegno intelligente.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Nikolaas Tinbergen</b></span> (Premio Nobel per la Medicina nel 1973). Sin dagli Anni '80, è stato un convinto sostenitore dell’origine psicogena dell’autismo, ossia che l'autismo fosse causato da traumi psicologici subiti dal bambino nei primissimi mesi di vita. Ad oggi, nessuno studio è mai riuscito a confermare la benché minima correlazione statisticamente significativa tra questi due fatti.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Kary Mullis</b></span>
(Premio Nobel per la Chimica nel 1993). Nega l'erosione dello strato di
ozono e la correlazione tra virus dell'HIV e AIDS, e sostiene la
veridicità dell'astrologia. Sostiene anche di aver incontrato un
procione alieno che emetteva una luce verde. </span></span></li>
<li><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #660000;"><b>Richard Smalley</b></span> (Premio Nobel per la Chimica nel 1996). E' un convinto creazionista, sostenitore del disegno intelligente e della falsità della teoria dell'evoluzione darwiniana.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;">Il celebre prof. <span style="color: #660000;"><b>Luc Montagnier</b></span> (Premio Nobel per la Medicina nel 2008). Ha idee anti-vacciniste ed ha pubblicato due studi (mai confermati da <i>peer review</i>) nei quali si sostiene che il DNA produca segnali elettromagnetici misurabili tramite forti diluizioni in acqua, in modo simile a quanto sostenuto dall'omeopatia. Montagnier sostiene anche l'AIDS potrebbe essere curato con una dieta apposita e degli integratori. Più di recente, ha anche dichiarato che il virus SARS-Cov-2 che ha causato la pandemia di Covid-19 sia nato a seguito di un esperimento segreto in un laboratorio cinese, in cui si cercava di mettere a punto una terapia per l'AIDS. Questo nonostante l'intera comunità scientifica mondiale, inclusi diversi Premi Nobel per la Medicina, abbiano più volte ribadito che tutti i fatti sinora a disposizione confermino l'origine assolutamente naturale del virus e sconfessino qualsiasi ipotesi di ingegnerizzazione in laboratorio.</span></li>
<li><span style="font-family: inherit;">Vi sono, infine, forme lievi della malattia di Nobel che riguardano alcuni scienziati, tra cui mi limito a citare <b><span style="color: #660000;">Ivar Giæver</span> </b>(Premio Nobel per la Fisica nel 1973) ed il nostro <b><span style="color: #660000;">Carlo Rubbia</span> </b>(Premio Nobel per la Fisica nel 1984) che sono fortemente scettici sul fatto che il cambiamento climatico abbia cause antropiche, nonostante esista ormai una sovrabbondanza di evidenza scientifica che collega le attività umane all'aumento globale delle temperature. </span></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"> Saluti,</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">(Rio) </span></div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-71920845145829696592020-03-27T19:45:00.003+00:002023-06-02T10:40:55.677+01:00E chi se ne frega del debito pubblico?!
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
«Ma chi se ne frega di ridurre il debito pubblico?! Sono soltanto squallide dottrine economiche <i>neo-libbberiste</i>!» </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E già.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi arriva un'emergenza e <b>tutti </b>a chiedere soldi: gli statali, i
professionisti, gli artigiani, i commercianti che hanno i negozi chiusi... Pure le imprese, se no non possono più pagare dipendenti e fornitori e
salta tutto.<br />
Poi ci sono anche i disoccupati, quelli che i soldi li
chiedevano già prima; figurati adesso.<br />
Tutti quanti. Ogni singola categoria.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
C'è un'intera nazione c<span class="text_exposed_show">he non lavora più, ma che deve comunque mangiare e/o far mangiare. </span><br />
<span class="text_exposed_show">E ci vogliono soldi. </span><br />
<span class="text_exposed_show">Tanti, ma tanti soldi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="text_exposed_show" style="text-align: justify;">
E noi, adesso, quei soldi non ce li abbiamo.<br />
Quindi, li chiediamo all'Europa, dove ci sono Paesi più seri del nostro, Paesi in cui
i conti si son sempre tenuti in ordine. Ma questi Paesi rispondono picche, pongono condizioni, limitazioni, perché
sono anche loro nei casini col SARS-Cov2.<br />
Del resto, è normale: non hanno mica
fatto tutti quei decenni di salti mortali per tenere in ordine il bilancio per poi
finire a prestare<i> a noi</i> i soldi che ora servono anche a <i>loro</i>!<br />
<br />
In fondo,
sono i <i>loro </i>soldi e adesso ne hanno tragicamente bisogno anche <i>loro</i>;
per i <i>loro </i>malati, il <i>loro </i>sistema
sanitario, i <i>loro </i>lavoratori pubblici e privati, le <i>loro </i>imprese ferme, i <i>loro </i>cazzo di disoccupati.<br />
<br />
Ai <i>nostri </i>dovevamo pensarci <i>noi</i>, invece di votare chi – piuttosto che normalizzare l'Italia – si inventava improbabili <i>gonblotti </i>nazionali ed internazionali e prometteva prebende clientelari di vario genere; chi, da Destra e da Sinistra, soffiava sul fuoco dell'infantile populismo dell'Italiano Medio dicendoci che noi eravamo speciali, che eravamo diversi e che non dovevamo fare come tutti gli altri.<br />
Che l'Italia aveva il proprio modello economico (ma davvero?), improntato alla solidarietà e ad un capitalismo di <i>matrice sociale</i>.<br />
<br />
Ma vaffanculo va', popolo italiano.<br />
Hai foraggiato e sostenuto un modello socio-economico basato sul controllo assoluto della politica in ogni ambito e lo hai fatto perché speravi di trarne dei <i>vantaggi</i> <i>personali, </i>dei<i> privilegi.</i><br />
«Forse così anch'io avrò il mio posto fisso, il mio reddito di cittadinanza, la mia doppia pensione, il mio incarico con lauto gettone di presenza nel consiglio di amministrazione dell'ente pubblico tal dei tali, la mia consulenza, il mio appalto di fornitura di beni e servizi scadenti da vendere alla pubblica amministrazione a prezzi da boutique...»<br />
Hai votato per decenni chi distribuiva ingiustamente il denaro pubblico in cambio di clientele. <br />
E ora che siamo in emergenza da pandemia e non c'è un centesimo per fronteggiarla, mi dici, di grazia, cosa cazzo vuoi?<br />
<br />
Divertiti pure a sostenere gli imbecilli che, ancora una volta (!), cercheranno di scaricare le tue colpe sulla Germania, sull'Unione Europea, su Trump, sulla Cina, persino su Putin.<br />
Su tutti, fuorché su di te.<br />
Divertiti a strepitare, a godere delle disgrazie altrui, a discettare di distinguo insignificanti, mentre gli altri Paesi – quelli con i conti sempre in ordine – avranno un po' di denaro da distribuire al <i>proprio </i>popolo, in una situazione di <i>vera </i>emergenza. <br />
<br />
Forse questo maledetto SARS-Cov2 un po' di ragione ce l'ha a volerti decimare. Non credi anche tu?<br />
<br />
Saluti auto-isolati,<br />
<br />
(Rio)<br />
<br />
<br /></div>
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Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-60765351927944958492019-12-13T17:10:00.003+00:002023-06-02T10:41:05.253+01:00Brexit, oh my Brexit
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<div style="text-align: justify;">
Salve. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E così, i Conservatori di Boris Johnson hanno la maggioranza assoluta. Quindi, la Brexit, in qualche modo, in qualche forma, si farà. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Intendiamoci: se state leggendo questo post sperando di sapere come saranno le regole del Regno Unito post-Brexit, vi avverto subito che state perdendo tempo. Non lo sa nessuno. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sì, certo, Boris Johnson ha dei piani belli, pronti e definiti. Ci ha fatto pure un bel foglio di Excel. Ha ammorbato l'etere albionico per settimane con infografiche, proclami, proiezioni, nuove normative, tutto. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma quello che molti qui in UK sembrano davvero non voler capire è che la Brexit non è un processo unilaterale, né potrà mai esserlo. Altrimenti, la partita sarebbe stata chiusa già tre anni fa. </div>
<div style="text-align: justify;">
La Brexit è una negoziazione tra due parti. E dall'altro lato della scrivania c'è una controparte tosta, agguerrita e, a questo punto, pure parecchio incazzata che si chiama Unione Europea. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Che piaccia o meno ai reali sudditi ed elettori del biondone, è questa possente controparte ad avere l'ultima parola <i>su ogni-singolo-punto</i> dell'accordo; a meno che Londra non rinunci a negoziarlo, un accordo, optando per la cosiddetta "hard Brexit", il taglio netto che, nei confronti dell'Unione Europea, porrebbe il Regno Unito alla stessa stregua, diciamo, dell'Australia. </div>
<div style="text-align: justify;">
Pur essendo anche questa una opzione sul tavolo (da oggi, più che mai), sono in molti qui a non essere sicuri che sia una grande idea per il Paese.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Per inciso: da Italiano a Londra (pur con doppia cittadinanza), in questo momento
provo sentimenti classificabili tra la depressione e la rabbia, tra il "mai
una gioia" ed il "vaffanculo a quest'epoca di sovranisti di merda". Ma giustamente, a voi, di quel che provo io cosa ve ne frega... Quindi vi risparmio lo sfogo. In fondo sono soltanto affari miei. </i><br />
<br />
Vi dico solo che stavolta una piccola gioia forse c'è: in teoria, quel comunista antisemita di Jeremy Corbyn dovrebbe finalmente levarsi dai piedi. E con lui, dovrebbe sparire tutta la sua cricca filo-russa, filo-islamista, filo qualsiasi cosa che non sia una <i>democrazia moderna, secolare, occidentale e</i>, beninteso, <i>borghese</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Detto ciò, fa sorridere l'ingenuità di quelli che salutano festanti il rialzo della sterlina di stamattina, convinti che questo significhi qualunque cosa che non sia solo la fine dell'incertezza, dello stallo. Le reazioni a breve dei mercati hanno carattere emotivo, si sa. </div>
<div style="text-align: justify;">
Credo sarà molto più interessante osservare le reazioni dei mercati, quando uno qualsiasi dei problemi irrisolti che ora vado a descrivere ‒ tutt'altro che ipotetici, vi assicuro ‒ si presenterà sulle scrivanie del nuovo esecutivo a guida Johnson. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Cominciamo da quelli interni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000;"><b>La questione scozzese </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
La Scozia, tre anni fa, ha votato a maggioranza (62%) per restare nell'UE. In queste elezioni lo SNP, lo Scottish National Party, il partito indipendentista scozzese favorevole alla secessione dal Regno Unito ed all'ingresso di una Scozia indipendente nell'Unione Europea, ha ottenuto un ottimo risultato. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nicola Sturgeon, la leader dello SNP, ha dichiarato che interpreta questo risultato elettorale come un chiaro mandato del Popolo Scozzese per un secondo referendum sull'indipendenza della Scozia. </div>
<div style="text-align: justify;">
All'epoca della prima consultazione secessionista, infatti, non si era ancora tenuto il referendum sulla Brexit, per cui ‒ sostiene non a torto lo SNP ‒ gli Scozzesi hanno votato sì per restare nel Regno Unito, ma all'interno dell'Unione Europea. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ora, però, lo scenario è completamente cambiato: gli Scozzesi non hanno alcuna voglia di andare alla deriva insieme al resto del Regno Unito, e torneranno a chiedere a gran voce un nuovo referendum sull'indipendenza, forti anche del risultato dello SNP. Se Johnson negherà loro questo diritto, è difficile prevedere con certezza cosa potrebbe accadere. Niente di buono, temo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000;"><b>La questione nord-irlandese</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Sul fronte doganale ‒ ovvero, sul transito delle merci tra le due "Irlande", quella fuori dall'UE, l'Ulster, e quella dentro l'UE, l'EIRE ‒ pare<i> </i>che già prima delle elezioni si sia raggiunto uno <i>straccio </i>di intesa tra Regno Unito ed Unione Europea. In realtà, i funzionari nord-irlandesi hanno recentemente espresso forti preoccupazioni sul processo di transizione, che prevede che per un tempo limitato le regole doganali in Ulster restino quelle UE; ma su questo punto almeno una bozza c'è.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Resta invece la scottante questione della libera circolazione dei capitali e delle persone: le forze politiche nord-irlandesi hanno ribadito a tamburo battente che non accetteranno alcuna <i>ulteriore</i> limitazione alla circolazione dei cittadini dell'Ulster all'interno dell'isola, e sono tutte sul piede di guerra, su questo punto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Del resto, è cosa arcinota che gli Irlandesi dei due Paesi hanno parenti, amici, affetti e interessi in entrambe le "Irlande", e non hanno alcuna intenzione di farsi dire da nessuno dove possono o non possono andare. Il ricordo di un'Irlanda divisa e in perenne conflitto è ancora molto vivo nella memoria collettiva ed i benefici per l'economia provenienti dalla libera circolazione di merci, capitali e persone degli ultimi anni sono bazzecole, in confronto all'aumento della pace sociale che ne è derivato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Dall'altra parte, l'Unione Europea non sembra molto propensa a fare delle eccezioni, qui: visto e passaporto per tutti. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quanto alla circolazione di capitali, poi, non se ne è nemmeno parlato seriamente: sarà uno spasso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se all'interno dell'esecutivo Johnson dovesse prevalere una linea di fermezza, del tipo "fate come il resto del Regno Unito e non rompete"... Be', visti i precedenti, forse stavolta, diversamente dalla Scozia, non è così difficile capire cosa potrebbe accadere; ma io preferisco non pensarci. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<script>
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})(window,document,'script','dataLayer','GTM-K6G3ST');</script>E veniamo adesso ai problemi esterni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000;"><b>Il nuovo colonialismo economico</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
Il mondo del futuro prossimo venturo sarà sempre più caratterizzato da pochi soggetti economicamente e/o militarmente molto più forti di tutti gli altri: alcuni li chiamano <i>"big players"</i>. Io li chiamo molto più prosaicamente <i>"squali"</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Questi <i>squali </i>hanno capito bene che, nel Terzo Millennio, per colonizzare un altro Paese non serve sconfiggerlo in guerra: è sufficiente comprarselo un po' per volta. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Infatti, nel cosiddetto Primo Mondo (cioè noi), la gente ormai è talmente assuefatta al proprio stile di vita, ai propri diritti, che si priverebbe di qualsiasi cosa, pur di non perdere il proprio status; inclusa la pienezza della propria sovranità. </div>
<div style="text-align: justify;">
Lungi dall'essere una semplice "limitazione alla sovranità degli Stati Nazionali",
come dicono i soliti imbecilli sovranisti, <b>l'UE è una unione di Paesi <i>piccoli</i>, <i>ridicoli nella </i><i><i>loro </i>spocchiosa e patetica grandeur</i>, che da soli non conterebbero un <i>cazzo di niente</i> nel mondo. Un cazzo di niente. </b></div>
<div style="text-align: justify;">
Uniti, però, e forti non certo del loro esercito, ma del grande peso dato dalla somma delle loro economie di nazioni del Primo Mondo, riescono, in qualche modo, a fare muro. Non dico a contare, ma almeno a resistere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In un certo senso, l'Unione Europea rappresenta per i propri membri una baia al riparo dalle onde alte, un porto sicuro che protegge chi vi sosta dai rischi di imbattersi negli <i>squali</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
E veniamo allo UK. Da quando 'sta storia della Brexit tiene banco, il Regno Unito sta perdendo pezzi di economia e posti di lavoro. Alcuni episodi fanno notizia, mentre altri, invece, no. Resta che è un processo costante; ora lento, ora meno lento, ma continuo. E' cominciato col settore finanziario, per poi estendersi anche al settore "<i>retail</i>" (vendita al dettaglio). </div>
<div style="text-align: justify;">
Anche se la chiave di lettura non è univoca, i dati non sono certo confortanti. L'economia britannica non va ancora male, ma non va nemmeno bene. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
Una volta che ci sarà la Brexit, questo <i>piccolo Paese</i> (sì, piccolo: perché qualcuno deve pur dirlo agli Inglesi, una buona volta, che non siamo più ai tempi del grande Impero Britannico della Regina Vittoria, cazzo!), con un'economia dalle prospettive incerte ed una serie di tensioni secessioniste interne, abbandonerà il porto sicuro dell'Unione Europea per farsi una bella nuotata in mare aperto, dove ci sono gli <i>squali</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
Secondo voi, come andrà a finire? Facciamo qualche ipotesi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Uno <i>squalo </i>(se va alla meno peggio, gli USA; poi, nell'ordine, Cina, Russia e Paesi Arabi) si offre di fare rilevanti investimenti in Gran Bretagna per recuperare i posti di lavoro persi e far risalire l'economia. </div>
<div style="text-align: justify;">
In cambio, chiede a Londra <i>soltanto </i>di ratificare una serie di <i>accordi bilaterali</i> in cui il Regno Unito si impegna a vincol... ehm, <i>relazionare </i>sempre più la propria spesa pubblica ed il proprio import con l'export dello squalo, assicurandogli <i>condizioni privilegiate</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
A seguire, lo squalo chiederà anche leggi, ad esempio normative sulla sicurezza che ‒ ma tu guarda la combinazione! ‒ combaciano perfettamente con le caratteristiche dei prodotti e dei servizi offerti dallo <i>squalo</i> stesso, garantendogli una posizione di vantaggio competitivo sul mercato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Così, lo <i>squalo avrà </i>di fatto messo un piede nel Parlamento del Regno Unito; ne influenzerà le decisioni, ne condizionerà la vita, ne orienterà il futuro. Et voilà. Il Regno Unito si ritrova <i>gradualmente </i>a somigliare sempre di più ad una colonia economica. Il gioco è fatto.<br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
A quelli di voi che credono sia fanta-geopolitica, vorrei solo far notare che questo è già successo molte volte nel corso del XX secolo, ed in molti modi diversi. <br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
All'Unione Europea si rimprovera spesso, e mica a torto, di essere un cazzo di carrozzone burocratico e senza un numero di telefono, cioè senza nessun "capo" da chiamare se le cose vanno male e c'è bisogno urgente di prendere decisioni. </div>
<div style="text-align: justify;">
Però questa carenza di leadership forte ci dà anche spazio; ci dà indipendenza e sicurezza allo stesso tempo. Siamo sì in una bolla in cui <i>forse </i>non succede abbastanza, ma è una bolla che, in qualche modo, ci protegge.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non vorrei che si stesse avvicinando il giorno in cui ‒ nel Regno Unito prima e in Italia poi ‒ ci troveremo tutti a rivalutarli, i carrozzoni. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Saluti,</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(Rio)<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<!-- End Google Tag Manager --></div>
<br />
<!-- End Google Tag Manager -->Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-49081602127294100452019-09-29T17:58:00.002+01:002023-06-02T10:41:23.208+01:00Greta Thunberg, la rabbia e le soluzioni
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-dOF6nroCh1w/XZDEEOKn-0I/AAAAAAAAEGg/AVnaz5ifqLshSgOV0_a8UOobIhLCFW9KwCLcBGAsYHQ/s1600/greta_thunberg.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="405" data-original-width="491" height="164" src="https://1.bp.blogspot.com/-dOF6nroCh1w/XZDEEOKn-0I/AAAAAAAAEGg/AVnaz5ifqLshSgOV0_a8UOobIhLCFW9KwCLcBGAsYHQ/s200/greta_thunberg.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Salve. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Credo che non ci sia persona sulla faccia della Terra che non abbia visto e sentito l'intervento della sedicenne svedese Greta Thunberg al summit sul clima delle Nazioni Unite. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un grido di rabbia, di indignazione, di frustrazione accompagnata da lacrime, sulla inettitudine della classe politica mondiale nell'affrontare l'emergenza climatica. La Thunberg ha parlato di ecosistemi che collassano, di gente che muore, coronando il tutto con dichiarazioni ideologiche non esattamente in linea, del tipo "siete qui a raccontarci favole sulla crescita infinita" o "avete privato me e la mia generazione dei nostri sogni", nonché l'ormai celeberrimo "come osate?!" ("how dare you?!", prudentemente tradotto da molti giornali in Italia con un più educato "come avete potuto?!"; ma si sa, in Italia sono tutti bravissimi a capire le cose). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Chiariamo subito una questione: l'emergenza legata al cambiamento climatico non l'ha inventata Greta Thunberg, né qualche gruppo oltranzista di ecologisti radical chic. L'emergenza climatica è una realtà confermata da centri di ricerca e comitati scientifici di tutto il mondo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dove ci si divide ancora, casomai, è sulle cause che l'hanno determinata oltre che, ovviamente, sui modi migliori per affrontarla. Ma è un fatto che la temperatura del pianeta è in aumento e che, fosse anche vero che questo è già successo altre volte in passato, di sicuro quelle volte non avevamo sette miliardi di esseri umani sulla Terra. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi il problema è reale. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sinora, a parlarne c'erano alcuni impavidi scienziati (inascoltati), qualche politico "verde" come Al Gore (deriso) e sparuti gruppi d'azione, più o meno ideologizzati, che ogni tanto riuscivano a conquistare le pagine dei giornali, prima di ripiombare inevitabilmente nell'oblio. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Poi è arrivata Greta Thunberg. Una adolescente svedese, appassionata di temi ambientali, non dotata di retorica particolarmente brillante (anzi), ma con la grinta giusta, il look giusto, la tenacia giusta, le circostanze giuste, non lo so. Fatto sta che, da quando c'è lei, la questione ambientale ha riconquistato finalmente le prime pagine dei giornali, le aperture dei telegiornali, i temi in cima alle agende dei convegni mondiali, sino ad imporsi come "il tema", "la battaglia" del futuro in grado di mobilitare i giovani in massa. Tanto di cappello. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A Greta Thunberg va dato atto di aver portato per la prima volta nella storia dell'umanità la questione del cambiamento climatico esattamente al centro del dibattito internazionale, sino nelle stanze più alte del "Potere" (anche di quello scritto con una pasoliniana ed inquietante "P" maiuscola). </div>
<div style="text-align: justify;">
Non era mai successo prima. </div>
<div style="text-align: justify;">
E queste sono conquiste mica da poco. Sono grandi vittorie di buon senso per cui noi altri dobbiamo esserle grati; altro che chiacchiere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il problema vero è che la denuncia non va bene, va benissimo; ma non basta. Ciò che occorre, qui, è trovare soluzioni praticabili, ragionevoli, fattibili; e che occorre trovarle in fretta, anche. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Su questo, purtroppo, la <i>GretAlleanza</i> (così io voglio chiamare il gruppo di attivisti che lavora con e per Greta Thunberg) è inesorabilmente scivolata sul tipico, vecchio, trito <i>ambientalismo ideologico oltranzista</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per capirci, la Thunberg era solita dire, sino a non molto tempo fa, che un solo volo intercontinentale vanifica un anno di raccolta differenziata a Stoccolma. Io non so se questo sia vero, ma supponiamo pure di sì. La soluzione di Greta Thunberg sarebbe, semplicemente... quella di rinunciare a volare. </div>
<div style="text-align: justify;">
E' la solita storia de "Il progresso inquina, quindi fermiamo il progresso". </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ora, è più che evidente che fermare o anche soltanto ridimensionare le industrie inquinanti a livello mondiale avrebbe delle enormi ricadute sul piano economico, occupazionale, sulla qualità della vita e persino sulle aspettative di vita di miliardi di persone. Non pensate soltanto alle industrie colpite in senso stretto. Pensate anche all'indotto; ai servizi connessi. L'effetto a catena sarebbe talmente grande da risultare davvero difficile da stimare con esattezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se nel 2008 la crisi di una sola tipologia di prodotti finanziari, i <i>derivati CDO</i>, ha innescato una crisi mondiale, immaginate cosa succederebbe se chiudessimo o ridimensionassimo anche soltanto le industrie più inquinanti: quella petrolchimica, quella estrattiva, le acciaierie, quelle delle materie prime e dei semilavorati... Sono tutte inquinanti. Tutte. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In che modo avrebbe affrontato e risolto certe questioni secondarie la <i>GretAlleanza,</i> non è dato saperlo.<i> Ma u</i>ltimamente, pare che abbia cambiato stile comunicativo e che oggi suggerisca come misura cardine contro l'aumento di CO2 nell'atmosfera quella di piantare miliardi di alberi e di altre piante, in particolare di quelle specie che sono più capaci di intrappolare anidride carbonica. </div>
<div style="text-align: justify;">
Per quel niente di ecologia che so io, a me pare una proposta decisamente più sensata e condivisibile del solito "fermiamo tutto" che darà pure grandi soddisfazioni emotive a chi lo enuncia, ma che non ha mai risolto niente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La nota davvero stonata della visione <i>gretesca</i> del problema (consentitemi il neologismo) è rappresentata dalla <i>--per ora--</i> velata coloritura socialista-terzomondista nel messaggio che, almeno nelle rivendicazioni contro il progresso, è come un filo d'olio d'oliva: non guasta mai. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'intervento della Thunberg, infatti, non sarà sfuggita ai più l'accusa ai politici di tutto il mondo che "ci vendono favole sulla crescita infinita". A parte che a me questo non risulta, ma mi sembra un'accusa molto discutibile, posto che viene da una che vuol venderci il mito della <i>decrescita felice</i>. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dico che a me non risulta perché chiunque abbia studiato un po' di economia sa bene che la crescita infinita, almeno nel modo in cui probabilmente la intende lei, non esiste né è mai esistita. Ciò che accresce la ricchezza di una nazione è la sua capacità di produrre valore aggiunto dalle risorse che sono a sua disposizione, non lo sfruttamento di maggiori quantità di quelle stesse risorse. </div>
<div style="text-align: justify;">
Altrimenti tutti i Paesi produttori di materie prime sarebbero benestanti e noi altri che invece le importiamo saremmo tutti poveracci. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando un Paese si organizza meglio sul piano normativo, produttivo, tecnologico e delle risorse umane, riesce a ricavare più ricchezza da quello che ha già: non gli serve spremere di più il pianeta. Anzi, la cosa diventa controproducente, perché lo impoverirebbe nel lungo termine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Certe cose, il capitalismo le sa benissimo.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Persino sul piano macroeconomico questa storia della "crescita infinita in un mondo di risorse finite" non ha alcun senso: tutti i sistemi conoscono momenti di crescita, momenti di stasi e momenti di crisi.<br />
Ciò che davvero abbiamo avuto negli ultimi 70 anni e passa, almeno qui in Europa, è stato un periodo di pace e di stabilità politica, che ha comportato un periodo di crescita economica prolungata in Paesi che avevano anche gli strumenti politici ed organizzativi per redistribuirla. Questo ha fatto sì che in Europa le condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione migliorassero enormemente. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si potrebbero portare centinaia di esempi storici in cui <i>non</i> una crescita infinita, che non esiste, ma una fase di crescita economica prolungata abbiano migliorato la qualità della vita di interi popoli.<br />
Stiamo ancora tutti aspettando, invece, che la <i>GretAlleanza</i> o chi per lei ci presenti anche solo un unico, fulgido caso storico di <i>decrescita felice</i> che abbia funzionato non dico nel lungo periodo; mi va bene anche nel medio periodo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un ultimo accenno ai soliti, patetici tentativi di legare la crisi climatica alla lotta al capitalismo. Gira in rete uno slogan a effetto che recita più o meno: «L'ambientalismo senza lotta al capitalismo è giardinaggio».</div>
<div style="text-align: justify;">
La frase viene attribuita a varie persone, dall'ambientalista brasiliano Chico Mendes a mio nonno, ma il punto non è questo, posto che devi essere davvero alla frutta per tentare anche certe strade.</div>
<div style="text-align: justify;">
Chi sostiene --e con che coraggio!-- che "la lotta per l'ambiente è inscindibile dalla lotta di classe" (cit.), chiaramente, non conosce, non ricorda o ignora l'enorme contributo allo sfacelo ambientale da parte della sgangherata industria pesante socialista, con le sue fabbriche antiquate dotate di ciminiere senza alcun depuratore collocate al centro delle città (fatevi un giro in una capitale qualsiasi di un ex Paese comunista europeo, per rendervene conto), dei massicci sversamenti di sostanze chimiche pericolosissime a Dzerzinsk, dell'inquinamento di metalli pesanti (cadmio, selenio, piombo, zinco) in Siberia, con intere aree in cui l'aspettativa di vita è del 15% più bassa che altrove. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Ma senza arrivare a parlare delle discariche di scorie nucleari del Kirghizstan, guardate soltanto all'inquinamento dei Paesi che sono o si dicono ancora socialisti <i>oggi</i>: il Venezuela, un Paese petrolifero privo di qualsiasi cultura ambientale. Si pensi solo a cosa succede nel lago di Maracaibo; alla deforestazione amazzonica, che in Venezuela raggiunge livelli da record (con buona pace del povero Chico Mendes, buonanima).<br />
Eppure è strano: secondo alcuni, l'ambientalismo è connaturato al socialismo. Sono una cosa sola, no? Vero? </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Saluti,</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Rio</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-42153986019111015402019-08-06T22:18:00.005+01:002023-06-02T10:41:34.555+01:00Il cosiddetto "Popolo Italiano"
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<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kci94YKpuas/XUhP8dMYuRI/AAAAAAAAEEE/zrBLhVAnfsARMIXh44ctAgyl2Xd7tHVeACLcBGAs/s1600/salvini.png" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="169" data-original-width="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-kci94YKpuas/XUhP8dMYuRI/AAAAAAAAEEE/zrBLhVAnfsARMIXh44ctAgyl2Xd7tHVeACLcBGAs/s1600/salvini.png" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Salvini si affida alla Madonna di Medjugorje</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
Salve.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È da tanto che non scrivo, anche perché, francamente, di cosa dovrei parlare?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sono partito, anni fa, occupandomi di questioni di economia, di lavoro, di temi sociali elevati e di politica e mi ritrovo, a poco più di dieci anni di distanza, a dover commentare gli strafalcioni di Di Maio o le uscite di Salvini, il Ministro degli Interni che il giorno della commemorazione delle vittime della strage di Ustica se ne sta a Milano Marittima a divertirsi, come se avesse vinto il Grande Fratello, invece di essere il Vicepresidente del Consiglio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quindi non scrivo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Perché, diciamolo, oggi di cosa potrei scrivere?</div>
<div style="text-align: justify;">
Del MoVimento del Cambiamento che s'inventa i mandati zero "che non vanno conteggiati"? Del gruppo parlamentare di <i>ragazzi meravigliosi</i> che fa l'esatto contrario di quel che aveva promesso in campagna elettorale, sulla TAV, sulla TAP, sul Parlamento Pulito, sulle Olimpiadi, sullo streaming, sull'euro, sulla UE, sulla trasparenza dei meccanismi interni, sull'uno vale uno, sui migranti, o che riduce —come io avevo già previsto anni fa— il Reddito di cittadinanza ad una mera operazione di creazione di ulteriore debito?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
O dovrei forse parlare dell'esuberante esponente leghista-barra-sovranista che fa un milione di cose che fino a ieri né la Lega né il M5S avrebbero mai tollerato da parte di nessun altro? Del prode signor "arrestatemi pure" che si nasconde dietro l'immunità per evitare i processi, spalleggiato da un Parlamento di <i>honesti</i> che chiude prima un occhio e poi tutti e due sul furto del secolo (sì, parlo di quei benedetti 49 milioni di euro di soldi pubblici che nessuno sa davvero esattamente come siano stati spesi e dove siano finiti, di preciso)? Dello stesso Parlamento di virtuosi che permette a Salvini di mentire prima e di non rispondere poi sui suoi rapporti poco chiari con Vladimir Putin, stretti al punto da prendere forse soldi da Mosca e da permettere allo zar di intervenire tramite l'ambasciatore russo in Italia su questioni interne, come gli scioperi al Petrolchimico di Siracusa?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
O forse dovrei commentare le gesta dei <i>leoni</i> del Nuovo PD di Zingaretti, la cui strategia politica sembra improntata al fingersi morti, salvo qualche occasionale uscita fuori luogo, come il prendere prontamente le distanze da Scalfarotto che visita in carcere gli imputati americani per l'omicidio del carabiniere <span class="st">Mario Cerciello Rega, unico esponente Dem a ricordarsi che siamo ancora in democrazia, in uno Stato di diritto, con tutti gli altri "compagni" impegnati a fare qualsiasi cosa, fuorché darsi una linea politica chiara e risolvere i propri annosi problemi interni?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><br /></span>
<span class="st">E come dimenticare Berlusconi, che si inventa ripartenze politiche ed alleanze quantomeno improbabili, ove non fantascientifiche, tutte con lui come protagonista e leader? E non soltanto non sembra rendersi conto che non se lo fila più nessuno, ma nemmeno si accorge che in Italia non esiste un vero fronte liberale almeno dal 2009? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">Oppure potrei fare un bel post su quelli di Più Europa, che quel fronte liberale vorrebbero rappresentare, salvo poi utilizzare le <i>truppe cammellate </i>di Tabacci, come si faceva decenni fa, per far eleggere segretario Benedetto Della Vedova </span><span class="st">—brava persona eh, per carità</span><span class="st">; ma determinante come un contagocce in un mare in tempesta— invece di Marco Cappato, acclamato dalla base, ma troppo ribelle, brioso e indomabile per i gusti di qualcuno? Un gran bell'inizio dirigista, non c'è che dire. Complimenti. Poi fanno buca alle elezioni e ci rimangono anche male.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">O magari, per una volta, potrei soprassedere sulla politica ed occuparmi dei giornalisti non allineati messi alla porta da direttori sempre prontissimi a correre in aiuto del vincitore? Da Giampaolo Pansa, liquidato dall'Espresso, sino ad Oscar Giannino, ostracizzato da Radio24... Senza dimenticare i servizi ossequiosi dei nostri TG nazionali, per i quali sembra ormai che uno che per ventimila e passa euro al mese si mette a fare comizi dalla spiaggia invece di lavorare al Ministero, sia un "vulcano inarrestabile" (sic). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">Una sorta di <i>tronista</i> di Uomini e Donne che non ha nemmeno mai cominciato a lavorare, ma è "inarrestabile"... </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">Forse è un sottile riferimento alla vicenda della mancata autorizzazione a procedere. Boh. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span class="st">Ma no.</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">Non varrebbe la pena parlare di niente di tutto questo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">Sapete perché? Perché nulla di tutto questo conta, dinanzi al "PROBLEMA". </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st">Il "PROBLEMA" </span><span class="st"><span class="st">—lo scrivo maiuscolo perché sono anni ed anni che ripeto che questa è LA SOLA, VERA QUESTIONE</span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st">— è che<b> in Italia manca il popolo</b>. </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st">Non date retta a chi vi dice "con una legge elettorale così" oppure "con un assetto istituzionale cosà"... </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st">Tutte balle. </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st">In Italia il meccanismo di rappresentanza della volontà popolare è pressoché perfetto. Per-fet-to. </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><br />Purtroppo. </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st">Purtroppo perché gli Italiani non sono un popolo. </span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st">Gli Italiani sono solo un assembramento di persone superficiali, individualiste, miopi e puerili, identiche ai propri rappresentanti a Montecitorio, a Palazzo Madama ed a Palazzo Chigi. </span></span></span></div>
<ul style="text-align: justify;">
<li><span class="st"><span class="st"><span class="st">Gli Italiani odiano i migranti perché li vedono come destinatari concorrenti di sussidi e di ogni forma di assistenzialismo di Stato che vorrebbero percepire loro ("prima gli Italiani!").</span></span></span></li>
<li><span class="st"><span class="st"><span class="st">Gli Italiani odiano l'Europa perché l'Europa ci impone le regole della concorrenza <i>leale</i> con le altre imprese del Mercato Unico, regole a cui noi non vogliamo sottostare, né ora né mai; perché</span></span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">, da complessati quali siamo, </span></span></span> se noi Italiani dovessimo agire secondo le regole, come potremmo mai vincere? ("No all'euro! No al giogo della Germania!" in realtà, vogliono dire "No a regole competitive da cui si evince chiaramente che gli altri sono meglio di noi", "No a confronti in cui potremmo perdere")</span></span></span></li>
<li><span class="st"><span class="st"><span class="st">Gli Italiani non hanno mai desiderato vivere in un Paese normale. In un Paese normale, ti tocca lavorare come un fesso fino a 70 anni e sudarti anche le briciole. Ciò che gli Italiani vogliono è il ritorno della cuccagna, dei piccoli privilegi "perché hai le entrature giuste", della vita comoda fatta a spese di chi verrà dopo, grazie ai debiti che tanto non sarai mica tu a pagare. Per te, ci sono i contratti a tempo indeterminato prima e "quota cento" poi. Per chi verrà dopo di te, solo una vita da precario di merda, seguita dalla pensione sociale, a circa 380 euro al mese (calcoli di <i>CGIL Giovani Non+</i>). </span></span></span></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
Quindi per gli Italiani, qualunque obbrobrio compiano Salvini o Di Maio, non c'è mai niente da rilevare, niente da dire, fintanto che la cosa non li tocchi personalmente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il cosiddetto "popolo italiano" <span class="st"><span class="st">—che "popolo" in realtà non è, ma in qualche modo si dovrà pur chiamarlo!</span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">— è talmente preso da se stesso e dai propri bisogni particolari che non sembra nemmeno accorgersi che dall'Italia stanno andando via tutti. </span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Oramai circa 290mila persone, per lo più giovani, molti dei quali laureati, abbandonano <i>ogni anno</i> il presunto Belpaese, in cerca mica di chissà cosa! In cerca di una possibilità. </span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Ad oggi, ci sono oltre cinque milioni di Italiani all'estero e si badi che non stiamo parlando di cittadini stranieri di origine italiana: questi sono tutti "Italiani-Italiani", gente che in Italia non soltanto c'è nata, ma ci ha vissuto ed ha </span></span></span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">studiato sino alla maggiore età. </span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Solo a Londra, dove vivo io, gli Italiani ufficialmente residenti sono 315mila, ma attenti: questi sono solo quelli iscritti all'AIRE, l'Anagrafe Italiani Residenti all'Estero. </span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Secondo l'ambasciata d'Italia, </span></span></span></span></span></span></span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">per ogni due Italiani iscritti all'AIRE ce n'è <i>almeno uno </i>che vive e lavora là senza essersi mai iscritto (per adesso, l'iscrizione AIRE non è ancora obbligatoria, e comunque non esistono praticamente controlli. Vedremo se le cose cambieranno con la <i>Brexit</i>). </span></span></span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Si stima, pertanto, che gli Italiani di Londra superino di molto i 400mila</span></span>; il che significa che se siete, che so, di Bologna, ci sono più Italiani a Londra che nella vostra città. Non è mica un'opinione, questa, eh! Questo è un fatto. </span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><br /></span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Chissà quanto ancora ci vorrà, prima che gli uomini e le donne dell'<i>assembramento italico</i> si accorgano che presto non ci sarà più chi può pagare loro la pensione (è matematica attuariale: con l'allungamento della vita e più di due pensionati onerosi per ogni giovane, ma nemmeno se 'sti ragazzi li fai tutti precari ce la fai a stare dentro...!). </span></span></span></span></span></span></span></span><br />
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Chissà quanto ci vorrà prima che si rendano conto che quei migranti che vogliono respingere e lasciare annegare sono i soli che possono fare </span></span></span></span></span></span></span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">—</span></span></span></span>da precari, come serve per gli interessi di <i>lor signori</i></span></span></span></span></span></span></span></span><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">—</span></span></span></span> quei lavori che i loro giovani sono scappati a fare all'estero per uno stipendio vero e condizioni dignitose.</span></span></span></span></span></span></span></span><br />
<br />
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Ma, nel frattempo, questa politica avrà già trovato il modo di dare la colpa a qualcun altro. </span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Chissà, forse a Renzi, a Berlusconi, a Prodi; o, magari, persino ad Andreotti.</span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Un po' se lo meritano, anche.</span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><br /></span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">Saluti da Londra,</span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><br /></span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st"><span class="st">(Rio)</span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<br />
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<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<i>Salve.</i><br />
<i><br />Con un MBA in Music Business al Berklee College of Music di Boston, Krizel Minnema è una giovane imprenditrice che si occupa di strategia di marketing digitale. </i><br />
<br />
<i>E' anche la curatrice di "<a href="http://musicroad.co/blog/" target="_blank">Music Road</a>", un blog tematico in lingua inglese che si occupa di questioni relative alla costruzione della carriera discografica di artisti esordienti. </i><br />
<i><br />Pubblico di seguito una sintesi tradotta (da me) di un suo interessante articolo comparso di recente su alcuni siti, dal titolo "Quattro miti sul raggiungere il successo nella musica a cui gli artisti credono". </i><br />
<br />
<i>L'articolo originale in inglese lo si trova, ad esempio, <a href="https://flypaper.soundfly.com/hustle/4-myths-music-industry/" target="_blank">qui</a>.</i></div>
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<br /></div>
<br />
<br />
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<span style="font-size: x-large;"><span style="color: #660000;"><b>«</b></span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><b>Quattro miti sul raggiungere il successo nella musica a cui gli artisti credono </b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<i><span style="font-size: xx-small;">("Four Myths Musicians Believe About Succeding In The Music Business")</span></i></div>
<div style="text-align: left;">
<i><span style="font-size: xx-small;">di Krizel Minnema </span></i></div>
<div style="text-align: left;">
<br />
<br />
Da anni, glamour e lusso rappresentano il modo prevalente in cui gli artisti percepiscono l'industria della musica. Anche il modo in cui i pochi artisti vengono scoperti viene visto come una sorta di <i>coincidenza possibile</i>.<br />
Questo, per gli aspiranti artisti, si traduce in due cose: primo, il successo viene percepito come vivere una vita da milionari, immersi nella fama. Secondo, per arrivare a questo successo, bisogna continuare a girare, sino a quando non si incontra il discografico giusto che ti metta sotto contratto.<br />
<br />
Di conseguenza, ci sono quattro grandi miti sul successo nell'industria discografica a cui i musicisti finiscono per credere e, sfortunatamente, questa fede cieca finisce per metterli sulla via del fallimento.<br />
<br />
<br />
<br />
<span style="color: #660000;"><b>MITO n.1</b><br /><b>Se uno fa concerti a sufficienza, potrebbe finalmente venire scoperto dal discografico giusto.</b></span><br />
<br />
Certo, è così che artiste come Rihanna e Taylor Swift sono state scoperte. Ma di tutti i musicisti che vengono scoperti, in realtà pochissimi ce la fanno. Ciò nonostante, gli artisti continueranno a fare concerti in quanti più posti possibile. Alcuni di loro arriveranno anche a girare video di cover ed originali postandoli sul loro canale YouTube, sperando di diventale il prossimo evento virale.<br />
<br />
Il problema di questo approccio è che si tratta di una logica da "gratta e vinci". Non ha un obiettivo mirato, è inopportuna e non funziona quasi mai. Io chiamo questi musicisti gli "<i>artisti da lotteria</i>".<br />
<br />
Fare concerti e condividere la propria musica deve diventare un atto strategico e mirato. Per esempio, i Civil Wars hanno cominciato suonando in piccole aree molto specifiche. La loro strategia consisteva nell'offrire un EP registrato dal vivo in cambio di email e codici postali. In questo modo, hanno conquistato oltre 500mila sottoscrittori! Così, non soltanto erano direttamente collegati con i loro fans, ma sapevano anche<i> dove i loro fans vivessero</i>, in modo tale da costruire i tour specificatamente intorno a loro. Questo è un modo di fare tournée strategico e mirato, invece che causale.<br />
<br />
Risultato? Sono diventati un successo suggellato da un Grammy Awards; il tutto senza una grande casa discografica a sostenerli. <br />
<span style="color: #073763;"><b>In realtà, le case discografiche nemmeno più cercano nuovi talenti. Cercano figure note che abbia già un nutrito seguito.</b></span><br />
Prendete, ad esempio, Bhad Bhabie: non ha alcuna esperienza come rapper. Ha però ottenuto in tv qualche comparsata in alcune puntate del Dr Phil Show [talk show di intrattenimento americano, in onda sulla CBS, ndt] e poi è diventata una celebrità del web. Solo <i>dopo</i>, le è stato offerto un contratto discografico dalla Atlantic.<br />
<br />
<span style="color: #660000;"><b><br />MITO n.2 </b></span><br />
<span style="color: #660000;"><b>Il successo si può raggiungere solo con una major label</b></span><br />
<br />
I Civil Wars, Chance the Rapper, Dodie, KING, Ingrid Michaelson e Kina Grannis, tra molti altri, sono tutti artisti indipendenti che non hanno un contratto con una major label. Ciò nonostante, guadagnano ancora importi a sei o persino a sette cifre dalla loro musica. Al di là dei loro compensi, sono in grado di lavorare a tempo pieno creando musica e sono in grado di pagare tutti i loro conti. Per molte persone, questa cosa si chiama successo.<br />
<br />
Al giorno d'oggi, <span style="color: #073763;"><b>venire scoperti è un po' come vincere alla lotteria</b></span>. E, ancora peggio, anche se finisci sotto contratto, le case discografiche non sono affatto obbligate a far uscire un tuo disco. In realtà, <b><span style="color: #073763;">solo lo 0,2% degli artisti sotto contratto riesce ad evitare di venire scaricati dalla casa discografica</span></b>. Il che vuol dire che c'è un 99.8% di possibilità di fare fiasco anche se si è firmato un contratto. Inoltre, <b><span style="color: #073763;">Moses Avalon ricorda che il 99% degli artisti sotto contratto non pubblica mai un disco</span></b>. <br />
<br />
Uno potrebbe pure pensare: "Ma io sono diverso. Il mio è talento vero e devo solo venire scoperto." Sono certa che questo sia corretto per molti di voi, ma uno semplicemente non può investire su una coincidenza per ottenere un contratto. Se si comporta così, non fa altro che aumentare le sue probabilità di fallire. La realtà è un'altra: i musicisti di successo sono astuti e strategici, riguardo a come promuovere se stessi e far crescere la propria base di fans.<br />
<br />
<br />
<b><span style="color: #660000;">MITO n.3</span></b><br />
<span style="color: #660000;"><b>Per raggiungere il successo, i musicisti devono solo concentrarsi sulla loro musica, anche se muoiono di fame</b></span><br />
<br />
Questo non è solo un problema per i musicisti, ma per tutti gli artisti. L'atteggiamento problematico che molti artisti hanno è "Se ami fare qualcosa, non la faresti anche gratis?" e deriva dall'idea che essere poveri voglia dire avere più passione e più autenticità. Non potrebbe essere più sbagliato. <br />
Sotto sotto, è una scusa per non pensare in modo strategico e provare a fare le cose meglio. Di conseguenza, si convincono che le vere opportunità verranno loro offerte da qualcuno. "La vera arte viene scoperta", pensano. <span style="color: #0c343d;"><b>Un'opportunità, invece, va creata, non viene offerta. </b></span>L'industria discografica sta cambiando e questo richiede un cambio nella mentalità degli artisti, il che conduce al prossimo mito.<br />
<br />
<br />
<b><span style="color: #660000;">MITO n.4</span></b><br />
<span style="color: #660000;"><b>Se l'industria discografica è morta, ma allora perché tentare?</b></span><br />
<br />
A partire dal file sharing <i>peer-to-peer</i> (pensate a Napster) nei primi Anni 2000 sino alla crescente industria del music streaming odierna (vedi Spotify) le vendite di CD hanno subito un tracollo verticale. La domanda di musica, tuttavia, non ha subito la stessa sorte.<br />
Anzi, <b><span style="color: #073763;">la gente ascolta oggi molta più musica di una volta</span></b>. In realtà, innumerevoli ricerche universitarie hanno dimostrato come lo streaming ha aumentato l'interesse per la musica consumata.<br />
In altre parole, lo streaming allarga la gamma di possibilità d'ascolto di un fan e in alcuni casi aumenta, successivamente, anche il loro interesse a comprare CD o addirittura vinili.<br />
<br />
Persino la musica composta centinaia di anni fa sta vivendo una stagione di ritorno in questa industria discografica in evoluzione; il tutto grazie allo streaming. Nel 2016, un disco con la musica di Mozart (sì, Wolfgang Amadeus Mozart) è stato tra i più venduti dell'anno.<br />
Il modo in cui i fans consumano musica oggi è completamente diverso da come lo facevano nei primi Anni 2000. Oltre al <i><u>come</u></i> consumano, anche il <i><u>quanto</u></i> sta cambiando. Ciò implica che gli artisti devono diventare creativi, per ciò che riguarda il modo in cui raggiungono la loro base di fans e vendono la loro musica.<br />
<br />
Beyoncé ha creato un album visivo.<b><span style="color: #0c343d;"> Chance the Rapper regala la sua musica e guadagna solo dai suoi tour.</span></b> Kina Grannis ha condotto una campagna di fondi su Patreon per fondare la propria etichetta discografica insieme ai propri fans. <b><span style="color: #073763;">I Radiohead hanno pubblicato un disco con il modello di business "paga quello che vuoi" ed hanno fatto più soldi in quel modo di qualunque altro album pubblicato nello stesso anno da una major label. </span></b>Grazie al cambiamento nello scenario digitale, ci sono più opportunità di connettersi con i fan e di avere successo nell'industria discografica. <br />
<br />
Come musicisti, potete costruire un piano tangibile e strategico per avere successo nell'industria discografica. <span style="color: #073763;"><b>Tutto comincia dal passare dalla mentalità d<span style="color: #0c343d;">el</span> "<i>musicista da lotteria</i>" a quella di "<i>musicista delle opportunità</i>"</b></span>.<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: x-large;"><span style="color: #660000;"><b><span class="st">»</span></b></span></span><br />
<br />
Saluti,<br />
<br />
(Rio) </div>
<div style="text-align: left;">
</div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-36064011092632011052018-06-03T13:30:00.005+01:002023-06-02T10:41:54.662+01:00L'Italia della ggiente (post avvelenato)
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Salve.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Qualche veloce invett... ehm, considerazione sugli accadimenti politici di questi giorni che, come tutti sanno, hanno portato alla nascita del governo Conte, il primo <span class="st">–</span>e temo non l'unico<span class="st">–</span> governo populista d'Italia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Innanzitutto, i miei più sentiti complimenti</b> ai teorici de "il MoVimento Cinque Stelle è la Nuova Sinistra in Italia". Ho già detto in passato e potrei ancora dire molte cose al riguardo, ma il fatto che la <i>"Nuova Sinistra Italiana"</i> oggi sia al governo con la Lega di Salvini penso valga più di qualsiasi applauso da parte mia. Dopo, magari, mi fate sapere come ci si sente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Poi, vorrei anche congratularmi </b>con la Sinistra italiana, intendo quella <i>vecchia</i>, quella rappresentata in massima parte dal Partito Democratico che, dopo aver aspramente e lungamente criticato Forza Italia (a giusto titolo, eh! Intendiamoci) è riuscita a ripeterne gli stessi errori, dai problemi giudiziari sino ai regalini in cambio di tessere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un colpo di genio del marketing politico: prima crei disaffezione nei confronti di comportamenti ritenuti (giustamente) deplorevoli e poi ripeti gli stessi comportamenti, così nell'oceano di indignazione che hai contribuito a generare ci finisci dentro anche tu. Come dire, la tempesta perfetta; solo che non ti è capitata. Sei proprio andato a cercartela di proposito. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>E come non fare un salutino</b> anche a tutti quei <i>liberali col foulard</i> che hanno votato contro la riforma costituzionale "per far cadere Renzi e la Sinistra", poi hanno snobbato anche il movimento politico della Bonino e, infine, oggi rompono pure i coglioni sui social a proposito del nuovo governo <i>ggientista</i>, antieuropeista, anti-gender, xenofobo, anti-scientifico e statalista, perché in realtà non possono accettare il fatto doloroso di aver soffiato anche loro sul fuoco del populismo? </div>
<div style="text-align: justify;">
La loro unica strategia di difesa è rappresentata dal fatto che sono solo quattro gatti e che, quindi, il loro impatto è stato <span class="st">–</span>come al solito<span class="st">–</span> insignificante. Nulla di strano, qui: gente così non può che essere politicamente insignificante tutta la vita. Comincio a credere che, in fondo, sia proprio quello che vogliono: stare sull'Aventino a criticare il prossimo; perché se dovessero governare loro, non saprebbero da dove cominciare. </div>
<div style="text-align: justify;">
Detto da un "collega" liberista: andatevene al bar o in qualche salotto buono, ragazzi. No, veramente, eh. Siete patetici. </div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>C'è però anche un aspetto positivo</b> sul fatto che sia nato il primo governo populista in Italia. Dico sul serio: una nota positiva c'è davvero. </div><p>
Sinora, la Sinistra Italiana (sempre quella <i>vecchia</i>, dico) si era sentita intoccabile: dopo il crollo dello sgangherato impero politico berlusconiano, credevano di aver relegato il M5S e la Lega in una sorta di riserva indiana e di avere in mano le chiavi del governo per chissà quanti anni a venire.<br />
<br />
Si sentivano intoccabili e, si sa, è proprio quando uno si sente intoccabile che fa le cazzate più grosse. E il PD, di cazzate, negli anni ne ha fatte davvero tante: oltre ai problemi giudiziari, anche una serie di danni di immagine incalcolabili, dal mettere una sindacalista con la licenza media a capo proprio del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (e che, sindacalisti di lungo corso laureati non ce n'erano?), sino alle vicende delle banche toscane (era proprio indispensabile tenersi la Boschi?).<br />
Il fianco veniva mostrato al nemico con spavalda arroganza, nella granitica convinzione che tanto "loro" non avrebbero mai vinto.<br />
<br />
Ecco. Adesso "loro" hanno vinto. </p><p>Bravi, i miei piccoli strateghi. Almeno così non vi sentirete più invulnerabili e, si spera, cercherete di evitare certe figuracce.<br />
Una lezione che però, almeno a giudicare dalla chiamata alle barricate di queste ore, in cui si grida "resistenza adesso e sempre al <i>neoliberismo</i>", non pare essere stata ancora recepita.<br />
Salvini e Di Maio, il <i>neoliberismo</i>?! <br />
E niente: si vede che a questi qua, arrivati in piazza, scatta la protesta col pilota automatico. Vecchie abitudini dure a morire.<br />
<br />
Poi uno si chiede come mai in Italia il populismo abbia più successo che all'estero. <span class="text_exposed_show"> Ecco perché.</span><br />
<br />
Con una cultura politica così, i <i>ggientisti</i> conteranno per decenni.<br />
<br />
Saluti,<br />
<br />
(Rio)<br />
<br />
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</p>Unknownnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2243489679383141219.post-16629832553220454112018-03-07T17:13:00.006+00:002023-06-02T10:42:05.511+01:00Il Reddito di Cittadinanza e le considerazioni "auto-razziste" di un Meridionale sul Sud :-)
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<br />
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Salve.<br />
<br />
Chi scrive – secondo alcuni – è un "auto-razzista". :-)<br />
È un "auto-razzista" in quanto, da Meridionale, ha il coraggio di riconoscere pubblicamente che la maggioranza dei suoi concittadini ha votato per il Movimento Cinque Stelle perché spera di ottenere il Reddito di Cittadinanza.<br />
<br />
Per alcuni è un <i>auto-razzista</i> perché, da vero infame, sfacciato e figlio ingrato del Sud, ha il coraggio di sostenere pubblicamente che le ragioni della disperazione, dell'assenza di prospettive per il presente e per il futuro, pur comprensibili e condivisibili, non sono affatto sufficienti a giustificare chi aspira a vivere a spese di chi lavora.<br />
<br />
Chi scrive, per alcuni, è un <i>auto-razzista</i>, perché ritiene che queste persone abbiano scelto di campare alle spalle del prossimo solo perché si sono rifiutate di considerare la possibilità di andare via, di emigrare; un'opzione che esiste da sempre ed aperta a tutti gli strati sociali ed a tutte le età.<br />
Una possibilità che milioni di Italiani prima di loro, tra cui anch'io (e migliaia mentre scrivo) hanno invece considerato; e l'abbiamo fatto perché quello che volevamo era una vita dignitosa, e ritenevamo – dateci pure torto – che non ci fosse alcuna dignità nel campare a sbafo del prossimo.<br />
<br />
Ma andiamo con ordine. :-)<br />
Nella seconda metà degli Anni '90, in una delle mie numerose vite precedenti, lavoravo come consulente per la Pubblica Amministrazione: ho girato enti locali e territoriali in Puglia e un po' di Campania, ma ho anche tenuto alcune lezioni di corsi di formazione in alcuni enti in Sicilia e nel Lazio. Non ho visto, quindi, "tutto il Sud", ma un'idea approssimativa me la sono fatta.<br />
Non posso – per ovvi motivi – fare nomi né fornire coordinate troppo precise da cui si potrebbe desumere a chi o a quale realtà mi riferisco esattamente, ma ho avuto comunque modo di formarmi un'opinione basata sui fatti e non sui soliti pregiudizi <i>contro </i>o <i>pro</i>-Sud.<br />
<br />
E vi posso dire, come un <span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">Nexus VI</span> terrònico, che <i>ho visto cose che voi umani, ma manco sul Sacro Blog ve le potete sognare. </i><br />
<br />
Ho visto persone brillanti, ma non ammanicate con i piani alti, non soltanto non fare carriera, ma venire superate da mediocri ed anche caricate di lavoro, sia il proprio che quello degli altri. <br />
<span style="color: #990000;"><b>Perché, ad essere sinceri,</b></span><span style="color: #990000;"><b> non è vero che nella Pubblica Amministrazione <i>nessuno </i>fa un cazzo: la verità è che c'è chi non fa un cazzo, chi lavoricchia e chi lavora per sé e per tutti quelli che non fanno un cazzo. E, ovviamente, lavora male. È un problema organizzativo e </b></span><span style="color: #990000;"><b><span style="color: #990000;"><b>culturale</b></span>. </b></span><br />
<br />
Ma con la stessa sincerità vi dico – credeteci, non credeteci, fate voi – che non capitava mica di rado che io ed altri entrassimo in un ufficio pubblico e, dopo aver osservato, letto, intervistato dirigenti e dipendenti, parlato, fatto riunioni, eccetera, passati alcuni giorni, non fossimo ancora riusciti a capire questi signori cosa cazzo ci facessero <i>davvero </i>là dentro.<br />
Attenzione: sto dicendo cosa facessero <u><i>davvero</i></u>. Non le loro mansioni sulla carta.<br />
<br />
Per giorni, non vedevamo nessuno che lavorava, o che quantomeno sembrasse lavorare: la gente vagava per gli uffici, chiacchierava, teneva sul tavolo la stessa pratica con il faldone sempre, immancabilmente chiuso, faceva telefonate tutte rigorosamente personali e soprattutto, se interpellata sul proprio lavoro, forniva solo risposte assolutamente evasive, generiche ed inconcludenti.<br />
Ad esempio (scusate la censura stile CIA ma, ripeto, devo evitare troppi dettagli che rendano riconoscibili luoghi e/o persone), io chiedevo: "Scusi, lei di cosa si occupa?"<br />
E quello: "Maaa, guardi, quando arrivano segnalazioni da parte di X, noi ci attiviamo per effettuare Y".<br />
Io: "Quando è stata l'ultima volta che X ha segnalato qualcosa?" (Io sapevo già che era da molto)<br />
Lui: "Eh, saranno almeno sei o sette anni fa, anche perché da allora non ci sono più fondi".<br />
Io: "?"<br />
<br />
Ma non è tutto. Se un collega di un altro ente pubblico si presentava in ufficio chiedendo del dottor Tizio, gli si diceva che il dottor Tizio non c'era e gli si suggeriva di richiamare, invece di presentarsi di persona.<br />
Voi direte: "E allora, cosa c'è di strano?" Di strano c'è che a dirglielo era proprio... il dottor Tizio.<br />
Quante volte avrò visto questa scena da film di Totò, ho perso il conto.<br />
<br />
Ora mi direte: "Sì, va be', ma tutto questo col Reddito di Cittadinanza che c'entra?"<br />
Belli miei, non prendiamoci in giro. Per molti al Sud, la cultura del lavoro è questa: se hai un posto fisso pubblico e sei vicino a chi conta, allora te la passi bene; se no, ti tocca lavorare davvero, pensa tu. A questo aspirano molti – non tutti, ma molti – Meridionali: ad un posto come quello di questi signori qua.<br />
Un posto in cui devi "attivarti" quando te lo richiede X, il quale X non si fa vivo da anni, ma meglio così, ché ti stressi di meno.<br />
<br />
Perché credete che il MoVimento Cinque Stelle, che dice di sapere come reperire le coperture finanziarie per il Reddito di Cittadinanza senza fare debiti (vicenda assolutamente folle, di cui mi sono occupato anch'io, <a href="http://ilblogdirio.blogspot.co.uk/2015/05/lassurdita-del-reddito-di-cittadinanza.html" target="_blank">qui</a> e <a href="http://ilblogdirio.blogspot.co.uk/2016/07/il-m5s-e-le-benedette-coperture-1-gli.html" target="_blank">qui</a>), con quei soldi non ha proposto di lanciare un piano di sostegno alle start-up che generasse posti di lavoro nel settore privato (e nell'indotto), invece di pagare semplicemente dei sussidi? <br />
<b><span style="color: #990000;">In altre parole, se i fondi ci sono, perché non usarli per creare posti di lavoro veri, invece di dare soldi a chi non fa un cazzo? </span></b><br />
E la ragione è semplice: perché alla Casaleggio Associati sanno benissimo che ciò che i loro elettori vogliono non è un lavoro: è un <i>posto</i>. "Se questi volessero un lavoro – come diceva già anni fa la buonanima di Indro Montanelli – emigrerebbero."<br />
<br />
<b><span style="color: #990000;">E qui intendiamoci sui termini: il <i>posto </i>non è un lavoro. Il posto è una forma di occupazione che ti garantisce un buon reddito per tutta la vita, senza però causarti troppi problemi. </span></b><br />
Tuttavia, non potendo ingabbiare il Paese in un'altra ondata di <i>concorsoni </i>interminabili che molti dei loro elettori neppure supererebbero (e poi, quella dei concorsi che non portano a niente è la strategia del PD! E non vorrete mica che copino la strategia del PD!), si sono inventati una strada più breve e, soprattutto, più semplice, alla portata di tutti: una bella domandina, e per tre anni il tuo problema di reddito è risolto.<br />
Anzi, se sei sposato, come nucleo familiare, puoi portare a casa più soldi di quegli sfigati che fanno i turni come commessi all'ipermercato, poveri scemi!<br />
<br />
Una bella norma clientelare – perché solo di questo si tratta, sia chiaro: <i>una forma di clientela </i>– pretesa e fatta passare perché "In Europa ce l'hanno tutti" (peccato solo che gli altri Paesi in Europa non hanno un rapporto debito/PIL spaventoso come il nostro, più circa cinque milioni di lavoratori a bassa produttività ed a carico dell'erario, più un esercito di pensionati con onerosissime pensioni retributive e pochissimi giovani a versare contributi; ma questi sono dettagli...); un colpo di marketing che sinora è servito perfettamente allo scopo.<br />
<br />
Ovviamente non ci sono davvero i soldi per realizzarlo, o almeno non come dicono di volerlo realizzare loro: quello che faranno sarà o fare altri debiti (!) oppure distribuire un po' di soldi a <i>qualcuno</i>, magari accorpando insieme gli strumenti già esistenti, come ad esempio la Cassa Integrazione, i sussidi erogati a livello territoriale, eccetera, rimpacchettandoli e chiamandoli "Reddito di Cittadinanza".<br />
<br />
Una banale operazione di quelle che nel marketing – unico ambito di cui il M5s capisca davvero qualcosa – si chiama "re-labelling", ossia mettere una nuova etichetta a qualcosa che c'è già. <br />
Non potendo cambiare la realtà, lavorano sulla <i>percezione </i>della realtà. <br />
<br />
Tutto qui; ma quanto basta affinché qualche attivista pentastellato che non capisce niente di Pubblica Amministrazione si senta autorizzato ad urlare su Facebook: "Avete visto, piddioti?! Lo hanno fatto davvero!"<br />
<br />
Che poi, se servisse anche soltanto a mettere ordine nel regime di aiuti e sussidi, non sarebbe nemmeno una cosa del tutto inutile. <br />
Ma ciò non toglie che resti soltanto l'ultima trovata con cui l'ennesima, spregiudicata formazione politica ha comprato il voto di molti miei conterranei. E non c'è da meravigliarsi, perché quel voto, in effetti, era in vendita. <br />
<br />
Saluti,<br />
<br />
(Rio)<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com