GA_TagManager_Container

lunedì 5 marzo 2018

L'inevitabile epilogo dei senza palle


Salve.

 Nel momento in cui scrivo, sono ancora in corso le operazioni di spoglio relative alla tornata delle Elezioni Politiche del 4 Marzo 2018, ma il risultato complessivo appare comunque chiaro ―anzi, per la verità, è apparso oltremodo evidente sin dai sondaggi pre-voto che si sono succeduti da almeno un paio di mesi a questa parte.

Il MoVimento Cinquestelle ha stravinto le elezioni politiche, anche se la coalizione più votata è stata quella di Centrodestra, con al proprio interno la Lega di Matteo Salvini a fare da mattatrice sulle ossa del non-così-redivivo Silvio Berlusconi.

In questo momento, nessuno sa cosa farà il Presidente Mattarella. Forse affiderà a Salvini l'incarico di formare un nuovo governo, ipotesi tutt'altro che campata in aria, oggi; come è pure possibile che Mattarella affidi invece l'incarico a Luigi Di Maio, il leader (qualunque cosa questo voglia dire, trattandosi pur sempre del M5s) del primo partito italiano.

Ad ogni modo, il PD crolla ―o meglio, tracolla― al proprio minimo storico (anche qui le percentuali non sono ancora finali, ma è una Caporetto garantita) e questo voto cambia drasticamente lo scenario politico nazionale italiano in un modo che non si vedeva dai tempi della "discesa in campo" di Berlusconi nel 1994, imprimendogli una forte sterzata a Destra.
Solo, stavolta non Centrodestra; proprio Destra.
Il Centrosinistra e la Sinistra oggi rappresentano sì e no un Italiano su cinque; voto più, voto meno.

Ma l'argomento del post di oggi non è questo. 
Il punto qui è che niente dello scenario sopra descritto è arrivato come un fulmine a ciel sereno: a parte Renzi, se lo aspettavano tutti da mesi.

Quindi, la domanda ovvia di chi, come me, ancora "ci crede" è sempre la stessa: ma perché nella politica italiana nessuno sembra accorgersi che oggi, a voler evitare di rischiare, si finisce di sicuro con il perdere tutto? 
Perché in Italia, in tutti gli schieramenti, sopravvive soltanto una classe politica pavida, senza palle, che preferisce inseguire i populisti sul terreno scivoloso della demagogia, dove i Cinquestelle o la Lega sono Maestri indiscussi, piuttosto che mettersi una buona volta a fare proposte politiche serie, rischiando magari di perdere i consensi di chi non ha i neuroni accessi, ma apparendo finalmente credibili agli occhi di chi un cervello funzionante, invece, ce l'ha?

La classe politica italiana (tutta!) evidenzia una scarsissima fiducia nell'elettorato di questo Paese, specie al Sud, ed è convinta che il solo modo per conquistare il voto di un popolo sofferente sia di prenderlo in giro con promesse più vane di quelle degli avversari. In pratica, di spararle più grosse del vicino. Tutto qui. È ovvio che, se il gioco è soltanto questo, i professionisti della demagogia vinceranno sempre; e sempre più a man bassa.

Tra l'altro, per ora, il voto populista di Destra confluisce quasi interamente verso i Cinquestelle e la Lega; ma domani ―rivelatasi l'inconsistenza della loro proposta politica― potrebbe essere persino la volta di Casapound e affini, aprendo la via a scenari davvero inquietanti.

In altre parole, si è preteso di accarezzare gli elettori anti-sistema per il verso del pelo, sfidando due formazioni politiche: un movimento che è nato inizialmente per sfasciare le Istituzioni italiane ed un altro che ha avviato la propria attività politica con una cosa che si chiama Vaffanculo Day.
No, complimenti davvero per la strategia.

È pure vero che qui si innestano anche altre considerazioni: l'elettore medio italiano è stato educato a votare sempre e soltanto sulla base della propria convenienza personale; da sempre. Era così ai tempi della DC, del PSI e, in una qualche misura, anche del PCI... Difficile cambiare questo stato di cose.

Così come è pure evidente che il successo travolgente di due formazioni che per anni non hanno fanno niente sia dentro che fuori dal Parlamento, a parte protestare e dire di NO su tutto (anche per cose su cui, appena il giorno prima, erano d'accordo), non si può spiegare unicamente con una buona campagna elettorale, ma chiama inevitabilmente in causa i demeriti e le colpe degli altri partiti, quelli che avrebbero voluto e dovuto arginarli, e che invece hanno saputo soltanto continuare il solito tran-tran, le solite piccole regalie, le solite clientele, le solite promesse, la solita politica marginale dello "sposto centomila euro da questo a quel capitolo di spesa" che non cambia niente per nessuno e, porca miseria, le solite candidature di inquisiti e impresentabili.

Ma, a voler comunque cercare di essere ottimisti, forse adesso le persone serie e di buona volontà ―se mai ve ne siano ancora in politica― hanno finalmente ricevuto la riprova ultima del fatto che la strategia del "contrastiamoli sul loro terreno" ha un unico e scontato esito: si perde, e di brutto.

Anche nella politica, arriva un momento in cui la mancanza di palle, la codardia, non possono più essere chiamate "sano realismo", "real-politik" e idiozie simili. Arriva un momento in cui bisogna capire perché davvero si continua a perdere e, a quel punto, si deve saper cambiare strategia; o, se non si hanno le qualità, bisogna sapersi fare da parte. Questo vale per i Renzi, vale per i Berlusconi, vale per i D'Alema, per i Bersani, gli Emiliano, i Brunetta, eccetera eccetera: o sai cambiare completamente strategia perché hai qualcosa di davvero nuovo in mente, o ti togli dai piedi.

Saluti,

(Rio)