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sabato 23 febbraio 2013

Contro (o pro) Oscar Giannino


Salve.

Una delle vicende di cui più si è parlato sui media in questo finale di campagna elettorale per le elezioni politiche è il caso dei titoli accademici inventati da parte dell'ex leader del Movimento liberista "Fare per Fermare il Declino", il giornalista Oscar Giannino. 

In breve, il giornalista è stato più volte ripreso in video a millantare un master in management pubblico conseguito all'Università di Chicago Booth (per il cui Dipartimento di Economia lavora il compagno in politica prof. Luigi Zingales), più una laurea (o due) e persino una partecipazione allo Zecchino d'Oro da bambino, immediatamente sconfessata dal Mago Zurlì. :-)

Non appena messo al corrente dei titoli millantati da Giannino, tra cui uno proprio nell'università per cui lavora Zingales, il professore si è dimesso da ogni incarico nel Movimento, auspicando un immediato cambio della dirigenza e sostenendo in un breve comunicato che "anche le idee migliori hanno bisogno di gambe sane" e che avrebbe votato comunque FiD, ma turandosi il naso. 

Mortificato dalle parole di Zingales, Giannino -- a pochi giorni dal voto -- ha immediatamente confermato di non avere alcun titolo accademico (si è infatti fermato alla maturità classica) ed ha fatto il giro di tutti i media per:
  • ammettere pienamente il proprio errore, da lui stesso definito "grave";
  • chiedere scusa;
  • dimettersi da ogni incarico nel Movimento;
  • non potendo dimettersi anche da candidato perché la cosa avrebbe invalidato tutta la lista, dichiarare che -- in caso di sua elezione -- avrebbe rimesso il seggio nelle mani del Movimento.
Il giorno dopo, la Direzione Nazionale di FiD ha preso atto delle dimissioni di Giannino e nominato Silvia Enrico nuovo Coordinatore e Presidente sino al primo congresso del Movimento, da stabilirsi entro (credo) Febbraio.

Questa settimana, i giornali di Silvio Berlusconi, più il Fatto Quotidiano e Lettera43, hanno passato al setaccio tutta la vita e la carriera di Oscar Giannino, alla ricerca del pur minimo indizio che egli si sia servito delle false credenziali non solo per vantarsene pateticamente sui media, ma anche per ottenere incarichi per i quali erano previsti requisiti che il giornalista in realtà non possedeva. 

A giudicare dall'assenza di nuove notizie al riguardo, non devono aver trovato niente: Giannino ha solo commesso un atto di vanità personale; sicuramente grave, data la valenza politica, ma senza rilevanza penale.
Insomma, non un criminale: un vanesio bugiardo. 

A parere di chi scrive, Oscar Giannino si è bruciato ogni possibilità di guidare il Movimento: il segretario di un partito politico è un po' il simbolo del sistema di valori che quel partito porta avanti e le menzogne di Giannino, anche se non hanno rilevanza penale, minano alla radice l'immagine di un Movimento che ha tra i propri punti chiave la trasparenza e la correttezza e che, paradossalmente, si batte proprio per... l'abolizione del valore legale del titolo di studio! :-)
Non si capisce perché Giannino, la cui eccellente preparazione in economia è fuor di dubbio, non sia andato dinanzi ai suoi potenziali elettori a dire che proprio uno come lui è la dimostrazione di quanto poco contino i pezzi di carta e quanto, invece, il duro lavoro ed il merito.

Resta però il fatto che Giannino, nel tentativo di riparare, ha stabilito un precedente nuovo nella storia della politica italiana: non era mai successo che un leader politico si dimettesse a pochi giorni dalle elezioni, ammettendo pubblicamente ogni responsabilità, scusandosi e promettendo che non avrebbe accettato un seggio, in caso di sua elezione; tra l'altro per questioni che (sino a prova contraria) non costituiscono reato, ma solo un danno d'immagine.
Potrà forse essere una consuetudine in alcuni Paesi stranieri; ma questa è l'Italia, dove da anni siedono quasi cento parlamentari incriminati da reati che vanno dalla concussione, all'abuso d'ufficio e a salire sino al concorso esterno in associazione mafiosa; questo è il Paese dove nessuno si dimette mai, e quelli lasciati fuori dall'elenco dei candidati o minacciano di "parlare ed inguaiare tutti" o afferrano le liste e scappano via, inseguiti in macchina come in un remake di Miami Vice.

In un Paese così, il gesto di Giannino, non motivato da fatti di rilevanza giudiziale, di addossarsi le colpe e farsi da parte in sole 48 ore dallo scoppiare del caso appare come una novità assoluta; un po' come le dimissioni dell'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, solo che stavolta è accaduto appena prima del voto, quando probabilmente il danno elettorale e politico è massimo.

In molti, fuori da FiD, hanno auspicato (non senza avere un loro tornaconto politico) che Giannino si ritirasse a vita privata.
Invece, a parere di chi scrive, l'eccentrico giornalista piemontese ha appena dimostrato, con il modo serio in cui ha cercato di porre rimedio alle proprie menzogne, che se rispetta l'impegno di restare fuori dal Parlamento per questo giro, pur senza più avere ambizioni di leadership, potrà tornare a chiedere di farsi votare molto più degnamente di chi lo critica.

La prossima volta, preferibilmente, senza dannosi atti di vanità. 

Saluti,

(Rio)

venerdì 22 febbraio 2013

Elezioni 2013 - Qualche chiarimento doveroso

Salve.

Stavamo appena cominciando ad abituarci ad un regime politico normale, quando -- tutto d'un colpo -- ci siamo ritrovati di nuovo in campagna elettorale. 

Come di rito, da tutte le parti sono immediatamente partiti gli slogan, le frasi ad effetto e, neanche a dirlo, una mareggiata di promesse elettorali.

In questo breve post non voglio entrare nel merito dei programmi dei partiti politici, perché se no mi ci vuole un'enciclopedia, più che un blog. Mi limiterò quindi a tre semplici considerazioni di base, che possono servire a tutti come bussola per valutare questa o quell'offerta programmatica. 

Punto primo: se tagli le entrate, devi tagliare anche le spese; oppure devi fare debiti ma, prima o poi, i debiti si devono pagare. E quindi quei soldi, prima o poi, devono saltare fuori. Inoltre, di solito i debiti si pagano con gli interessi. E ci vogliono ancora più soldi per farlo, cioè più di quanti ce ne sarebbero voluti pagando subito. Non ci sono pasti gratis in natura.
Non ci vuole mica un Nobel in economia per afferrare il concetto.
Quindi, il mio modesto consiglio e': nei programmi, non leggete solo come il partito vuol spendere i soldi. Quella e' la parte facile: si scrive un bel libro dei sogni senza copertura finanziaria. Cercate piuttosto come intende reperirli, i soldi per fare cio' che vuol fare; quali costi vuol tagliare e quali spese vuol ridimensionare.
E fatevi sempre i conti da soli: chi vi dice che vuol risanare il bilancio dello stato semplicemente tagliando i costi della politica e' come chi sostiene di voler svuotare un lago usando un bicchiere. Non fatevi ingannare.

Punto secondo: la lotta all'evasione fiscale è sacrosanta, ma non è affatto priva di conseguenze negative per l'economia. Specie in tempi di crisi, ci sono molte aziende che restano aperte solo perché evadono.
Chiedere loro di pagare le tasse è giusto, ma chi lo fa deve anche assumersene il costo politico, che non è affatto irrilevante: significa più chiusure di aziende, più disoccupazione, meno consumi (perché un disoccupato ha meno denaro da spendere), che portano a meno fatturato per chi rimane aperto, quindi a meno investimenti e a meno competitività, oltre che meno entrate fiscali per lo Stato, che di conseguenza... deve alzare le tasse.
Nel frattempo, tanta gente in piazza (di solito gli stessi che chiedevano la lotta all'evasione un anno prima), pesanti accuse di "Paese strangolato" da Destra o di "macelleria sociale" da Sinistra, richieste di dimissioni e tutto l'armamentario nazional-demagogico di rito.
In breve: in tempi di crisi, la lotta all'evasione può facilmente diventare il serpente che si morde la coda. E' sicuramente una cosa giusta, ma non è così semplice come ci raccontano. Soprattutto adesso.

Punto terzo: tralasciando le polemiche su chi dice "tassa patrimoniale" e poi invece vuol tassare i redditi, se si propone che il patrimonio di chi possiede molti beni vada tassato, bisogna comunque stare attenti e chiedersi sempre: "Da dove viene quel bene e soprattutto come viene impiegato?" E' la conseguenza di una rendita oppure e' un bene strumentale d'impresa, cioè uno strumento con cui si produce?
Spiegazioncina breve: tassare gli immobili di uno che ha venti appartamenti è una cosa; tassare il capannone, la sede operativa o la flotta aziendale di un'impresa è ben altra.
Tassando i primi, si recupera qualcosa in più (anche se probabilmente meno di quello che si racconta in campagna elettorale), mentre tassando i secondi si spinge solo la gente a trasferire le proprie attività all'estero.

Sperando di aver fatto cosa utile, vi saluto.
E andate a votare, perdindirindina.

(Rio)