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mercoledì 30 marzo 2011

Radicali: restituire i contributi previdenziali ai precari

Salve.

Ancora in troppo pochi sanno che per i lavoratori parasubordinati (leggi: i precari) la maturazione della pensione è vincolata al raggiungimento di "requisiti minimi", in assenza dei quali il lavoratore letteralmente perde tutti i contributi che ha versato.

Semplificando, ogni parasubordinato deve maturare almeno 35 anni di contributi versati.
Chi non raggiunge tale soglia minima si vede privato della pensione di vecchiaia ed i suoi contributi vengono utilizzati per pagare le pensioni dei soliti privilegiati, ovvero i lavoratori della generazione dei nostri padri.
A lavoratore flessibile, dopo una vita di precariato, tenuto ai margini del mondo del lavoro per mere questioni anagrafiche, resterà solo la pensione sociale. 

La vicenda ha avuto inizio con la cosiddetta "Riforma Dini", ex ministro del primo governo Berlusconi poi sostenuto da un "governo tecnico o ammucchiata" di Centro e di Centrosinistra (un tipico risultato dell'inciucio dalemiano).
La riforma previdenziale Dini - votata a larga maggioranza da entrambi i rami delle Camere - prevedeva, dal 01/01/1996, l'istituzione di una cassa pensionistica distinta in seno all'INPS per i lavoratori parasubordinati: la famigerata "Gestione Separata".
Tale cassa viene riempita ogni anno dal versamento obbligatorio del 20% sui compensi di tutti i lavoratori parasubordinati, e dal 1996 al 2004 ha accumulato un attivo di ben 18 miliardi di euro.

Voi direte: "Bene".
Ma mica tanto. Perché moltissimi di quei precari che hanno effettuato i versamenti obbligatori nelle casse della Gestione Separata INPS quei soldi non li rivedranno mai più: quindi, in vecchiaia dovranno accontentarsi della pensione sociale, in regime di assistenza, come se non avessero mai lavorato né versato contributi.
Quei soldi, invece, riempiranno le tasche dei pensionati di oggi, molto più tutelati e garantiti.

L'importanza di una nuova disciplina che governi la contribuzione dei parasubordinati è legata all'oggettiva situazione del mercato del lavoro di oggi, a cui si accede sempre più tardi, per periodi saltuari e con forme contrattuali sempre più flessibili.

Di conseguenza, il rischio che molti dei giovani di oggi arrivino ai 65 anni senza aver raggiunto i requisiti minimi di legge è tutt'altro che remoto. Anzi.

Per porre rimedio a questa assurda situazione, il gruppo dei Radicali Italiani alla Camera dei Deputati ha presentato una proposta di legge per permettere al lavoratore parasubordinato che non avesse raggiunto i requisiti minimi al momento del pensionamento di ottenere, dietro domanda, la restituzione di tutti i contributi versati durante l'intero arco dell'attività lavorativa. Sono questi i cosiddetti "contributi silenti", ovvero quei contributi obbligatori versati dai precari che non danno diritto alla pensione.

La disciplina si estenderebbe anche ai cosiddetti "superstiti", come il coniuge, in caso di decesso del lavoratore: una sorta di "restituzione in reversibilità".

Il punto è che l'INPS conta proprio sul "travaso" (dovrei dire lo scippo?) di denaro dalle casse della Gestione Separata a quella Ordinaria per coprire il fabbisogno crescente di liquidità per le pensioni di anzianità e di vecchiaia erogate oggi ad un numero di pensionati di gran lunga maggiore di quello dei contribuenti.

A tal proposito, la proposta di legge stima in 5 miliardi di euro all'anno a partire dal 2009 l'ammontare che bisogna riuscire a raccogliere per evitare che i conti INPS saltino.
Tale obiettivo, a detta della proposta, potrebbe essere raggiunto con l'accelerazione dell'innalzamento dell'età pensionabile e con l'anticipazione temporale dell'equiparazione di tale età tra uomini e donne.

In sostanza, uomini e donne andrebbero in pensione entrambi a 65 anni già a partire dal 2018, dopo aver maturato, rispettivamente, 32 anni di contributi per i lavoratori dipendenti e 33 per i lavoratori autonomi.

Personalmente, la trovo un'iniziativa molto interessante, a livello di principio, a condizione di verificarne la fattibilità finanziaria in modo più puntuale. Ciò perché, in sostanza, si chiede all'INPS di rinunciare al gettito della Gestione Separata per pagare le pensioni di oggi.
Non sono sicuro che semplicemente accelerare il processo di innalzamento e di equiparazione dell'età pensionabile possa davvero assicurare la copertura finanziaria dell'iniziativa (sembra persino troppo bello per essere vero), ma vale sicuramente la pena di approfondire.

Il testo di legge, già presentato alla Camera nell'Agosto del 2008 e passato del tutto inosservato tra i banchi del Centrodestra e del Centrosinistra, è di nuovo al centro dell'attività politica dei Radicali, che hanno lanciato ieri (29/03/2011) una campagna di sensibilizzazione sul tema, che culminerà con la Prima Giornata Nazionale dei Silenti, il prossimo 20 Maggio.  
Ci sarà un panchetto radicale davanti ad ogni sede provinciale INPS, per raccogliere le firme sulla proposta di restituzione dei contributi ai precari e chiedere che questa venga discussa in Parlamento entro il 2011.

Dal 7 aprile, è possibile sostenere l’iniziativa firmando l’appello anche on-line, attraverso il sito dei Radicali Italiani, cioè www.radicali.it .

Vi terrò informati sugli sviluppi.


Saluti,

(Rio)