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giovedì 25 febbraio 2010

Sesso debole e sesso forte?

Salve.

Di tanto in tanto, qualcuno nel mondo tira giù dallo scaffale e ripropone teorie vecchie, lise e malandate, al solo scopo di fare notizia.
Fin qui, niente di che. La cosa che trovo più inquietante, personalmente, è che spesso riesce nel suo intento.

Per fortuna più vostra che mia, stavolta la teoria strampalata di turno riguarda il ruolo della donna e dell'uomo nella società moderna.
Ve la faccio breve: in questi giorni - cito dal quotidiano "La Repubblica" - all'università Heinrich Heine di Düsseldorf si è tenuto un fondamentale convegno sulla condizione maschile nella società post-industriale, di quelli che ti cambiano la giornata, proprio.

Va da sé che un nutrito stuolo di masochisti, capitanati da un tale sociologo di nome Klaus Hurrelmann, l'ha subito buttata giù sul maschio in crisi, sulle donne talmente forti e vincenti che persino Freddie Kruger, quando le incontra per strada, cambia marciapiede, per poi concludere con la battuta ad effetto che oggi il sesso debole sarebbero gli uomini.

Ad una riflessione nemmeno troppo attenta (quindi se vi siete già fatti un cannone lungo così, tranquilli: ce la fate lo stesso), certe uscite non appaiono altro che boutades, se non altro perché non occorre una logica stringente per capire che i ruoli nella coppia si definiscono vicendevolmente e che se una delle due parti è in crisi, molto presto non può che esserlo anche l'altra.

D'altro canto, guardandoci intorno, è proprio questo che vediamo: fatte salve le eccezioni da una parte e dall'altra, l'idea della donna solida, matura e responsabile, capace di giostrarsi brillantemente tra carriera e famiglia, nella realtà dei fatti, lascia rapidamente posto alla "ragazza con le rughe", che fa quello che può, come può, se può e quando può. E se non può, non rompetele troppo i coglioni.
Un essere umano, insomma; non Wonder Woman.

Allo stesso modo, il cliché del maschio eterno bambino che gioca con la Play-Station (e, permettetemi la delicata parentesi, ma chi cacchio l'ha vista mai, 'sta Play-Station?), incapace di assumersi la benché minima responsabilità di coppia, eternamente alla ricerca di un ruolo, come se la vita fosse un'opera teatrale di Pirandello e non il «sotto a chi tocca» che invece è, che preferisce ignorare i propri figli piuttosto che far loro da padre, che a momenti per andare a lavoro viene tirato giù dal letto dalla compagna come se fosse un bambino svogliato, diventa - nelle parole dei professori teutonici - la comune realtà di tutti i giorni.

Da maschio, dopo certe uscite, mentre sei piegato a cercare per terra le tue braccia ("sono sicuro che mi erano cascate qui, accidenti. Qualcuno deve averle prese..."), la prima reazione che ti viene è quella di dire: "Ma se tu zei un brofessöre tetesco di Cermania che a 50 anni gioka angöra kon la Play-Station, defi proprio tirare dentro tutti per zentirti meno kogliöne, ja?"
Eh no, scusate, perché il dubbio ti viene...

Voglio dire: tu, e milioni di altri maschi lavoratori come te (quelli che hanno la fortuna di avercelo, un lavoro), vi alzate la mattina alle sette meno un quarto tutti i giorni.
Spesso bestemmiando in cingalese, non dico di no: ma adesso venitemi a dire che a Düsseldorf le donne, quando suona la sveglia, saltano su all'istante cantando uno jodel tirolese, ebbre di consapevolezza del loro ruolo di veneri mitteleuropee pienamente realizzate nella società moderna, dai!

Conosco donne mature e uomini bambini, proprio come conosco anche uomini responsabili e donne (tante!) che predicano decisamente meglio di come razzolano. Quest'ultima, perdonatemi, è una specialità olimpica femminile, come la trave, almeno quanto il rutto libero e l'asse del cesso alzato lo sono per i maschi.

Ma da questa mia esperienza la conclusione che traggo - e mi scusino tutti i sociologi al gusto krauti - non è affatto quella di "una donna pimpante" ed un maschio spompato.

Quel che vedo, invece, sono un uomo ed una donna consapevoli di doversi fare un mazzo così per raggiungere quel minimo di conquiste che una volta erano date praticamente per scontate: un lavoro stabile, una famiglia, dei figli, una casa propria, una meta per le vacanze (non una villa al mare, per carità! Quella o l'erediti o ti attacchi al tram)... Cose semplici, addirittura banali.

A me, più che ad una confusione di ruoli, sembra di assistere ad una crisi di fiducia nel presente e ancor più nel futuro, in cui - a turno o contemporaneamente - uomini e donne talvolta cadono e nella quale, volenti o nolenti, finiscono per ritrovarsi.

Sarò cieco, ma io questa "battaglia dei sessi" proprio non la vedo. Ci sarà qualche rimbambito vetero-maschilista che ci terrà ad imporre la propria visione dell'universo a casa come in ufficio, o qualche cretina con l'invidia del pene che vuole a tutti i costi dimostrare di mettere gli uomini sotto i tacchi a spillo, ma a me la maggior parte della società sembra affetta da mali che proprio non mi pare si possano distinguere per sesso.

I problemi all'interno della coppia a me sembrano i soliti di sempre. Sono i problemi intorno alla coppia che sono aumentati enormemente.

Né ho mai davvero capito le espressioni "sesso forte" e "sesso debole", quando venivano usate al di fuori del contesto della forza fisica.
Da quando la fibra morale di un essere umano si misura in base al genere maschile e femminile?

Non solo la società moderna, ma la storia è piena di esempi che provano al di là di ogni ragionevole dubbio - o di dubbio di persona ragionevole - che la tempra c'entra ben poco con quello che hai o non hai tra le gambe.

Che a Düsseldorf non sia arrivata la notizia?

Saluti,

(Rio)