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domenica 13 settembre 2009

Nooo! Il "Grande Centro" nooo...!

Ciao.

Lo scenario politico italiano di questo travagliato inizio millennio non e' certo carente di idee deprimenti, spiacevoli o, in alcuni casi, persino ignobili.
Ma se dovessi citare l'elemento che piu' mi fa temere -- letteralmente preoccupare -- per il futuro del Paese, questo non e' certo ne' il vetero-comunismo dell'anchilosato Bertinotti, ne' il decadente regno personale dell'imperatore e puttaniere Silvio Berlusconi, ne' tanto meno il secessionismo populista della Lega Nord.

Io ho paura -- no, io ho TERRORE -- del "Grande Centro".

Ipotizzato per la prima volta da Pierferdinando Casini alcuni anni or sono e ribadito, con il consueto stile implicito "dico-non-dico" da Rocco Buttiglione, il ritorno della Democrazia Cristiana (perche' di quello si tratta!) quale forza politica di Centro ed ago della bilancia di tutte le coalizioni elettorali, fossero esse di Centrosinistra o di Centrodestra, rappresenterebbe il colpo di grazia, il fendente alla gola di un Paese gia' nel pieno di una crisi sociale ed economico-finanziaria senza precedenti.

Non sono lontani gli anni in cui il Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi ricopriva il ruolo di ago della bilancia in tutti i governi a maggioranza democristiana, inserendo costantemente un elemento di ricatto politico nella distribuzione di poltrone ed incarichi, ed impedendo -- di fatto -- qualsiasi riforma di ampio respiro.
Il solo vero elemento di innovazione che Craxi apporto' fu in politica estera, nei rapporti con gli Stati Uniti, in cui si rivelo' (per fortuna) molto meno propenso ad assecondare i voleri della NATO, in particolare nei rapporti con il mondo arabo.
Per il resto, gli anni dell'«ago della bilancia» ci hanno regalato alcune tra le peggiori nefandezze nella storia della Repubblica, il cui enorme peso sociale ed economico noi paghiamo ancora adesso. Cito, ad esempio, le pensioni baby, la creazione di molti Enti inutili (come se la DC nei precedenti trent'anni non ne avesse istituiti gia' abbastanza) e l'impennata esponenziale del debito pubblico.

Mentre Margareth Tatcher, in Gran Bretagna, metteva a ferro e fuoco il vecchio modello sociale "dalla culla alla tomba" per restituire un futuro economicamente sostenibile al Regno Unito, in Italia -- dove avevamo bisogno di riforme altrettanto radicali -- i Governi di coalizione DC-PSI (con la complicita' dei Sindacati) fingevano di vivere ancora nel migliore dei mondi possibili e facevano debiti.
Molti dei nostri guai di oggi provengono da li'.

Ma torniamo al "Grande Centro".
Sinora il sogno di Casini e Buttiglione sembrava destinato a restare tale, per la semplice ragione che non c'erano i numeri. Casini e Buttiglione, insieme, non rappresentavano nulla che potesse impensierire i due grandi partiti di maggioranza, PdL e PD.

Ma le cose stanno cambiando rapidamente, da quando Gianfranco Fini, da una parte, e Francesco Rutelli, dall'altra, guardano al Centro.

Se il clima di disaffezione nei confronti delle due piu' grandi formazioni politiche italiane dovesse aumentare, se il solco tra Berlusconi e Fini e quello tra Rutelli e il PD dovesse divenire piu' profondo, il pericolo di ritrovarsi tra i piedi un nuovo «ago della bilancia», pronto a fare subdolamente da elemento di ricatto, da spada di Damocle sospesa sulla testa di ogni scelta politica, rappresenterebbe uno scenario reale.
E tutto questo accadrebbe proprio in un momento in cui, invece, occorrono governi forti per fare scelte coraggiose e antipopolari.

"Piove sul bagnato" si dice in questi casi.

Saluti,

(Rio)