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lunedì 8 dicembre 2008

Allucinogeni e Psicoterapia (4)

Gary Fisher nel 2004

[Per la premessa sull'LSD, l'introduzione al progetto e le fonti originali americane, si vedano la note "Allucinogeni e psicoterapia (1), (2) e (3)".]

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Il caso piu' difficile: quello di Nancy
Questa ragazzina di undici anni si rivelo' il paziente piu' difficile e sfidante sottoposto al trattamento.
Quando Nancy ci fu presentata, era tenuta in stato di contenimento fisico 24 ore su 24. Indossava una camicia di forza e le sue gambe erano legate al letto. Tali misure si rendevano necessarie per via del suo comportamento estremamente autodistruttivo.
Se avesse avuto le mani libere, avrebbe cercato di cavarsi gli occhi, di colpire se stessa alla testa con tutta la forza possibile, si sarebbe morsa le dita, ed avrebbe cercato di strapparsi la lingua.
Il suo viso era profondamente emaciato, coperto da gonfiori ed ecchimosi, con gli occhi neri in orbite scavate.
Nacy era incontinente e si rifiutava di mangiare. Veniva nutrita con flebo e sembrava una selvaggia ottantenne, picchiata e lasciata alla fame. Evitava ogni contatto con lo sguardo, non reagiva ad alcuno stimolo fisico, cercava di sputare ed emettere suoni gutturali, senza successo, sino a quando non smetteva, esausta.

Il medico che l'aveva in cura riteneva che presto sarebbe morta.
Tutte i farmaci conosciuti (all'epoca, cioe' nei primi Anni '60, ntd) erano gia' stati provati, senza alcun esito positivo.
La decisione di trattare la paziente con l'LSD non fu semplice da prendere poiche', dato lo stato di estrema prostrazione della ragazzina, si temeva che potesse morire durante una delle sedute.

Nancy fu la prima paziente che ci fu concesso di trattare con l'LSD, poiche' il medico curante riteneva che sarebbe morta comunque. Di conseguenza, l'esperimento con una droga psichedelica fu concesso come l'ultima spiaggia.
Anche il nostro team era preoccupato, perche' temevamo che questa sarebbe stata la nostra prima ed ultima seduta.

Prima seduta
A Nancy furono somministrati 200 microgrammi di LSD.
La seduta fu molto lunga e tumultuosa. Dopo circa trenta minuti, comincio' ad urlare con forza. Per un po' si fermava, borbottava piano "Chiedo scusa" e poi ricominciava ad urlare.
Sembrava pietrificata, si scuoteva, si guardava intorno furtiva, come se stesse cercando di evitare di essere aggredita.
Comincio' a dire "Gary, reggimi forte, reggimi forte, reggimi!" e poi urlava "Mamma, ahi, fa male, ahi!". Comincio' ad entrare in contatto con l'ambiente circostante, anche se solo a tratti.
Rimase in uno stato di agitazione e di paura, alternando fasi in cui urlava ferocemente con altre in cui ringhiava come un animale.

Dopo circa sette ore di questo comportamento tumultuoso io, esasperato ed esausto, le dissi: "Per quanto ancora continuerai ad urlare?". Nancy smise di agitarsi, per divenire silenziosa ed immobile, mi guardo' dritta negli occhi e disse con grande calma: "Devo continuare a fare del male per molto tempo, percio' lasciami perdere". Dopodiche', torno' nel suo stato di agitazione e ricomincio' ad urlare.

Nella sessione successiva, il suo comportamento fu profondamente diverso. Manifesto' un appetito vorace, divenne estremamente loquace con il personale e non fu necessario legarla.
Mentre si recava nella sala da pranzo, si fermo', osservo' il refettorio e disse affascinata: "Mio Dio, guarda la', stanno mangiando! E' bello!" Poi, sollevo' regalmente la mano e disse: "Lasciamoli mangiare."

Piu' tardi, lo stesso giorno, disse ad un membro dello staff: "Siamo andati ad incontrare il dottor Fisher, Gary, vero? Io ho fatto il test della camicia di forza ("test" era il modo in cui la ragazzina chiamava le sedute di trattamento con l'LSD, ndt). E' stato bello."

Il giorno della seduta successiva, una settimana dopo, non vedeva l'ora di cominciare e mi disse, al mattino presto, "Facciamo il test proprio adesso".
Nel corso della seduta, divenne molto piu' loquace, e trascorse la maggior parte del tempo a regredire ai tempi dei conflitti personali con suo nonno. Era evidente che stava rivivendo un trauma di natura sessuale, lamentandosi ed urlando: "No, nonno, no, non posso restare ferma cosi', non posso farlo, nonno, mi fa male, non devo...". Gemeva e si lamentava.
Dopodiche' ricomincio' a ferire se stessa e si dovette di nuovo legarla.

La seduta seguente fu caratterizzata dal manifestarsi di un estremo conflitto tra piacere e dolore, per lo piu' di natura sessuale. Nella sua regressione, mostrava chiari segni di piacere sessuale/sensuale, ridendo, ridacchiando e dicendo cose come: "Oh no, non farlo. Oh, caro, non e' giusto. Oh, caro, lasciami stare, lasciami stare. Questo ci uccidera'. Basta. Amami, amami".
Poi, alternava fasi di paura e angoscia, diveniva agitata e cominciava ad aggredire se stessa fisicamente.
Quando i membri dello staff la trattenevano e bloccavano, Nancy li mordeva, sputava, li artigliava e li graffiava.
L'alternanza tra indulgenza e conflitto ando' avanti ora dopo ora.

Dopo cinque sedute, il comportamento di Nancy era gia' del tutto diverso.
Voleva interagire continuamente con il personale che seguiva il suo trattamento, divenne estremamente desiderosa di attenzioni e gelosa nei confronti delle attenzioni rivolte agli altri bambini.
Divenne prepotente e comincio' a dare ordini agli altri bambini, con un atteggiamento del tipo "qui comando io". Non li feriva con le sue parole, ma metteva in chiaro il fatto che loro fossero inferiori e lei sapeva cos'era giusto per tutti.
Se un altro bambino stava per cominciare una sessione, lei faceva di tutto per andare nella stanza delle sedute e, quando le si diceva di uscire, manifestava la propria rabbia verbalmente, ma non fisicamente.

Quando un giorno le fu detto che non avrebbe fatto il "test" tutte le volte che lo voleva, rispose: "Oh, allora parliamo. Andiamo nella sala visite (dove si tenevano le sedute) e parliamo. Una volta la', si sdraiava sul divano, chiudeva gli occhi e ci diceva di restare in silenzio.
Una volta io mi avvicinai, la tirai su e la misi a sedere sulla mia sedia abituale, e mi sdraiai io sul divano.
Nancy si indigno' e mi disse "Tu non hai bisogno di aiuto. Io si'. Voglio fare il test!" Comincio' quindi a manifestare un comportamento rivelatore del suo considerare le sedute con l'LSD un privilegio.
Quando fu informata che stava per cominciare un'altra seduta con lei, mostro' il meglio di se', aiutando gli altri bambini, comportandosi in modo educato e simpatico, sorridendo e rivelandosi molto affabile.
Prima della settima seduta, Van, un membro dello staff, le chiese che cosa avrebbe visto quella volta, sotto l'effetto dell'acido e lei rispose: "Dio e Van". Van rise e le chiese come avrebbe fatto a capire la differenza. E lei rispose seriamente: "Ti faccio vedere. Vieni con me e ti faccio vedere." E Van le chiese: "Dov'e' che succedera'?" E lei, incredula: "Ma in sala visite! Quello e' l'unico posto in cui si puo' vedere Dio".

Nelle sedute successive, il comportamento di Nancy fu silenzioso e tranquillo.
Volle mantenere sempre contatto fisico con qualcuno dello staff, specie con uno dei maschi. Coccolava ed accarezzava il suo braccio, accarezzava gentilmente il suo volto, sorrideva e cantava piano.
Desiderava essere coccolata continuamente e senza interruzioni. La conclusione di una seduta era per lei fonte di stress emotivo, la faceva piangere e, qualche volta, la faceva ricadere nel vizio di mordersi.
Quando le veniva detto che non poteva farlo, allora si leccava e baciava.

Dopo cinque mesi di trattamento, l'attenzione si sposto' sul suo comportamento autodistruttivo.
La nostra percezione era che non fosse piu' psicotica, ma che cominciasse a picchiare se stessa per manipolare lo staff ed ottenerne l'attenzione in qualsiasi momento lo desiderasse.
Era chiaro che desiderava essere l'unico oggetto delle attenzioni e delle cure del personale.
Decidemmo che tutte le volte che Nancy avesse colpito se stessa, noi le avremmo dato un pizzico o pestato i piedi; oppure, se la cosa fosse avvenuta all'aperto, l'avremmo afferrata per un braccio e fatta correre sino a quando non si sarebbe sentita esausta.
Si senti' profondamente ferita nell'orgoglio, e lascio' perdere buona parte del proprio comportamento autolesionista.
Un giorno in un accesso di collera, disse: "Va bene, non posso piu' fregare il personale del mattino, ma posso ancora prendere in giro quello del pomeriggio". Io la guardai dritta negli occhi, e la sua mandibola cadde, come per dire "Oh Oh, non avrei proprio dovuto dirlo, questo...".

Quella stessa sera, tenni un incontro con lo staff del pomeriggio e feci in modo che Nancy potesse assistere. Riferii quel che lei aveva detto al mattino e spiegai chiaramente a tutti in che modo comportarsi, proprio come avevo fatto con il personale di turno al mattino. Lei mi guardo' storto, ma si rese conto di essere stata incastrata. Comincio' quindi ad appiccicare sulle mani piccoli pezzi di carta, dicendoci che i pezzetti di carta le avrebbero impedito di farsi del male.
Quando le vedevamo un pezzetto di carta sulle mani, andavamo li' da lei, le tiravamo via il pezzetto di carta e la sfidavamo con lo sguardo, come per dire: "E adesso cosa farai?"
Di solito reagiva borbottando "Maledizione!" e cercando di riprendere il pezzo di carta o andando via.
Successivamente, lascio' perdere il pezzo di carta e comincio' a girare con dei fazzolettini di carta. Quando la vedevamo, lei si giustificava dicendo di avere la tosse o il naso che colava. E noi, fissandola, rispondevamo mormorando qualcosa come "E si', come no...", come per dirle "Ma ci hai preso per scemi?". Presto lascio' perdere anche i fazzolettini.
La persona dello staff che aveva in cura Nancy lascio' il progetto alla fine del quinto mese e lei si rivelo' molto scossa dalla sua partenza. La sua reazione fu molto matura, divenne triste, depressa, si lamento' e pianse a lungo, ma non reagi' con violenza ne' verso se' stessa ne' verso gli altri. Un altro studente maschio, che lei conosceva bene, si prese cura di lei e Nancy fu grata delle nuove attenzioni ricevute.
La sua incapacita' di esprimere adeguatamente i propri sentimenti verso lo studente che aveva lasciato il progetto si rivelo' frustrante per lei. A volte si limitava ad abbracciare il nuovo studente ed a piangere per la sua perdita.

Comincio' ad andare a scuola per mezza giornata e si rivelo' capace di adeguarsi al sistema.
Fu dura per lei condividere l'attenzione degli adulti con gli altri bambini ed i suoi coetanei non possedevano di certo la sua complessita' psicologica. Si dimostro' brillante e non perse una lezione.
Era divenuta affettuosa e calorosa, amava essere toccata fisicamente e sorrideva spesso.
Abbandono' del tutto il proprio comportamento autodistruttivo e cerco' di identificarsi con il personale curante per cercare di entrare nel mondo adulto.
Purtroppo, si annoiava spesso, per via della pressoche' totale mancanza di stimoli adatti a lei all'interno del Reparto.

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Traduzione di Rio
Link alla fonte originale in inglese: http://www.maps.org/news-letters/v07n3/07318fis.html

Allucinogeni e Psicoterapia (3)


Gary Fisher in una foto di fine Anni '90





[Per la premessa sull'LSD, l'introduzione al progetto e le fonti originali americane, si vedano la note "Allucinogeni e psicoterapia (1) e (2)". Il link al post finale è (4).]

Il caso di Jenny, nove anni.
Per Jenny si resero necessarie otto sessioni, distribuite in un periodo di tempo di sei mesi.
Il suo QI all'eta' di cinque anni era di 82 (elevato per quell'eta', ndt), possedeva una buona abilita' verbale ed il suo comportamento era impulsivo, erratico ed imprevedibile.
Era spesso molto aggressiva nei confronti degli altri bambini, specie di quelli piu' piccoli, e li attaccava con cattiveria senza essere stata prima provocata.
Tale aggressivita' si manifestava non accompagnata da alcuna partecipazione emotiva, ne' associata a rabbia o a ritorsione. Assumeva anche un atteggiamento molto "orale", mangiava qualsiasi cosa le riuscisse di ottenere e cercava di masticare anche oggetti non commestibili.
Inoltre, faceva proposte di natura sessuale ai maschi adulti.
Era socialmente isolata, non comunicava con alcuno e manifestava una spiccata incapacita' a stabilire rapporti significativi con chiunque, sia bambini che adulti.

Le prime sessioni di Jenny erano caratterizzate dalla sua tendenza a rivivere gli abusi sessuali subiti, oltre che dai sentimenti di paura, allerta ed ambivalenza manifestati in risposta alle attenzioni che riceveva.
Jenny regrediva allo stadio della prima infanzia, e dava ripetutamente prova di bisogno di affetto da parte di sua madre e della rabbia per il fatto di non essere stata adeguatamente accudita (entrambi i genitori erano alcolizzati).
Era estremamente aggressiva sul piano verbale e piu' volte si rese necessario tenerla a lungo legata, per via della sua tendenza a mordere, graffiare, tirare pizzichi, dare calci ed attaccare in vari modi il personale.

Nella maggior parte del tempo in cui mostrava comportamenti visibili all'esterno, il suo grado di partecipazione emotiva era piuttosto limitato, mentre altre volte urlava e strillava, manifestando conflittualita' in relazione alle regole del Reparto sull'uso della toilette ed alle "battaglie di potere" ad esso collegate.

Nelle sessioni successive, Jenny divenne molto piu' stabile e comincio' ad esprimere verbalmente il proprio odio nei confronti sia dei maschi che delle femmine, manifestando il proprio desiderio di uccidere neonati e bambini.

Con il tempo, tuttavia, i mutamenti nel comportamento di Jenny all'interno del Reparto divennero evidenti.
Le sue capacita' affettive divennero piu' normali e Jenny sviluppo' un rapporto d'amicizia con un'altra paziente, una ragazzina dodicenne.

I suoi comportamenti aggressivi ed imprevedibili nei confronti dei bambini piu' piccoli cessarono del tutto.
Jenny si mostro' molto piu' interessata a svolgere attivita' con gli altri bambini e ad interagire con il personale adulto del Reparto.

Comincio' a vedere se stessa come una persona piu' matura e questa nuova identita' e percezione di se' le fu molto gradita. Prese a frequentare la scuola e si dimostro' capace di inserirsi e di fare bene in quel contesto.

I suoi cambiamenti si rivelarono tali al punto che gestirla non fu mai piu' un problema.

L'articolo continua (qui).
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Traduzione di Rio
Link alla fonte originale in inglese: http://www.maps.org/news-letters/v07n3/07318fis.html