GA_TagManager_Container

domenica 21 dicembre 2008

Tutte balle. L'Islam non tratta le donne come esseri inferiori!:-)

Ciao.

Facciamo chiarezza una buona volta!
L'Islam non dice di trattare male le donne! Sono tutte illazioni tese a screditare una religione che, anche nelle sue forme più integraliste, nobilita comunque il ruolo femminile nella società!

Ecco alcune illuminanti citazioni sulla donna contenute nel Corano.

Si tenga presente che - diversamente che per i Vangeli cristiani - per i musulmani il Corano è la parola letterale di Allah, nel senso che Maometto lo ha trascritto sotto dettatura dell'Arcangelo Gabriele (!).
Di conseguenza, per i fondamentalisti, il Corano non può essere interpretato in chiave simbolica.
Chi lo fa, sempre secondo gli integralisti, è semplicemente un fratello musulmano che si è perso, e che Allah lo perdoni...!

I testi vengono dal sito di un'associazione di musulmani laici che auspicano la secolarizzazione dell'Islam, com'è avvenuto per il Cristianesimo e per l'Ebraismo, ritenendo che l'Islam letterale sia solo un ostacolo alla modernità ed allo sviluppo della democrazia nei paesi musulmani.

L'indirizzo: http://www.faithfreedom.org/

I vari "Per la Serie", ovviamente, sono miei.

CITAZIONI DAL CORANO
= = = = = = = = = = = =
“Le vostre donne sono come un campo per voi, quindi recatevi al vostro campo COME VOLETE.” (C.2:223)
(per la serie "Il campo è mio e ci passo il mio aratro come voglio")


“E le donne avranno diritti simili ai loro doveri, in base a ciò che è equo; MA GLI UOMINI SONO SUPERIORI.” (C.2:228)
(Per la serie: "Mettiamo le cose in chiaro"...)


“Quindi se un marito divorzia da sua moglie, LUI non può, dopo di ciò, risposarla fin quando lei non abbia sposato un altro uomo e QUELLO abbia divorziato da lei.” (C.2:230)
(Per la serie: "Qualcuno ha visto i diritti della donna in giro?")


“… e prendi due testimoni, fra gli uomini della tua gente, e se non ci sono due uomini, allora un uomo E DUE DONNE, come tu preferisci, per testimoni, così che SE UNA SBAGLI L'ALTRA POSSA CORREGGERLA.” (C.2:282)
(Per la serie: "Donna vuol dire fiducia. Come Galbani.")


“Sposa donne di tua scelta, due o tre o quattro; ma se temi di non poterle mantenere secondo giustizia, allora una sola, o una che la tua mano destra possiede (= UNA SCHIAVA). Ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti.” (C.4:3)
(Per la serie: "Quando è giusto, è giusto.")


“O Profeta, ti abbiamo reso lecite le spose alle quali hai versato il dono nuziale, le schiave che la tua mano destra possiede che Allah ti ha dato dal bottino di guerra. Le figlie del tuo zio paterno e le figlie delle tue zie paterne, le figlie del tuo zio materno e le figlie delle tue zie materne che sono emigrate con te e ogni donna credente che si offre al Profeta, a condizione che il Profeta voglia sposarla. Questo è un privilegio che ti è riservato, che non riguarda gli altri credenti. Ben sappiamo quello che abbiamo imposto loro a proposito delle loro spose e delle schiave che possiedono, così che non ci sia imbarazzo alcuno per te. Allah è perdonatore, misericordioso.” (C.33:50)
(Per la serie: "Asso Piglia Tutto". Tra l'altro questa "prerogativa speciale" del Profeta, sancita dall'Arcangelo Gabriele in persona in una visione a Maometto, faceva particolarmente incazzare la seconda moglie di Maometto, Anija, che lui sposò quando lei aveva solo nove anni ma che, una volta cresciuta, ebbe a dire: "Certo che io prego Allah e non mi esaudisce mai, ma quando si tratta dei tuoi istinti sessuali, i suoi angeli sono sempre sulla soglia della tua porta!")


“Invero quelli che NON credono nell’aldilà danno agli angeli nomi FEMMINILI.” (C.53:27)
(Per la serie: "Chi dice donna dice danno.")



CITAZIONI DAI TESTI DI BUKHARI
= = = = = = = = = = = = = = = =
Queste qui sotto, invece, non sono nel Corano, ma sono tratte da testi di Bukhari, che fanno comunque parte del corpus dottrinale ufficiale dell'Islam.


Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 31:
Narrato da Ibn ‘Umar:
Il profeta disse, “Il cattivo auspicio è nella casa, nella donna e nel cavallo.”
(Per la serie: "Se tutto è uno schifo, sapete con chi prendervela.")


Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 122:
Narrato da Abu Huraira:
Il profeta disse, “Se una donna passa la notte disertando il letto di suo marito, allora gli angeli mandano maledizioni su di lei fino a quando ella non ritorni.”
(Per la serie: "O lè lè, o là là, faccela vede', faccela tocca'...")


Bukhari Volume 7, Libro 62, Numero 460:
Narrato da Abu Huraira:
L’Apostolo di Allah disse, “Se un marito chiama sua moglie a letto (=per fare sesso) e lei si rifiuta e lo fa dormire adirato, gli angeli la malediranno fino alla mattina.”
(Per la serie: "Torna... Chistu liètt aspiètt'a tte.")


Bukhari Volume 1, Libro 6, Numero 301:
Narrato da Abu Said Al-Khudri:
Un giorno l’Apostolo di Allah si recò a Musallah. Quindi passò vicino a delle donne e disse, “O donne! Fate elemosina, perché io ho visto che la maggior parte degli abitanti dell'Inferno eravate voi.” Gli chiesero, “Perché questo, o Apostolo di Allah?” Egli rispose, “Voi maledite frequentemente e siete ingrate ai vostri mariti. Non ho visto nessuno più mancante nell’intelligenza e nella religione di voi. Un uomo cauto e sensibile potrebbe essere sviato da una di voi.” Le donne chiesero, “O Apostolo di Allah! Qual è la nostra mancanza nell’intelligenza e nella religione?” Egli disse, “Non è forse la testimonianza di due donne equivalente a quella di un uomo?” Loro risposero affermativamente. Egli disse, “Questa è LA DEFICIENZA NELL'INTELLIGENZA. Non è forse vero che una donna non può pregare né digiunare durante il suo ciclo mensile?” Le donne replicarono affermativamente. Egli disse, “Questa è la mancanza nella religione.”
(Per la serie: "Le donne di Musallah sì che sono sveglie! Se l'Apostolo di Allah si fosse recato a Bari, ho il sospetto che non sarebbe andata esattamente così.")


Bukhari Volume 2, Libro 18, Numero 161
Narrato da Abdullah bin Abbas:
Gli dissero, “O Apostolo di Allah! Ti abbiamo visto prendere qualcosa dal tuo posto e quindi ti abbiamo visto ritirarti.” Il profeta rispose, “Ho visto il Paradiso e ho allungato le mie mani verso i suoi frutti, e se ne avessi presi, avreste potuto mangiare da essi fin quanto rimane il mondo. Ho anche visto l’Inferno e non ho mai avuto una visione più terribile. Ho visto che la maggior parte dei suoi abitanti erano DONNE.” Gli chiesero, “O Apostolo di Allah! Perché questo?” Il Profeta rispose, “A causa della loro ingratitudine.” Gli venne chiesto se erano ingrate ad Allah. Il Profeta disse, “Esse sono ingrate ai loro compagni di vita (= i mariti) e ingrate ai buoni gesti.
Se siete benevolenti verso una di loro per tutta la vita e lei vede qualsiasi cosa (di indesiderabile) in voi, lei dirà: «Non ho mai avuto nulla di buono da te.»”.

(e forse nell'ultimo capoverso Maometto l'ha detta veramente una cosa giusta...!)


Saluti,

(Rio)

lunedì 8 dicembre 2008

Allucinogeni e Psicoterapia (4)

Gary Fisher nel 2004

[Per la premessa sull'LSD, l'introduzione al progetto e le fonti originali americane, si vedano la note "Allucinogeni e psicoterapia (1), (2) e (3)".]

- - - - - -
Il caso piu' difficile: quello di Nancy
Questa ragazzina di undici anni si rivelo' il paziente piu' difficile e sfidante sottoposto al trattamento.
Quando Nancy ci fu presentata, era tenuta in stato di contenimento fisico 24 ore su 24. Indossava una camicia di forza e le sue gambe erano legate al letto. Tali misure si rendevano necessarie per via del suo comportamento estremamente autodistruttivo.
Se avesse avuto le mani libere, avrebbe cercato di cavarsi gli occhi, di colpire se stessa alla testa con tutta la forza possibile, si sarebbe morsa le dita, ed avrebbe cercato di strapparsi la lingua.
Il suo viso era profondamente emaciato, coperto da gonfiori ed ecchimosi, con gli occhi neri in orbite scavate.
Nacy era incontinente e si rifiutava di mangiare. Veniva nutrita con flebo e sembrava una selvaggia ottantenne, picchiata e lasciata alla fame. Evitava ogni contatto con lo sguardo, non reagiva ad alcuno stimolo fisico, cercava di sputare ed emettere suoni gutturali, senza successo, sino a quando non smetteva, esausta.

Il medico che l'aveva in cura riteneva che presto sarebbe morta.
Tutte i farmaci conosciuti (all'epoca, cioe' nei primi Anni '60, ntd) erano gia' stati provati, senza alcun esito positivo.
La decisione di trattare la paziente con l'LSD non fu semplice da prendere poiche', dato lo stato di estrema prostrazione della ragazzina, si temeva che potesse morire durante una delle sedute.

Nancy fu la prima paziente che ci fu concesso di trattare con l'LSD, poiche' il medico curante riteneva che sarebbe morta comunque. Di conseguenza, l'esperimento con una droga psichedelica fu concesso come l'ultima spiaggia.
Anche il nostro team era preoccupato, perche' temevamo che questa sarebbe stata la nostra prima ed ultima seduta.

Prima seduta
A Nancy furono somministrati 200 microgrammi di LSD.
La seduta fu molto lunga e tumultuosa. Dopo circa trenta minuti, comincio' ad urlare con forza. Per un po' si fermava, borbottava piano "Chiedo scusa" e poi ricominciava ad urlare.
Sembrava pietrificata, si scuoteva, si guardava intorno furtiva, come se stesse cercando di evitare di essere aggredita.
Comincio' a dire "Gary, reggimi forte, reggimi forte, reggimi!" e poi urlava "Mamma, ahi, fa male, ahi!". Comincio' ad entrare in contatto con l'ambiente circostante, anche se solo a tratti.
Rimase in uno stato di agitazione e di paura, alternando fasi in cui urlava ferocemente con altre in cui ringhiava come un animale.

Dopo circa sette ore di questo comportamento tumultuoso io, esasperato ed esausto, le dissi: "Per quanto ancora continuerai ad urlare?". Nancy smise di agitarsi, per divenire silenziosa ed immobile, mi guardo' dritta negli occhi e disse con grande calma: "Devo continuare a fare del male per molto tempo, percio' lasciami perdere". Dopodiche', torno' nel suo stato di agitazione e ricomincio' ad urlare.

Nella sessione successiva, il suo comportamento fu profondamente diverso. Manifesto' un appetito vorace, divenne estremamente loquace con il personale e non fu necessario legarla.
Mentre si recava nella sala da pranzo, si fermo', osservo' il refettorio e disse affascinata: "Mio Dio, guarda la', stanno mangiando! E' bello!" Poi, sollevo' regalmente la mano e disse: "Lasciamoli mangiare."

Piu' tardi, lo stesso giorno, disse ad un membro dello staff: "Siamo andati ad incontrare il dottor Fisher, Gary, vero? Io ho fatto il test della camicia di forza ("test" era il modo in cui la ragazzina chiamava le sedute di trattamento con l'LSD, ndt). E' stato bello."

Il giorno della seduta successiva, una settimana dopo, non vedeva l'ora di cominciare e mi disse, al mattino presto, "Facciamo il test proprio adesso".
Nel corso della seduta, divenne molto piu' loquace, e trascorse la maggior parte del tempo a regredire ai tempi dei conflitti personali con suo nonno. Era evidente che stava rivivendo un trauma di natura sessuale, lamentandosi ed urlando: "No, nonno, no, non posso restare ferma cosi', non posso farlo, nonno, mi fa male, non devo...". Gemeva e si lamentava.
Dopodiche' ricomincio' a ferire se stessa e si dovette di nuovo legarla.

La seduta seguente fu caratterizzata dal manifestarsi di un estremo conflitto tra piacere e dolore, per lo piu' di natura sessuale. Nella sua regressione, mostrava chiari segni di piacere sessuale/sensuale, ridendo, ridacchiando e dicendo cose come: "Oh no, non farlo. Oh, caro, non e' giusto. Oh, caro, lasciami stare, lasciami stare. Questo ci uccidera'. Basta. Amami, amami".
Poi, alternava fasi di paura e angoscia, diveniva agitata e cominciava ad aggredire se stessa fisicamente.
Quando i membri dello staff la trattenevano e bloccavano, Nancy li mordeva, sputava, li artigliava e li graffiava.
L'alternanza tra indulgenza e conflitto ando' avanti ora dopo ora.

Dopo cinque sedute, il comportamento di Nancy era gia' del tutto diverso.
Voleva interagire continuamente con il personale che seguiva il suo trattamento, divenne estremamente desiderosa di attenzioni e gelosa nei confronti delle attenzioni rivolte agli altri bambini.
Divenne prepotente e comincio' a dare ordini agli altri bambini, con un atteggiamento del tipo "qui comando io". Non li feriva con le sue parole, ma metteva in chiaro il fatto che loro fossero inferiori e lei sapeva cos'era giusto per tutti.
Se un altro bambino stava per cominciare una sessione, lei faceva di tutto per andare nella stanza delle sedute e, quando le si diceva di uscire, manifestava la propria rabbia verbalmente, ma non fisicamente.

Quando un giorno le fu detto che non avrebbe fatto il "test" tutte le volte che lo voleva, rispose: "Oh, allora parliamo. Andiamo nella sala visite (dove si tenevano le sedute) e parliamo. Una volta la', si sdraiava sul divano, chiudeva gli occhi e ci diceva di restare in silenzio.
Una volta io mi avvicinai, la tirai su e la misi a sedere sulla mia sedia abituale, e mi sdraiai io sul divano.
Nancy si indigno' e mi disse "Tu non hai bisogno di aiuto. Io si'. Voglio fare il test!" Comincio' quindi a manifestare un comportamento rivelatore del suo considerare le sedute con l'LSD un privilegio.
Quando fu informata che stava per cominciare un'altra seduta con lei, mostro' il meglio di se', aiutando gli altri bambini, comportandosi in modo educato e simpatico, sorridendo e rivelandosi molto affabile.
Prima della settima seduta, Van, un membro dello staff, le chiese che cosa avrebbe visto quella volta, sotto l'effetto dell'acido e lei rispose: "Dio e Van". Van rise e le chiese come avrebbe fatto a capire la differenza. E lei rispose seriamente: "Ti faccio vedere. Vieni con me e ti faccio vedere." E Van le chiese: "Dov'e' che succedera'?" E lei, incredula: "Ma in sala visite! Quello e' l'unico posto in cui si puo' vedere Dio".

Nelle sedute successive, il comportamento di Nancy fu silenzioso e tranquillo.
Volle mantenere sempre contatto fisico con qualcuno dello staff, specie con uno dei maschi. Coccolava ed accarezzava il suo braccio, accarezzava gentilmente il suo volto, sorrideva e cantava piano.
Desiderava essere coccolata continuamente e senza interruzioni. La conclusione di una seduta era per lei fonte di stress emotivo, la faceva piangere e, qualche volta, la faceva ricadere nel vizio di mordersi.
Quando le veniva detto che non poteva farlo, allora si leccava e baciava.

Dopo cinque mesi di trattamento, l'attenzione si sposto' sul suo comportamento autodistruttivo.
La nostra percezione era che non fosse piu' psicotica, ma che cominciasse a picchiare se stessa per manipolare lo staff ed ottenerne l'attenzione in qualsiasi momento lo desiderasse.
Era chiaro che desiderava essere l'unico oggetto delle attenzioni e delle cure del personale.
Decidemmo che tutte le volte che Nancy avesse colpito se stessa, noi le avremmo dato un pizzico o pestato i piedi; oppure, se la cosa fosse avvenuta all'aperto, l'avremmo afferrata per un braccio e fatta correre sino a quando non si sarebbe sentita esausta.
Si senti' profondamente ferita nell'orgoglio, e lascio' perdere buona parte del proprio comportamento autolesionista.
Un giorno in un accesso di collera, disse: "Va bene, non posso piu' fregare il personale del mattino, ma posso ancora prendere in giro quello del pomeriggio". Io la guardai dritta negli occhi, e la sua mandibola cadde, come per dire "Oh Oh, non avrei proprio dovuto dirlo, questo...".

Quella stessa sera, tenni un incontro con lo staff del pomeriggio e feci in modo che Nancy potesse assistere. Riferii quel che lei aveva detto al mattino e spiegai chiaramente a tutti in che modo comportarsi, proprio come avevo fatto con il personale di turno al mattino. Lei mi guardo' storto, ma si rese conto di essere stata incastrata. Comincio' quindi ad appiccicare sulle mani piccoli pezzi di carta, dicendoci che i pezzetti di carta le avrebbero impedito di farsi del male.
Quando le vedevamo un pezzetto di carta sulle mani, andavamo li' da lei, le tiravamo via il pezzetto di carta e la sfidavamo con lo sguardo, come per dire: "E adesso cosa farai?"
Di solito reagiva borbottando "Maledizione!" e cercando di riprendere il pezzo di carta o andando via.
Successivamente, lascio' perdere il pezzo di carta e comincio' a girare con dei fazzolettini di carta. Quando la vedevamo, lei si giustificava dicendo di avere la tosse o il naso che colava. E noi, fissandola, rispondevamo mormorando qualcosa come "E si', come no...", come per dirle "Ma ci hai preso per scemi?". Presto lascio' perdere anche i fazzolettini.
La persona dello staff che aveva in cura Nancy lascio' il progetto alla fine del quinto mese e lei si rivelo' molto scossa dalla sua partenza. La sua reazione fu molto matura, divenne triste, depressa, si lamento' e pianse a lungo, ma non reagi' con violenza ne' verso se' stessa ne' verso gli altri. Un altro studente maschio, che lei conosceva bene, si prese cura di lei e Nancy fu grata delle nuove attenzioni ricevute.
La sua incapacita' di esprimere adeguatamente i propri sentimenti verso lo studente che aveva lasciato il progetto si rivelo' frustrante per lei. A volte si limitava ad abbracciare il nuovo studente ed a piangere per la sua perdita.

Comincio' ad andare a scuola per mezza giornata e si rivelo' capace di adeguarsi al sistema.
Fu dura per lei condividere l'attenzione degli adulti con gli altri bambini ed i suoi coetanei non possedevano di certo la sua complessita' psicologica. Si dimostro' brillante e non perse una lezione.
Era divenuta affettuosa e calorosa, amava essere toccata fisicamente e sorrideva spesso.
Abbandono' del tutto il proprio comportamento autodistruttivo e cerco' di identificarsi con il personale curante per cercare di entrare nel mondo adulto.
Purtroppo, si annoiava spesso, per via della pressoche' totale mancanza di stimoli adatti a lei all'interno del Reparto.

- - - - - - - - - - -
Traduzione di Rio
Link alla fonte originale in inglese: http://www.maps.org/news-letters/v07n3/07318fis.html

Allucinogeni e Psicoterapia (3)


Gary Fisher in una foto di fine Anni '90





[Per la premessa sull'LSD, l'introduzione al progetto e le fonti originali americane, si vedano la note "Allucinogeni e psicoterapia (1) e (2)". Il link al post finale è (4).]

Il caso di Jenny, nove anni.
Per Jenny si resero necessarie otto sessioni, distribuite in un periodo di tempo di sei mesi.
Il suo QI all'eta' di cinque anni era di 82 (elevato per quell'eta', ndt), possedeva una buona abilita' verbale ed il suo comportamento era impulsivo, erratico ed imprevedibile.
Era spesso molto aggressiva nei confronti degli altri bambini, specie di quelli piu' piccoli, e li attaccava con cattiveria senza essere stata prima provocata.
Tale aggressivita' si manifestava non accompagnata da alcuna partecipazione emotiva, ne' associata a rabbia o a ritorsione. Assumeva anche un atteggiamento molto "orale", mangiava qualsiasi cosa le riuscisse di ottenere e cercava di masticare anche oggetti non commestibili.
Inoltre, faceva proposte di natura sessuale ai maschi adulti.
Era socialmente isolata, non comunicava con alcuno e manifestava una spiccata incapacita' a stabilire rapporti significativi con chiunque, sia bambini che adulti.

Le prime sessioni di Jenny erano caratterizzate dalla sua tendenza a rivivere gli abusi sessuali subiti, oltre che dai sentimenti di paura, allerta ed ambivalenza manifestati in risposta alle attenzioni che riceveva.
Jenny regrediva allo stadio della prima infanzia, e dava ripetutamente prova di bisogno di affetto da parte di sua madre e della rabbia per il fatto di non essere stata adeguatamente accudita (entrambi i genitori erano alcolizzati).
Era estremamente aggressiva sul piano verbale e piu' volte si rese necessario tenerla a lungo legata, per via della sua tendenza a mordere, graffiare, tirare pizzichi, dare calci ed attaccare in vari modi il personale.

Nella maggior parte del tempo in cui mostrava comportamenti visibili all'esterno, il suo grado di partecipazione emotiva era piuttosto limitato, mentre altre volte urlava e strillava, manifestando conflittualita' in relazione alle regole del Reparto sull'uso della toilette ed alle "battaglie di potere" ad esso collegate.

Nelle sessioni successive, Jenny divenne molto piu' stabile e comincio' ad esprimere verbalmente il proprio odio nei confronti sia dei maschi che delle femmine, manifestando il proprio desiderio di uccidere neonati e bambini.

Con il tempo, tuttavia, i mutamenti nel comportamento di Jenny all'interno del Reparto divennero evidenti.
Le sue capacita' affettive divennero piu' normali e Jenny sviluppo' un rapporto d'amicizia con un'altra paziente, una ragazzina dodicenne.

I suoi comportamenti aggressivi ed imprevedibili nei confronti dei bambini piu' piccoli cessarono del tutto.
Jenny si mostro' molto piu' interessata a svolgere attivita' con gli altri bambini e ad interagire con il personale adulto del Reparto.

Comincio' a vedere se stessa come una persona piu' matura e questa nuova identita' e percezione di se' le fu molto gradita. Prese a frequentare la scuola e si dimostro' capace di inserirsi e di fare bene in quel contesto.

I suoi cambiamenti si rivelarono tali al punto che gestirla non fu mai piu' un problema.

L'articolo continua (qui).
- - - - - - - - - - -
Traduzione di Rio
Link alla fonte originale in inglese: http://www.maps.org/news-letters/v07n3/07318fis.html

martedì 2 dicembre 2008

Allucinogeni e Psicoterapia (2)


Confezione di Delysid

[Per la premessa del traduttore sull'LSD, si veda la nota "Allucinogeni e psicoterapia (1)". I link agli altri due post della serie sono (3) e (4)]
- - -

Il progetto
I casi citati sono riferiti al progetto di ricerca coordinato dallo psicologo Gary Fisher (Dr. Gary Fisher, Ph.D. - 1750 E. Ocean Blvd. #705 Long Beach CA 90802 - USA) e realizzato tra la seconda meta' degli Anni '50 e la prima meta' degli Anni '60 nel Reparto di Psichiatria Infantile di una clinica californiana. Nonostante i risultati decisamente incoraggianti, a causa del mutato clima politico sul tema dell'LSD, il progetto non fu mai completato e fu dichiarato chiuso nel 1963. I bambini del Reparto non ancora curati furono cosi' abbandonati alla loro misera esistenza di isolamento dal mondo.

Ipotesi alla base della terapia.
L'assunto di base e' che la psicosi sia un potente meccanismo di autodifesa basato sul trinomio reprimi/evita/nega, mediante il quale il paziente riesce a proteggersi dalle conseguenze di traumi subiti nella prima infanzia.
La repressione e' talmente forte da impedire al piccolo paziente di percepire se stesso, a qualsiasi livello, anche superficiale.
Il bambino esiste, cosi', isolato in un mondo senza sentimenti ed il nostro mondo e' per lui privo di qualunque significato.
Uno dei piccoli pazienti del dottor Gary Fisher gli riferi' di vivere in un mondo di "niente di niente" (originale: "no nothingness").
Il team del dottor Fisher ipotizzo' di utilizzare la potenza delle droghe psichedeliche per aiutare il bambino a rimuovere temporaneamente il blocco emotivo, al fine di permettergli di rivivere il trauma subito e, cosi' facendo, di rilasciare il dolore ad esso associato.
In tal modo, si ipotizzava di dare al bambino la possiblita' di riconoscere il trauma e di contestualizzarlo nella propria storia personale, riallacciando un rapporto con il mondo e con il personale di supporto, costituito da infermieri, interni e tecnici, tutti adeguatamente addestrati sugli effetti delle droghe psichedeliche e tutti con un'esperienza diretta di tali effetti.

- - - - - - -
Il Reparto in cui i piccoli pazienti vivevano era in uno stato di perenne pandemonio. Il Reparto ospitava circa 60 bambini di eta' tra i quattro ed i dodici anni, tutti casi ritenuti essere i piu' gravi di una piu' vasta popolazione ospedaliera.
Molti bambini assumevano costantemente un comportamento distruttivo nei confronti dell'ambiente circostante, gli uni verso gli altri, verso lo staff paramedico e verso se stessi.
Il livello di rumore nel Reparto era sempre elevato, poiche' alcuni piccoli pazienti erano estremamente iperattivi e chiassosi.
Altri, invece, erano chiusi in se stessi ed indugiavano in movimenti ripetitivi; se interrotti, reagivano con violenza nei confronti dell'intruso.
Qualsiasi giocattolo o oggetto introdotto nel reparto veniva rapidamente distrutto.
Il puzzo di urina e di feci era un problema costante.
Si potrebbe dire che, come minimo, l'ambiente dei Reparto non fosse salutare per i piccoli pazienti.

Il caso di Patty, ragazzina di 12 anni.
Il trattamento di Patty duro' tre mesi, nel corso dei quali tre sole sessioni furono sufficienti.
Il dosaggio utilizzato fu il seguente:
Sessione 1) 100 microgrammi di LSD;
Sessione 2) 100 microgrammi di LSD e 10 milligrammi di psilocibina (un altro allucinogeno);
Sessione 3) 200 microgrammi di LSD.
Patty era stata ricoverata per la sua totale incapacita' di relazionarsi e di comportarsi tanto a casa, quanto a scuola e nella societa'.
Il suo comportamento oscillava tra la totale chiusura e la grande aggressivita' e sadismo nei confronti dei bambini piu' piccoli.
Rubava oggetti e cibo dai bambini piu' piccoli e, se ostacolata, manifestava scatti di ira e violenza incontrollata, al punto da dover essere legata ed isolata.
Nonostante il suo QI misurasse solo 72, era evidente come il suo comportamento fosse causato da disturbi gravi della personalita', e si ipotizzava che - una volta curata - il suo reale potenziale sarebbe invece rientrato nella norma.

Prima sessione di Patty
Durante la prima sessione, Patty passo' ben sette ore regredendo ad uno stadio infantile di tipo "orale".
Ripeteva incessantemente "ho fame" e, quando le si chiedeva di cosa avesse fame, non faceva che ribadire di avere fame.
Per tutta la durata della sessione, Patty rosicchio' e succhio' gli abiti propri e degli altri, le proprie dita, le proprie braccia e qualsiasi oggetto riuscisse a raggiungere.
Le fu dato un biberon vuoto e lei continuo' a masticare e succhiare la tettarella per ore.
Era evidente che cercava di trarre nutrimento da qualsiasi cosa potesse raggiungere nell'ambiente circostante.
Durante la sessione, un membro dello staff sedeva con lei, le teneva la mano e la abbracciava o scuoteva dolcemente.
Le veniva offerto un contatto fisico costante.
Per circa due ore, Patty morse e mastico' il ciuccio del biberon con fare aggressivo, stirandolo e rosicchiandolo con vigore.
Infine, sembro' esausta, e resto' in silenzio per circa un'ora. Successivamente, tenne la mano di un membro del personale e sorrise in silenzio, senza parlare. Sembro' in grado di stabilire contatti interpersonali autentici.
Nel mese successivo alla prima sessione, Patty non manifesto' il desiderio di parlare della propria esperienza.

Seconda sessione di Patty
Durante la seconda sessione, Patty passo' molto tempo a succhiare dal biberon, solo questa volta chiese che fosse riempito di latte e noi acconsentimmo. Successivamente, entro' in uno stato di panico e parlo' a lungo del terrore di venire respinta dai propri genitori. Insistette a lungo noi con noi perche' li chiamassimo immediatamente, affiche' potessero passare a prenderla e riportarla a casa. Si mostro' estremamente ansiosa e preoccupata di essere abbandonata da loro ed una volta, parlando di sua madre, disse "Non mi ama".
Dopo circa tre ore di costante agitazione, Patty passo' in uno stato silenzioso per un po'.
Riprese a succhiare piano il biberon e, quando lo toglieva dalla bocca, ripeteva "Io sono amata".
Dopo circa quattro ore in questo stato, disse: "Io amo mia madre, io amo mio padre, io amo i miei fratelli e le mie sorelle. Non mi sono mai sentita cosi' prima d'ora. Io li amo."
Disse di non aver mai provato prima la sensazione di sentirsi amata e quel che sentiva in quel momento era per lei del tutto nuovo.
Entro' quindi in uno stato di trance profonda, in cui rimase per circa due ore.
In quella fare, era del tutto immobile e non rispondeva ad alcuno stimolo esterno, fosse esso verbale o tattile.
Invine, usci' da quello stato e prese a sorridere, ma non rispose ad alcuna nostra domanda.
Dopo circa un'ora, si alzo' dal letto e manifesto' il desiderio di fare una passeggiata fuori.
Apparve felice e sorridente e alle volte rise con forza.
Dopo questa sessione, Patty di nuovo non volle parlare della propria esperienza, ma il modifico' in modo radicale il proprio comportamento, nel senso che gli attacchi d'ira cessarono e lei apparve distesa e contenta.
Interagi' con un atteggiamento nuovo e piu' maturo con tutto lo staff e sviluppo' una relazione molto positiva (che appariva come adorazione adolescenziale) con uno degli interni di psicologia maschi e trascorsero parecchio tempo insieme.

Terza ed ultima sessione di Patty

Anche la terza sessione, fu inizialmente caratterizzata da comportamento regressivo di tipo "orale". Patty chiese il biberon con il latte e trascorse circa due ore mordendolo, succhiandolo e cercando persino di ingoiare l'intera bottiglia, ma tale comportamento - questa volta - non aveva un carattere di disperazione. Sembrava piu' giocare con la bottiglia, divertirsi e la sua espressione in viso era serena e felice. Succhiava il biberon a lungo e poi scivolava in uno stato di pace e serenita', del tutto rilassata, e sorrideva alle infermiere quando stabiliva con loro contatto visivo.

Voleva restare in silenzio e noi restavamo in silenzio con lei, toccandola, abbracciandola, tenendole la mano quando lei si allungava verso di noi. Patty rispondeva allo stimolo visivo, ad esempio, di una rosa con delizia e stupore.
Gradi' davvero l'attenzione e l'affetto dello staff.
Ancora una volta, dopo la sessione, si dimostro' molto piu' matura, interessata a relazionarsi con gli adulti e volle tornare a scuola dai propri coetanei.
I suoi comportamenti antisociali, i furti e gli scatti d'ira scomparvero del tutto e Patty si senti' pronta ad affrontare la scuola anche al di fuori dell'ambito ospedaliero. Si sentiva emozionata per questa nuova situazione e non manifesto' alcuna ricaduta. Non sembrava nutrire preoccupazioni per il cambiamento ed era eccitata dall'opportunita' di inserirsi in ambienti nuovi e si comporto' molto bene.
Continuo' a rientrare in ospedale, dopo la scuola e mantenne sempre un atteggiamento di collaborazione con lo staff.
Divenne una ragazzina molto affezionata ed amabile e la sua personalita' era diventata placida e tranquilla.

L'articolo continua qui.

- - - - -

Traduzione di Rio
Link alla fonte originale in inglese: http://www.maps.org/news-letters/v07n3/07318fis.html

lunedì 1 dicembre 2008

Allucinogeni e Psicoterapia (1)

Fialetta e flacone del Delysid,
nome commerciale dell'LSD-25
prodotto dalla Sandoz tra il 1949 ed il 1966.
Premessa del traduttore
Questo e' il primo di quattro post (i link agli altri tre sono [2], [3] e [4]) dedicati all'utilizzo terapeutico delle sostanze allucinogene nel trattamento di pazienti schizofrenici, in cui la patologia ha origini psicologiche.

La semplificazione e' un elemento chiave nella comunicazione sociale.
In pratica, non si puo' veicolare un messaggio su vasta scala se non lo si rende chiaro, semplice, comprensibile a chiunque.
Cio' richiede, da parte di chi deve comunicare, uno sforzo per rendere semplice cio' che e' complesso, attraverso la rimozione dal messaggio dei dettagli tecnici secondari, dei distinguo, delle eccezioni e delle differenze.

Tuttavia tali semplificazioni, se non architettate con attenzione ed amore della verita', sono spesso causa di fraintendimenti, errate conclusioni e, in alcuni casi, di vere e proprie falsità, specie quando sono animate da ragioni sociali e politiche, piu' che dalla necessita' di portare alla luce fatti oggettivi.

Il caso di errata semplificazione di cui parlo in questa nota e' quello relativo agli effetti delle cosiddette sostanze psichedeliche. Le sostanze allucinogene sono state associate ad altre droghe pericolose e, per questa ragione, con esse proibite (persino in ambito clinico) in praticamente tutto il mondo.

Le ragioni sociali di tale bando sono chiare: negli Anni '60 e '70, l'uso diffuso ed errato di queste sostanze e' stato concausa di incidenti gravi, a volte letali.

Inoltre, le sostanze psichedeliche sembravano racchiudere un potenziale "antisociale" piu' forte, rispetto a quello di qualsiasi altra droga, dove "antisociale" va inteso non come foriero di disordini e rivolte, ma come la capacita' di mettere chi consumava tali sostanze nella condizione di ipotizzare, in modo del tutto pacifico e non violento, un sistema di valori sociali e personali differenti ed antagonisti, rispetto a quelli sui quali la societa' e' fondata.

Le sostanze psichedeliche erano (e sono ancora) "nemiche" della societa', in quanto mettono in discussione il principio che l'ordine costituito sia cosi' perche' non puo' che essere cosi'.
Di conseguenza, pur avendo prodotto incidenti (e, in rari casi, decessi) solo quando consumate impropriamente o inconsapevolmente, pur essendo molto, molto meno rischiose per la salute dell'alcol o del fumo, pur non inducendo alcuna dipendenza ne' fisica ne' psicologica, sono state bandite in tutto il mondo.

Non voglio discutere dell'opportunita' o meno di tale bando: le sostanze psichedeliche sono estremamente potenti e, se consumate senza un'adeguata preparazione culturale, al di fuori di un rituale che ne indirizzi l'utilizzo e le modalita' (oltre che le quantita') di consumo e, mi sia consentito, senza un obiettivo "spirituale", possono portare a conseguenze spiacevoli.

L'uso "ricreativo" di una sostanza allucinogena e' semplicemente una cattiva idea. Questa mia considerazione -- ci tengo a precisarlo -- non ha basi etiche. Giocare, non senza rischi, con le alterazioni della biochimica del cervello senza avere un obiettivo di "insight", di crescita interiore, e' una pratica da ritenersi di scarsa utilita' e di ancor meno buon senso.

Forse il legislatore qui non se l'e' sentita di fare dei distinguo.
Ed ha scelto, anche per pressioni politiche, di buttare via il bambino con l'acqua sporca.

D'altro canto, come dargli torto?
Non esisteva una cultura del consumo moderato, come invece c'era da millenni per l'alcol. La societa' riconosce benissimo la differenza tra l'uso "appropriato" dell'alcol (non eccedere, o eccedere solo in ricorrenze particolari, come Capodanno, e mai se cio' costituisce un pericolo per gli altri, come quando si e' al volante, eccetera), ma non riconosce e non comprende un uso appropriato delle droghe psichedeliche.
La societa' tollera un vizio assurdo come quello del fumo, che non ha alcuna utilita' ne' personale ne' sociale, per il semplice fatto che e' storicamente consolidato.

Tuttavia, anche dinanzi all'evidenza scientifica che il fumo fa male e che l'uso in ambito clinico e/o psicoterapeutico di alcune sostanze allucinogene ha prodotto risultati di grande interesse, non e' in grado di -- o non vuole -- darsi una risposta differente.

Esiste, infatti, una vasta letteratura (purtroppo, per la maggior parte soltanto in lingua inglese) sugli effetti dell'LSD nel trattamento di pazienti affetti da turbe psichiche gravi, come la schizofrenia; pazienti per i quali ogni altro trattamento psichiatrico, di tipo farmacologico e non, si era rivelato insufficiente o inutile.
Quando la Sandoz commercializzo' l'LSD-25 nel 1949 con il nome di Delysid, il farmaco era destinato all'uso in ambito esclusivamente psichiatrico, e qualcuno dice che fosse venduto come una sorta di "panacea" nel trattamento di paranoia, comportamento criminale, schizofrenia grave, eccetera.

Panacea o no, sino al ritiro del Delysid dal commercio nel 1966, furono realizzati oltre mille articoli scientifici, diverse dozzine di testi clinici e sei conferenze internazionali, tutti basati sulla somministrazione in ambito terapeutico di LSD-25 ed altre sostanze psichedeliche ad oltre 40 mila pazienti in tutto il mondo.

Esiste un numero significativo di casi in cui l'utilizzo delle sostanze psichedeliche si e' rivelato utile.
Non esiste, invece, un solo caso documentato in cui tale utilizzo si sia rivelato dannoso o abbia in qualche modo peggiorato le condizioni del paziente.
Per amore del vero, va anche detto che l'assenza di effetti nocivi non e' un fatto raro nel caso di sostanze somministrate a pazienti in condizioni gia' di per se' molto gravi.

Gli effetti piu' interessanti si sono avuti con pazienti gia' affetti da turbe psichiche gravi, che avevano subito ulteriori traumi e che si ritrovavano in condizioni di totale isolamento dal mondo come, ad esempio, bambini schizofrenici che, in virtu' delle loro condizioni, avevano subito ripetute violenze a sfondo sessuale in famiglia.
Casi molto seri, in cui l'impiego di qualsiasi altra terapia (incluso l'elettroshock, ancora usato negli Anni '50) si era rivelato del tutto inefficace.

Tradurro' e pubblichero' volentieri in questo spazio il resoconto sul trattamento clinico di questi bambini e sui suoi buoni risultati, se mi verra' richiesto.
Dato il "lieto fine", si tratta di storie interessanti sul piano umano quanto su quello clinico e dimostrano come l'espressione "caso incurabile" dovrebbe sempre essere utilizzata con grande cautela.

Tutto cio' premesso, non volendo piu' ignorare una tale mole di materiale scientifico, questa estate il Governo Federale Svizzero, dopo 40 anni e piu' di bando totale, ha deciso di riaprire la sperimentazione clinica sull'LSD.
(Aggiunta: piu' di recente, anche il Presidente americano Barak Obama ha autorizzato la ripresa della sperimentazione clinica delle droghe psichedeliche).

Personalmente, trovo che questo sia un gesto di grande apertura mentale.

Ciao,

(Rio)

PS. Nei prossimi tre post ([2], [3] e [4]), l'esperienza ed i risultati del dottor Gary Fisher nella terapia di bambini schizofrenici.